Quando nell’aprile del 2013 venne annunciato lo smantellamento di LucasArts, messaggi di cordoglio, piagnistei, video celebrativi e maledizioni nei confronti della “cattiva Disney” si sprecarono in giro per il web, ma in realtà i più informati sapevano che quello non fu che un atto di pietà, un ultimo chiodo battuto su una bara chiusa e sotterrata già da tempo, da quando nel 2004 venne improvvisamente cancellato un ben avviato Sam & Max Freelance Police. Da allora nessuna nuova avventura grafica, genere dato per morto, qualche vago spiraglio (le Special Edition di Monkey Island) e poi giochi di Star Wars, solo ed unicamente giochi di Star Wars, i migliori realizzati da altri (ciao Bioware), hanno reso LucasArts un marchio fantasma e senz’anima, con lo staff storico diviso ormai principalmente tra Double Fine Production e Telltale. Con la chiusura di LucasArts e i diritti delle serie storiche in mano a qualcuno di concreto (Disney) e quindi di nuovo ”sul tavolo”, ecco che qualcosa ha iniziato a muoversi, almeno sul fronte delle riedizioni, ennesima prova che sulle ceneri si ricostruisce meglio. Risale ad appena un anno fa la Grim Fandango Remastered, co-finanziata da Sony e giustamente affidata a Double Fine Production di Tim Schafer, autore dell’originale; una riedizione forse non così essenziale nelle aggiunte, ma senza ombra di dubbio dal valore simbolico importante.

 

Il recupero è cosa buona e giusta, e il pubblico ha gradito, quello PC come anche quello console; ecco quindi un anno dopo Day of the Tentacle Remastered, nuova edizione dell’avventura grafica che vide la luce per la prima volta nel 1993 su sistemi operativi DOS e Mac, questa volta destinato a PlayStation 4, PS Vita e PC (per gli utenti Windows, Mac e Linux). Seguito di Maniac Mansion (1987), considerato il padre di tutte le avventure grafiche della LucasArts, Day of the Tentacle fu affidato alle due giovani personalità più promettenti dello studio, ovvero Tim Schafer e Dave Grossman, in seguito alla duplice esperienza con la serie di The Secret of Monkey Island. Senza il maestro Ron Gilbert (ma l’idea della macchina del tempo fu sua) i due autori daranno qui libero sfogo a tutta la loro creatività, confezionando un’avventura spassosa e surreale, capace di differenziarsi dall’originale grazie ad un marcato quanto irresistibile stile cartoon.

Cinque anni dopo gli eventi di Maniac Mansion, una delle creature del Dr Fred, il tentacolo mutante Purple, bevendo i rifiuti tossici dello scarico del laboratorio acquisisce due braccia e una super-intelligenza, al che decide di dare sfogo alle sua manie di grandezza dichiarando lo scopo di conquistare il mondo. Il Dr Fred intuendo il pericolo cattura lui e l’altro tentacolo “buono” Green, che lancia però un messaggio d’aiuto a Bernard, uno dei 7 eroi di Maniac Mansion, con cui aveva stretto un’amicizia. Giunto alla dimora del Dr Fred insieme a due nuovi amici, il grassone Hoagie e la laureanda in biologia Laverne, Bernard finisce per liberare anche il malvagio Purple, mettendo al rischio il mondo intero. Per contrastare il problema il Dr Fred decide di mettere a punto sui suoi tre ospiti la sua nuova macchina del tempo, allo scopo di anticipare Purple fermandolo il giorno prima della sua mutazione, ma qualcosa va storto e il macchinario spedisce Hoagie 200 anni nel passato e Laverne 200 anni nel futuro, lasciando invece Bernard nel presente. Per riavviare la macchina del tempo è necessario nientemeno che un diamante, mentre Hoagie e Laverne dovranno trovare un modo per attivare i dispositivi dalle rispettive epoche: l’unico appiglio è la possibilità di spedire piccoli oggetti tramite il “Cronobinetto”.

Sviluppato con la versione 6 dell’applicazione SCUMM, l’innovativa interfaccia che rivoluzionò le avventure grafiche proprio con Maniac Mansion (SCUMM è infatti l’acronimo di Script Creation Utility for Maniac Mansion), Day of the Tentacle rappresentò insieme a Sam & Max: Hit the Road, un notevole stacco con le avventure grafiche precedenti (Monkey Island, Indiana Jones), sia dal punto di vista grafico che tecnico, come vedremo più avanti. Dimenticate però le traversate in mare di The Secret of Monkey Island e i viaggi di Indiana Jones and the Fate of Atlantis; Day of the Tentacle mantiene indissolubilmente un legame con il suo illustre predecessore e ancora una volta avremo come teatro della vicenda una magione, seppur dalle dimensioni più contenute rispetto a quella vista in Maniac Mansion. Del resto i due giochi citano e prendono in giro un certo cinema horror di serie B in voga tra gli anni ’70 e ’80, tendenzialmente ambientati in una magione infestata o con uno scienziato pazzo (lo stesso titolo Day of the Tentacle, rimanda a film come Day of the Triffids e altri del genere). Dal canto suo però il folle gioco di Shafer & Grossman introduce l’elemento dei viaggi del tempo, che conferisce all’esperienza una freschezza tutta sua, non tanto nella narrazione portante, quanto bensì nella gestione degli enigmi e nell’utilizzo degli oggetti.

In Day of the Tentacle ricopre infatti vitale importanza il sapiente utilizzo degli oggetti e la condivisione degli stessi tra i tre personaggi, ognuno in una diversa epoca, servendosi del Cronobinetto. E bisogna davvero calarsi nell’assurdità della vicenda per venire a capo di alcune situazioni a cui andrete incontro, con la villa del Dr Fred come ambientazione unica vissuta da tre diversi punti di vista. Hoagie ha bisogno dell’aceto? Dovrete mettere del vino nella capsula del tempo di Jefferson nel XVIII secolo per riaprirla, con Laverne, 400 anni nel futuro e trovarvi l’aceto. A Laverne serve un criceto? Sarà Bernard che dovrà mettere quello che trova in un congelatore, per tirarlo poi fuori dallo stesso 200 anni dopo e scongelarlo tramite un forno a microonde, e questi sono solo alcuni assurdi esempi.
Day of the Tentacle non è tra le avventure Lucas più difficili, non siamo ai livelli della scimmia usata come chiave inglese di Monkey 2, ma necessita comunque di una certa materia grigia e come in tutti i migliori giochi di questo genere, di grande acume e pazienza nello scovare indizi nascosti tra gli assurdi dialoghi dei personaggi; nulla è dato al caso e raramente vi sono forzature nella struttura di gioco, l’importante è calarsi nella follia che permea l’intera avventura. Gli enigmi in Day of the Tentacle sono al servizio della sceneggiatura, e mai un ostacolo ad essa, in una perfetta simbiosi tra causa-effetto, comicità demenziale e game design sopraffino. Il tutto, va detto, grazie ad un cast di personaggi simpaticissimo formato da un trio di protagonisti da cui è difficile decretarne il più scemo, ma lo scenario più riuscito risulta forse quello di Hoagie, un grassone metallaro alle prese nientemeno che con i padri fondatori, George Washington compreso, intenti a compilare la costituzione dei nascenti Stati Uniti d’America.

Si diceva di quanto Day of the Tentacle divenne tecnicamente un adventure abbastanza ambizioso nel percorso di LucasArts: qui il concetto di “adventure cartoon” diventa totale grazie ad una ricercata direzione artistica che pesca direttamente dall’eredità degli immortali cartoon di Chuck Jones, da cui l’artista Peter Chan trae dichiarata ispirazione. La conseguenza sono fondali deformi e surrealisti, personaggi più grossi e caricaturali e soprattutto animazioni ancora più complesse ed espressive. Il risultato rende ancora oggi Day of the Tentacle visivamente omogeneo e impressionante, con l’ingombrante interfaccia dei verbi che iniziava a diventare un ostacolo ai grafici LucasArts, non a caso questo sarà l’ultimo gioco ad utilizzarla.

Innovativo anche sul lato del sonoro, Day of the Tentacle fu il primo adventure della LucasArts a vantare un doppiaggio completo nella sua versione cd-rom (su floppy solo l’introduzione era doppiata), che stava velocemente diventando lo standard. Nonostante l’età il doppiaggio inglese è ancora sublime, particolarmente azzeccato l’attore Richard Sanders su Bernard, ed è quasi una benedizione che non ne esista un corrispettivo in italiano. Il campionario sonoro, non ricchissimo, garantisce comunque varietà grazie alle 3 epoche, ognuna co una sua differente sonorità (il passato per esempio ironizza sulle musiche patriottiche). Ruolo importante lo ricoprono comunque i singoli effetti sonori, essenziali per accompagnare le gag visive come i cartoon della vecchia scuola Warner e Disney insegnano.

L’opera di rimasterizzazione rende piena giustizia a Day of the Tentacle, limitandosi ad attuare il “giusto indispensabile” senza stravolgerne lo stile grafico e risultando meno invasiva rispetto a quanto visto qualche anno fa con le Special Edition di Monkey Island; ogni personaggio ridisegnato e ogni animazione ricalca fedelmente quanto visto nel 1993. Come già visto nelle altre riedizioni LucasArts, a cambiare è semmai l’interfaccia di gioco: il perenne listone dei verbi è sostituito da un più comodo menu circolare che appare puntando su un oggetto o un personaggio, mentre la lista degli oggetti la si chiama tramite la pressione di un tasto. Curiosa invece la decisione di lasciare intatto il sonoro in qualità MIDI, a differenza della colonna sonora arrangiata nel Remaster di Grim Fandango, scelta che tuttavia si rivela azzeccata.
Come di consueto è presente in ogni caso la possibilità di passare, tramite le impostazioni, alla vecchia grafica, così da accontentare anche i palati più nostalgici. Tra gli extra si annoverano oltre 150 bozzetti e soprattutto il commento audio degli sviluppatori direttamente in-game (ovviamente attivabile a scelta), grazie al quale possiamo scoprire chicche e aneddoti interessanti, immancabili per i fan. Presente all’appello, come nell’originale, l’intero Maniac Mansion del 1987 (anche se in lingua inglese), giocabile comodamente attraverso un computer nella stanza del figlio del Dr Fred, il tipo dei francobolli.

Fa piacere constatare ancora una volta di quanto gioiellini di game design come Day of the Tentacle non risentano minimamente del passare del tempo, e questa riedizione, adatta agli appassionati come a coloro che vorrebbero riscoprire questo cult, ne è la dimostrazione. Le avventure LucasArts vivranno per sempre nei cuori di coloro che le giocarono, ma ben vengano remaster atte a catturare possibili nuovi cultori di quell’incredibile e folle periodo, fucina di idee e talenti. 
"Quando mi domandano quale sia il mio preferito tra i giochi scritti in SCUMM, io rispondo da anni alla stessa maniera. Il gioco che mi entusiasmava e che mi rendeva fiero più di tutti era quello su cui stavamo lavorando in quel momento. Con ogni nuovo gioco, cercavamo di spingerci ai limiti, di fare cose che non erano mai state fatte prima. Ho sempre pensato che, se non ti sforzi di mandare avanti l'arte o la tecnologia, allora chi te lo fa fare?" Ron Gilbert