Glitter Hearts - Recensione del gioco di ruolo

Il gioco di ruolo dei majokko.

di Revil-Rosa

Nel tempo abbiamo visto tanti giochi da tavolo diversi tra generi che si evolvono, si mischiano e si riscoprono, dal recente Attack on Titan: The Last Stand con il suo gameplay asimettrico cooperativo-competitivo che riproduce i drammatici scontri tra uomini e giganti all’irriverente Spicy con le sue mischie tutti contro tutti a colpi di bluff, fortuna e tanta faccia tosta. Nel mare di giochi da tavolo dalle regole più variegate, vi è poi un genere a parte che ne condivide l’anima seppur con uno stile radicalmente diverso: il mondo dei giochi di ruolo. Come per i classici board game, anche i giochi di ruolo sono molti e dalle regole ed impostazioni più disparate, anche loro presentano un’infinità di ambientazioni uniche con regole che spaziano dal fin troppo semplice al contorto, ma ciò che più contraddistingue questo genere di prodotti è che lo scorrere del gioco è fortemente influenzato dai giocatori al tavolo.
 
Glitter Hearts recensione

Senza arrivare a scomodare il famosissimo Dungeons & Dragons, padre ispiratore di moltissimi videogiochi, un assaggio dei gioco di ruolo cartacei è stato presentato su queste pagine con il peculiare Biblioversum di Studio Supernova, ma il gdr preso in esame oggi è un’esperienza ancora diversa, in un certo senso leggermente più impostata ma comunque estremamente libera e adattabile. Come molti di voi già sapranno, i giochi di ruolo cartacei offrono principalmente un set di regole per affrontare un’avventura definita dal master, avventura che i giocatori plasmano in prima persona vestendo i panni dei propri personaggi creati ad hoc da loro seguendo quanto offerto dal sistema. Cosa ha quindi da offrire Glitter Hearts? Scopriamolo insieme.

Sfodera carta e penna, da oggi l'eroe dei majokko sei tu!

Benvenuti nel 2021, anno che ha visto nella popolazione mondiale l’apice di una riscoperta sensibilità verso, tra le tante, le sempre più variegate minoranze unite sotto lo stendardo dell’LGBTQ+. Lesbiche, gay, bisex, trans, queer e chi più ne ha più ne metta sono stati omaggiati da tante realtà diverse come Star Comics e arrivando persino a mutare le regole del noto programma televisivo X-Factor che in questa sua quindicesima edizione ha abbandonato categorie ed etichette in favore di un inclusivo “come as you are”. Glitter Hearts, come tutti i giochi di ruolo, offre ambientazioni consigliate e un set di regole originali per divertirsi in compagnia del proprio party ma invece che tenere toni epici, seri o irriverenti nel presenta tutto ciò che ha da offrire, gli autori hanno deciso di porre una grande attenzione verso LGBTQ+. Togliendo dal manuale questo aspetto, il titolo non cambia minimamente e lascia a tutti i giocatori la libertà di fare quello che vogliono, dunque perché presentare Glitter Hearts con questo taglio? L’ambientazione o le meccaniche saranno forse in qualche modo legate all’orientamento sessuale dei propri personaggi? La risposta è no, ma in un certo senso, più o meno, se proprio lo si vuole vedere, anche sì. La parola chiave su Glitter Hearts non è ‘orientamento sessuale’ bensì ‘consapevolezza si sè’.
 

Su Glitter Hearts i giocatori vestono i panni di eroi in incognito: tutti sono chiamati a creare il proprio alter ego definendo sia la sua identità quotidiana che quella da eroe così da prendere parte in una serie di avventure dal taglio simile a quello dei majokko. Date forma al vostro gruppo di amici, ognuno pronto a trasformarsi per sconfiggere le forze del male, e sventate i perfidi piani della mente malvagia che vuole riversare il proprio odio sul mondo: attenzione però, come nei classici Sailor Moon, Mew Mew o L’Incantevole Creamy, i ‘cattivi’ altro non sono che anime incomprese che hanno reagito con perfidia e cattiveria ad un evento traumatico o ad un’infanzia travagliata. Il focus di Glitter Hearts non è quindi sconfiggere mostri brutti e cattivi in epici combattimenti, come offerto in D&D o affini, bensì comprendere l’animo dell’avversario e cercare di capire perché abbia intrapreso un cammino fatto di solitudine e oscurità, così da riportarlo sulla retta via.

I giochi di ruolo si possono dividere in due macro categorie dall’accattivante nome anglofono: rule-driven, quelli con regole precise per ogni situazione al limite del gioco da tavolo classico, e narrative-driven, ovvero quelli dove le regole non sono che linee guida per un’esperienza di gruppo che, nella sua forma più estrema, può essere ricondotto ad una sessione di story telling. Glitter Hearts è a metà tra questi due mondi. Le regole sono semplici e coinvolgono un limitato numero di statistiche, azioni e tiri di dado perciò iniziare una partita non richiede particolare sforzo per i giocatori, i quali non avranno particolari difficoltà a muoversi nel mondo di gioco pensato dal master. D’altro canto nemmeno il master avrà particolari problemi a gestire le situazioni sicché le linee guida fornite dal manuale spiegano con sufficiente generalità cosa coinvolgere per risolvere eventuali conflitti, contese e situazioni. Visto il focus posto dal gioco sui dialoghi e il cambio di fazione o mentalità dei nemici, il master dovrà avere ben chiaro il perché e il percome dietro le azioni dei suoi personaggi e cercare quindi di strutturare l’avventura con coerenza e originalità, entrambi aspetti tutt’altro che scontati che renderanno la fase di “stesura della campagna” atipica per il giocatore di ruolo abituato ai sistemi rule-driven, generalmente più concentrato ad allestire scontri bilanciati, strategici ed epici. Oppure si può andare di rip-off e luoghi comuni e farsi delle grandi risate, come sempre in questo genere di titoli le atmosfere cambiano radicalmente a seconda del gruppo di amici al tavolo.
 
Glitter Hearts recensione

Parlare di azioni nei giochi di ruolo a chi è poco avvezzo al genere potrebbe essere forviante perché i giocatori sono sempre liberi di fare tutto ciò che vogliono nella sfera del logicamente possibile, ovvero ad esempio un normale essere umano, per quanto fisicamente prestante, non potrà scalare un grattacielo a mani nude, ma nulla vieta al gruppo di studiare un modo per riuscire nell’impresa, magari coinvolgendo la magia o qualche altro stratagemma. I personaggi di Glitter Hearts sono definiti da sei statistiche, l’identità di tutti i giorni, un archetipo di riferimento e una mystical connection. Le sei statistiche sono physical, hit points, mental, emotional, persona e mystical. Le prime tre sono abbastanza autoesplicative e comuni nei gdr, rappresentano rispettivamente la prestanza fisica, la vita e l’astuzia del proprio alter ego. La statistica emotional rappresenta la capacità del personaggio di trasmettere i propri sentimenti, persona rispecchia la consapevolezza di sé mentre mystical è l’affinità con la magia e il mondo magico in generale.

Nella creazione del personaggio i giocatori sono chiamati a scegliere la loro identità da persone normali tra le tantissime disponibili (il classico sportivo che vede tutto come una competizione, l’amicone, il megane che ne sa sempre una più degli altri ecc…) che vanno a definire le statistiche base, una delle quali da alzare di 1 a seconda della propria volontà. Si sceglie poi il proprio archetipo, ovvero la forma che si assume quando ci si trasforma: si può diventare delle sorta di idol, dei maghi, dei power ranger e chi più ne ha più ne metta! Glitter Hearts offre delle basi e delle abilità, ma lascia al giocatore la totale libertà di definire il proprio io magico come preferisce e il bello sarà, proprio come nei majokko, trovare un equilibrio tra le due identità dei protagonisti, nonché definire con cura l’aspetto che si assumerà nella forma magica. La mystical connection è la fonte del potere del personaggio, la sua risorsa magica che gli permette di accedere ai suoi poteri speciali, ovviamente tutti scatenabili solo quando si ha assunto la forma speciale.
 

La fonte può essere elementale o emotiva e a seconda di quale si sceglie si avranno bonus e poteri diversi. Se l’origine del vostro potere è il fuoco potreste evocare una spada fiammeggiante mentre se ciò che vi da forza è l’Amore potrete sempre guarire alcune ferite di chi vi sta intorno abbracciandolo. Altro aspetto fondamentale nella creazione dei personaggi è la definizione delle relazioni all’interno del gruppo: la simil-Bloom di giocatore A in che rapporti è con la simil-Card Captore Sakura di giocatore B? Sono migliori amiche? Sono rivali giurati fin dai tempi delle elementari? Erano amanti reduci da una brutta litigata e ora sono costrette a collaborare per salvare un caro amico rimasto vittima di un misterioso incidente? Tutto questo avrà un ruolo importante nello svolgimento della storia e le relazioni tra personaggi andranno aggiornate ad ogni fine sessione.

Come già detto, il sistema di gioco è piuttosto semplice e la riuscita o meno delle varie tipologie di azioni eseguite dai personaggi vengono risolte con un tiro di due dadi da 6 a cui si aggiunge il valore della statistica coinvolta. Se il risultato raggiunge o supera il grado di difficoltà definito dal master, l’azione viene eseguita con successo, se si avvicina di 2-3 punti il successo sarà parziale o potrebbe portare con sé alcune conseguenze spiacevoli mentre se si è sotto l’azione fallisce e, ovviamente, ciò avrà delle conseguenze decide dal master. Meglio non fallire il tiro di forza quando si cerca di tirare su un proprio compagno che sta cadendo nel cratere aperto dal nemico turno.
 
Glitter Hearts recensione

Oltre a questa semplice base vi sono poi una serie di azioni particolari che richiedono delle regole adeguate, ad esempio è (quasi) sempre possibile aiutare i propri compagni nell’eseguire un’azione e questo conferisce un bonus alla sua riuscita nonché un risultato diverso nel contesto generale. Un cattivo, magari divenuto tale perché tradito dai suoi precedenti compagni, potrebbe rimanere commosso nel vedere che due acerrimi rivali collaborano per superare le difficoltà. L’attenzione posta a tutti questi dettagli, fin troppo spesso snobbati nelle sessioni di gioco di ruolo, donano alle avventure di Glitter Hearts un certo fascino che trascende la passione per il genere dei majokko o, più in generale, dei super eroi mascherati tuttavia trovare un gruppo che sappia apprezzare questo genere di passaggi non è scontato e l’attenzione che il master deve riservare nel creare situazioni credibili rende la fase di preparazione più pesante del solito dungeon pieno di mostri.

GIUDIZIO FINALE

In mezzo alla valanga di giochi di ruolo disponibili, Glitter Hearts è senza dubbio una ventata di aria fresca. Le colonne portanti del sistema sono molto diverse da ciò a cui i giocatori di questo genere di titoli sono abituati, difatti il role play inteso come vera e propria interpretazione del proprio alter ego è fondamentale per la buona riuscita dell’avventura, per lo meno se la si vuole sperimentare nel modo in cui gli autori l’hanno effettivamente pensata.
Il sistema di gioco è sufficientemente solido da poter essere usato su avventure dal taglio più tradizionale, ovvero senza fare eccessiva leva sulla sfera delle emozioni e sui discorsi toccanti, e con tale approccio rimane comunque presente la vena unica di Glitter Hearts che, seppur non permetterà ai giocatori di creare complesse combo di abilità, lascia grande libertà nella gestione di scontri e situazioni spinose grazie all’ausilio di poteri calzanti con lo stereotipo a cui ci si rifà. Da notare inoltre che non si hanno molti giochi di ruolo dove si viene chiamati a gestire una doppia vita e dover trovare il giusto momento per trasformarsi senza svelare il proprio segreto a tutti è già di per sé un divertente problema da risolvere ed è solo una delle tante situazioni interessanti che verranno affrontate durante le sessioni con Glitter Hearts!


Versione originale della notizia