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Attenzione: la recensione contiene spoiler

La mia recensione va ovviamente letta come prosecuzione di quella sulla serie di tredici episodi, in quanto gli ultimi quattro (denominati “ReLIFE Kanketsu-hen” - “ReLIFE Final Chapter”) non rappresentano altro che la chiusura del progetto ReLife per Arata Kaizaki e Chizuru Hishiro.

In questa sede evito di ripetere quanto già scritto sulla trama, aggiungendo che i quattro episodi si concentrano quasi esclusivamente sui due protagonisti che, approssimandosi alla fine dell’anno previsto dal progetto, iniziano a fare un bilancio con quanto hanno raggiunto durante la loro esperienza da un lato e dall’altro capiscono definitivamente di essere attratti l’uno dall’altra.

Anche in questo caso anticipo che non riesco a recensire gli episodi senza fare un po’ di rivelazioni sulla trama, pertanto chi non volesse conoscere anticipazioni lo invito a malincuore a passare ad altra recensione.

Il limite di questa breve “serie di chiusura” è che si perdono via via tutti i personaggi introdotti e approfonditi nei tredici episodi, e sembra che l’unico scopo sia quello di chiudere, e anche in fretta, la serie con il finale che un po’ tutti si aspettano.
Anche a livello di presentazione grafica c’è la novità dei personaggi non identificati che vengono rappresentati come sagome trasparenti, quasi per far capire che ora la storia deve concentrarsi esclusivamente solo sui personaggi trattati nella serie di tredici episodi...
E anche la storia della fine del progetto ReLife di Arata e Chizuru tende ad essere troppo sincopata e precipitosa: di sicuro soddisfacente e molto romantica, ma troppo accelerata, quasi che gli autori avessero solo fretta di chiudere l’avventura a distanza di due anni dalla pubblicazione della prima serie...

Tralasciando gli episodi sulla festa della scuola e quella del diploma, la trama diventa un malinconico e introspettivo avvicinarsi alla fine del progetto ReLife con tutti i dubbi, il disagio e il dolore che provano i due protagonisti. L’episodio dell’appuntamento del giorno di Natale, l’occasione della foto ricordo della classe sono emblematici dello stato d’animo di Arata e Chizuru, al pari del dialogo seguito dall’abbraccio che si scambiano all’uscita da scuola.
Il progetto ReLife manifesta in questo caso tutto il suo “sadismo” (ribadisco il concetto già espresso nella recensione dei tredici episodi) e la profonda tristezza dei due protagonisti che vivono il presente (che è un “dono”) con la consapevolezza dell’esito del futuro in cui nessuno dei due vuole tornare senza l’altro... È un po’ come sapere che stai per morire e devi cercare di far “buon viso a cattivo gioco”, godendoti il presente, ma più ne benefici e più ne soffri per quello che potrebbe essere e non sarà...
E, onestamente, chi vorrebbe trovarsi nelle loro condizioni, sapendo che la “storia”, oltre a non avere un inizio a causa del regolamento del progetto, non potrà avere neanche un possibile futuro a causa della cancellazione dei ricordi di quanto vissuto nel programma?

La trama diventa lenta e sofferta, e gli ultimi “passaggi” diventano emotivamente significativi. Basti pensare al dialogo tra Chizuru e Arata alla fine dell’anno scolastico.

Chizuru: “Quello che mi hai detto.../Le tue parole, sul godersi un momento irripetibile, le ho prese davvero a cuore e ho vissuto seguendole./Quindi/Ti prego, dammi un premio/[...]/Non ti va?/[...]/Allora potresti stringermi?/Io.../”

Entrambi pensano al dialogo della panchina dopo i fuochi di artificio (ricordo del dialogo sulla panchina della puntata 13: [...]Anche tu, Hishiro-san, fatti tanti amici[...])

Chizuru: “Io.../”

Al loro dialogo si aggiunge ancora la sovrapposizione con il ricordo del momento magico (dialogo sulla panchina della puntata 13: “[...] Vivi un amore stupendo[...]”)

Chizuru: “Scusami.../”

E le braccia parte di Chizuru lentamente si abbassano... ma proprio in quel momento Arata l’abbraccia con trasporto, stingendola forte a sé, e Chizuru dopo un momento di esitazione ricambia con ancora maggior passione.
Chizuru ricorda che quell’abbraccio lo avevano già avuto in casa di Arata, ma quest’ultimo replica:

Arata: “[…]invece no/non dimenticartene/Vorrei che tu/non ti dimenticassi di me/Ti giuro che io/non mi scorderò mai di te”.

E in contemporanea sia Chizuru sia Arata pensano in cuor loro che invece si dimenticheranno l’uno dell’altro, e in quel momento si potrebbe paventare il loro reale status di candidati del programma ReLife...
Ma l’unica che dà peso alle parole di Arata è Chizuru, che pensa in cuor suo: “No/Invece lo farai.../Ti dimenticherai di me/Sono una candidata, quindi la mia esistenza/verrà del tutto cancellata dalla tua memoria/Anche tu sei un candidato, vero?/Quindi anche la mia esistenza sparirà dalla tua memoria/[...]”

Chizuru aggiunge: “Io/Non voglio dimenticarmi di te, Kaizaki-san.../”, singhiozzando...

Arata: “Tranquilla/Io.../Non ti dimenticherò.../”, unendosi al pianto a dirotto di Chizuru.

Chizuru ancora nel suo dialogo di sofferenza interiore: “Sì che lo farai/Lo giuro, non mi dimenticherò mai”

Arata: “Possiamo restare così un altro po’?/Non riesco ad alzare la testa/Questo non è un addio, vero?”

Chizuru pensa: “Per te mentire.../È facile come respirare, eh?”

Arata: “Saremo assieme all’università, eh?”

Chizuru pensa: “Ma le tue bugie/sono sempre state dolci...”

Qui la lacrimuccia è inevitabile, comincia a sgorgare... a maggior ragione quando in parallelo Arata e Ryo e Chizuru e An si vedono per concludere il programma ReLife con l’assunzione della famosa pillola per ritornare adulti.
Arata cerca nel dialogo con Ryo di dimostrare che sta cercando di superare la profonda tristezza che lo attanaglia, anche se lascia trasparire un giudizio sul programma “[...]resta il fatto che tutta questa esistenza è stata una bugia[...]” E qui rivedo l’Arata “against the machine” che tanto mi era piaciuto nella puntata della visita al cimitero alla tomba della sua senpai Michiro... con la consapevolezza (non rassegnazione) dell’accettazione del “compromesso” (ecco l’unica lezione che ha appreso durante il programma ReLife) di riportare la sua esistenza sul percorso accettato dalla società.

Le parole di Ryo in risposta a tale accusa sono di facciata e fuori luogo (quasi odiose, da buon aziendalista...), e non fanno altro che confermare quanto il programma sia solo uno strumento per riportare all’ovile le pecorelle smarrite, sempre che siano ritenute “meritevoli”... e in questo senso a nulla valgono i ringraziamenti finali di Ryo ad Arata: in fondo gli ha salvato la carriera nell’Azienda, dimostrando che il programma ReLife ha funzionato non solo per Arata ma anche per Chizuru, recuperandola da un “cul de sac” dove si trovava incagliata...

Chizuru manifesta maggiormente il suo profondo disagio e tristezza nel dialogo con An. Lei è in crisi e si porta con sé anche An che, a differenza di Ryo, è ancora “umana” e riesce a immedesimarsi nel candidato, condividendone la disperazione.
La risposta di Chizuru a An dopo la sua chiosa finale (“Il discorso finale/Mi sa tanto di predica...”) rappresenta il “parallelo” della considerazione di Arata su ReLife, solo più interiorizzato, diretto e critico.

Chizuru: “Se la prendo, finirà tutto.../[...]/Ne ero consapevole, ma.../dopo aver incontrato tante persone, dover dire loro addio/Mi fa sentire come se mi stessero strappando il cuore. Fa male/È un segno che la mia ReLife non può definirsi un successo?/Però.../È molto diverso dal provare un rimpianto per averli dovuti incontrare/Eppure, anche se solo un po’/mi sembra di essere cambiata/Io.../Ringrazi anche Ryo da parte mia...”

Anche Chizuru si “arrende” alla fine al “sistema”, ma non tanto per compromesso quanto per l’impossibilità di poterlo “contrastare”. In fondo, lei è cambiata non per il programma, ma per l’incontro quasi “casuale” con Arata.

Gli antichi romani avrebbero chiosato con; “Dura lex, sed lex”... E infatti nella telefonata tra Ryo e An a “mission accomplished” Ryo ribadisce che il loro dovere è quello di cancellare i ricordi dei candidati, non potendo in alcun modo dare loro parole di conforto...
Ma Chizuru tenta un ultimo “coup de théâtre”: si scrive sul palmo della mano “Io amo Arata”, per ricordarselo una volta tornata alla normalità, ma An se ne accorge e in preda a una vera e propria crisi di pianto e senso di colpa afferma: “Non ci credo/Non è giusto...”. An afferma che Chizuru avrebbe dovuto scrivere la frase come promemoria, in un modo che An non potesse accorgersene, perché così è obbligata a rimuovere la scritta dalla mano... An con questa crisi di pianto isterico si dimostra un po’ più umana, ma sempre parte dell’ingranaggio...

Il resto della storia e il suo epilogo evito di spoilerarlo... è la ciliegina sulla torta che accarezza il cuore dopo tanta “sofferenza”...
Posso solo scrivere che i due tutor per una volta dimostrano di essere anche loro “umani” (anche perché sembrano avere tra loro un’intesa che va oltre il mero ambito professionale... e forse questa circostanza potrebbe aver inciso sulla loro scelta), riabilitando così il loro ruolo di meri e integerrimi esecutori del programma.

Da quanto recensito si capisce che l’anime anche nei quattro episodi finali mi è piaciuto molto. Ovviamente ne consiglio la visione nella sua interezza... Pur con tutti i suoi limiti, va considerato non solo come mera commedia romantica ma anche come timido strumento di denuncia dell’ipocrisia della società nipponica (e non solo), delle sue convenzioni, dei suoi mali... e della grande sofferenza che genera nelle persone che non sono inserite nel “sistema”...

Non nascondo che un po’ sono riuscito ad immedesimarmi in Arata, e questo aspetto lo ritengo un pregio dell’opera (o forse qualcuno potrebbe obiettare un mio limite... immedesimarsi in un personaggio di un anime...).
Sotto la parvenza della commedia romantica, l’anime inserisce in modo delicato e profondo tanti temi, incluso quello un po’ “di fantasia” del vivere da adulto l’esistenza di ragazzo/adolescente...
Ma quello più rilevante è il prezzo che si è disposti a pagare nella vita per “essere sé stessi” in una società che ci vorrebbe tutti uguali...