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L’animazione fatta zucchero filato.
Classico shojo scolastico, leggero come nuvole, una visione che scivola via pari ad acqua, scorrevole, a tratti impalpabile, a tratti tanto coinvolgente quanto gentile.

L’incipit buffo e ironico che paragona la protagonista di questa storia allo spettro deambulante dell’horror “The Ring” (“The Grudge” in madrepatria) riesce a rivelarsi una scelta di sceneggiatura divertente e allegra, azzeccatissima per introdurci colei di cui seguiremo le vicende: Sawako è il suo nome, liceale timidissima, silenziosa e poco appariscente, dai lunghi capelli lisci e neri come seta, tanto da coprirle parzialmente il volto. Dall’atteggiamento remissivo e dai sorrisi stiracchiati, Sawako è malvista dai compagni di classe, proprio perché, come appena accennato, rammenta inevitabilmente - sia per assonanza, che per apparenza - il terribile e quasi omonimo personaggio di Sadako, l’infausta presenza di “The Ring”. Come si sa, uno scherzo divertente dura poco, e quando tali, scortesi analogie cominciano a divenire insistenti, pedanti e per nulla divertenti, l’atmosfera volge al peggio: alcuni ingenui conoscenti di Sawako cominciano a prenderne le distanze, influenzati dalle voci che prendono a girare sul suo conto... troppo simile a quel mostro, sempre senza amici, silenziosa, cupa, tetra. Sarà una strega? Sarà maledetta? Sciocche credenze, questo è certo, ma perché rischiare di starle vicino? Ecco dunque una sorta di metafora dei tanti isolamenti che moltissimi studenti, chiusi e con evidenti difficoltà a relazionarsi, subiscono ogni anno in ogni ambito scolastico.
Sawako è introversa, troppo debole caratterialmente per reagire a questo genere di situazioni; non ha mai avuto veri amici e, per quanto si impegni a sorridere e socializzare, i risultati sono un disastro dietro l’altro. Tale situazione “disperata” cambierà gradualmente dopo l’incontro con un coetaneo della sua stessa classe, un certo Shouta Kazehaya, tipo decisamente agli antipodi: solare, allegro, amico di tutti, capace di fermarsi a scambiare due parole e socializzare con chiunque. Kazehaya è una nemesi - per così dire - di Sawako, ma la ragazza ne rimarrà talmente abbagliata, da volerlo prendere come esempio di vita, per avvicinarsi ai suoi nuovi compagni di classe e cambiare questo deprimente, desolante andazzo.
Nasce così un’amicizia inaspettata fra i due, che si snoderà lungo incomprensioni, avvicinamenti, equivoci e vicissitudini di vario genere, passando attraverso il filtro delle tanto agognate amicizie che ben presto giungeranno, sorprendenti e inaspettate, a metter pepe in una storia prevalentemente zuccherosa e di piacevole intrattenimento.

Siamo di fronte a un comparto artistico altalenante, soprattutto nei campi larghi, dove la qualità dei disegni lascia molto a desiderare, mentre tutt’altro discorso sono i primi piani e la cura nei fondali, davvero pregevoli. Dai colori tenui e pastellati, l’insieme di questi elementi risulta sensibilmente comunicativo, una storia dagli umidi contorni ad acquarello, cornice onirica di spaccati urbani nipponici resi con elegante grazia.

Si tratta di una vicenda ricca di “prime volte”: alcune melensi, altre delicate, altre ancora dure da digerire, ma altrettanto importanti. Una storia ove si toccano inizialmente temi importanti come bullismo e discriminazione, egoismo e invidia, elementi presenti da sempre nelle realtà scolastiche di tutto il mondo, forse ancor più marcati in talune realtà nipponiche. Ad ogni modo, la cattiveria di alcuni compagni di classe (proprio) della protagonista, vedremo, non bloccheranno i due ragazzi dal conoscersi sempre meglio: essi, col tempo, si legheranno in un rapporto di leggiadra e serena amicizia, almeno inizialmente. Gli equivoci, le situazioni ambigue e le divergenze da appianare sono spesso terreno minato che può sgretolare oppure consolidare ogni genere d’amicizia; ingredienti frequenti in “Kimi ni Todoke” - talvolta adoprati con parsimonia, oppure narrati con un ritmo (fin troppo) lento e cadenzato, tanto da rischiare di annoiare, ma che nel complesso paiono capaci d’arricchire l’intera storyline in modo positivo.
Non si tratta di un anime che calca soltanto la valenza dell’amore più spensierato, ingenuo e sognante fra uomo e donna, ma mette in risalto l’importanza (e la fortuna) di possedere amicizie sincere, vere e oneste, qualcosa di molto raro, che episodio dopo episodio viene valorizzato in maniera emozionante e profondamente intensa: assisteremo alla crescita interiore sia di Sawako che di Kazehaya, lei immatura come una bambina alle prese con il mondo adulto, dolce, spaventata, attaccatissima ai genitori che, come spesso accade, sono i primi, involontari colpevoli dell’infantilismo dei figli (si veda in primis un padre iperprotettivo ma simpaticissimo); lui, invece, ammirato da tutti e sempre al centro dell’attenzione, ma incapace di relazionarsi con una ragazza a tal punto, da non riuscire a stringere un rapporto più intimo, decisamente alle prime armi con questo genere di relazioni.
Fra vicissitudini adolescenziali (un po' idealizzate e poste all’occhio dello spettatore in modo più romanzato che realistico), scopriremo che la prima parte della storia sarà quasi del tutto dedicata ai legami d’amicizia (e di socializzazione) sia femminili che maschili, mentre in un background fin troppo leggero e - purtroppo - privo di mordente, prenderà sempre più quota la parabola romantica che andrà a impadronirsi della trama nelle battute finali, narrata con misurata e pacata dolcezza, una caramella incartata da una colonna sonora pacifica e rasserenante, somministrata a piccole dosi (...forse troppo piccole). Il tutto condito da una densa dose di comicità a tratti davvero esilarante, più spesso leggera e senza dubbio piacevole, mai fuori luogo né eccessiva.

A fine visione ci si rende conto di come anche i personaggi secondari siano stati raccontati in modo onesto ma talvolta superficiale, e si prende atto di come queste storie non siano comunque sempre storie liete, esattamente come nella vita reale.
A cavallo fra sogno e realtà, s’assapora un mix fra romanticismo e quotidianità tradotto in una poesia visiva vellutata, lenta quanto basta - tranne in alcuni archi narrativi troppo rallentati -, rea una trama incentrata sui legami che pian piano Sawako instaura con le persone che la circondano, costruendo letteralmente un nuovo mondo di esperienze intorno a sé.
Leggero, forse troppo, talvolta privo di incisività, quando sarebbe servito calcare più la mano per far risaltare determinate emozioni o situazioni. Tirando le somme, coi difetti che emergono si scende tranquillamente a patti per una valutazione generale più che sufficiente.
Un titolo discreto adatto agli amanti del genere, che tuttavia non conclude nulla: si prosegue nella second season!