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“Satsuriku no Tenshi” è il titolo dell’anime che, tradotto al meglio, significherebbe “Angeli del Massacro”... Per la prima volta mi ritrovo a recensire una serie horror-mistero-crimine-thriller-survival-videogame di personaggi psicopatici, e riconosco che non sia semplice descrivere cosa mi abbia tenuto legato alla visione fino alla fine...

La trama è semplice e tradisce l’origine dell’anime: la storia è tratta da un videogioco e tale aspetto rende l’evolversi della storia simile al superamento di vari livelli di difficoltà sempre crescenti di un gioco, fino al raggiungimento dell’obiettivo finale...
Premesso che film come “Il silenzio degli innocenti” e “Seven” mi hanno particolarmente appassionato, mi sono buttato su “Angels of Death” su consiglio di mia figlia (ma che razza di anime vede?), e devo dire che non me ne sono pentito, anzi, al netto di alcuni “difetti”...

La storia è semplice e inizialmente mi è sembrata un po’ troppo concentrata sugli scontri anche molto cruenti tra i personaggi e su dialoghi al limite dell’assurdo e fini a sé stessi, tanto da farmela sembrare veramente un film su un videogioco...
Nella seconda parte la trama da un lato “rallenta” la componente azione e iniziano (finalmente) i flashback che aiutano a capire (qualcosa) dei personaggi e anche i motivi per cui si trovano in un edificio con un ampio sviluppo sotterraneo abitato da “guardiani/giudici” di ciascun piano, che dimostrano di essere (ovviamente) dei sadici psicopatici che intralciano con il fine di uccidere chi transita nei loro paraggi.

Attenzione: la parte seguente contiene spoiler

I protagonisti sono Rachel e Isaac (detto Zack). La prima è nell’edificio (che sembra un ospedale) in cura dal dottor Danny (psicopatico del piano) a seguito di un non ben definito inizialmente evento traumatico. Rachel vuole scappare e passa al piano occupato da Zack, un pazzo omicida seriale, tutto bendato e dotato di una falce gigantesca che lo fa assomigliare all’immagine classica della morte. Di fronte allo sguardo assente di Rachel e alla sua incapacità emotiva di provare paura di Zack, quest’ultimo decide di risparmiarla (non avrebbe provato piacere ad uccidere una persona così...) e di iniziare la fuga con lei dall’edificio, promettendole di ucciderla una volta usciti all’aperto...
E così iniziano le loro peripezie (come nel videogame, suppongo...), dove si ritroveranno ad affrontare i vari guardiani di piano ma anche e soprattutto il loro passato, le loro turbe psichiche, insomma tutto ciò che li lega a quel posto...

Ma... Rachel e Zack, pur nella follia di quanto accade loro, evolvono (o esce la loro vera natura?) e, sebbene in modo “poco convenzionale” (osare scrivere “malato” sarebbe facile e riduttivo, visto il contesto in cui operano e la soggettività strana che hanno...), il loro rapporto passa da meramente utilitaristico a qualcosa che assomiglia ad una amicizia o quantomeno a una reciproca stima e rispetto, anche quando sono posti di fronte alle “ombre” del loro passato...
E se quello di Zack è piuttosto scontato e lineare, quello di Rachel è invece molto meno intuibile e molto più nebuloso...

Tra i “giudici di piano” ritengo poco rilevanti Eddie e Cathy (troppo stereotipati e caratterizzati), anche se a modo loro (soprattutto Cathy) cercano di sottoporre Rachel e Zack a provocazioni psicologiche legate al loro passato, per farli andare in crisi.
Restano Danny e Gray (o il prete). Va premesso che nei dialoghi viene spesso citato Dio (soprattutto da Rachel, nella sua folle promessa di richiesta di essere uccisa solo da Zack), ma di religioso l’anime ha ben poco: le considerazioni finali di Gray danno una visione molto “atea” della loro esistenza e scopo, in quanto il loro “peccato” di superbia è stato quello di paragonarsi a degli dei nei confronti di tutte le persone che sono state portate nell’edificio, avendone potuto decidere la loro sorte, trattandole come una sorta di oggetti per soddisfare il loro piacere sadico...

Gray è forse il personaggio più sfaccettato: sembra il grande “burattinaio voyeur” delle peripezie degli altri psicopatici e cerca di influenzare nel bene e nel male lo svolgimento della trama, intervenendo ove strettamente necessario. Insomma, uno psicopatico “filosofo” che alla fine ritiene che tutto il gioco messo in piedi con i complici non abbia più senso, perché Rachel e Zack hanno uno scopo “comune”, qualcosa che li lega e che permette loro di considerarsi non come strumenti o oggetti per i loro scopi, ma come esseri umani per i quali valga la pena anche di sacrificare la vita.

Zack, nella sua follia, rischia la propria vita per salvare Rachel (ma anche sé stesso) dalle grinfie di Cathy. Rachel mette a repentaglio la sua vita più volte e soprattutto alla fine attira su di sé le ire di Danny (facendosi colpire più volte da colpi di pistola).
Zack è il personaggio con cui più facilmente simpatizzare: è un folle omicida, ma la sua storia del passato e la sua evoluzione ci fa capire che è così per sfuggire “mentalmente” a tutti gli accadimenti che lo hanno ferito nella sua vita. Di sicuro dimostra di aver sempre agito dietro il semplice impulso di uccidere e di soddisfare la sua brama (e quindi è un malato mentale), ma con Rachel sviluppa (o ritorna ad avere?) un briciolo di umanità che sembrava ormai sepolta.
Rachel è il personaggio più enigmatico e di difficile comprensione e per questo anche più affascinante, l'archetipo del "mal di vivere" allo stadio terminale... Inizialmente sembra essere la vittima sacrificale di tutti: di Danny che, attratto morbosamente dai suoi splendidi occhi blu, glieli vuole cavare per collezione, di Zack che le risparmia la vita solo perché vuole uscire con lei dall’edificio, di Eddie che la vuole uccidere e tumulare nella tomba che le ha preparato, di Cathy che la usa per arrivare a uccidere Zack...
Invece, si dimostra il virus o bug del “videogioco” messo in piedi da Gray: il suo atteggiamento influenza tutti i personaggi e fa virare inaspettatamente la trama verso l’imprevisto. E ciò a Grey dà enormemente fastidio, tanto da farle un processo e ritenendola una “strega” (metafora della minaccia all’ordine perverso costituito). Ma Rachel è anche e soprattutto “nichilismo” alla ennesima potenza nella sua accezione più negativa: è una sorta di “zombie” a livello mentale. A lei la vita non interessa più: sarà per il fardello e tenebra che si porta nell’animo? Si vede un briciolo di umanità nei suoi occhi solo quando si vergognerà che a Zack venga mostrato il suo reale passato di omicida psicopatica (la metafora dell’ago e filo...). Nemmeno sembra scalfirla più tutto il male che la circonda.

Ma da questo male Rachel cerca di scappare, con Zack, per “salvarsi”, per riacquistare non tanto la vita fisica quanto il valore della stessa che, per il suo passato e per l’ambiente dove era finita, rappresentano la sua totale negazione. E pertanto l’impresa di uscire dall’edificio dovrebbe rappresentare la rinascita a nuova vita di entrambi: emblematica l'immagine dei due colombi bianchi che volano via assieme dal tetto dell'edificio nel momento in cui sono catturati... Per Zack in un certo senso lo diventa: uscire dalla tenebra per affrontare il suo passato e pagare con la vita il prezzo delle sue malefatte (ammetterà i crimini e per questo sarà condannato a morte).

Per Rachel il discorso mi è sembrato più complesso, anche perché l’anime termina in un modo alquanto enigmatico (soprattutto alla luce delle ultime immagini dopo la sigla dell’ultimo episodio).
Il ritorno di Zack da Rachel a me è sembrato più un sogno o un “desiderata” di Rachel, che una reale situazione della storia: di fronte all'impossibilità di poter rivedere Zack, immagina che lui ritorni da lei solo per mantenere il “pactum sceleris” stipulato tra loro e farsi uccidere anziché scappare assieme. E le ultime immagini fanno sorgere più di un dubbio che Rachel senza ormai più speranze di vederlo abbia preso il coraggio di farla finita in modo definitivo e autonomo. E il coltello sul pavimento sarebbe stato lo strumento per rompere le sbarre della finestra...
D'altro canto non posso tuttavia pensare che un videogame si concluda senza una vittoria che concluda il gioco, e pertanto potrebbe essere che effettivamente Rachel e Zack fuggano assieme.

Il finale, che lascia molti spunti interpretativi, rende l’anime perlomeno interessante per come è stato sviluppato: nessun “happy end” manifesto, solo sofferenza e miseria umana portata all’estremo, in modo tale da giungere a trasmettere il messaggio negativo che di fronte alla follia psicopatica non ci sarebbe altra soluzione che la morte e l’oblio. Nessuna speranza... se non negli occhi di guarda...

Se ne consiglio la visione? Deve piacere il genere e soprattutto si deve accettarne la crudezza di certe situazioni e rappresentazioni (anche nel linguaggio). Come ho anticipato, mi ha appassionato, ma credo che lasci l’amaro in bocca per le considerazioni, nemmeno troppo velate, sull’eterno conflitto tra il bene e il male radicato nella indole umana e la conseguente negazione apparente della speranza...