I numeri raggiunti da One Piece, il mitico fumetto disegnato da Eiichiro Oda, nel corso di diciannove anni di serializzazione su Shonen Jump sono impressionanti e nonostante la serie inizi a sentire il peso di 81 Tankobon e oltre 740 episodi animati la saga del pirata di gomma Rufy che vuole diventare il re dei pirati continua imperterrita la sua corsa a suon di record di vendite realizzati in Giappone e nel resto del mondo.
 
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Un successo planetario che non poteva restare indifferente al mondo videoludico e, infatti, nel corso degli anni si sono susseguiti trentotto diversi Tie-in tra cui la serie “Grand Battle”, uscita inizialmente su Playstation e in seguito con diversi seguiti su Playstation 2 e Gamecube, e quella più recente di “Pirate Warriors”, un particolare musou dove i protagonisti affrontano centinaia di pirati e marine insieme sullo schermo.
One Piece Burning Blood, in uscita per Playstation 4, Xbox One e PC dal 3 Giugno, è l’ultimo capitolo della serie di videogiochi prodotta e distribuita da Bandai Namco che per l’occasione ha deciso di rivolgersi a Spike Chunsoft, famosa casa di sviluppo responsabile del recente J-Stars Victory VS+ (di cui potete leggere la nostra recensione a questo indirizzo) e della pluripremiata serie Zero Escape.
 
“Diventerò il re dei pirati”

Monkey D. Rufy è un ragazzo la cui unica ambizione è diventare il re dei pirati. Per raggiungere il suo scopo si mette in viaggio attraversando i vasti mari occidentali e durante le sue stravaganti avventure incontra in ogni isola uno strano personaggio destinato a diventare membro della sua ciurma.
 
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La storia in One Piece Burning Blood segue le vicende della guerra suprema di Marineford. Rufy viene a sapere che suo fratello adottivo Portuguese D. Ace è stato catturato dal pirata Marshall D. Teach detto “Barbanera” e ora si trova nelle mani della marina che vuole giustiziarlo pubblicamente. Dopo essere stato nella micidiale prigione Impel Down il pirata dal cappello di paglia scopre che Ace è già stato trasferito a Marineford, il quartier generale della marina, nell’area destinata all’esecuzione.
Rufy si precipita assieme ad alcuni amici ed ex-nemici liberati dalla prigione a salvare il fratello ma scopre che una battaglia è già iniziata e vede scontrarsi la marina e i pirati di Barbabianca, di cui Ace è membro.
La grande battaglia di Marineford sarà ricordata come la più grande guerra mai scatenata tra marine e pirati e influenzerà per sempre la vita del giovane pirata di gomma.
 
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“Non m’importa quello che dici! Ti salverò anche a costo della vita!”

One Piece Burning Blood rappresenta, rispetto ai precedenti giochi, un deciso cambio di rotta nei videogiochi dedicati alla ciurma di pirati e vede dei classici scontri 3VS3 Tag con un ampio roster di personaggi tra cui scegliere il proprio team, ben quarantadue inclusi nel gioco più gli altri scaricabili tramite DLC. All’inizio del titolo ne avrete a disposizione una decina e solo in seguito ci sarà data la possibilità di sbloccare gli altri proseguendo nello Story Mode o spendendo Berry, la moneta virtuale del mondo di One Piece, che potrete accumulare durante gli scontri.
 

I primi combattimenti nella modalità storia servono principalmente come tutorial dei tasti e dei colpi speciali. I tasti quadrato e triangolo sono riservati all’attacco, il tasto cerchio alla difesa mentre X è utilizzato per il salto. Ad una prima occhiata una configurazione che lascia poco spazio alle tattiche ma ai normali attacchi si aggiungono diverse guard breaker, le abilità attivabili con la pressione del tasto R1, le mosse speciali attivabili con L1 e il tasto R3 che serve a attivare con una pressione il potere speciale e con due pressioni il colpo finale. Alcuni personaggi possono anche trasformarsi come Rufy che scatena il Gear 4th, X-Drake che diventa un dinosauro grazie al potere del frutto Zoo e molte altre. Tante possibilità per variare la strategia di combattimento ma alla fine solo un paio sono efficaci con i nemici controllati dalla CPU che tendono sempre a scappare se hanno abilità efficaci sul lungo raggio, con un risultato piuttosto stucchevole, mentre gli altri cercano costantemente il contatto diretto. Per fortuna è stata inserita anche la modalità a più giocatori, in locale e soprattutto online dove il gioco non ha mai presentato problemi di lag durante le prove svolte prima della release ufficiale.
 
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Alla prima accensione avrete a disposizione solo la modalità storia che viene chiamata Guerra Suprema. Come vi avevamo anticipato nell’anteprima di un paio di mesi fa (a questo indirizzo potete trovare l’articolo) la guerra di Marineford è stata divisa in quattro diversi punti di vista: quelli di Monkey D. Rufy (l’unico disponibile a inizio gioco), Edward “Barbabianca” Newgate, l’ammiraglio Akainu e Portuguese D. Ace. Una scelta da parte degli sviluppatori che ci obbliga a vivere tutte le vicende fino al tragico epilogo per poi rivederle sotto altri punti di vista. Il risultato è un costante ripetersi di scene d’intermezzo già viste il cui unico risultato è di togliere il pathos e l’emozione di una delle saghe più amate dai fan di tutto il mondo. Un piccolo prologo su come Rufy è arrivato al quartier generale della marina sarebbe stato più esplicativo anche per chi si approccia al gioco senza aver letto il manga o visto l’anime in televisione.
Il vero problema dello story mode risiede nella curva esponenziale di difficoltà che vede i primi capitoli estremamente facili mentre gli ultimi eccessivamente difficili, con nemici capaci di far apparire la scritta K.O. dopo appena due o tre colpi.
 
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Oltre alle citate modalità storia, piuttosto breve e completabile interamente nel giro di 4-5 ore, quella classica libera e quella online sono presenti altre due interessanti opzioni: la modalità ricercato VS e la Bandiera Pirata. Ricercato VS si presenta come delle missioni extra da completare con delle specifiche condizioni come finire lo scontro con un particolare colpo o con una breaker, mentre in Bandiera pirata ci verrà richiesto di unirci ad una fazione e girare per i mari sconfiggendo avversari CPU o giocatori veri rintracciabili in rete per far vincere la propria fazione. Quest’ultima opzione risulta essere una buona soluzione adottata dai programmatori per aumentare il numero di ore giocabili.
 
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“Avrei solo voluto... restare in vita abbastanza a lungo... da riuscire a vederti realizzare il tuo sogno... ma sono sicuro che tu... ce la farai... fratello mio!”

Spike Chunsoft sembra aver puntato molto sul comparto video presentando un gioco completamente in cel-shading con colori molto accesi e tratti marcati di china sui volti dei personaggi che rendono le battaglie molto manga-style. Altrettanto buone sono le animazioni in-game e i colpi speciali che si integrano perfettamente senza fastidiosi scatti o pause. Diverso discorso per gli scenari che sono piuttosto piatti e con alcuni particolari riciclati come i marine che combattono sullo sfondo o parti dello stage che si distruggono semplicemente passandoci attraverso. Da notare che durante le ore spese giocando ho notato un solo calo di framerate in una fase particolarmente concitata di gioco.
 
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Una particolare nota di merito va data ai programmatori che hanno inserito alcuni dettagli fan service come i vestiti che si strappano, apprezzabili soprattutto interpretando Boa Hancock e le diverse donzelle selezionabili, ma anche alcuni riferimenti al manga che solo gli appassionati possono apprezzare. Ad esempio giocando con Sanji, il cuoco donnaiolo della ciurma, e affrontando una donna al personaggio appariranno dei cuori al posto degli occhi e l’unica mossa possibile sarà lanciare cuoricini alle amate.
 
La conclusione... e un nuovo inizio.
 
One Piece Burning Blood è un discreto titolo con alcuni spunti interessanti, come la grafica e l’enorme roster disponibile, ma con diversi difetti a partire dalla irrisoria durata della modalità Guerra Suprema, con molte animazioni riproposte nei vari percorsi, e il mancato bilanciamento dei personaggi che in alcuni casi continuano a scappare per avvantaggiarsi delle loro caratteristiche. Un vero peccato perché il gioco aveva delle ottime potenzialità mal sfruttate in fase di realizzazione.
Mettendo sul piatto della bilancia tutti questi aspetti possiamo considerare One Piece Burning Blood come un buon inizio per futuri giochi dedicati alla ciurma di cappello di paglia e ci sentiamo di consigliare l’acquisto solo agli appassionati del manga che troveranno tanti riferimenti e citazioni dei loro personaggi preferiti.