Mobile Suit Gundam: Battle Operation Code Fairy - Recensione

Bandai Namco ci riporta nella Guerra di un Anno con le "Fate di Zeon"

di TWINKLE

Universal Century 0079, ad otto mesi dal suo inizio, il conflitto tra il Principato di Zeon e la Federazione Terrestre entra nella sua seconda fase, che vede come palcoscenico decisivo la Terra occupata dall’esercito invasore, che ha conquistato parte dell’Asia e del Nord America con sede in California, e la Federazione, che invece ha la sua roccaforte nel Quartier Generale sotterraneo di Jaburo, in Sud America. Proprio da qui però inizia la controffensiva federale con la produzione in serie di nuovi Mobile Suit in grado di fronteggiare gli Zaku, basati sui prototipi del Progetto V con a capo l’ingegnere Tem Rey, su tutti il temibile RX-78, che ben presto diverrà famoso tra le file nemiche con l’appellativo di “Diavolo Bianco”; la Earth Federation Force avanza quindi nel fondamentale fronte nordamericano, con l’obiettivo di riconquistare la California, mentre Zeon inizia a perdere importanti avamposti.

Per far fronte a questa avanzata, la responsabile delle forze di assalto di Zeon Kycilia Zabi fonda una nuova unità segreta localizzata in Nord America e sotto il suo diretto comando, con a capo Killy Garret, definita “l’Arpia”, e composta da sole reclute donne. Queste sono la vivace Alma Stirner, che mostrerà fin da subito le sue qualità alla guida di uno Zaku ad alta mobilità per lo scontro ravvicinato, l’aspirante ingegnere Mia Brinkman, che darà invece supporto a bordo di uno Zaku Half Cannon, e Helena Hegel, specializzata nel fuoco dalla distanza con il suo Zaku II Sniper. Tra addestramenti e qualche momento di svago, l’unità, denominata Noisy Fairy Squadron, saprà distinguersi in alcune battaglie grazie al suo gioco di squadra, ma nell’autunno dell’UC 0079 la guerra sembra ormai essere entrata nella sua fase decisiva..
 

La Guerra di Un Anno, ancora lei, i dodici mesi più narrati e spolpati della storia dell’animazione giapponese, ma evidentemente non per Bandai Namco, Gundam è come il maiale e non si butta via mai niente, anzi si aggiunge carne ad un barbecue sempre acceso, in questo caso un’unità di Zeon spuntata dal nulla di cui non si hanno cronache di guerra, segreta che più segreta non si può, e composta di sole donzelle. Del resto la base ludica era già pronta, quel Mobile Suit Gundam Battle Operation 2 (PS4, PC) uscito qualche anno fa come free to play per il solo confronto online, perché dunque non usarla per imbastire un nuova produzione questa volta votata al single player? Questa si compone da quindici episodi pubblicati in tre pacchetti da venti euro cadauno o in alternativa a cinquanta per l’offerta completa. B.B. Studio, un tempo conosciuto con il nome di BEC Co. (artefice tra le altre cose dei vari Digimon World e dell’interessante quanto dimenticato MS Saga: A New Dawn per PS2) è lo studio interno a Bandai Namco specializzato per i giochi di Gundam nonché di Super Robot Wars, quindi diciamo che sanno come far muovere un Mobile Suit su schermo; per Battle Operation hanno optato per un approccio alle battaglie più “realistico”, quasi di trincea, rispetto ad altri Gundam come ad esempio quelli di stampo arcade della serie Extreme VS.
 

Per chi non ha mai posato le mani su Battle Operation 2, trattasi di un action-arena che ci mette ai comandi di un Mobile Suit affiancato solitamente da altri compagni, mettendo così in scena delle battaglie a squadre 3 contro 3 o 6 contro 6. I modelli si suddividono in tre tipologie (general, raid e support) ognuno con i suoi punti di forza e debolezze, tuttavia la modalità principale di Mobile Suit Gundam: Battle Operation Code Fairy (PS4, PS5) prevede il solo utilizzo del personaggio di Alma, salvo qualche missione nella parte centrale (6-10), e di conseguenza del suo High Mobility Zaku Ground Type AS, che monta due armi principali (bazooka e spada) e tre secondarie (mitragliatrici e fucili annessi). Completando le missioni, che includono al loro interno obiettivi secondari (come prendere un determinato voto o non incassare danni oltre un certo limite) si acquisisce esperienza e si sbloccano potenziamenti, piccoli upgrade che in realtà non facilitano più di tanto un gioco che richiede sempre una certa attenzione; è bene infatti non sopravvalutare le prestazioni del proprio Zaku, il quale evidenzia i suoi limiti sia nelle tempistiche di ricarica delle armi (specie del bazooka), sia nella sua resistenza. Una spadata a vuoto può costare caro nel mezzo di uno scontro ravvicinato, dato che il nostro mezzo impiega qualche secondo per riassettare il suo equilibrio, ma lo stesso ovviamente vale per i nemici, per cui la strategia di destabilizzare il Mobile Suit avversario con il bazooka per poi assestargli un bel colpo con la spada risulta quella più efficace nella maggior parte delle situazioni.
Una certa sensazione di stare alla guida di pachidermi che in una reale battaglia verrebbero giù come pere cotte al primo colpo di mortaio viene fortunatamente meno nella seconda parte della storia, quando il Principato degnerà la squadra di un ammodernamento dei suoi Mobile Suit, nello specifico un Dom Gnomides per Mia, un Efreet per Helena e soprattutto un agile Titania per Alma, con cui già ti senti meno Ramba Ral e un po’ più Char Aznable. Per questo come livello di difficoltà Code Fairy è un po' informe, risulta ostico all'inizio ma abbastanza semplice verso la fine. Alcuni episodi extra nonché le Simulazioni, che si aggiungono con il proseguire della storia principale, permettono l’utilizzo degli altri Mobile Suit, inclusi quelli della Federazione, il salvataggio è inoltre trasferibile in Battle Operation 2 e viceversa garantendo ulteriori contenuti di contorno alla storia principale.
 

Sfruttando quindi un contesto noto e un gameplay consolidato, gli eventi di Mobile Suit Gundam: Battle Operation Code Fairy si inseriscono in quel filone di storie secondarie, destinate a rimanere sullo sfondo, inaugurato con La Guerra in Tasca (1989) e portato avanti anche da diversi videogiochi quali la serie strategica Giren no Yabou (1998), Gundam Side Story 0079: Rise From the Ashes (1999) e Mobile Suit Gundam: Zeonic Front (2001); quest’ultimo in particolare, pubblicato vent’anni fa per PlayStation 2, ci metteva nei panni di un’unità di Zeon, la Midnight Fenrir Corp, creata da Kycilia Zabi per far fronte all’avanzata della Federazione Terrestre in Nord America, con personaggi carismatici e vicende del tutto inedite. Code Fairy ne sembra in tutto una versione al femminile, ricollegandosi a dinamiche convenzionali dell’animazione di genere che si traduce in un trio di protagoniste abbastanza stereotipato (l’impulsiva da shonen, la megane impacciata, la mascolina), cionondimeno la storia avanza con un incedere semplice e lineare che curiosamente funziona, imbastendo un interessante scambio di ruoli tramite un lavoro di sottrazione (pochi interpreti, battaglie importanti come Odessa lasciate sullo sfondo), per diramarsi con perizia verso l’ineluttabilità di un finale già scritto, poiché Zeon è destinato a perdere e noi sia in veste di spettatori che di piloti di tale schieramento lo sappiamo fin dalle prime battute.
 

Ne è uscito uno strano connubio di una storia di guerra pervasa da soffusa commedia slice of life, con le ragazze che in pieno conflitto trovano il tempo di celebrare Halloween e Natale (tradizioni giunte fino alla remota Side 3, a quanto pare), poiché il modus operandi di Killy Garret, affiancata da una Bright al femminile (Barbara), sembra essere quello di garantire il benessere dei suoi sottoposti, sentimento che man mano si tramuta in una missione di protezione con l’aggravarsi della situazione bellica sul fronte Zeon, sfociando in una ritirata che si traduce in sollievo. Così B.B. Studio, impegnato a coniugare coerenza narrativa di un universo ampiamente esplorato con intenti di novità, trova qui molteplici elementi di interesse nel trattare Gundam, perfezionandone la formula ma restando comunque sempre fedele a sé stessa, rendendo così il pubblico partecipe di un’esperienza che, pur procedendo in punta di piedi, sa intrattenere grazie anche ad una buona confezione composta di un corposo minutaggio animato Sunrise con tanto di opening, ending e anticipazioni degli episodi.
 
 
Battle Operation mette da parte le sfide online, si veste di animazione seriale e diviene Code Fairy, piacevole digressione al femminile dell’immaginario gundamico che certamente non ambisce a videogioco dell’anno ma che sa mettere a fuoco con esperienza i punti essenziali delle battaglie tra Fanti Mobili. Pur non essendo particolarmente ricco di avvenimenti o colpi di scena, Code Fairy non dimentica di avere un occhio di riguardo per lo sviluppo dei personaggi, già protagonisti di un manga su Gundam Ace, con Alma in testa (ovviamente Newtype) che scaturisce, in tal senso, nel confronto/scontro con Lilith Aidan, soldatessa federale accecata dalla sete di vendetta, focalizzandosi sul loro duplice e connesso percorso di autodeterminazione e rimescolando così le carte anche per quanto riguarda il discorso da sempre centrale in molte opere di Tomino, ossia la guerra come tragico effetto dell’ incomunicabilità tra gli individui.


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