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5.5/10
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"100% Fragola" o “Ichigo 100%” scritto ormai vent'anni or sono da Mizuki Kawashita è il classico manga harem, scolastico, sentimentale (ci sarebbe un po' da discutere...), ecchi e molto demenziale che rientra in tutti gli stereotipi del genere cui appartiene.

L’ho letto inizialmente per curiosità anche se poi premetto che ho fatto un po’ di fatica nel portarlo a termine, atteso che dopo un po’ la trama diventa un po’ ripetitiva e farraginosa e il numero abnorme di volumi (19 per circa 170 capitoli) non mi ha aiutato a invogliarmi alla lettura...

La storia è piuttosto semplice e copre un arco temporale non proprio breve: inizia alle scuole medie e arriva fino al termine delle scuole superiori con al termine un flashforward in un non ben definito futuro in cui il gruppo dei protagonisti si ritrova un po’ come nel film “compagni di scuola” per riaggiornarsi sui traguardi raggiunti e per passare del tempo assieme.

Il protagonista maschile è Jumpei Manaka. Tranne nel finale (dove sembra riscattarsi un po’), è il classico ragazzo stereotipo di opere del genere: imbranato (io sarei anche un po’ più offensivo…), stupido, poco incline allo studio (supera selezioni ed esami per il rotto della cuffia e nell’accesso alle università fallirà miseramente), infantile, umorale, eternamente indeciso, pauroso, troppo sensibile e attento a ciò che pensano gli altri di lui e soprattutto incapace di capire le situazioni che si ritrova a vivere ma anche capace di gesti di coraggio, faccia tosta ed altruismo fuori dal comune che lo rendono in qualche modo affascinante per una serie di ragazze che poi a vario titolo si interesseranno a lui (alludo in primis a Aya Tōjō, Tsukasa Nishino e Satsuki Kitaōji). Ha una passione per la cinematografia e soprattutto alla creazione di mini film d’autore e tale passione lo accompagnerà per tutta la trama del manga, tanto da scegliere di frequentare la scuola superiore che aveva un famoso club nel campo del cinema.

Il titolo del manga deriva dalla fissazione di Jumpei per le “mutande a tema frutta” (fetish ante litteram?): infatti resta “folgorato” dalla visione di una ragazza (di cui poi nel corso della storia scoprirà l’identità) il cui indizio è quello che indossa intimo con stampa delle fragole... e da questo incipit parte “l’Odissea” di Jumpei alla scoperta di chi fosse, dichiarando il suo amore inizialmente alla ragazza che credeva indossasse tale biancheria intima... Come si capisce la storia è un susseguirsi di episodi, gag, incomprensioni, equivoci nell’ambito della vita scolastica e di club: molto leggero (forse troppo...), senza troppi approfondimenti psicologici dei vari protagonisti.

Il minimo comun denominatore della trama, una volta che sono entrate in gioco tutte le ragazze “dell’harem” è l’eterna indecisione di Jumpei nello scegliere chi dovesse essere la sua ragazza (come si scriverebbe, questo “soggetto” ha pure l’imbarazzo della scelta...). Questa indecisione è al limite dell’esacerbante: appena sembra essersi deciso, basta un refolo di vento per farlo ritornare sui suoi passi... e, a mio avviso, rende la storia eccessivamente “sciocca” e surreale... e Jumpei al limite dell’antipatia. Solo per l’idiozia del personaggio (e anche delle ragazze interessate a lui – in certi frangenti ho fatto seriamente fatica a comprendere le ragioni del loro interessamento nonostante la perenne e continua indecisione di lui e, aggiungo, il suo scarsissimo appeal) mi sarei fermato nella lettura. Tuttavia, facendo un paragone azzardato a “The quintessential quintuplets” (riduttivo per quest’ultimo) sono rimasto curioso nell’indovinare chi alla fine deciderà di scegliere... e il finale non è poi così scontato come possa sembrare... Al termine Jumpei dimostra anche di avere un barlume di decisione e resta coerente fino al termine della saga, riabilitandosi un po’ come personaggio.

La parte grafica a mio avviso sconta un po’ della datazione del manga. Lo stile un po’ essenziale rende, soprattutto all’inizio, “l’immaturità” dei personaggi. Col tempo ha il pregio di far capire che i personaggi crescono fino al finale dove i personaggi sono ragazzi prossimi ai 25 anni e sono rappresentati quasi come adulti.

Come avrete potuto intuire, "100% fragola" non mi ha entusiasmato, ma neppure profondamente deluso. L’importante è non aspettarsi nulla più di una commedia più demenziale che sentimentale, a tratti anche esilarante, paragonabile un po’ come spirito a quei B-Movie italiani degli anni '70-'80.