Capcom Fighting Collection - Recensione

Dieci classici da sala in una delle migliori raccolte sul mercato

di TWINKLE

Le raccolte dei classici sono diventate una parte imprtante delle strategie di compagnie come Capcom, Namco e Sega, storicamente legate al mercato dei coin-op, fin dai tempi della generazione 32-bit, quando lo spazio di archiviazione dei CD-ROM permise di inserire all’interno di un unico supporto un numero di giochi prima di allora quasi impossibile, con le sole cartucce, anche se all’epoca la qualità delle conversioni spesso faticava ad avvicinarsi ai corrispettivi in sala giochi, specie quando venivano affidate a studi esterni.
Oggi la situazione è decisamente diversa, la distribuzione digitale del software permette anche a singoli classici di essere immessi sul mercato per una manciata di euro, senza che questi vengano per forza relegati all’acquisto di un’altra trentina di giochi di cui magari per buona parte non si ha neanche tutto questo interesse; è l’approccio scelto ad esempio per la linea di Hamster Arcade Archivies, da SNK, ma anche dalla stessa casa di Street Fighter, che tramite l’applicazione Capcom Arcade Stadium, di cui a breve uscirà una seconda edizione, permette di acquistare i classici in bundle oppure singolarmente. Tuttavia il fascino delle Mega Collection non è mai tramontato, specie se sono a tema, e quindi più selettive; le due raccolte Street Fighter 30th Anniversary Collection e Capcom Beat ‘Em Up Bundle, del 2018, così come quelle dei Mega Man, sono state accolte positivamente, ed è seguendo questa linea che la compagnia ha deciso di proporre una nuova selezione di classici da sala giochi, intitolata Capcom Fighting Collection, che si prefigge lo scopo raggruppare l’intera serie di Darkstalkers, a lungo richiesta, a cui si aggiungono altri 5 reperti degli anni ‘90, per raggiungere così un totale di dieci classici.
 

La saga vampiresca si può quindi considerare la portata principale di questa collection, dato che occupa la metà della sua offerta, grazie alla quale, rispetto alla precedente Darkstalkers Resurrection del 2013, si ha a disposizione tutti i capitoli della serie, incluse le due revisioni Vampire Hunter 2 e Vampire Savior 2, disponibili precedentemente su console solo nella Vampire: Darkstalkers Collection (2005) per PS2, rimasta però all’epoca relegata in Giappone. Uscito nel 1994, l’originale Vampire: The Night Warriors fu il primo picchiaduro ad incontri, dopo Super Street Fighter II, ad essere realizzato tramite la gloriosa CPS-II, inaugurando un preciso percorso creativo e commerciale della casa di Osaka, con vista sulla cultura occidentale. I romanzi del XIX secolo in particolare, come Dracula e Frankenstein (rispettivamente i personaggi di Demitri e Victor), risultano fonti immediatamente riconoscibili, ma le ispirazioni dei designer spaziano anche nel cinema, su tutti il personaggio di Rikuo che rimanda a Il Mostro della Laguna Nera, classico horror della Universal, così come il nome (Ricou Browning era l’attore che interpretava la creatura). Morrigan fu divinità celtica, Sasquatch è un altro nome con cui veniva chiamato il Bigfoot, ma uno dei design più peculiari è quello di Lord Raptor, lo zombie metallaro che rimanda a Eddie, la mascotte presente sulle copertine degli Iron Maiden. Nonostante quindi un numero non certo esorbitante di personaggi (dieci), la rosa di lottatori di Darkstalkers si dimostra già in questo capitolo di debutto come uno dei più vari ed eterogenei visti fino ad allora, grazie ad un carisma generale che letteralmente buca lo schermo, alle splendide animazioni e perché no, una più marcata sensualità ben manifestata dalle sexy Morrigan e Felicia. Il sistema a 6 tasti tipico della Capcom viene trapiantato anche qui, ma Vampire non si limita e non vuole assolutamente essere uno Street Fighter II con i mostri; la parata aerea, la peculiarità delle mosse e la differente gestione della barra Super (che “si scarica” se non viene utilizzata entro un certo tempo) sono tutte caratteristiche che rendono Darkstalkers un picchiaduro dall’approccio molto più frenetico e offensivo, rispetto a Street Fighter.
 

Non passa neanche un anno dall’uscita di Vampire: The Night Warriors quando giunge nelle sale Vampire Hunters: Darkstalkers’ Revenge, più che un sequel, un upgrade del prototipo, che attua una lieve operazione di lifting sugli sprites e sui fondali, ricolorandoli, ma lasciando invariate ambientazioni e boss finale. I cambiamenti maggiori riguardano il gameplay, reso ancora più frenetico grazie ad alcune aggiunte come le “Hunter Combo”, ovvero il sistema di chain introdotto dalla saga dei Marvel vs., in cui il giocatore inizia una combo con il colpo più debole, per poi continuare con quelli più forti dello stesso tipo. Viene rivista anche la gestione della barra super, che non si esaurisce finché non viene effettivamente utilizzata, permettendoci di conservarla per il momento opportuno. Le altre novità riguardano l’atterramento: il “Pursuit Attack”, ovvero un attacco-inseguitore che permette di colpire un avversario atterrato semplicemente premendo un tasto. Per eludere tale tecnica è disponibile il recovery rolls, un rotolamento da effettuare nel momento in cui il personaggio tocca terra. Le new entry sono neanche a dirlo altri due eccellenti colpi di design. Hsien-Ko (Lei-Lei in originale) è una Jiangshi, nel folklore cinese una via di mezzo tra uno zombie e un vampiro (i quali non si nutrono di sangue, bensì di “chi”). Caratteristica di Hsien-Ko è il sigillo attaccato al cappello, in cui risiede lo spirito della sorella Shao Ling-Ling. Donovan invece è un Dhampir, ovvero metà umano e metà vampiro, che fa uso di una speciale spada chiamata Dhylec capace di canalizzare gli spiriti, e si porta sempre appresso una bambina di nome Anita, incapace di provare emozioni.
 

Vampire Savior: The Lord of Vampire è il terzo e conclusivo episodio principale della serie, nonché quello ancora oggi più giocato nel competitivo. La maggior novità di Vampire Savior è rappresentata dal fatto che la prima delle due barre della vita non torna a riempirsi al 100% dopo la vittoria del primo round, ogni danno inflitto all’avversario può essere quindi prezioso per una successiva rimonta. Viene introdotto anche il il Dark Force System, che consente ai giocatori di attivare abilità speciali uniche per ogni personaggio per un periodo di tempo limitato. Giunto all’epoca su PlayStation con il titolo Darkstalkers 3, Vampire Savior aggiunge quattro nuovi personaggi, B.B. Hood, Lilith, Q-Bee e Jedah Dohma, ma è anche il primo a rimuoverne qualcuno, Donovan e i due boss Huitzil e Pyron non trovano infatti posto nel roster. Forse anche per questo motivo Capcom farà uscire qualche mese dopo la versione alternativa Vampire Hunter 2, che ripropone lo stesso roster dell’originale Vampire Hunter, ma implementandolo con caratteristiche di Vampire Savior, oltre a fondali e colori differenti. Vampire Savior 2 è l’altra revisione uscita sempre nel 1997 e qui molti potrebbero effettivamente iniziare a confondersi; questa versione aggiunge Donvan, Huitzil e Pyron all’originale Vampire Savior, al che si potrebbe pensare che ne sia la versione definitiva.. e invece no, dato che di contro rimuove Jon Talbain, Rikuo e Sasquash! Non sono chiari i motivi per cui Capcom non riuscì proprio a far incontrare tutti i personaggi in un unico gioco, generando questo groviglio di versioni, per questo bisognerà attendere la conversione Dreamcast, intitolata Vampire Chronicle for Matching Service, pubblicata successivamente su PSP con il titolo Darkstalkers Chronicles: The Chaos Tower, non inclusa in questa collection.
 

Passando agli altri giochi presenti nella raccolta, Cyberbots: Fullmetal Madness è un divertente picchiaduro ad incontri con i mech, sequel di Armored Warriors, che però era a scorrimento (incluso in Capcom Beat ‘em up Bundle). Cyberbots: Fullmetal Madness ha un sistema a 4 tasti, invece dei 6 tipici di Capcom, 2 per gli attacchi ravvicinati, uno per il dash (avanti, indietro o anche in aria) e infine un tasto per l’attacco proiettile a disposizione. La modalità arcade è un vero e proprio story mode, con dialoghi presenti prima e dopo ogni match, e la storia che varia di conseguenza in base al personaggio scelto tra i sei disponibili, ma la particolarità di Cyberbots risiede nella scelta del mech, il quale non è necessariamente legato ad un pilota. Sarà infatti possibile selezionare uno fra 4 costruttori presenti, che a loro volta contengono 3 differenti modelli per un totale di 12 mech, in tal modo volendo si può decidere di cambiare il proprio mezzo da battaglia dopo una sconfitta, continuando però la storia del personaggio scelto, oppure finire la storia con tutti i personaggi utilizzando il proprio mech preferito. In questo gioco emerge l’arte di Kinu Nishimura, uno dei migliori character design di Capcom, il protagonista Jin Saotome diventerà presenza abituale in vari Marvel vs Capcom, e l’odiosa quanto irresistibile Devilotte de DeathSatan IX si farà conoscere in occidente tramite la sua comparsata in Super Puzzle Fighter II Turbo.

Hyper Street Fighter II si potrebbe a conti fatti definire la versione definitiva dello storico picchiaduro Capcom, con buona pace della successiva ma mai troppo amata HD Remix del 2008 e della superflua Ultra pubblicata per Nintendo Switch nel 2017. Realizzata nel 2003 per celebrare il 15° anniversario della serie e convertita anche per PS2 e Xbox, in questa edizione è possibile selezionare ognuna delle 5 versioni di ogni personaggio, dall’originale Street Fighter II del 1991 all’ultima versione Super Street Fighter II Turbo (o SSFII X), per un totale di oltre 60 varianti. Tra i dieci giochi inclusi nella raccolta, l’ennesimo SFII potrebbe apparire come un “riempitivo”, ma il recupero di questa speciale edizione, l’ultima realizzata per la CPS II, è comunque prezioso.
Lo è certamente Red Earth, anche conosciuto come Warzard, il primo videogioco Capcom sviluppato su CPS III nel 1996 e fino ad oggi mai portato su console; è uno dei più peculiari fighting game realizzati da Capcom, per la sua particolarità di unire l’azione di un gioco di combattimento con elementi da RPG come punti esperienza, magie che si imparano progredendo e resistenze elementali. La presenza di soli quattro personaggi viene bilanciata da una Quest Mode con dialoghi e finali unici per ogni eroe, chiamati a battere otto spettacolari boss manovrati dalla CPU. Un sistema di password permette di recuperare il proprio personaggio con le statistiche così come le abbiamo lasciate, in un certo senso Capcom, oltre ad anticipare alcune modalità simil-RPG che vedremo in particolare in SoulCalibur, con Red Earth riporta il genere alle sue origini, quando i primi Street FighterFatal Fury si focalizzavano principalmente sul gioco in singolo, nonostante sia comunque presenta una modalità Versus.
 

Super Puzzle Fighter II Turbo (1996) e Super Gem Fighter Mini Mix (Pocket Fighter, 1997), due giochi di genere differente ma accomunati dal medesimo stile grafico super-deformed, chiudono degnamente la lista della Capcom Fighting Collection. Il primo è un rompicapo uno contro uno simile a Puyo Puyo, ma a differenza del puzzle di Compile e Sega, in Puzzle Fighter solo alcune gemme detonatrici possono far esplodere i blocchi dello stesso colore con i quali, unitamente ai blocchi con conto alla rovescia, pianificare devastanti catene. Pocket Fighter potrebbe essere considerato come una versione miniaturizzata di Street Fighter e Darkstalkers, come quelle che realizzava SNK per il NeoGeo Pocket, ma si avrebbe ragione solo in parte, data la meccanica unica delle gemme e dei loro molteplici utilizzi, anche se ciò che stupisce di questo gioco è la cura riposta nelle animazioni, in particolare delle spassose mosse speciali, di cui possiamo ammirare i bozzetti nella Galleria, che rendono Pocket Fighter un tripudio di buonumore e imprevedibilità.
 

La Capcom Fighting Collection non fa mancare nulla all’appassionato sul fronte delle funzionalità, tra filtri di vario tipo, salvataggio istantaneo, selezionatore di difficoltà, possibilità di giocare in training in ogni gioco nonché di scelta tra la versione giapponese e quella occidentale (eccetto ovviamente per Vampire Hunter 2 e Vampire Savior 2, mai ufficialmente usciti dal Giappone). Il gioco online, che si avvale del sistema Rollback per diminuire la latenza, si è dimostrato solido in ogni partita, Vampire Savior è quello largamente più gettonato anche se è capitato di trovare partite anche agli altri, configurando il matchmaking sui giochi desiderati si può decidere di attendere l’avversario oppure lasciare la ricerca in background, mentre si fa altro. L’ormai immancabile sezione Museo, ricca di illustrazioni, arcade flyer, concept art e player musicale completano l’offerta di una raccolta che si manifesta come prezioso retaggio di un’epoca di estro e creatività.
 
 
Capcom Fighting Collection è senza dubbio la miglior raccolta recente creata da Capcom, tecnicamente superiore alla Street Fighter 30Th Anniversary Collection grazie all’ottimo online, sposandosi perfettamente con la Capcom Beat ‘em up Bundle per avere a disposizione alcuni dei migliori dispensatori di botte di sempre. Se non bastasse la presenza dell’intera serie di Darkstalkers come incentivo, l’inedito Red Earth e i divertenti Super Street Fighter II Turbo e Pocket Fighter aumentano ulteriormente il valore di una Collection realizzata con criterio e la giusta cura, nella speranza che sia da ispirazione anche per eventuali recuperi futuri, con il pensiero che va alla successiva era NAOMI, da Capcom vs SNK in giù.


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