È ormai assodato il fatto che Telltale Games sia uno degli studi di sviluppo emersi più di prepotenza nel corso degli ultimi anni: un exploit partito dal nulla, iniziando dalle prime, misconosciute produzioni semi-indie targate Sam & Max, passando per la consacrazione ottenuta con The Walking Dead e terminando (al momento) con gli ultimi successi di pubblico e critica, tra cui una interessante prima stagione di Game of Thrones (potete leggere, tra l'altro, il nostro parere in proposito proprio qui).

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Altro fatto arcinoto: il developer californiano è bravissimo a lavorare con franchise e universi non proprietari, essendosi destreggiato tra le eterogenee narrative dei già citati The Walking Dead e Game of Thrones, senza dimenticarsi di The Wolf Among Us, ottimo adattamento del fumetto cult Fables. Questa innata plasticità, così tipica della loro produzione, viene ora messa alla prova ancora una volta con un franchise a dir poco particolare.

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Cos'è, infatti,l'ambientazione della serie Borderlands, se non un pretesto per un (eccellente) ibrido fra RPG ed FPS improntato sul loot Diablo-style? Eppure, nonostante l'oggettiva pochezza narrativa dei titoli targati Gearbox, fa piacere constatare come Telltale abbia ancora una volta vinto l'improbabile scommessa, riuscendo a confezionare un titolo che non solo stupisce per qualità della trama e caratterizzazione dei personaggi, ma che con tutta probabilità, e contro ogni aspettativa, si è dimostrato essere senza dubbio il loro prodotto migliore di questi ultimi anni. Tales from the Borderlands viene dunque pubblicato tra il 2014 e il 2015 su PCPlayStation 3PlayStation 4Xbox 360Xbox OneAndroid e iOS.

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Iniziamo dunque dall'intreccio, che è poi ciò che più definisce nella propria essenza i titoli dello studio: gli eventi affrontano le dirette conseguenze del finale di Borderlands 2 (a questo proposito, vi avvertiamo che sia in questa recensione, sia nello stesso Tales from the Borderlands saranno presenti numerosi spoiler su questo episodio della saga in particolare), vale a dire la morte del folle Handsome Jack per mano dei quattro Vault Hunters protagonisti del gioco. In Tales from the Borderlands ritroveremo dunque l'usuale formato episodico tipicamente Telltale, con la consueta divisione in cinque capitoli separati. Precisato che non è assolutamente necessario aver giocato i precedenti Borderlands (o nemmeno il successivo spin-off The Pre-Sequel) per potersi godere appieno il gioco, ciò che va maggiormente sottolineato è che Tales from the Borderlans, pur non variando in modo eclatante la consolidata formula Telltale,  presenta una serie di scoppiettanti meccanismi narrativi che si preannunciano subito interessanti: intanto non c'è un solo protagonista, bensì due, ovvero Rhys, impiegato di basso rango della corporation Hyperion, e Fiona, sgangherata artista della truffa; secondo, il "tessuto" narrativo di Tales from the Borderlands è organizzato a mo' di lungo e approfondito flashsback, mediante il quale sono i protagonisti stessi a raccontare le proprie peripezie, fatte di avventura, tradimenti e cacce al tesoro, ad uno sconosciuto che li tiene sotto tiro. Tale meccanismo di storytelling, per quanto abusato, si rivela comunque insospettatamente efficace, anche perché offre spesso l'occasione per intavolare alcuni momenti di puro, sanissimo humour.
 

 
Sì, perché questa è, più di ogni altra cosa, la grande differenza fra Tales from the Borderlands è il resto della produzione Telltale degli ultimi anni, ovvero un marcato senso dell'umorismo che sconfina volentieri nella follia ma che non è mai banale, sempre intessuto all'interno della narrazione del gioco e che permea protagonisti, comprimari (tanti, e tutti irriverentemente deliziosi) e situazioni una più delirante dell'altra. Ancora più impressionante è constatare come il writing del gioco riesca brillantemente ad alternare momenti di puro divertimento con sequenze più drammatiche e ricche di pathos, che tra l'altro si fanno sempre maggiori di numero a mano a mano che arriviamo alla fine della storia, in un quinto, lunghissimo episodio che ha il grande merito di saper chiudere tutte le questioni rimaste in sospeso.

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Anche questo è un pregio di Tales from the Borderlands: non più costretto all'interno di una struttura multi-stagionale che già aveva oltremodo affossato, per esempio, le sequenze conclusive di Game of Thrones, il team di scrittori di Telltale ha potuto dare pieno sfogo al proprio talento creativo, consegnandoci una sceneggiatura completa e assolutamente ineccepibile, ricca di inventiva, umorismo, genialità a tutto spiano e persino numerose e spassose citazioni alla cultura pop, il tutto senza momenti morti o percepibili come non necessari all'interno del fluire del racconto. E con un finale completo e soddisfacente, alla buon'ora! Tales from the Borderlands è un tripudio di personaggi stravaganti e situazioni paradossali - rispettando in pieno anche il materiale di partenza della saga Gearbox - ma senza mai sconfinare nell'eccessivo né nel grottesco, grazie anche alla facilità con cui è facile innamorarsi e immedesimarsi nei personaggi, tratteggiati superbamente e caratterizzati ancora meglio; oserei anche affermare che Loader Bot e Gortys, in particolare, sono probabilmente fra i personaggi secondari più riusciti di questa generazione.

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E a proposito di immedesimazioni, anche in Tales from the Borderlands, come già avviene per gli altri titoli Telltale, sarà possibile prendere alcune decisioni, mediante dialoghi o altri tipi di scelte, che cambieranno il corso degli eventi. Viene riproposta, quindi, la classica formula Telltale, ma in questo caso portata ad un maggiore livello di raffinatezza, forse il più alto raggiunto dal developer. Le scelte effettuate non vanno mai a modificare più di tanto il corso degli eventi di Tales from the Borderlands, ma sono tuttavia fondamentali per quanto concerne lo sviluppo delle relazioni fra i personaggi, che saranno diverse a seconda di quali rami di dialogo il giocatore sceglierà di perseguire: prendiamo il caso della relazione fra Rhys e Fiona, relazione che nel quinto episodio potrà concludersi in modo differente (rancoroso oppure amichevole, e via discorrendo) a seconda di come il giocatore avrà gestito il loro rapporto nel corso dei capitoli precedenti. A questo va aggiunto il fatto che i dialoghi sono sempre e comunque funzionali allo sviluppo di quel sense of humour di cui, come già detto, è infuso tutto il titolo, e che spesso e volentieri proprio in merito al sistema interno di scelte e conseguenze si fa piacevolmente ironico ed autoreferenziale; basti vedere una certa, esilarante scena nel terzo episodio con la quale Telltale stessa sembra quasi "giocare" amabilmente con i tropi utilizzati nella creazione dei propri titoli, e persino con le aspettative dello stesso giocatore in merito.
 

 
Si parlava di una formula rimasta pressoché inalterata, giacché di tale si tratta: Tales from the Borderlands presenta lo stesso, identico tipo di gameplay che già proponevano The Walking Dead e soci, dall'uso abbondante e smodato di Quick Time Events ai puzzle oltremodo semplici, passando per alcune sezioni esplorative veramente troppo abbozzate per rappresentare nulla di più che uno stop momentaneo del fluire degli eventi. La forza del gioco sta nella sua struttura incentrata sul plot e sulle ramificazioni delle decisioni, non certo su un gameplay troppo semplificato e striminzito per coinvolgere davvero il giocatore. Come già evidenziato nella recensione di Game of Thrones, sarebbe decisamente il caso di mandare in pensione tale obsoleto sistema di gioco.

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Come il gameplay, anche l'aspetto tecnico del titolo dimostra la veneranda età, con il motore grafico proprietario di Telltale (in uso ormai da diversi anni) che, sebbene si dimostri sempre molto duttile nella propria varietà di asset e ambientazioni, tra l'altro sempre fedeli alla fonte originale di partenza - lo stile grafico del gioco è direttamente ispirato a quello della serie Borderlands -, non riesce ormai più a stare al passo per ciò che concerne animazioni e sequenze scriptate, che in numerose occasioni si fanno legnose e non al passo coi tempi, al punto, a volte, da inficiare nello stesso taglio registico di una scena, che ne esce inesorabilmente penalizzato. Tutt'altro discorso, invece, per il doppiaggio e il comparto sonoro: come prima cosa, il gioco può vantare un cast a dir poco stellare, fatto di grandi nomi dell'ambito del voice acting videoludico, tra i quali menzioniamo solo l'eclettico Troy Baker (Joel in The Last of Us, Booker DeWitt in Bioshock Infinite) e la talentuosa Laura Bailey (Serah Farron in Final Fantasy XIII, Nadine Ross in Uncharted 4); assolutamente degne di lode sono poi le piccole scene introduttive di ogni episodio, ovvero piccoli - e sempre esilaranti - stacchi musicali che svolgono la funzione di titoli d'apertura di ogni episodio, e che possono contare su una selezione di tracce musicali particolarmente azzeccata (basti pensare a To the Top dei Twin Shadow o alla catartica Retrograde di James Blake).

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Tra un humour arguto e demenziale ma mai troppo ridondante, scelte complesse e stavolta cariche di conseguenze (il più delle volte), sceneggiatura d’eccezione e diversi tocchi di classe registici, considero Tales from the Borderlands in assoluto una delle migliori sorprese del 2015, nonché probabilmente il miglior titolo Telltale di sempre insieme alla prima stagione di The Walking Dead. Un ritorno, di fatto, a quel certo modus operandi che lo studio con sede in California portava avanti all'epoca delle due stagioni di Sam & Max, e che oggi ci consegna quella che è, incontestabilmente, un'avventura fresca, godibile e sempre adorabilmente geniale. Catch a ride!