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Quando si pensa alle trasposizioni animate del romanzo di Hector Malot "Senza famiglia", il pensiero corre immediatamente alla serie televisiva del 1977 nota in Italia come "Remì - Le sue avventure", diretta dal compianto Osamu Dezaki. In tempi più recenti è stata realizzata un'altra serie televisiva, "Dolce piccola Remy", in cui il ruolo di protagonista è ricoperto da una ragazzina. La prima versione anime è però quella di un lungometraggio cinematografico del 1970, prodotto dalla Toei Animation.
Confrontando questo film con le sue controparti televisive, si può notare come la narrazione sia stata portata su un piano meno realistico e, per certi versi, volto maggiormente verso un pubblico infantile: ne è emblema il fatto che gli animali ammaestrati dal vecchio Vitali (l'artista girovago, già famoso cantante d'opera che prende Rémi/Remigio - ah, la mania di italianizzare i nomi! - sotto le sue ali per farne il proprio apprendista e successore) parlino, tra di loro e persino con gli umani. A loro sono spesso affidati dei siparietti comici che alleggeriscono momentaneamente l'atmosfera drammatica dell'opera. Vitali, del resto, appare come un personaggio molto più amabile che nella serie di Dezaki, in cui per molte puntate manteneva un contegno severo e arcigno: qui Remigio gli si affeziona subito e ben presto arriva a considerarlo il proprio nonno.
Un'altra differenza che balza agli occhi è quella nel character design: in questo film ci si rifà molto agli altri lungometraggi coevi della Toei ("Il Gatto con gli Stivali" sopra tutti), mentre nella serie televisiva degli anni Settanta era influenzato da quelli di altri anime meisaku dell'epoca, uno su tutti "Heidi".
Il film è comunque una visione piacevole se non si hanno troppe ambizioni. Non una pietra miliare della storia dell'animazione, ma un prodotto onesto realizzato con mestiere e buona competenza tecnica.