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Non si può parlare di "Mawaru Penguindrum" senza parlare del suo autore, sceneggiatore e regista, Kunihiko Ikuhara. Un regista talentuoso e peculiare che ha seguito ogni parte dello sviluppo di quest'anime, dal soggetto agli storyboard, e ciò fa di "Mawaru Penguindrum" l'opera che più lo rappresenta. La storia di questa strana famiglia composta da due fratelli, una sorella e tre pinguini si interseca con avvenimenti sovrannaturali e con la reale cronaca nera giapponese. Il cavallo di battaglia di Ikuhara è il suo peculiare stile di regia elegante, simbolica e ricorsiva nei dettagli e nei dialoghi. Anche per quanto riguarda le animazioni, "Mawaru Penguindrum" è un piacere per gli occhi dal primo episodio fino all'ultimo. Il tema centrale dell'anime è il destino, a cui si aggiungono molti altri layer sovrapposti carichi di simbolismi, sotto-trame e "consigli della nonna". È una piacevole sorpresa come molte frasi, oggetti e temi particolari acquistino e crescano di significato mano a mano che la vicenda si sbroglia, soprattutto il tema della metropolitana.

Se la regia di Ikuhara è eccezionale sotto molti aspetti, non lo è però la sceneggiatura; probabilmente consapevole di questo, Ikuhara si è fatto aiutare da uno sceneggiatore professionista, quindi pericolo scampato? Purtroppo no.
La sceneggiatura di "Mawaru Penguindrum" è bulimica di avvenimenti e ruoli nascosti, e carica di mezzucci che vengono continuamente riproposti quasi ad ogni episodio, a partire dalle citazioni e autocitazioni un po' troppo lunghe e un po' troppo marcate ad altri anime, passando per il tradizionale cliffhanger di fine episodio che però si sgonfia immancabilmente all'inizio dell'episodio successivo, per arrivare ai personaggi che non hanno remore di contraddire tutto ciò che sapevamo di loro pur di fornirci un colpo di scena. I colpi di scena sono una caratteristica peculiare di tutta la seconda parte dell'anime, lo sceneggiatore ha pensato che la struttura della storia potesse essere sostituita da un colpo di scena alla "Beautiful" e da un flashback per ogni puntata. Questa decisione, oltre a creare una storia complessiva debole, crea un enorme scollamento fra il primo core, in cui una storia esiste, e il secondo core in cui, ad eccezione di qualche episodio veramente bello, dominano una massa di flashback e rivelazioni da soap opera brasiliana. Solo negli ultimi due episodi Ikuhara, o chi per lui, si ricorda di tutta la trama lasciata in sospeso dieci episodi prima e ci procura un finale dagli intenti commoventi ma un po' troppo citazionisti.

È presente nell'anime anche una linea comica portata avanti perlopiù da una comicità basata sulle ripetizioni e il kawaii con protagonisti i pinguini, oppure da uno strano accostamento fra grottesco e tragico. Non ho gradito entrambe le comicità, ma, appunto, questa caratteristica dell'anime è altamente opinabile. Ho gradito invece lo sketch sempre simile ma sempre diverso con cui lo spirito del cappello da pinguino richiama le persone nella propria dimensione: un mix fra un anime robotico anni '70, la versione sadomaso di "Sailor Moon" ed "Excel Saga".

Alla fine "Mawaru Penguindrum" è un anime di grandi luci e grandi ombre, la cui visione è consigliabile o sconsigliabile a seconda dei gusti, e in base a ciò in cui ci si focalizza guardando un anime.