God of War - Recensione

Kratos si imbarca in una nuova avventura, nel mezzo della mitologia norrena

di Nibel

Chi ha seguito la propria serie preferita attraverso gli anni, e le generazioni di console, avrà certamente realizzato una realtà particolarmente evidente: mantenere una saga fresca ed appassionante non è un lavoro facile né tantomeno scontato. Un esempio emblematico è stato Tomb Raider: Angel of Darkness che, a momenti, distrusse l'intera eredità di Lara Croft, o la deriva presa da Resident Evil dal quinto capitolo, stravolgendo lo spirito alla base di ciò che rese questo franchise un vero e proprio cult del genere. In entrambi i casi, gli sviluppatori hanno dovuto rischiare con un reboot, che sia stato solo parziale o totale, per risollevare le sorti dell'IP con, fortunatamente, ottimi risultati. Gli sviluppatori di SIE Santa Monica hanno voluto correre lo stesso rischio col nuovo God of War e, dopo ben sei capitoli, possiamo assicurarvi che la serie di Kratos ha infine toccato vette veramente alte.
 
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Dopo oltre 10 anni a vivere le avventure di uno spartano ossessionato dalla vendetta verso l'intero pàntheon di dèi greci, rivedere Kratos invecchiato, calmo ed accompagnato da un figlio fece pensare ad un nuovo inizio della serie, specialmente a causa dell'assenza di un bel numero 4 accanto al titolo. Tuttavia, già dalla sequenza di apertura, ci possiamo accorgere chiaramente di aver davanti sempre il solito dio della guerra, con una grossa e familiare cicatrice sull'addome, bende per nascondere gli avambracci (e il proprio passato) dal figlio e, ovviamente, la pelle cinerea, simbolo di una maledizione eterna. L'introduzione al nuovo gioco è diretta e silenziosa, con i due protagonisti intenti a preparare la pira per la consorte, ormai deceduta, di Kratos, mostrandoci un padre ed un figlio profondamente segnati dalla perdita ma pronti a compiere l'ultimo desiderio della donna: spargere le sue ceneri sulla vetta più alta dei nove regni.

Il pretesto con cui il viaggio di Kratos e di suo figlio, Atreus, inizia è ben più semplice, almeno in apparenza, rispetto a ciò a cui gli sviluppatori ci hanno abituato finora con il franchise. L'obiettivo, comprensibilmente, non sarà più incentrato nel devastare e massacrare persone, città e il dio di turno intento a bloccarci la strada quanto esplorare e vivere un'esperienza molto più personale e profonda in cui diverse persone potrebbero rispecchiarsi. Il rapporto tra padre e figlio è ciò su cui ruota gran parte del titolo, portandoci ad osservare la dinamica tra un guerriero, intento a difendere il proprio erede e ad insegnargli la sua visione del mondo, e un ragazzo privo del punto di riferimento rappresentato dalla madre ma deciso a provare il suo valore al genitore rimasto.
 
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Il nuovo God of War, estraniandosi completamente da questo punto di vista dai precedenti episodi, mira infatti a delineare il lato più umano di Kratos, mostrandocelo composto, saggio nelle sue riflessioni e alle sue risposte ad Atreus, intento a non far cadere quest'ultimo nei suoi stessi errori ma senza disdegnare l'uso della sua incredibile forza e rabbia per salvarlo da ogni minaccia; un atteggiamento che il figlio, notevolmente diverso dal padre, non riesce totalmente a capire.
Kratos è pur sempre un personaggio burbero, fortemente segnato dalle sue esperienze vissute in Grecia, e che non sa assolutamente come essere un genitore: vi ritroverete ad osservarlo mentre sgrida il figlio per azioni fin troppo emotive, come la perdita di controllo a causa di provocazioni, per poi tentare di tranquillizzarlo con un gesto quasi timido, oltre a fregarsene totalmente dei problemi degli altri, che siano vivi o spiriti, affrontando l'intera vicenda in maniera cinica verso tutto e tutti. Atreus, invece, si dimostra essere l'esatto contrario, un bambino curioso del mondo che lo circonda, fermandosi a decifrare rune e codici, appuntandosi dettagli su mostri e leggende e ad accogliere le richieste di chiunque abbia bisogno di un aiuto. Ed è proprio da questo forte contrasto che ci si rende conto che il rapporto tra i due riesce a creare una dinamica molto profonda, anche rispetto al blasonatissimo The Last of Us o ad altri titoli che hanno tentato di emulare, con successo o meno, la formula proposta.
 
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Ciò non vuol dire che il duo Kratos ed Atreus sia tutto su cui God of War poggia tutto il suo peso: questo capitolo della serie ha posto un'incredibile cura nei dettagli per riprodurre un mondo basato sulla mitologia norrena, credibile e veramente spettacolare da esplorare e vivere, che si tratti delle figure mitologiche in sé, dei numerosi nemici o della rappresentazione dei vari regni come Alfheim, Musphelheim e Niflheim. E, a raffinare l'intera esperienza, ci pensa un gameplay totalmente ridefinito sotto ogni aspetto possibile.

Nonostante a capo del level design ci sia nuovamente Jason McDonald, storico lead designer dell'intera saga di God of War, il lavoro eseguito da quest'ultimo per rinfrescare la serie verso una direzione totalmente diversa si è rivelato ben più che superiore alle aspettative, reinventando l'intera struttura di gioco da hack 'n slash lineare in una sorta di open world chiaramente ispirato a Bloodborne (e ai vari titoli di Fumito Ueda), con un combat system diverso quanto familiare ai veterani della serie. Se nei vecchi episodi di Kratos ci ritrovavamo a proseguire in un sentiero continuo, interrotto solo da occasionali enigmi e bivi verso tesori, in questo God of War il ritmo della trama stessa verrà scandito solo ed esclusivamente dalle nostre decisioni: partendo dall'hub centrale di gioco potremo accedere, tramite l'utilizzo della barca, in tanti luoghi diversi sparsi per tutta Midgard che, grazie ad un semplice quanto ingegnoso escamotage, riveleranno nuovi sentieri, tesori ed enigmi man mano che si proseguirà nella storia o, in alternativa, ci si potrà dedicare ad esplorare gli altri regni della mitologia norrena in cerca di altri scrigni, sfide ed equipaggiamenti migliori.
 
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Riguardo a quest'ultimo fattore God of War, infatti, non tenta un approccio diverso dai titoli rilasciati negli ultimi anni, adottando anch'esso un sistema di crescita fortemente basato sul sistema GDR, premiando fortemente i giocatori che si dedicheranno alle quest secondarie e all'esplorazione in generale con soldi, materiali e quant'altro, permettendo la forgiatura e il potenziamento di armi, armature, incantesimi, rune e via dicendo per rendersi sensibilmente più facile il proseguimento del gioco. Ciò non vuol dire che dovremo trascorrere ore su ore ad ammazzare orde di nemici per salire di livello poiché quest'ultimo verrà decretato semplicemente dall'insieme della potenza dell'equipaggiamento indossato, relegando i ben noti punti esperienza all'incremento di energia degli attacchi speciali e a sbloccare nuove tecniche di combattimento, che siano nostre o di Atreus.

Nel momento in cui verremo trascinati in battaglia, volenti o nolenti, il caro figlioletto di Kratos non sarà un semplice NPC intento a scagliare una freccia occasionale per aiutare il padre in difficoltà ma si rivelerà essere una vera e propria estensione del Fantasma di Sparta. Tramite il semplice utilizzo del tasto Quadrato saremo noi a decidere quando Atreus dovrà tempestare i nemici di frecce o evocare uno spirito animale per darci un supporto maggiore, che sia per aumentare l'apporto offensivo durante lo scontro o per avere una copertura nei momenti più critici, magari mentre si è intenti a recuperare risorse vitali o altro sul campo di battaglia. In tutti gli altri casi, sarà l'ottimo giudizio del ragazzo a collaborare attivamente nelle nostro combo, magari saltandoci sulla schiena ed attaccando il nemico con una raffica di frecce per proseguire una sequenza di mosse o facendo inciampare un avversario perennemente in guardia o, ancora, bloccandolo col suo stesso arco per darci la possibilità di sfasciare la testa del mostro di turno con la nostra fida ascia.
 
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Quest'ultima arma è l'ennesima novità che God of War porta con sé, gettando le iconiche Lame del Caos di Kratos in favore di uno strumento offensivo decisamente più consono al luogo in cui si svolgono le vicende. E se un tale cambiamento potrebbe far storcere il naso agli amanti della serie a primo impatto, già dal combattimento iniziale vi ritroverete letteralmente ad amare la Leviatano (nome dell'ascia): in battaglia potremo usarla infatti per i consueti attacchi leggeri e pesanti, sbizzarrendoci in combo di ogni tipo ma, soprattutto, potremo lanciarla sia per stordire i nemici che per congelarli e riprenderla al volo in ogni momento, in maniera molto simile a Thor col suo fido Mjolnir, con la semplice pressione di un tasto. Qualora lanciassimo l'ascia, comunque, non rimarremo inermi ad aspettare il suo ritorno ma potremo anche combattere a pugni e calci senza problemi, facendo, ovviamente, meno danni ma dandoci la possibilità di stordire più facilmente i nemici per poi, al riempimento dell'apposita barra, finirli con una mossa estremamente brutale, esattamente come farebbe il buon vecchio Kratos di sempre. Gli stessi boss e miniboss che incontreremo potranno essere sconfitti in questo modo, sfruttando le diverse aperture nelle loro difese per poi sferrare micidiali attacchi e “brutality” che farebbero impallidire l'intero cast di Mortal Kombat.
 
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In tutto ciò, non è solo la storia ad essere avvincente ed interessante con tutta la sua minuziosità alla mitologia norrena ma anche l'estrema cura riposta nell'intero comparto tecnico del titolo a lasciare, letteralmente, a bocca aperta: se pensavate che titoli del calibro di Uncharted 4 e Horizon: Zero Dawn avessero già fatto del loro meglio per spremere PlayStation 4 in quanto a grafica e a dettagli di ogni tipo, God of War si spinge quasi oltre, con transazioni cinematiche praticamente identiche alle sezioni di gameplay standard e un frame rate incrollabile anche negli scontri più concitati tra mosse speciali, effetti di ogni tipo e numerosi nemici. A confezionare l'intero pacchetto con una soundtrack di tutto rispetto ci ha pensato Bear McCreary, autore delle soundtrack di Battlestar Galactica e The Walking Dead, capace di accompagnare i diversi momenti di gioco e le scene più importanti con tracce audio perfettamente in linea con le tematiche del titolo, senza risultare invasivo o fuori luogo nei vari momenti.
 
 
Il team di SIE Santa Monica, diretto da Cory Barlog, ha corso tutti i rischi possibili del caso, prendendo una serie conosciuta, amata ed affermata, “distruggendola” e ricostruendola con fondamenta migliori, rinfrescandola e modernizzandola senza perdere lo spirito di God of War per lanciarla in un nuovo universo ma senza dimenticare tutti i capitoli che hanno reso questo franchise uno dei più celebri al mondo. Se dovessimo trovare un solo ed effettivo difetto nel gioco sarebbe proprio la forte diversità del nuovo God of War rispetto al passato, magari non apprezzata dagli appassionati hardcore delle vicende di Kratos. Ma, tralasciando quest'aspetto, è sicuramente uno dei titoli da avere assolutamente nel caso si possieda una PlayStation 4.

Testato su PlayStation 4 standard.

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