Resident Evil 4 Remake - Recensione

Il remake di uno dei capitoli più iconici dell'horror Capcom è finalmente arrivato

di DannyK

Resident Evil 4 fu quello che possiamo definire un "punto di rottura" per antonomasia. Shinji Mikami nel 2005 decise che era arrivato il momento di stravolgere la formula che dal 1996 fece la fortuna della serie survival horror targata Capcom, rimescolando le carte in tavola, dandogli un'azione più frenetica, nemici più mobili ed intelligenti, personaggi fisicamente più performanti e si, anche lei, la telecamera dietro le spalle. Il remake di questo capitolo è stato concettualmente facile, perché la maggior parte delle meccaniche di gioco non avevano bisogno di un grandissimo lavoro di svecchiamento, ma anche per questo tecnicamente difficile, in quanto bisognava andare a limare chirurgicamente solo quei pochi punti critici, quelli che separano un buon gioco da un capolavoro.

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Partiamo subito con il dire che, come era stato per Resident Evil 2 Remake (non con il 3 soprattutto per questioni di tagli eccessivi, dovuti probabilmente alla fretta in un periodo complicato), l'esperimento è perfettamente riuscito, al punto che questo gioco è una goduria anche per chi ha spolpato il titolo originale di recente, riuscendo a migliorare, limare e correggere tutto ciò che serviva, senza snaturarsi e senza perdere lo smalto che lo aveva caratterizzato all'epoca. Non entreremo nel dettaglio di quello che è stato cambiato a livello di trama, ma sappiate che le minime variazioni ed aggiustamenti fatti contribuiscono soltanto a dare più credibilità alle vicende narrate, a legarle meglio con quanto accaduto a Raccoon City e, soprattutto, a tratteggiare in maniera migliore e sensibilmente più verosimile tutti i personaggi del gioco, inclusi i bad guys.

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Leon ad esempio, ha dismesso gli abiti da action movie star degli anni '90 e, pur mantenendo qualche battuta sibillina che stempera la tensione ("where's everyone going... bingo?" dopo il suono del campanile che termina l'assalto iniziale nel villaggio) è oggi un personaggio molto più sfaccettato e maturo, segnato dagli orrori che ha dovuto passare nel suo primo giorno di lavoro al RCPD e formato da un duro addestramento. Ashley beneficia di un upgrade di scrittura che la rende multidimensionale e non solo una banale e fiabesca principessa da salvare, con una rivoluzione che si riflette anche nella sua gestione nelle fasi in cui si viaggia in due. Niente più cassonetti in cui ripararsi, ma un comando per stare vicino ed uno per tenersi a distanza, cercando di non intralciare Leon, ma contemporaneamente neanche troppo per non essere raggiunta in caso di tentativo di rapimento. Ben realizzata anche l'idea di far interagire con dialoghi vari i due fuggiaschi, in modo da approfondire ulteriormente il loro rapporto e la loro personalità. In generale il ragionamento vale per chiunque, come si accennava prima persino gli antagonisti hanno adesso, pur nella loro sconsiderata follia tipica del brand, un ruolo meno macchiettistico e più presente all'interno della narrazione. La setta degli Illuminados ora è più chiaramente il frutto della plagas che ha infestato le loro capacità cognitive e fisiche, spingendo un villaggio e le sue vicinanze ad addentrarsi nei meandri dell'occulto, nella sua accezione peggiore.

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Il gameplay base funzionava allora e funziona adesso, però qualcosa andava svecchiato e tutto ciò che è stato sistemato concorre perfettamente a rendere il gioco equilibrato e teso al tempo stesso, ma andiamo con ordine. Il maggior beneficiario di queste migliorie è senza dubbio il coltello, lo strumento che più di tutti vi tirerà fuori dai guai, ma che andrà opportunamente gestito per evitare di romperne la lama troppo in fretta (e doverla riparare dal celebre mercante). Grazie ad esso potremo soprattutto parare i colpi nemici, premendo l'apposito comando al momento giusto: la finestra della parata è piuttosto comoda, mentre lo è molto meno quella del parry che vi permetterà invece di stordire completamente un ganado e lasciarlo vulnerabile ad un calcio al volto, che sbalzerà indietro anche gli altri nemici attorno. Giocando alla difficoltà esperto (l'unica da prendere in considerazione se si conosce già il titolo) è in assoluto la meccanica che abbiamo utilizzato maggiormente negli scontri aperti, per risparmiare proiettili. L'altro benefit è garantito dalle uccisioni stealth, che possiamo guadagnarci seguendo i pattern dei nemici ed andando accovacciati alle loro spalle. Anche in questo caso liberare il campo da due o tre di loro prima di dover necessariamente andare allo scoperto, permetterà di tenersi cariche le preziose bocche da fuoco. Sul campo si troveranno anche diversi coltelli da cucina, non riparabili, ma la cui durata sarà decisamente ridotta, soprattutto se usati per liberarsi dalle prese. Tra le variazioni troviamo anche che adesso Leon è in grado di fare piccoli passi mantenendo l'arma puntata (a scapito di una minore precisione del mirino) e la cosa è quantomai utile se si tratta di schivare asce e coltelli lanciati da distanza, o qualche colpo in mischia più telefonato.

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Come accennavamo, l'utilità del coltello si palesa soprattutto nella gestione dei proiettili che va fatta molto oculatamente, proprio perché per bilanciare l'uso dell'arma bianca i nostri avversari sono stati resi più aggressivi e coriacei: spesso e volentieri infatti un solo colpo alla testa non basta neanche per stordirli. Il gioco è strutturato in modo da farci trovare le risorse di cui abbiamo più bisogno (sebbene i barili ed i nemici lascino molto più spesso la valuta del gioco, le pesetas) ed ha inoltre integrato la possibilità di combinare la polvere da sparo con altre risorse per fabbricare varie munizioni. Nostante questo, durante tutta l'avventura - e specialmente negli scontri contro i boss - si avrà difficilmente la sensazione di poter sparare senza preoccuparsi di sprecare proiettili; insomma, nonostante resti un gioco votato all'azione, l'aspetto survival è stato reso più evidente e marcato, soprattutto alla difficoltà esperto. Nel corso dell'esplorazione, resa molto più profonda dell'originale senza minimamente snaturare i livelli, ci si imbatterà nei consueti tesori da rivendere, che all'occorrenza presentano dei fori nei quali incastonare le varie pietre preziose, per una rivalutazione dei preziosi secondo diversi moltiplicatori. Torna anche il tiro al bersaglio, utile per sbloccare ulteriori migliorie e bonus. Abbiamo già menzionato il misterioso mercante presente in tanti punti della mappa, che con il suo inarrivabile charme da venditore ci rifilerà armi ed upgrade indispensabili per il proseguire della nostra avventura, ma soprattutto acquisterà tutto ciò che vorremo vendergli e consegnerà i premi delle sfide sparse per la mappa. Un ultimo taglio da menzionare è quello dei Quick Time Events dei quali nel 2005 si era decisamente abusato ed oramai decisamente non più al passo con i tempi, in favore di un ripensamento di alcune bossfight in modo da renderle più moderne e coinvolgenti.

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Come i personaggi ed il gameplay, anche la narrazione e la storia hanno subito dei ritocchi di cui non faremo spoiler, per rendere il racconto più coerente e nonostante non manchino situazioni iperboliche, sono comunque molto più verosimili e credibili nel loro palesarsi. Riguardo ai tagli, grosso spauracchio dopo il remake precedente, possiamo affermare che il gioco è rimasto intatto in ogni aspetto ed anzi è stato ampliato (la durata effettiva della campagna è praticamente raddoppiata, arrivando fino a circa 15 ore), mentre è stato rimosso un unico boss che in effetti era decisamente superfluo e poco significativo. In generale è stata data un'impronta diversa anche al "clima" che si vive, a partire da una palette di colori più scura che si lega ad un'atmosfera generale complessivamente più ansiogena e matura, più allineata alle atmosfere di Raccoon City. Facciamo presente che in questa versione del gioco non è presente la sezione Separate Ways dedicada ad Ada Wong e che probabilmente verrà integrata tramite DLC. Per quanto riguarda la modalità mercenari, arriverà il 7 aprile come aggiornamento gratuito.

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Dal punto di vista tecnico il RE Engine fa il suo dovere fino in fondo, restituendo il consueto realismo nei volti e nelle espressioni ed un livello di dettaglio generale veramente alto. Anche giocando in modalità prestazioni, nella nostra prova su Xbox Series X il titolo non ha perso colpi, a patto logicamente di accettare qualche caricamento visibile in lontananza. Inoltre è possibile modificare alcuni render come i capelli, oppure attivare il ray tracing per godere di un livello di definizione diverso. Davvero molto buono il comparto audio, immersivo e curato, al punto da poter distintamente avvertire i rantoli e le linee di dialogo dei nemici, Leon ed Ashley avere il fiatone dopo aver corso o il rumore delle lanterne rompibili dentro cui sono nascosti i tesori, il tutto in maniera spaziale se dotati di buone cuffie o di un surround 5.1. Il gioco è inoltre interamente doppiato in italiano, con risultati molto validi.

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Conclusioni
Resident Evil 4 Remake rappresenta il modo perfetto di rifare un gioco ed in particolare questo, che nel 2005 ha fatto da caposaldo trascinando il genere survival horror in una nuova epoca. In questa nuova versione troviamo limati praticamente tutti i difetti che avrebbero fatto avvertire il peso degli anni, come i QTE o una scrittura un po' troppo scanzonata, che lasciano il posto ad una narrazione più matura, una miglior caratterizzazione a 360° di Leon, Ashley e di tutti i comprimari - Illuminados inclusi - ed un gameplay decisamente più moderno, grazie soprattutto al nuovo uso del coltello nel combattimento a distanza ravvicinata. Capcom ha fatto davvero centro, regalandoci un more of the same che migliora tutto senza cambiare davvero nulla, ampliandolo, rendendolo più credibile, più survival senza sacrificare l'action e davvero estremamente coinvolgente da giocare.


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