Detective Pikachu - Recensione

Un giallo da prendere con le pinze

di Huzzah

Uscito già due anni fa in Giappone, Detective Pikachu arriva finalmente in Europa e in America in una versione riveduta ed espansa, che aggiunge diverse ore di gioco all’avventura. Sarà all’altezza delle aspettative? Continuate a leggerlo e lo scopriremo insieme in questa recensione.
 

Partiamo dalla trama, senza spoilerare nulla. Harry Goodman, un investigatore privato che stava indagando su alcuni strani comportamenti dei Pokémon di Ryme City, scompare in circostanze misteriose vicino a un dirupo. Il suo fedele compagno, Detective Pikachu, sopravvive, ma senza ricordare nulla dell’accaduto. È due mesi dopo che inizia la nostra avventura: Tim Goodman, il figlio di Harry, arriva a Ryme City per investigare sulla scomparsa del padre e appena arrivato in città incontra subito Detective Pikachu con cui il ragazzo, per ragioni non meglio precisate, riesce a comunicare nonostante sia un Pokémon. Dopo qualche dialogo i due decideranno di unire le forze sia per svelare il mistero sulla scomparsa di Harry sia per tentare di far recuperare la memoria a Pikachu.
Lo sviluppo della vicenda, purtroppo, non è così interessante come la sua premessa, o almeno se siete avidi giocatori di avventure grafiche di questo tipo. Infatti il gioco non riesce a offrire risvolti di trama interessanti e, salvo pochissime eccezioni, sono tutte cose che un giocatore più attento può svelare molto prima della relativa rivelazione all’interno della trama.
Il gameplay, come accennato prima, si divide principalmente in due fasi: raccogli informazioni e risolvi l’enigma mettendole insieme. Ciò si tradurrà semplicemente nel parlare con tutti i personaggi in modo da sbloccare tutte le varie informazioni, per poi risolvere il caso di cui si sta occupando Tim in quel momento. Niente di particolarmente fuori posto, ma ci sono due caratteristiche che vanno menzionate: innanzitutto, spesso e volentieri vi ritroverete ad avere già la soluzione ad un enigma senza poter risolvere nulla, perché dovrete necessariamente parlare con tutti i personaggi prima. Inoltre, nelle fasi più avanzate del gioco, la fase investigativa diventa quasi un blocco vero e proprio per la trama: troppe volte infatti il gioco ci fa presagire un avanzamento dell’intreccio a breve, per poi mandarci a risolvere qualche caso che alle volte è persino scollegato dai fatti principali.
All’interno di alcune (poche in realtà) cutscene, ci troveremo ad avere a che fare con dei quick time event, una interessante aggiunta che tuttavia si dimostra di una semplicità disarmante. Sbagliare infatti sarà impossibile sia perché la finestra di tempo in cui premere il tasto è molto ampia sia perché anche se il giocatore non dovesse premerlo in tempo il gioco non ci punirà in nessun modo dandoci una seconda possibilità o facendoci semplicemente avanzare al prossimo qte.
 

Fortunatamente il comparto grafico di Detective Pikachu propone una miriade di cutscene (che fanno lievitare il peso del gioco, ben 14082 blocchi) animate sempre piuttosto bene, senza cali di framerate e doppiate (in una lingua a scelta tra l’inglese e il giapponese) egregiamente.
Se parliamo invece del lato artistico, ecco che il gioco delude ancora una volta: nessuno dei personaggi ha un design particolare, vengono semplicemente mescolati tra di loro il nostro mondo e quello dei Pokémon. Curiosa - ma comprensibile - la scelta di non lasciare ai pokémon i loro versi provenienti dal gioco, ma fargli recitare il loro nome, in maniera simile a quello che succede nell’anime.
Sorvoliamo sul comparto sonoro, che definire inesistente è quasi generoso non avendo nessun tema memorabile e interrompendosi ogni volta che si passa da una cutscene all’altra o al gameplay vero e proprio, ammazzando tutto l’eventuale climax che si poteva raggiungere in alcune scene più avanti nel gioco.
 

Dopo tutte queste note negative è legittimo chiedersi: questo gioco ha qualcosa per cui vale la pena giocarlo? Non si può definire come una ragione per acquistare il titolo, ma sì, ne ha una: Detective Pikachu. Non ne abbiamo parlato finora proprio per lasciare qualcosa di positivo a fine recensione, perché se leggete quel voto in basso è proprio grazie a questo personaggio.
Vuoi per il suo doppiaggio buffissimo, vuoi per il suo carattere da accalappia-donne dei film noir anni ‘60, Detective Pikachu vi farà ridere di gusto in più di un’occasione, e a fine gioco sarà sicuramente l’elemento che ricorderete di più - se non l’unico.
Durante il gioco premendo il tasto X sarà possibile gustarsi una scenetta simpatica con pikachu impegnato in varie situazioni; memorabili le scenette in cui prova a usare qualche mossa, non riuscendoci e stancandosi come se avesse fatto una corsa dopo pochi tentativi.
 
 
Tirando le somme Detective Pikachu è un gioco rivolto a un pubblico molto giovane o per niente avvezzo alle avventure investigative. Tutti gli altri giocatori non troveranno quasi nulla di interessante, se non qualche informazione inedita sui pokémon presenti nel gioco. Questo per colpa di un gameplay spesso lento e una storia più da guardare che da giocare. A salvare il gioco da una valutazione negativa fortunatamente c’è Detective Pikachu che spesso riuscirà a strapparvi ben più di un sorriso con le sue simpatiche scenette.


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