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Attenzione: la recensione contiene spoiler

“Demon Slayer: Mugen Train Arc” si presenta come la rielaborazione in puntate dell’omonimo film, uscito nelle sale giapponesi nell’autunno 2020. L’arco consta di sei puntate che ripropongono la medesima storia del film, più una puntata aggiuntiva dedicata al Pilastro delle Fiamme, Kyojuro Rengoku.

La storia riparte da dove ci eravamo lasciati. Tanjiro, Zen’Itsu e Inosuke, dopo il periodo di riabilitazione, sono pronti per una nuova missione: andare, insieme al Pilastro delle Fiamme, sul Treno Mugen e sconfiggere il demone che sembra infestarlo. Il tutto introdotto da una prima puntata dedicata al Pilastro Rengoku, un cuorcontento, sorridente e gentile con tutti. Leader carismatico, nonchè grande spadaccino.

Nel corso delle sei puntate, i membri della ciurma si trovano a dover affrontare due nuove e terribili minacce. La prima è l’unica, tra le Lune Calanti, a non aver perso la vita, colei che ha ricevuto il sangue da Kibutsuji Muzan, Enmu. Il suo potere, che ho trovato tremendamente interessante, seppur non originale, fa sprofondare le persone in stupendi e realistici sogni, da cui non riescono più a destarsi. Nonostante ciò, i ragazzi, aiutati da Nezuko, riescono a scamparla e sconfiggerla. Ma è soltanto dopo la sua caduta, che la sfida si fa più ardua, quando si presenta, dal nulla, la Terza Luna Crescente. Sfiniti dal combattimento precedente, i ragazzi lasciano l’incarico a Rengoku che, al termine di uno scontro spettacolare, trova la morte. La scena che la immortala è una delle migliori della saga, anche perché, accompagnata da una musica stupenda. Un po’ per risentimento personale, un po’ per una questione morale, però, ho trovato pessima la scelta di lasciare in vita il demone che, in Rengoku, aveva trovato un avversario in grado di tenergli testa.

Questo arco narrativo, rispetto alla prima stagione, presenta alcuni elementi che, a mio modesto avviso, lo rendono più godibile. Innanzitutto, e contro ogni mia aspettativa, si abbandona la logica buonista per cui solo i cattivi devono andare incontro alla morte; logica che, nella stagione precedente, aveva reso prevedibile e banale, di conseguenza privo di tensione, ogni combattimento. Inoltre, si lascia poco spazio ai discorsi inutili e tediosi, rovinosi per ogni opera. Tanto spazio, invece, viene dedicato al passato di Tanjiro, con qualche nota commovente e ai combattimenti che, grazie al lavoro pregevole di Ufotable, rappresentano uno dei punti di forza dell’intera saga.

In conclusione, mi sento di consigliarvi questo arco narrativo più della prima stagione, ma sarebbe inutile vederlo, senza avere alle spalle l’esperienza completa. So, make your choice.