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6.0/10
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“Pet” è un anime di tredici episodi del 2019-20 tratto dal manga omonimo di Miyake Ranjou, serializzato nel periodo 2002-03.

L’anime presenta una trama inizialmente un po’ frammentaria e poco chiara, intervallata anche da alcuni flashback che tuttavia chiariscono poco. Arrivato fino a metà opera, francamente ho fatto fatica a intuire dove volesse andare a parare l’anime. Negli episodi della seconda parte si arriva progressivamente a capire la storia e il perché dei comportamenti dei protagonisti.

Cerco di non ‘spoilerare’ troppo. L’anime, del genere dramma, psicologico, thriller, mistero e un pelo soprannaturale, narra dei poteri sviluppati in Cina da presunti maestri qigong su una tecnica ipnotica che consentiva loro di entrare nelle coscienze umane, manipolandone i ricordi al fine di trarne vantaggio. I ricordi risiederebbero in due aree: il picco, in cui risiedono i ricordi più importanti e positivi, e la valle, la zona con i ricordi negativi.

Questo potere/arte è stato tramandato e ad oggi è in mano a un gruppo malavitoso cinese ramificato anche in Giappone, denominato “La Compagnia”, che, sfruttando in modo criminale il potere degli individui capaci di entrare nel cervello delle persone e di manipolare i loro ricordi, ha ottenuto vantaggi economici e di potere. Questa capacità tuttavia compromette anche le loro menti e, per evitare tale controindicazione, si proteggono attraverso le “serrature” (parlando in termini informatici, sembrerebbero dei “firewall”, per evitare che i malintenzionati possano gestire a piacimento i ricordi e le azioni delle vittime).

Le persone capaci di utilizzare tale potere sono definiti “distruttori” e hanno il dovere a loro volta di formare nuovi “distruttori”, che nel momento dell’apprendistato sono denominati “pet”, animali domestici, ovvero “sicari/esecutori” senza grandi capacità decisionali. O meglio, il pet dovrebbe essere così, e tra tutti quelli presenti nell’anime solo uno corrisponde alle caratteristiche richieste: una bambina di nome Meiling.
Melling, a differenza degli altri, è un pet totalmente privo di serrature, e come tale è una specie di persona lobotomizzata completamente dipendente dalla Compagnia, che provvede al suo sostentamento. Ma può inserirsi nelle menti delle vittime senza bisogno di contatto visivo/fisico come gli altri pet.
Gli altri pet dell’anime (Tsukasa e il suo pet Hiroki; Satoru) invece hanno una loro coscienza e, come verrà svelato man mano negli episodi, tutti sono stati formati dal maestro Hayashi, il creatore anche di Melling.

Mi fermo nella spiegazione doverosa del senso dei poteri dei pet. La trama è ovviamente incentrata sull’utilizzo per scopi non legali dei loro poteri e sulla “ribellione” di alcuni di essi alla Compagnia.

E qui iniziano le “pecche”, perché molti plot twist senza una benché minima spiegazione anticipata sembrano buttati lì tanto per far prendere una determinata piega alla narrazione. Il recupero delle informazioni chiave anche a episodi di distanza non aiuta lo spettatore a capire al meglio dove si andrà a parare. In particolare, un pet si contraddistingue per la “schizofrenia” o “doppiogiochismo”, salvo poi “redimersi” in un finale che non ha soddisfatto molto per la sua indeterminatezza tipica nipponica del lasciare tutto “aperto”, inclusi i possibili ritorni anche di alcuni protagonisti.

Dal punto di vista tecnico, l’anime purtroppo non eccelle nella qualità (eufemismo) e tale difetto inficia la percezione generale del prodotto, che comunque riesce a raggiungere la sufficienza per l’originalità della storia (non la sua esposizione) e per il comparto musicale molto particolare e ricercato, soprattutto l’opening.

Se, come mi è parso di leggere in rete, il manga ha un seguito di nome “Fish”, è probabile che fra qualche tempo chi è interessato potrà vedere come finirà la saga dei pet.