C'era un tempo in cui l'uomo non era l'incontrastato padrone assoluto del pianeta Terra come lo è oggi. Un'epoca lontana in cui, privo com'era delle competenze tecnologiche che gli avrebbero presto assicurato il predominio sulla catena alimentare, l'uomo dovette affrontare i pericoli insiti in una natura selvaggia e non ancora domata armato con nulla di più che della propria determinazione e di armi assai rudimentali. È questo periodo storico tanto misterioso quanto affascinante che gli sviluppatori di Ubisoft Montreal hanno voluto raccontarci.

 

Far Cry Primal ci riporta nel Mesolitico. Sarà valsa la pena?

 
Far Cry Primal Recensione 1

Far Cry Primal, disponibile su PCPlayStation 4 Xbox One, è il risultato dei loro sforzi, i quali (come vedremo meglio nel corso di questa recensione) sono stati dedicati tanto al processo di creazione del titolo quanto all'incredibile lavoro di archeologia e ricostruzione storica che ha preceduto lo sviluppo vero e proprio. Ma andiamo con ordine: il titolo è uno spin-off della serie Far Cry, avviata già nel 2004 con il primo, seminale capitolo firmato Crytek e recentemente riportata in auge dalla stessa Ubisoft con un Far Cry 3 che ha saputo farsi apprezzare da critica e pubblico. Chiariamo subito che Far Cry Primal, pur non essendo un capitolo principale della saga (non c'è nemmeno il numero di fianco al nome) gode di elevati valori produttivi allo stesso modo dei suoi "fratelli maggiori", e, cosa ancora più importante, mantiene inalterati gli elementi distintivi della serie: un vasto mondo open-world liberamente esplorabile, tantissime attività e missioni secondarie da svolgere, un sistema di progressione e sviluppo consistente e una commistione unica di gameplay, tra sparatutto in prima persona e stealth game.
 
 

Trama


Partiamo subito con quello che si configura come uno dei punti di forza del titolo: l'ambientazione, come ci informa il conciso filmato iniziale, è quella del Mesolitico del 10.000 a.C., quindi in piena Età della pietra. Un periodo particolare e suggestivo, come già detto, oltre che scarsamente affrontato, almeno finora, dal media videoludico. Protagonista dell'avventura è Takkar, giovane membro di una tribù di cacciatori-raccoglitori, i Wenja, recentemente arrivati nella fertile valle di Oros (una località fittizia situata nella moderna Europa centrale). Nel prologo del gioco, che fa anche da veloce tutorial, veniamo subito in contatto con l'aspra vita dell'uomo preistorico, tramite una battuta di caccia dalle nefaste conseguenze; Takkar, si scoprirà poi, ha la caratteristica innata di essere un domatore di belve, ossia è capace di domare e mettere al proprio servizio bestie e animali di tutti i tipi. A Takkar, e quindi al giocatore, spetterà quindi il compito di costruire una nuova casa per i Wenja, lottando per il possesso della valle di Oros contro due tribù avversarie: i cannibalistici Udam ispirati all'uomo di Neanderthal e i mesopotamici Izila adoratori del sole.
 
Far Cry Primal Recensione 2

Laddove i precedenti Far Cry erano stati segnati dalle interpretazioni magistrali dei propri villain, in particolare Vaas Montenegro e Pagan MinFar Cry Primal si discosta purtroppo in negativo offrendo una trama raffazzonata e decisamente insufficiente: nessuno dei personaggi principali brilla per caratterizzazione, fatta eccezione forse per il folle e ispirato sciamano Tensay, e se già nei precedenti titoli della serie l'attenzione non era certo posta sui protagonisti, ma sui cattivi e sulle loro motivazioni, in Far Cry Primal mancano completamente la schizofrenia senza controllo di Vaas o l'esasperato egocentrismo di Pagan Min. Ull e Batari, capotribù rispettivamente di Udam e Izila, sono monodimensionali e assolutamente dimenticabili. In generale, la trama di Far Cry Primal scorre piatta e deludente, senza offrire alcun singolo momento degno di nota, disattendendo così una parte iniziale che sembrava più che promettente.
 
Far Cry Primal Recensione 3

Nonostante la svogliatezza della sceneggiatura, però, vanno comunque sottolineate le interpretazioni degli attori che prestano voce e corpo ai vari personaggi, tra i quali si segnala il veterano dell'industria Elias Toufexis (già noto come voce di Adam Jensen in Deus Ex: Human Revolution) nei panni del protagonista Takkar. Particolarmente efficaci sono le gestualità e i ritualismi dei movimenti donati ai modelli poligonali grazie al sempre presente motion capture, che restituiscono una riuscita sensazione di alterità e "autenticità", sempre che di tale si possa parlare. Un assoluto colpo di genio è, poi, la lingua usata nei dialoghi dai vari personaggi, ovvero una sorta di proto-indoeuropeo ricostruito sulla base delle conoscenze attuali da parte di un team di linguisti e storici dell'Università del Kentucky e della McGill University di Montreal, assoldati da Ubisoft per l'occasione; tale lingua ormai morta, in parte reale e in parte inventata, viene parlata da tutti i personaggi del gioco, ovviamente sempre con sottotitoli d'accompagnamento nella nostra lingua, in dialetti diversi a seconda della tribù di riferimento; si tratta di una lingua semplice eppure verosimile, tant'è che l'edizione da collezionisti del gioco include un pratico vocabolario Wenja.
 
 

Gameplay


Gli elementi distintivi della serie, già accennati nell'introduzione, ritornano tutti in Far Cry Primal inalterati nella sostanza, ma con qualche aggiunta in più: di base, il gioco è un action-adventure open-world in prima persona con una spruzzata di GDR. Il giocatore affronta una valle di Oros liberamente esplorabile da subito, all'interno della quale è presente un'enorme numero di cose da fare e incarichi da completare: essi sono suddivisi in sette "serie" di missioni principali, il cui superamento serve, oltre che a far procedere la storia, a introdurre a mano a mano le nuove abilità di Takkar, un'ampia gamma di missioni secondarie, che spaziano dall'attacco ad un campo nemico al salvataggio di membri della tribù catturati, e una quantità semplicemente immane di oggetti collezionabili divisi in varie categorie.
 
Far Cry Primal Recensione 4

Ogni quest completata e nemico ucciso dà dei punti esperienza, utili per sbloccare una vasta selezione di abilità, organizzate in vari rami a seconda della specializzazione (caccia, lotta, esplorazione, e così via), in maniera affatto dissimile da quanto avviene per Far Cry 3 e 4. Il sistema di progressione, già così molto soddisfacente, viene impreziosito dalla consistente componente di crafting, grazie alla quale potremo trasformare le pelli raccolte cacciando la vasta fauna presente nella valle in svariati miglioramenti per il villaggio della tribù, oppure in una pletora di oggetti utili per aiutarci nel corso dell'avventura, come sacche più capienti o armi migliori. E a proposito di armi, Far Cry Primal si allontana per forza di cose dai predecessori proponendo non più letali armi da fuoco bensì rudimentali lance, mazze fatte di pietre e ossa, tre tipi differenti di archi e diversi "gadget" utili come trappole e bombe incendiarie; insomma, la varietà è comunque assicurata, e ogni arma restituisce davvero ottime sensazioni (scagliare lance agli avversari è particolarmente soddisfacente), nonostante la pochezza del sistema di combattimento in mischia, non particolarmente sviluppato. Il ventaglio di armamenti fa sì, inoltre, che rimanga invariata la tradizionale libertà d'approccio tipica della saga, rendendo possibile scegliere fra l'assalto a muso duro o lo stealth ad oltranza.
 
Far Cry Primal Recensione 5

La grande aggiunta di Far Cry Primal all'ossatura tradizionale della serie, fin qui rimasta inalterata, e la presenza delle belve domabili, veri e propri "pet" che Takkar potrà trovare, addestrare e utilizzare nel corso del gioco: sono presenti diverse specie di bestie, che spaziano dai lupi agli orsi, senza dimenticare aggiunte di rilievo come lo smilodonte (meglio nota come tigre dai denti a sciabola) e il gargantuesco mammuth, anche se quest'ultimo è limitato ad alcune sezioni di gioco. Alla propria creatura è possibile assegnare degli ordini molto semplici come "attacca" e "vai qui", ed ognuna delle bestie presenti possiede caratteristiche peculiari, utili in determinate situazioni: per esempio, il giaguaro è utile per chi ama giocare in maniera stealth, dato che i suoi attacchi silenziosi non allarmano i nemici. Assai benvenuto è poi il gufo, richiamabile con la pressione del tasto direzionale su e svolgente il ruolo di ricognitore e, all'occasione, supporto, potendo infatti portare con se e sganciare a terra vari tipi di bombe con indubbi effetti deleteri sugli avversari.
 

Nelle prime ore di gioco, Far Cry Primal è un'esperienza come poche, grazie ad un grado di immersione ai massimi livelli e ad un sistema di progressione e crafting tra i migliori del genere. Le fasi di caccia e  di lotta iniziali sono tese e suggestive, grazie anche alla reattività del mondo di gioco e alla discreta IA che regola uomini e animali, il tutto in forma rigorosamente libera: mi è capitato più volte di osservare un predatore, come uno smilodonte o un orso, cacciare e uccidere i numerosi cervi presenti nell'ambiente di gioco, così come ho potuto vedere di persona due leoni di montagna che lottavano fra loro per il possesso del territorio, oppure dei membri di una tribù avversaria collaborare per scacciare un feroce orso. Un tale grado di libertà dell'intelligenza artificiale e la scarsità di risorse tipica dei primi momenti di gioco hanno l'effetto di alzare a dismisura il coinvolgimento e l'attenzione del giocatore. Peccato che tutto questo duri molto poco perché, passato l'effetto iniziale della prima decina-quindicina di ore, Far Cry Primal non può fare a meno di assestarsi su una certa monotonia: dopo i primi momenti di raccolta e caccia sarà facile essere già letteralmente sommersi dalle risorse, e le "perk" ottenibili, per quanto utili, abbassano notevolmente il livello di difficoltà negli scontri; a partire dalla parte centrale del gioco, Far Cry Primal si trascina, a volte, piuttosto stancamente, diventando quasi una corsa a "spuntare" i vari luoghi segnati sulla mappa come una lista della spesa, complice un design monotono  e noioso delle missioni secondarie e i collezionabili piuttosto fini a sé stessi. Gli unici sussulti che rimangono sono quelli delle missioni principali e delle cacce a quattro grandi bestie, particolarmente potenti e sanguinarie; queste ultime, in particolare, sono occasioni particolarmente esaltanti e avvincenti, tuttavia insufficienti a risollevare la ripetitività generale. Dispiace vedere che, se gli sviluppatori avessero osato un po' nella variazione della formula di gioco (tra l'altro reiterata quasi pedissequamente dai precedenti Far Cry), sarebbe venuto fuori un titolo assai più meritevole; nonostante le problematiche inerenti al ritmo di gioco, però, il gameplay di Far Cry Primal rimane comunque sempre solido e soddisfacente.
 
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Grafica e Audio


Non c'è alcun dubbio che dietro Far Cry Primal ci sia un incredibile lavoro di attenta ricostruzione storica, per il quale, evidentemente, non si è badato a spese: gli sviluppatori sono stati attentissimi nel cercare di offrire in ogni momento un'esperienza capace di immergere il giocatore nell'antichità, grazie a tanti tocchi di classe sia piccoli che grandi e alla meticolosa realizzazione delle armi, degli indumenti, degli utensili usati dai vari personaggi, a fronte naturalmente di alcune necessarie concessioni alla fantasia per necessità videoludiche, come le bombe d'api. Gli animali presenti nella valle, poi, sono stati ricreati con eguale dovizia di dettagli, in particolare per quanto concerne le specie estinte come i già citati smilodonti e mammuth, esseri incredibilmente maestosi e superbamente animati che, vi assicuro, sono capaci di emozionare il giocatore con la loro sola presenza. A proposito di animali, nel gioco non sono presenti dinosauri: si tratta di una scelta precisa da parte degli sviluppatori, e in ogni caso includerli avrebbe letteralmente infranto la pretesa di storicità del titolo, dato che storicamente i grandi rettili si sono estinti molto prima della comparsa dei primi ominidi.
 
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Ho provato Far Cry Primal su un sistema PlayStation 4, portandolo a termine in circa 25 ore e completando la grande maggioranza dei contenuti secondari; il Dunia Engine che smuove il mondo di gioco offre una prova perfetta e convincente, a partire dai 1080p e 30 FPS incrollabili in ogni situazione e dalla quasi totale mancanza di bug riscontrati. Ma ciò che più stupisce è la resa semplicemente straordinaria degli elementi naturali, sia per quanto riguarda la vegetazione che gli animali. La valle di Oros è incredibilmente lussureggiante e brulicante di vita, e grandissima è la varietà e la qualità sia delle specie animali che vegetali: quella di Far Cry Primal è probabilmente la migliore vegetazione mai vista su console, sia per impatto scenico che per qualità della renderizzazione. Ottimo anche tutto il resto del comparto grafico, con un sistema di illuminazione sontuoso e colori sgargianti, texture generalmente ben definite ed eccellenti animazioni (ancora, in particolare se parliamo delle creature animali). Il comparto sonoro è forse anche migliore, grazie a profonde campionature per tutti gli effetti sonori presenti e al superbo lavoro di doppiaggio già prima segnalato.
 
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Naturalmente non è tutto rose e fiori, considerando anche la natura open-world del titolo e quindi forzatamente limitante in certi aspetti: a deludere sono soprattutto gli effetti relativi al fuoco e all'acqua, decisamente non altezza del resto del comparto estetico. Si tratta tuttavia di piccolezze, che ben poco inficiano sul potente impatto complessivo.
 
Far Cry Primal Recensione 9
 

Conclusioni

Gameplay completo, aspetto tecnico esaltante e ricerca archeologica al limite del perfezionismo: questo è Far Cry Primal, titolo che, a dispetto della sua intrinseca natura di spin-off, riesce a tenere alto il nome della saga, oltre che ad offrire un'esperienza di gioco assai gradevole in un setting, quello preistorico, che è sempre stato scarsamente esplorato nei videogiochi. C'è un po' di rimpianto per quello che sarebbe potuto essere questo titolo, in particolare se guardiamo alla scarsa innovazione rispetto ai precedenti episodi e all'altalenante ritmo di gioco, complice anche la trama stavolta piuttosto esile. Ciononostante, Far Cry Primal si pone come un action-adventure vasto, sempre altamente immersivo e godibilissimo, soprattutto nelle fasi iniziali che da sole meritano quasi il prezzo del biglietto.