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8.0/10
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Se un buon remake si potesse giudicare solo sul piano grafico, quello di “Demon’s Souls” uscito nel 2020 per PS5 sarebbe da 10/10, un lavoro da manuale, allo stato dell’arte. Ma non funziona così, specie se parliamo di un titolo uscito undici anni prima e che già all’epoca presentava numerosi problemi, che nel corso degli anni sarebbero diventati solo più lampanti.

Chi scrive ebbe modo di giocare e apprezzare qualche anno fa l’originale su PS3. Il gioco mi piacque, ma palesava diversi problemi che mi fecero intuire il motivo per cui non venne mai pubblicato un seguito diretto di questo gioco, ma un “Dark Souls” in grado di reinventarlo abbondantemente. E credo di poter dire in tutta franchezza che questo remake è stato pensato e distribuito con l’unico scopo di riproporre la stessa identica esperienza con gli stessi pregi e gli stessi difetti. E la mia prima critica parte proprio su questo punto, perché? Perché rassegnarsi al fatto che “Demon’s Souls” dovesse rimanere totalmente ancorato agli schemi del 2009? Non è un quesito banale, perché come si può ben notare, molte delle meccaniche obsolete e superate di questo gioco sono altresì i segni che lo contraddistinguono da tutti gli altri “souls”, i fattori che lo rendevano e lo rendono tutt’ora unico, nel bene o nel male.

Facciamo degli esempi concreti: peso degli oggetti trasportabili e meccanica per il miglioramento delle armi. Questi sono due buoni punti sui quali ragionare per capire perché alla fine, non era semplice scegliere se reinventare in parte il gioco o se lasciarlo tale e quale all’originale. Se avessero optato per la prima opzione, rimuovendo la meccanica del peso trasportabile e semplificando la meccanica del miglioramento delle armi (inutilmente complicata e poco comprensibile), forse il rischio sarebbe stato quello di snaturare una parte del gioco, di togliere alla fine quelli che sono degli elementi tutto sommato iconici. Ed è per questo che io francamente credo che per quanto il lavoro sia tecnicamente buono, alla fine di questo remake si poteva tranquillamente fare a meno, perché l’esperienza è esattamente la stessa del 2009 e se svecchiare il prodotto significava snaturarlo, allora forse era meglio evitare di farlo.

Questi comunque non sono i soli punti in cui il gioco è invecchiato male. Il problema di “Demon’s Souls” era ed è rimasta la scarsissima accessibilità che l’esperienza offre, unita a un bilanciamento della difficoltà pensato proprio male. All’interno del gioco, infatti, ci si ritrova ancora una volta a intraprendere percorsi lunghissimi e logoranti (gli sporadici shortcut raramente sono d’aiuto) per poi affrontare dei Boss dalla semplicità imbarazzante, con dei moveset poverissimi. Ecco, forse i boss sono in assoluto la cosa invecchiata peggio del gioco. Alla fine, il bilanciamento tra le aree, lunghe e massacranti e i boss, quasi tutti ridicoli, è rimasto lo stesso dell’epoca e rimane molto discutibile.

Fin qui sembra che il gioco non mi sia piaciuto né all’epoca né con questo remake, ma nonostante le mie critiche, ritengo questo titolo buono nel complesso e davvero riuscito sotto alcuni aspetti. Le ambientazioni e le atmosfere infatti rimangono eccezionali, a mio avviso mai eguagliate dai “Souls” successivi. Il gameplay funziona ancora, anche se è rimasto invariato, permette la creazione di innumerevoli personaggi diversi con tante possibilità che alimentano una rigiocabilità di tutto rispetto. Inoltre, anche se credo che la grafica non sia tutto, questo gioco ne vanta una di prim’ordine. L’originale per PS3 era bruttino anche per la sua epoca ed era anche parecchio instabile. Questo invece è stato concepito per mostrare i muscoli di PS5 e il risultato è davvero sorprendente, così come la qualità audio, in grado di lasciare senza parole in molte zone del gioco.

Riassumendo, credo che non ci fosse seriamente bisogno di un remake di “Demon’s Souls”, men che meno di un remake che non si è lontanamente sognato di reinventare parte dell’esperienza originale, divenuta nettamente obsoleta fin dall’uscita di “Dark Souls” e seguiti. Tuttavia, comprendo anche le motivazioni che sono state dietro a questo conservatorismo e alla fine, se accettiamo l’idea che questo gioco potesse ricevere un remake esclusivamente grafico, non vi è dubbio che su questo fronte sia stato fatto il massimo. Per me rimane in parte un’occasione sprecata, ma il gioco è buono e sa offrire un’esperienza unica e appagante, seppur molto anacronistica. Maggiormente consigliato (forse) a chi non aveva giocato l’originale.