Tra le visual novel più bizzarre e “malate” degli ultimi anni rientra, senz'ombra di dubbio, la serie di Danganronpa: omicidi tra studenti in un contesto chiuso ampiamente ispirato al romanzo Battle Royale nonché al ben noto film Saw, conditi da sequenze investigative ed un pizzico di contestazioni in aula in perfetto stile Ace Attorney è ciò che ha reso famosa, seppur rimanendo in un ambito di nicchia, questa serie prodotta da Spike Chunsoft e creata dalla mente di Kazutaka Kodaka, riproposta in una pratica collection del franchise disponibile dal 17 marzo su PlayStation 4.
 
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In Danganronpa 1.2 Reload potremo infatti cimentarci, a nostra completa discrezione, nei due capitoli principali dell'omonima serie, Danganronpa: Trigger Happy Havoc e Dangaronpa 2: Goodbye Despair, usciti entrambi in Occidente nel 2014 su PlayStation Vita.

Nel primo titolo a nostra disposizione ci ritroveremo a controllare un normalissimo studente, Makoto Naegi, durante il suo primo giorno di scuola alla Hope's Peak Academy, una rinomatissima scuola del Giappone nota per coltivare i migliori talenti provenienti da tutto il mondo. L'arrivo nella suddetta struttura, tuttavia, non andrà come previsto, portando Makoto a svenire e a ritrovarsi, insieme ad altri 14 studenti, rinchiuso nella Hope's Peak Academy, apparentemente controllata da un inquietante orso robot: Monokuma. L'animale robotico, palesemente controllato dalla mente dietro a questo rapimento, imporrà al protagonista e agli altri ragazzi una semplice regola: uccidere o vivere nella scuola per sempre.
 
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Purtroppo è ben noto che un essere umano, nonostante le buone intenzioni, è capace di tutto se posto sotto particolar stress, ed è proprio ciò che succederà, innescando una serie di omicidi che Makoto e gli altri studenti innocenti dovranno risolvere per sopravvivere, e non parliamo di evitare i colpi di un serial killer. Tra le diverse regole imposte da Monokuma, infatti quella su cui gravita l'intero Killing Game sarà legata all'evasione dalla struttura, possibile solo nel caso si uccida un compagno di classe senza farsi scoprire dagli altri. Se vi sembrerà un pretesto futile, per i protagonisti non varrà altrettanto: che fareste al loro posto, ritrovandovi sigillati e senza contatti col mondo esterno, incapaci di verificare la salute dei vostri cari o minacciati, per esempio, di far saper a chiunque i vostri segreti più intimi ed oscuri?

La trama del secondo titolo segue un incipit equivalente, mettendoci questa volta nei panni di Hajime Hinata, un altro studente della prestigiosa Hope's Peak Academy, in procinto di partire per una stupenda gita scolastica con i suoi compagni di classe nell'isola di Jabberwock... o almeno così avrebbe dovuto essere. Monokuma, infatti, ritornerà anche in questo contesto, incastrando altri 16 studenti in un nuovo Killing Game che ci porterà a scoprire i retroscena più macabri ed inimmaginabili dell'accademia, espandendo l'universo creato da Kodaka Kazutaka in maniera decisamente più complessa rispetto al predecessore, chiarendo inoltre svariati quesiti rimasti irrisolti da quest'ultimo.

Ciò che forse rende particolarmente unica l'esperienza di Dangaronpa è il sapiente mix di ironia e serietà che contraddistingue la serie fin dai suoi primi momenti, alternando episodi di profonda analisi psicologica capaci di spaziare fino alla demenzialità più assoluta (rappresentata in primis da Monokuma), includendo un forte citazionismo ad altre opere videoludiche quali Zero Escape e a svariate serie manga ed anime tra cui Jojo's Bizarre Adventure, Saint Seiya e Dragon Ball, sfondando più volte la quarta parete senza mai risultare monotono o scontato.
 
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Dal punto di vista del gameplay, invece, entrambi gli episodi di Danganronpa non dimostrano differenze sostanziali: sia nel primo che nel secondo titolo la nostra partita si svolgerà alternando, nel corso dei diversi capitoli, una fase esplorativa della scuola o dell'isola (in base al gioco attualmente in uso), che ci permetterà di avanzare nella storia oltre a conoscere meglio i nostri compagni di sventura, ed una investigativa che, come intuibile, ci porterà a raccogliere tutti gli indizi e le testimonianze indispensabili per risolvere l'omicidio presente in quel determinato momento, per poi culminare nella sezione conclusiva di ogni capitolo, fulcro dinamico della serie: la Class Trial.
In essa ci ritroveremo a confrontare le prove accumulate in un'aula di tribunale, convogliando in una serie di scontri verbali in cui si dovrà, soprattutto, arrivare a ricostruire il crimine commesso contestando le contraddizioni emerse, deducendo i punti chiave della faccenda tramite dei minigiochi quali l'Hangman's Gambit e il Logic Dive (quest'ultimo in Danganronpa 2) per poi, infine, incastrare il colpevole di turno.

Se ciascuna delle avventure principali ci terrà impegnati per almeno una decina di ore, entrambi i titoli ci permetteranno di espandere ulteriormente l'esperienza di gioco grazie alla School Mode/Island Mode, una modalità “what if” che ci farà vivere 50 giorni in-game senza il timore che avvenga qualche omicidio; il nostro unico compito sarà, molto semplicemente, raccogliere materiali tramite un apposito menù gestionale per creare determinati oggetti mirati a soddisfare le (insolite) richieste di Monokuma/Usami. Per quanto ripetitiva e tediosa possa essere questa modalità extra, essa sarà, tuttavia, l'unico modo per approfondire al 100% i rapporti con gli altri studenti della Hope's Peak Academy, scoprendo tanti piccoli aspetti bizzarri di ognuno di loro.
 
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Un'altra componente da non sottovalutare in Danganronpa è rappresentata dalla veste grafica utilizzata, composta da ambientazioni 3D ben dettagliate da esaminare ed amalgamate con i modelli 2D dei personaggi disegnati da Rui Komatsuzaki, immersi in un contesto “pop art” dominato da colori accesi ed allegri in forte contrasto con l'intera tematica omicida del gioco. Un vero peccato che l'intera veste grafica sia stata rovinata in questa edizione a causa di un brutale upscaling della risoluzione che, pur offrendoci un'esperienza di gioco in HD e complessivamente più fluida degli originali, non manca di farci trovare texture ambientali orribilmente sgranate, difetto visibile anche sui modelli 2D dei personaggi qualora il titolo decidesse di zoomare in particolari scene.
Ciò che inoltre si rivela eccellente quanto la trama, è il magistrale lavoro svolto dal compositore principale della serie, Masafumi Takada (No More Heroes, killer7), offrendo una colonna sonora ricolma di generi diversi e ricca di tracce piacevolissime da ascoltare in ogni contesto, spaziando da temi riflessivi a dinamici che danno, probabilmente, il meglio di sé durante le Class Trial: “Class Trial (Solar Edition)” e “Discussion-HEAT UP” sono solo alcuni degli esempi di una soundtrack veramente ottima, maggiormente apprezzabile qualora avessimo delle buone od ottime casse collegate alla nostra televisione.
 
 
Danganronpa 1.2 Reload è, molto semplicemente, una compilation rivolta solo ed esclusivamente a coloro interessati ad immergersi nell'omonima serie senza disporre di una PlayStation Vita. Il prezzo e l'assenza di eventuali extra rispetto alla controparte portatile non giustificano assolutamente l'acquisto da parte di chi ha già potuto spolparsi entrambi i titoli precedentemente, a meno che non vogliate una scusa per rigiocarvi Danganronpa su una tv.