Nel mercato videoludico odierno è difficile trovare dei titoli “puri”, che appartengono ad un genere unico, chiaro e definito. Qualunque sia il motivo che ha portato alla produzione di giochi sempre più complicati, i risultati sono stati per lo più ottimi e gli esempi, come BlazBlue, un picchiaduro con una storia impostata da visual novel, o Overwatch, uno sparatutto-arena con la tatticità di un moba, sono tanti e (per lo più) validi, perciò non possiamo lamentarci.
 
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Detto questo, nonostante il mercato sia pieno di prodotti ibridi a livello di generi e meccaniche, riprendendo in mano un buon vecchio Dragon Quest (magari il VII o VIII, viste le loro recenti riedizioni per 3DS) non possiamo non rimanere stregati dalla loro fiabesca semplicità, dalla loro “purezza di genere”. Earthlock: Festival of Magic è proprio questo, un rpg “puro” che propone un’esperienza classica, ma il lavoro di Snowcastle Games riuscirà a fare breccia nel cuore dei giocatori moderni, oramai abituati a ben altri stili?

STORIA


Le leggende narrano che in principio l’umanità fosse sottomessa da creature semi-divine che controllavano l’Amri, una potente fonte d’energia magica proveniente dalle profondità della terra. Queste entità governavano su Umbra grazie alla forza magica, ma un giorno scoppiò una guerra che distorse l’equilibrio stesso del mondo e, in seguito a svariati cataclismi naturali, l’Amri lasciato libero contaminò la quasi totalità delle forme di vita. La società odierna si è sviluppata successivamente a tali avvenimenti e, infatti, di tutto ciò non restano che rovine e racconti.

La storia inizia con Amon, un ragazzino umano, e suo zio Benjo, un pesce-martello antropomorfo, che si addentrano in una delle suddette rovine, all’interno della quale recuperano un misterioso artefatto. Tornati in città, Amon si appresta a vendere l’oggetto ad una mercante di fiducia, se non che un membro dei Gufi (rinomata corporazione di studiosi) si mostra interessato. Dopo un rapido scambio di battute, uniti dalla curiosità di scoprire il significato dell’artefatto, i due si mettono in viaggio, ma non sanno che una misteriosa donna dai capelli neri li segue da prima ancora che Amon e Benjo entrassero nelle rovine…
 
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La narrazione proseguirà spedita, fornendo sapientemente nuove mete ed obiettivi per il gruppo di protagonisti che si farà man mano più numeroso, accompagnando inoltre il giocatore passo dopo passo nell’esplorazione di Umbra, il tutto mentre si assiste alla composizione di una storia che gradualmente arriverà a coinvolgere l’intero continente.

E’ peculiare come un rpg occidentale decida di impostare la narrazione in modo più guidato quando, generalmente, viene data maggiore importanza alla libertà di esplorazione e alla costruzione di una storia la quale il giocatore stesso viene chiamato a comporre tramite azioni e scelte. Il risultato è che Earthlock: Festival of Magic finisce per essere molto più vicino ad un Jrpg che non ad un Wrpg e infatti, sebbene si abbia sempre la libertà di esplorare il mondo, la naturalezza e spontaneità con cui gli eventi si susseguono porteranno il giocatore a seguire con piacere le tappe indicate. Detto questo, per quanto fluida, la storia non raggiunge mai picchi davvero emozionanti, in parte anche per colpa di una colonna sonora spesso non all’altezza (per dire, boss e battaglie normali condividono la stessa traccia musicale) e della totale mancanza di cutscene o presentazioni di sorta; il tutto è raccontato in formato testuale e senza doppiaggio, come nei vecchi rpg.

A rendere godibile lo sviluppo delle vicende, comunque, troviamo dei dialoghi mediamente scorrevoli e divertenti, nonché una pregevole attenzione per i particolari: i giocatori più curiosi troveranno diverse zone o oggetti che, se analizzati, daranno inizio a interessanti conversazioni fra i protagonisti, i quali riveleranno qualcosa di più sul loro carattere o sulla storia di Umbra.

GAMEPLAY

 
Se la compattezza della storia può ricordare i Jrpg di tre o più generazioni fa, è lo stile di gioco ciò che più fa avvertire lo spirito old-school che pervade Earthlock: Festival of Magic. Tralasciando l’inflazionata impostazione a turni, il gioco di Snowcastle propone dungeon e città divise in aree dalle dimensioni variabili e con un’inquadratura fissa, ognuna caratterizzata da un design unico e abbellita da enigmi o peculiarità che ne accentuano le differenze, il tutto inserito in una World Map (dalla struttura più classica che mai) popolata da mostri.
 
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Ogni nemico che parteciperà alla lotta sarà precedentemente visibile nella mappa (sia nei dungeon che nel mondo aperto) e starà all’abilità del giocatore riuscire a combatterne di più o di meno contemporaneamente, a seconda delle proprie intenzioni. Maggiore sarà il numero degli avversari, migliori saranno i bonus e le ricompense che si otterranno in caso di vittoria.

Per quanto concerne il battle system, come accennato poco prima, si ha un sistema di combattimento a turni, il cui ordine e numero verrà definito in base alla statistica della velocità. Ogni personaggio avrà a disposizione due stili di combattimento ben distinti ed un terzo più potente, ma utilizzabile per un periodo di tempo limitato e solamente dopo aver riempito al massimo la barra della cooperazione. Per fare un esempio: il suiconiglio Gnart (una fusione inaspettatamente carina fra un suino e un coniglio) potrà passare dal suo ruolo di curatore, caratterizzato da magie che ripristinano i punti vita o rimuovono problemi di stato, a quello di buffer, con abilità che potenziano l’attacco o la precisione del gruppo.

Da notare che non esistono punti magia, le azioni infatti consumano uno o più Amri, segnalati dal gioco come dei quadratini propri del personaggio che si ricaricheranno di uno ad ogni turno. Sicché le abilità non-standard generalmente consumano uno o più Amri e il cambio di stile è un’azione a costo zero che ha bisogno di un turno per essere completata, cogliere il momento giusto per fare le proprie mosse non sarà così scontato. La corretta gestione delle risorse infatti sarà uno degli aspetti di maggiore rilievo nel sistema di gioco proposto da Earthlock, e bisogna ammettere che, nella sua semplicità, risulta decisamente strategico e funzionale nonché piuttosto divertente. Detto questo, buona parte degli scontri tende ad essere abbastanza lunga a causa di danni non troppo alti e di animazioni mediamente lente, e come se non bastasse ogni tanto si verificano rallentamenti nel passaggio fra un turno e l’altro. Tali pecche rischiano di rendere un poco tediose le fasi di esplorazione.
 
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Per quanto riguarda gli approcci alle battaglie, il sistema di crescita di Earthlock permette un cambio continuo degli aumenti alle statistiche guadagnati ad ogni level up, questo perché sarà il giocatore stesso ad influenzarli posizionando Talenti all’interno di una griglia. I Talenti sono degli oggetti abbastanza rari che, a seconda del tipo, possono aumentare determinate statistiche o conferire nuove abilità (passive o attive). Questa libertà permette di rivoluzionare velocemente e senza troppo sforzo le dinamiche del party, rendendo quindi possibile sperimentare un’infinità di combinazioni diverse e permettendo così di risparmiare ore e ore di grinding semplicemente distribuendo al meglio ciò di cui si dispone.

Menzione d’onore per il sistema di crafting, a cui viene dedicata una sorta di base nella quale è possibile coltivare e raccogliere in tempi brevi gli ingredienti che poi si useranno per la creazione di oggetti e Talenti. Ovviamente reperire i più rari richiederà maggiori sforzi, ma in generale questa funzionale organizzazione incentiva i giocatori nell’usare e cercare oggetti comuni, senza costringerli a perdere tempo o denaro dietro il reperimento dei consumabili.

GRAFICA & SONORO


Nei titoli sviluppati da studi indipendenti, capita spesso che la resa grafica sia uno degli elementi più deboli. Earthlock: Festival of Magic non fa eccezione, ma riesce a sopperire al problema grazie ad un character design carino e semplice e ad una discreta gestione delle inquadrature che non mettono (quasi) mai troppo in risalto i modelli poco definiti dei personaggi. Le ambientazioni condividono bene o male gli stessi pregi e difetti citati, ovvero una resa più vicina ad un buon titolo Playstation 2 salvata da un design sufficientemente ispirato.
 
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La colonna sonora è scarna e le tracce sono poche e dimenticabili. Fortunatamente sono anche piuttosto tranquille e riescono a non diventare fastidiose nonostante la loro monotonia. Il problema perciò risiede nel peso che il lato audio ha in un gioco come questo, perché in un titolo senza doppiaggio e presentazioni il compito di rendere il giusto pathos alle scene dovrebbe spettare proprio alle musiche e, siccome queste falliscono, è l’intero prodotto a risentirne.
 

GIUDIZIO FINALE

 
 
Earthlock: Festival of Magic è un ritorno alle avventure del passato, a quelle storie fantasiose che coinvolgono il giocatore portandolo in un mondo ricco e variegato, pieno di razze radicalmente diverse che, vivendo e interagendo fra loro, creano uno stupendo equilibrio che rende il tutto vivo e pulsante. Nella sua compatta classicità, tuttavia, al titolo di Snowcastle manca quella drammaticità che rende le storie davvero memorabili e, sfortunatamente, tale mancanza viene accentuata da un comparto tecnico arretrato. Per concludere, Earthlock: Festival of Magic è perfetto per gli amanti degli rpg alla ricerca di un’avventura che ponga il viaggio stesso al centro dello sviluppo delle vicende, gli altri però potrebbero rimanere spiazzati da un’impostazione così classica o, peggio, annoiati dalla mancanza di toni decisi in diversi momenti della narrazione.