logo GamerClick.it

-

Premetto subito che non ho letto il manga uscito nel 2019 e realizzato da Keigo Maki, e pertanto, limitandomi a questa serie di dodici episodi (più due inutili, in quanto i doppiatori fanno un po' di intrattenimento abbastanza puerile), sono rimasto un po' perplesso da questo anime cui riconosco alcuni elementi di originalità ma anche troppe banalità e deja vu scontati.
Il risultato dal mio modesto punto di vista? una melassa melliflua con personaggi un po' troppo piatti e una storia molto ridondante.

Ma partiamo dai cosiddetti elementi di originalità: i classici ruoli maschio/femmina dei protagonisti sembrano in apparenza "invertiti".
Il protagonista maschile (Izumi) è un povero ragazzo sensibile, gentile, generoso, altruista, premuroso e anche belloccio... e quindi? Dove starebbe la novità rispetto ad altre storie? Purtroppo è afflitto da una sfortuna patologica che lo espone a situazioni che mettono a repentaglio la sua incolumità, e quindi viene protetto dalla fidanzata (e protagonista) Shikimori, che nell'anime è una specie di Jason Bourne in gonnella. In pratica è una ragazza "perfetta": bella, graziosa, aggraziata, sportiva, dolce e... capace di trasformarsi in una sorta di agente da combattimento, qualora i suoi affetti (vedi Izumi) siano in situazioni di pericolo (e Izumi si trova spesso in tale situazione), o in una estrema competitiva cui non piace perdere, qualsiasi sia la sfida (sport, gioco, ecc.), facendosi sempre valere.
Con questa configurazione di coppia è lei a rappresentare il punto di forza non solo a livello morale ma anche e soprattutto "fisico", con la sua abilità fuori dal comune di difendere il fidanzato dai pericoli più disparati che gli accadono, mentre Izumi è una specie di bambolotto imbelle e incapace di difendersi se non grazie agli interventi della vigile fidanzata.

E così i dodici episodi scivolano via sulle solite situazioni: primo giorno di scuola, vacanze estive (con l'immancabile matsuri), il festival scolastico, quello sportivo con l'apoteosi finale del primo appuntamento (salvo scoprire con i vari flashback che sono assieme da un anno e non si sono mai baciati...).
Gli unici episodi in cui si intravede un minimo di introspezione (e non dei protagonisti) e sano realismo sono quelli in cui compare Kamija, una ragazza segretamente innamorata di Izumi che con un atteggiamento molto "nipponico" (di dolorosa dignità) accetta la relazione tra i due e cerca di farsene una ragione, diventando poi anche amica di Shikimori (come rendere positiva una situazione di potenziale conflitto...).
L'inversione dei ruoli tra Shikimori e Izumi tuttavia non è portata all'estremo e, valutando i personaggi nell'anime, ne viene fuori un quadro un pochino più sfumato in cui Izumi dimostra un ottimismo e una forza di volontà contro le avversità fuori del comune e superiore a quella di Shikimori. Ogni volta che è colpito da un evento sfortunato, metaforicamente si rialza e riesce a sorridere e superare il momento sfortunato dimostrando un indole "buddista". Shikimori, sotto la scorza da sicura del fatto suo e dura (enfatizzata molto bene anche dal cambiamento di espressione e sguardo), è invece una ragazza molto "insicura" e "iper-protettiva", non solo nei confronti dell'amato Izumi, e il suo spiccato senso di competizione le serve proprio per affermare il proprio ego nei confronti degli altri.
Gli altri personaggi servono solo a fare da contorno per reggere il leit motiv dell'anime.

Mentre la trama soffre, il comparto tecnico mi è sembrato di livello: colori tenui e coerenti con i numerosi momenti di romanticismo della storia. Una particolare menzione va alla caratterizzazione degli occhi e degli sguardi, veramente curati ed espressivi (un po' come in "Akebi’s Sailor Uniform").

Per terminare: ne vale la pena? Dipende da cosa ci si aspetta dall'opera. Io ne sono rimasto deluso per la trama troppo ripetitiva e per la comicità puerile e lo scarso/nullo sviluppo dei personaggi principali. Ma non lo sconsiglio né lo "casso" a priori... Come si diceva in una nota pubblicità degli anni 80: "Provare per credere"...