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"Esteban e le misteriose città d'oro" è una serie animata del 1982 ispirata molto liberamente al romanzo d'avventura "The King's Fifth" dell'autore statunitense Scott O'Dell. Trattandosi di una coproduzione tra il Giappone e la Francia, vi sono un francese (Bernard Deyriès) e un giapponese (Hisayuki Toriumi). Per molti versi assomiglia più ad una serie occidentale degli anni Ottanta che ad un anime dello stesso periodo; ad esempio, la colonna sonora, che ha molti temi piacevoli e coinvolgenti, ricorda in certi punti quella di "Masters of the Universe". Ma è soprattutto nel character design che traspare la sua originalità, specialmente se si confronta "Esteban" con un anime di qualche anno prima dove compare parimenti la ricerca dell' Eldorado, "Le avventure di Pepero, ragazzo delle Ande". Mentre in quest'ultima serie il poco realistico character design appianava le differenze somatiche tra i vari personaggi, tanto da rendere praticamente impossibile stabilire la loro etnia, in "Esteban" le appartenenze etniche sono molto più definite. Questo, tra l'altro, è funzionale allo svolgimento della storia, che è ambientata nel periodo in cui era al culmine lo scontro tra i conquistadores spagnoli e le civiltà precolombiane. Vi sono però alcune caratterizzazioni che possono lasciare perplesso lo spettatore più smaliziato: la ragazza inca Zia sembra una giovane squaw del Nordamerica, mentre Tao, l'ultimo superstite del popolo di Mu, più che a un polinesiano assomiglia a un indio dell'Amazzonia. Inoltre gli Olmechi, dei quali tra l'altro alcuni esponenti di "archeologia misteriosa" hanno ipotizzato un'origine africana osservando i tratti somatici di alcune loro statue, sono raffigurati in modo totalmente inedito come degli ometti calvi con grandi orecchie a punta, non troppo diversi da "Nosferatu il vampiro".

I principali personaggi sono tutti abbastanza ben caratterizzati sul piano psicologico: di Esteban, il giovane orfano protagonista della vicenda, traspaiono l'ottimismo e la fiducia nel prossimo, che a volte rasentano l'ingenuità. Zia invece, che ha alle spalle un passato di prigionia, è molto più diffidente. Tao ha un'intelligenza oltre la media che in più d'un'occasione gli fa salvare la situazione, soprattutto quando si tratta di far funzionare degli antichi manufatti del suo popolo oppure d'inventare qualcosa di nuovo. Esteban e Zia cercano le misteriose città d'oro perché sperano di ritrovare i rispettivi padri (un sacerdote inca quello di Zia, un avventuriero spagnolo quello di Esteban), mentre Tao cerca delle vestigia della civiltà di Mu, che avrebbe costruito le città.
Ai tre ragazzi è affiancato un trio di adulti: Mendoza, esperto nocchiero ma anche abile spadaccino e astuto stratega, che inizialmente è mosso solo dal proprio tornaconto ma finisce per affezionarsi sinceramente ai ragazzi, e i due marinai Pedro e Sancho, ai quali spesso sono affidate delle gag comiche. Pedro è smilzo e ha un viso che ricorda quello di una scimmia, mentre Sancho è grassoccio e balbuziente. A svolgere il ruolo dei "cattivi" prima sono il capitano di marina Gomez e l'ufficiale dell'esercito spagnolo Gaspar, mossi anch'essa dalla brama di ricchezza, e nelle puntate finali gli ultimi superstiti del popolo degli Olmechi, anch'essi depositari di un'avanzata tecnologia ma in cerca di nuove fonti energetiche. Proprio sugli Olmechi, a mio parere, sarebbe stata necessaria qualche delucidazione in più: leggendo tra le righe si potrebbe intuire che essi siano i discendenti degli Atlantidei, che con l'Impero di Mu avevano combattuto una guerra devastatrice (in modo assolutamente analogo a quanto viene raccontato negli albi di "Martin Mystère"), ma il motivo del loro aspetto così deforme e quasi alieno non viene spiegato.

Un altro aspetto interessante di questa serie è la "scrittura mista" di alcune sequenze della sigla iniziale, cioè l'unione di disegni animati e riprese dal vivo, usate per gli sfondi. Le riprese dal vivo tornano nei mini-documentari di pochi minuti che chiudono le puntate prima della sigla finale, che cercano di dare un'inquadramento storico-geografico-culturale ai temi della puntata. L'intento didattico è evidente e ricorda quello di un'altra serie come "Marco Polo".
"Esteban e le misteriose città d'oro" è una serie che non viene riproposta dalle reti televisive italiane da molti anni ed è sfortunatamente caduta nel dimenticatoio, mentre avrebbe meritato ben altro destino. Tra il 2012 e il 2016 è stato realizzato il seguito della serie, tuttora inedito in Italia, con un character design purtroppo meno gradevole a causa dell'impiego eccessivo di computer grafica.