FIFA 18 - La Recensione

Anche quest'anno EA torna sui campi da calcio, vediamo se FIFA 18 è riuscita a migliorare quanto di buono fatto l'anno scorso

di DannyK

Cristiano Ronaldo, che ha più di qualche analogia con la serie calcistica EA Sports di questi anni, ci accompagna alla scoperta dell'ultimo capitolo, dopo che con l'anno scorso era stato sancito il salto definitivo per staccare nettamente qualsiasi concorrenza in campo videoludico. Qualche passo in avanti è stato fatto, ma la strategia prevalente di FIFA 18 è stata quella del consolidamento generale, con una strizzatina d'occhio sempre più insistita verso FUT ed il comparto online, ormai vero focus della serie.
 
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Squadra che vince non si cambia

In generale la solidità estetica e grafica apprezzata l'anno scorso con l'introduzione del motore grafico Frostbite è stata confermata e leggermente migliorata, perlopiù su dettagli non semplici da notare ad una prima occhiata. Invece per quanto riguarda il gameplay e la fisica di gioco, qui si che i miglioramenti si fanno più immediati e soprattutto efficaci, nel bene e nel male. Come prima cosa il pallone reagisce in maniera molto più realistica e si ha un'effettiva sensazione di trovarsi a calciare qualcosa che abbia un peso, con tutte le conseguenze che questo comporta: rimpalli e traiettorie strane sono più comuni, ma lo è anche la possibilità di tirare bordate tese da fuori area, forse anche un po' troppo, ma più avanti ne parleremo. Il corpo e la forza di un giocatore hanno ora una rilevanza più netta nei contrasti e nella protezione del pallone, laddove un Insigne farà molta difficoltà a frapporsi tra palla ed avversario se affrontato da un Mandzukic, o a superarlo indenne in uno scontro spalla a spalla. Anche la tanto conclamata superiorità dei giocatori veloci è stata notevolmente rivista, dal momento che anche per i difensori più lenti è diventato più semplice sbilanciare l'avversario in velocità e ridurne l'efficacia in campo aperto. Dal punto di vista di gameplay puro invece le migliorie sono tutte sbilanciate a favorire gli attacchi, penalizzando maggiormente le difese.
 

La cosa più importante è senza dubbio il passaggio da una risposta ai comandi dopo 5 frame di gioco, cosa che in FIFA 17 determinava sempre un (voluto) input lag in tiri e dribbling, ad una gestione delle animazioni per ogni frame, che avvantaggia i giocatori tecnici e rapidi nello stretto, adesso molto più complicati da anticipare nelle giocate, che si tratti di dribbling o di tiri rapidi. Le abilità di un giocatore nella gestione del pallone fanno più differenza ed avere a centrocampo un giocatore che non è fortissimo in tecnica di base, può rendere più complicato azzeccare passaggi che smarcano le punte, mentre sarebbe meglio optare per degli appoggi più semplici sui compagni più prossimi. Certo il gioco di prima o a due tocchi tipo tiki taka, è ancora attuabile anche da gente dalla tecnica non proprio sopraffina e questo forse andrebbe limato. A volte però può capitare di incappare in stop e controlli sbagliati che favoriscono le ripartenze. Passando alle animazioni, quest'anno la gestione delle stesse è affidata al sistema Real Player che, effettivamente, è una gioia per gli occhi. Tutti i movimenti dei calciatori, sia in controllo del pallone che non, restituiscono una sensazione di verosimiglianza incredibile. Il discorso vale ancora di più per le superstar, che ovviamente sono dotate di tutte le animazioni corrispondenti alle loro controparti reali. Il comparto audio è davvero eccellente e la telecronaca varia ed azzeccata (a parte poche e sporadiche situazioni); permane lo sconcerto di fronte alle qualità recitative di Nava, che definire oltremodo stucchevole è riduttivo, mentre Pardo riesce perlomeno a conservare intatte le sue caratteristiche di telecronista.
 
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La miglior difesa è l'attacco

Parlavamo prima del vantaggio che queste modifiche hanno riservato alla squadra che attacca piuttosto che alle difese: in pratica in questo FIFA 18 sono venuti meno tutti gli aiuti dell'IA alla difesa, con il risultato che il gioco lascia tutto in mano all'utente. Sarà più difficile vedere i centrocampisti che si abbassano a dare una mano ai difensori, nonostante le linee di passaggio sono ben lette dalla CPU, le difficoltà maggiori si riscontrano nelle fasi di marcatura e di 1vs1, dove l'impostazione completamente manuale rende molto complicato non sbagliare un intervento che, anche in caso di contrasto in piedi, fa perdere tantissimo tempo di gioco (forse l'animazione è sin troppo lunga e punitiva), con il risultato di regalare una prateria alla punta di turno. Adesso è il momento di parlare dei tiri da fuori area; proprio in virtù di quanto detto prima i giocatori che si muovono in mezzo alle linee sono sicuramente molto più liberi di gestire il pallone prima di essere affrontati. Se a questo aggiungiamo che è abbastanza facile dare al pallone traiettorie forti e tese, o tiri a giro alla Del Piero (anche con giocatori dal tasso tecnico ben inferiore) e che i portieri peccano tutti uniformemente sul piazzamento, la conclusione sull'abuso del tiro da fuori è presto fatta. Anche considerato che l'efficacia dei cross è stata riequilibrata. Non basterà più avere in squadra un novello Bierhoff per segnare ad ogni traversone, perchè i difensori avversari saranno in grado di leggere bene le traiettorie realistiche date ai traversoni da terzini ed ali.
 
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Detto in parole povere, molto spesso le partite tra giocatori di livello simile finiscono "tanto a tanto", in una concezione calcistica di Zemaniana memoria, che però sacrifica un po' troppo la simulazione calcistica a favore di uno spettacolo di reti sicuramente maggiore. Il miglior modo per difendere in FIFA 18 è attendere e frapporsi tra le linee di passaggio e di tiro, oppure attaccare e mantenere il possesso del pallone. Auspichiamo una patch per una migliore gestione della difesa e del portiere, che contribuirà sicuramente ad aumentare il realismo delle partite ed a premiare davvero i giocatori più abili.
 
Il ritorno in grande spolvero

Le modalità di gioco sono sempre le stesse, ma sono tutte state arricchite. Quella che ha indubbiamente goduto dei miglioramenti maggiori è Il Viaggio, con il ritorno di Alex Hunter. Accompagnato da star e vecchie glorie del calcio, il giovane inglese continuerà a farsi strada in un mondo che non contempla il campionato italiano, ma che vede maggiori possibilità di personalizzazione e di scelta, almeno in apparenza. Si perchè la realtà è che comunque tutto si muova su binari prestabiliti e che quanto decide o fa Hunter cambia ben poco di quello che deve essere. L'integrazione con delle partitelle simil Fifa Street e la possibilità di cambiare i capelli sono cose carine, ma lo sarebbe ancora di più poter vivere una carriera davvero decisa da noi o, se non altro, non sentirsi eccessivamente parte di un copione predefinito. Bella l'idea di far doppiare i cameo dei calciatori da loro stessi, un po' strano che per non perdersi le voci originali queste non siano state doppiate, passando da un dialogo in italiano ad una risposta in inglese; a quel punto era meglio non doppiare nulla. Ad ogni modo la vicenda è più articolata e gradevole del già buon primo capitolo e vi farà venire voglia di volerne ancora, alla fine.
 

Un'altra modalità della quale ho apprezzato le migliorie è quella manageriale, la Carriera, nella quale le trattative si svolgeranno in tempo reale, con gli allenatori (che nel caso di Spagna, Francia ed Inghilterra sono quelli reali) che vi partecipano attivamente assieme a procuratori e calciatori, in brevi filmati di intermezzo. Molto realistici anche i rapporti con i calciatori ed il lavoro degli scout della squadra, insomma il tutto è una valida alternativa ad altri titoli più gettonati incentrati solo su quest'ambito del calcio.
 
La gallina dai palloni d'oro

Passando ora al cuore di FIFA 18, il Fifa Ultimate Team, facciamo delle doverose premesse. Ormai è diverso tempo che i titoli con un forte comparto online danno la possibilità a chi può e vuole, di spendere soldi per crescere velocemente nel gioco, che si tratti di exp o di carte di calciatori. Le cose cambiano e, a nostro parere, rappresentano una nota di demerito, quando chi decide di non spendere si trova nettamente in svantaggio rispetto agli altri, vedendosi tagliato fuori dalla vera competizione del gioco.
 
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FUT è così, ormai i suoi videogiocatori lo sanno ed "investono" facilmente somme più o meno cospicue già nel momento di comprare il disco. Intendiamoci, anche quest'anno il divertimento non manca, sono stati inseriti i giocatori del passato e tante nuove modalità di gioco, però è chiaro che EA sta facendo il possibile per estrarre denaro da questa miniera senza fondo, addirittura modificando il gameplay soprattutto in funzione della spettacolarizzazione delle partite player vs player. Obiettivi settimanali e stagionali si succederanno senza soluzione di continuità ed alle modalità già note, quali Stagioni, Draft Online e Sfide Creazione Rosa si aggiungono le Squad Battles, campionati offline contro quattro squadre casuali. A concludere il tutto è stato addirittura predisposto il Champion Channel, grazie al quale potremo rivedere replay e partite salienti della settimana.
 
Conclusioni
 
FIFA 18 si migliora senza stravolgersi, EA Sports ci presenta un prodotto completo, arricchito e perfezionato quel tanto che basta. Un anno in più di Frostbite ha permesso una gestione eccezionale della fisica e delle animazioni, mentre il gameplay è stato pesantemente votato all'attacco con una forte penalizzazione per le difese. Il Viaggio parte seconda è gradevole e stimolante, peccato per l'occasione persa di allontanarsi dai binari prefissati, sacrificando questa potenziale libertà sull'altare di una scrittura che prevede l'incrocio con tante star del calcio che hanno prestato voce e volto. Gradevoli le migliorie nella modalità Carriera, per i fan del calcio vissuto dal lato manageriale; la lista delle licenze è come al solito enorme (arricchita anche dalla MLS) ed è il solo campionato italiano ad uscirne malconcio. FUT, in assoluto il focus che attira su di se il grosso degli sforzi di EA, resta troppo votato al pay to win; nonostante la mole di contenuti ed un divertimento potenzialmente illimitato, dare per scontato che per competere davvero si debba per forza spendere più del costo del gioco è una cosa che comprendiamo, ma che non ci sentiamo di appoggiare fino in fondo.


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