The Last of Us: quando il videogioco incontra la settima arte

La prova di maturità dei Naughty Dog

di yoda9l94

Avviso: Il seguente articolo, contiene spoiler sul gioco, se non volete rovinare la vostra esperienza vi invito a non leggere.

Dalla settima generazione in poi di console, si è andato diffondendo, tra le varie case videoludiche, l’utilizzo del termine: “esperienza cinematografica”. Questa parola indica la volontà di coniugare l’aspetto videoludico con quello del cinema, andando a creare esperienze che ricalchino il grande schermo. Tale ambizione, nasce dalle nuove opportunità tecnologiche, che permettono la creazione di contesti maggiormente complessi e dettagliati, favorendo la spettacolarità di ciò che appare a schermo. Pensiamo ad esempio a giochi come: Uncharted, COD, Metro, God of War, Halo, e Metal Gear Solid. In realtà già alcuni di questi, ad esempio God of War e Metal Gear, presentavano una messa in scena degna di un vero e proprio film, ma soltanto con le ultime generazioni di console molti sviluppatori hanno puntato a tale obiettivo.

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Volendo riassumere: un gioco creato con questa impostazione è più lineare rispetto ai titoli che non abbracciano l’aspetto cinematografico, e in molti casi tendono ad avere meno gameplay e ore di gioco (ovviamente questo non è sempre vero), proprio per assecondare la loro natura ibrida. Chiaro che i pregi di tale scelta consistono nell’avere una storia concisa e meno dilatata, oltre che una grado di spettacolarità maggiore. La scelta di impostare un videogioco come un vero e proprio film spacca in due i videogiocatori, perché: da un lato troviamo chi apprezza tale scelta, non curandosi della linearità del gameplay o delle poche ore di gioco, mentre la restante parte dell’utenza aborra tale impostazione, sottolineando come i due mezzi d’intrattenimento debbano restare separati, perché alla fin fine in questi ibridi si gioca poco e si guardano tanti filmati. Completata questa breve introduzione, posso passare ad illustrarvi uno dei massimi esponenti di questo genere: The Last of Us.

Origini

The Last of Us è un videogioco adventure survival-horror del 2013, sviluppato da Naughty Dog e pubblicato da Sony Computer Entertainment in esclusiva per PlayStation 3 e PlayStation 4. È stato annunciato ufficialmente il 10 dicembre 2011 durante gli Spike Video Game Awards. Il gioco si è dimostrato il migliore durante l'Electronic Entertainment Expo 2012, aggiudicandosi 5 premi, tra cui il premio per la miglior presentazione, per il miglior gioco per console e per il miglior gioco originale, uscendo poi su Playstation 3 il 14 Giugno 2013. L’idea alla base del titolo è estremamente semplice ma geniale allo stesso tempo; infatti Neil Druckman scrittore e programmatore, ha preso l’archetipo alla base degli infetti del gioco da un documentario sul Cordyceps della BBC.

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Questi è un fungo parassita che attacca gli insetti, le spore disperse nell’aria infettano l’ospite fino a prenderne il controllo uccidendolo, formando poi delle radici che fuoriescono dal corpo del malcapitato insetto, che serviranno all’emissione di nuove spore. Druckman ha applicato tale concetto agli umani, e così nacquero gli infetti di The Last of Us. Ovviamente ci sono state altre ispirazioni, infatti forti sono i richiami a: Io sono Leggenda, Non è un paese per vecchi e The Walking Dead. L’ambientazione è quella apocalittica classica, già vista in vari zombie movie, ma è la messa in scena che fa la differenza. Detto questo non stiamo parlando di un comune gioco apocalittico a base di zombie, e giocando, man mano ci si inizia a rendere conto che l’epidemia sia solo uno sfondo, come accade appunto in The Walking Dead. Dopo il prologo, che viene considerato uno dei migliori della storia dei videogiochi, al pari di quello del Washington bridge di Metal Gear Solid 2 (per intensità), il gioco pone un salto di alcuni anni, dove troviamo un Joel incattivito, il quale cerca di sopravvivere al meglio come contrabbandiere insieme a Tess, sua nuova partner. Un giorno le Lucciole, team sovversivo che cerca una cura per l’infezione, propone ai due l’incarico di scortare Ellie poiché lei risulta essere immune all’infezione. Da lì si aprirà un viaggio con Joel e la ragazza, alla ricerca del quartier generale delle Lucciole, costellato da una serie di peripezie. Alla fine i due raggiungeranno la meta, permettendoci di vivere l’epico e controverso finale. The Last of Us è un gioco in terza persona che usa un sistema di coperture classico alla Gears of War per le fasi action, abbiamo fasi esplorative e stealth, oltre alla suggestiva atmosfera creata quando si affrontano i clicker (un particolare tipo di infetti, estremamente letali e terrificanti). C’è un sistema di crafting che permette di creare oggetti, utili per affrontare le varie situazioni, però comunque non parliamo di nulla di rivoluzionario o mai visto nel genere, a livello di meccaniche. L’unicità di The Last of Us infatti risiede in altro, e si inizia a percepire man mano che si gioca proseguendo nell’avventura.

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Un modo differente di proporre un videogame

Già con gli Uncharted i Naughty Dog hanno intrapreso una strada di maturazione nelle tematiche e nel modo di proporre un videogame. All’epoca il culmine fu Uncharted 2 (2009), ma il team di sviluppo stava preparando un altro gioco in segreto e cioè The Last of Us. Questi rappresenta uno degli apici più alti dello storico team di mamma Sony, insieme ad Uncharted 4. Come detto più volte ciò che fa di The Last of Us un capolavoro è il modo in cui viene messa in scena l’opera. Il primo personaggio che controlliamo è Sarah (figlia di Joel), subito dopo la chiamata dello zio. Già la cutscene precedente aveva dell’incredibile per inquadrature e recitazione, al pari di quelle di un film (ed è impressionante quanto Joel assomigli al protagonista di Prisoners sia fisicamente che emotivamente), ma appena ci vengono dati i comandi ci si accorge della cura maniacale dei Naughty Dog. Sarah svegliata all’improvviso, sarà intontita ed ovviamente questo stato si ripercuote sul modo in cui si muove, poi dopo aver visto un’esplosione, la piccola si spaventa e da questo momento cambia sia la sua postura che il modo di camminare e parlare, scossa ovviamente da quanto visto. Da lì, dopo una serie di eventi ci troviamo in auto con Joel e lo zio della bambina, seduti sul sedile posteriore. Potremo muovere la piccola destra e a sinistra nell’auto per guardare dai finestrini, ed ancora la cura con cui si muove ha dello stupefacente. Ovviamente il tutto è condito da dialoghi: in nemmeno 20 minuti di gioco ci viene creato un legame emotivo con la ragazzina. Dopo un attacco dei primi infetti, l’auto si ribalta e Sarah viene ferita, da lì dovremmo trasportarla in braccio con Joel, completamente indifesi, fino ad arrivare alla fine del prologo, in cui un soldato, dietro ordine dei superiori, per fermare il diffondersi dell’infezione spara sia a Joel che a Sarah, per poi essere ucciso da Nick, zio della bambina. Purtroppo la piccola morirà in lacrime e spaventata fra le braccia di Joel.

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Il prologo dura più o meno 17 minuti: in un lasso di tempo così breve ci leghiamo tantissimo a Sarah tanto che la scena della sua morte lascia davvero distrutti. Qui il gioco ci pone una prima riflessione, infatti Sarah non viene uccisa da un infetto ma da un altro essere umano, che tra le altre cose dovrebbe proteggere i cittadini e non ucciderli. Dopo un salto temporale, troviamo un Joel invecchiato ed indurito, accompagnato dalla sua partner Tess. I due si trovano in un città colonia, sorvegliata dai soldati del governo. Camminando con Joel possiamo assistere, se ci soffermiamo, ad alcuni dialoghi e momenti di vita in città, come l’esecuzione di una presunta infetta. Nel gioco più volte ci saranno dialoghi o scene opzionali e starà a noi decidere se soffermarci o tirar dritto. Infatti semplicemente, ascoltando le battute tra Joel e Tess, ed il modo in cui si comportano a vicenda, possiamo capire che i due sono più di semplici soci, e questo rende ancora più potente la scena in cui la donna, ormai infetta, si sacrifica per noi (Joel e Ellie) contro i saccheggiatori, lasciando Joel a pezzi per la seconda volta. La svolta nella vita di Joel arriva con Ellie, ragazzina immune all’infezione, che dovremmo scortare per le Lucciole al loro quartier generale.

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I dettagli fanno la differenza

In The Last of Us, ogni gesto sguardo o parola ha un proprio peso, nulla è lasciato al caso. L’unicità del titolo sta proprio in questo, cioè l’esaltazione dei piccoli dettagli. Una volta che Joel resta solo con Ellie, appare chiaro il clichè, che alla fine dei giochi Ellie diventerà una figlia per Joel rimpiazzando il vuoto lasciato nell’uomo dalla perdita di Sarah. Ma ancora una volta è il modo che fa la differenza: il rapporto fra i due viene costruito pian piano scena dopo scena, ma anche gesto dopo gesto. Durante il corso dell’avventura tante saranno le parole, ma soprattutto i gesti e gli sguardi fra i due, ed è proprio così che ci si rende conto di quanto il titolo sia speciale. Anche solo osservare i due che si guardano o che si scambiano una battutina, permette di percepire la crescita del loro legame oltre ad esplicitarci le loro emozioni. Di tanto in tanto, sarà possibile nei pressi di alcuni oggetti, luoghi, o della stessa Ellie, premere triangolo per azionare dialoghi ulteriori, che accrescono la nostra conoscenza sui personaggi e anche il dettaglio più frivolo aiutata a comprendere i loro sentimenti. Questa crescita tra i due protagonisti è osservabile anche fisicamente, basta infatti notare come i personaggi immobili si guardano reciprocamente la prima volta, e come il loro atteggiamento cambia alla fine del gioco (prima della scena della giraffa).

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Una menzione meritano sicuramente i collezionabili del titolo. Questi non sono solo dei semplici riempitivi da collezionismo (come in molti giochi), ma delle vere e proprie storie sui vari sopravvissuti. Basti pensare a quelli reperibili nella colonia costruita nelle fogne, e che riguardano Ish il solitario (su questa storia si sarebbe potuto costruire anche un DLC, tanto che è bella). Ish è un sopravvissuto invisibile. Attraverso una serie di lettere, note e registrazioni trovate nel corso della missione nelle fogne dei sobborghi, si scopre che Ish, un pescatore di professione, aveva sistemato un rifugio in una fogna accogliendo molta gente. Per un po' di tempo, le fogne si erano trasformate in un comune prosperoso, ma è finita quando uno sciame di infetti ha attaccato e ucciso molti abitanti. Una nota finale di Ish in una delle case vicine rivela che era riuscito a rimanere in vita con poche persone. Kotaku ha chiamato la storia di Ish "la lezione più dura" appresa in The Last of Us: Ish è una persona migliore di Joel, ma la sua gentilezza ha ucciso altre persone.

Un Mondo Violento

Ormai, al di fuori delle colonie governative, la vita è impossibile, sia per la presenza degli infetti sia per i saccheggiatori. Questi sono degli uomini cannibali che uccidono e mangiano le loro vittime, e per alcuni anni Joel ha fatto parte di questi. L’uomo burbero non è un eroe, uccide chiunque sia una minaccia o possa esserlo. La violenza infatti la fa da padrone nel gioco, basta sferrare il primo pugno con quadrato per capire come il gioco sia stato reso incredibilmente fisico dai Naughty Dog. In realtà giocando, una volta arrivati circa alla metà dell’avventura, se ci si sofferma, soprattutto dopo l’incontro con David, in realtà si comprende come alla fine Joel non sia meglio dei saccheggiatori poichè la scia di morti che si è lasciato dietro (tenendo solo in considerazione il viaggio con Ellie) è enorme. Qui arriva la presa di coscienza dei giocatori, non siamo gli eroi della storia, siamo sopravvissuti e facciamo tutto il necessario per sopravvivere, ma soprattutto difenderemo la ragazzina ad ogni costo. Durante l’avventura incontreremo vari sopravvissuti, sicuramente tra questi vanno citati Henry e Sam, coppia di superstiti, che rispecchiano Joel e Ellie, sia nel vestiario che nei ruoli. Henry proprio come il nostro personaggio è un sopravvissuto esperto, mentre Sam è un bambino in un mondo violento proprio come Ellie. Sarà molto il tempo che passeremo con loro; pian piano soprattutto dopo la fuga dai sobborghi, si può notare come Sam cambi atteggiamento ed inizi a fare discorsi sulla morte. Purtroppo una mattina Sam si sveglia come infetto, ed Henry lo uccide per poi spararsi, il tutto avviene in una manciata di minuti lasciando il giocatore esterrefatto per la perdita di quelli che ormai erano compagni di viaggio. Sam era stato morso nei sobborghi e proprio per questo aveva cambiato atteggiamento.

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Gli Infetti

Prima della conclusione, vorrei dedicare una piccola parentesi ai mostri di The Last of Us. Una delle principali critiche al gioco riguarda l’ausilio degli zombie. Gli infetti del titolo poco hanno a che vedere con gli zombie inventati da Romero, poichè l’utilizzo del Cordyceps permette di creare un design unico. Infatti tutti presentano chiari richiami al fungo parassita. Quest’ultimo anche in natura forma delle composizioni floreali di una bellezza grottesca incredibile. La massima espressione di quanto detto, viene rispecchiata dal Clicker, l’infetto più letale del gioco. Cieco come un pipistrello, si muove utilizzando un radar interno emettendo dei suoni inquietanti, che ormai sono il segno distintivo della saga. Sono bipedi e presentano un grosso fiore sulla faccia, nella fase finale dello sviluppo possiamo trovarli catatonici accasciati alle pareti, il fiore continua a crescere fino a rilasciare le spore per riavviare il ciclo vitale. Rappresentano i nemici più duri del gioco, la presa da parte loro porta a morte istantanea, a meno che non si abbia uno specifico consumabile che permette di divincolarsi. Le fasi che li vedono protagonisti sono stealth, ed estremamente inquietanti, il patos ai livelli di difficoltà cresce ancora, perché non si hanno risorse sufficienti per poterli uccidere. Ci sono poi altre varianti di infetti, ma il Clicker è sicuramente il più iconico.

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Cosa resta?

Prima del finale del gioco, c’è una scena che ormai è iconica ovvero quella delle giraffe, che è visibile poco prima dell’ultimo pezzo che porterà al livello finale con Joel. I due si ritrovano in uno zoo ed osservano dalla balconata delle giraffe che camminano. I nostri compagni ne hanno viste e passate tante, Ellie ormai è come una figlia per Joel, e lì pensano di andarsene e di non proseguire, ma Ellie vuole andare avanti e vuole aiutare l’umanità e così i due partono. La scena rappresenta anche il passaggio alla fase adulta di Ellie, con la perdita definitiva dell’innocenza, perché non si tornerà più indietro da lì in poi.

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Dopo varie peripezie sono le Lucciole a trovarli, queste ci portano al quartier generale, situato in un ospedale a Boston, dove incontrano Marlene, capo delle lucciole (madre di Riley) e amica della defunta madre di Ellie. Questa prende in carico Ellie e manda via Joel, dicendo che la piccola verrà uccisa in nome della cura, ma il nostro sopravvissuto non perderà di nuovo sua figlia e così si fa strada nell’ospedale tra le Lucciole. L'ansia in questa fase è tanta perché ormai siamo affezionati alla piccola anche noi e cerchiamo di fare il più presto possibile. Arriviamo alla sala operatoria in cui Joel uccide il dottore come se nulla fosse e per poi portare via Ellie in braccio, proprio come con Sarah all’inizio del gioco, facendosi strada tra uomini armati e alla fine trova la via di fuga. Da qui vediamo direttamente Ellie e Joel al sicuro, ma in questa scena viene mostrato anche come Joel sia riuscito a fuggire: incontriamo Marlene che vuol farci scappare, sicura di poterci ritrovare, ma Joel per evitare pericoli la uccide (come detto noi non siamo eroi). Arriviamo alla chiusura dove Ellie racconta a Joel la storia di come sia morta Riley, la sua migliore amica (da qui parte il DLC del gioco) ed infine chiede a Joel se quello che gli ha raccontato sulle Lucciole è vero (Joel dice ad Ellie che le lucciole li hanno lasciati andare perché la ragazzina non serviva alla cura). Per la prima volta lui le mente, e la ragazza lo capisce ma le sta bene così. Questo viene considerato uno dei finali migliori della storia dei videogiochi, e non a caso, la scena è di una potenza indescrivibile oltre ad avere tanti significati. Certo in un primo momento potremmo recriminare a Joel la menzogna, ma a che pro lasciare Ellie morire per l’umanità? Cosa resta da salvare? Il viaggio ci mostra che di umano nelle persone non c’è più nulla (tanto da essere loro i veri mostri). La maggior parte sono cannibali sanguinari, l’altra metà farebbe di tutto per sopravvivere, quindi a che pro sacrificare una ragazza innocente, una figlia ormai, per una civiltà che non esiste più? Joel e noi con lui non perderemo un'altra bambina per nessun motivo. Ellie perdona Joel, perché ormai è un padre per lei, ma soprattutto l’ultima persona cara rimasta per lei. The Last of Us è un gioco unico, che emoziona e sa far emozionare, non è mai scontato, e soprattutto si spinge in nuove frontiere dello Storytelling in un videogioco. Certo può piacere o meno il genere, ma negare che ci troviamo dinanzi ad un capolavoro è una mancanza di oggettività, ed il solo dialogo finale tra Joel e Ellie mette i brividi.
 


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