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Al termine della visione mi è rimasta l'impressione che, al di là dell'individuazione del facile "citazionismo" ai mostri sacri della cinematografia e ai capolavori letterari sul rapporto tra umanità e IA (Intelligenze Artificiali), l'intenzione fosse quella di creare qualcosa di "nuovo", utilizzando, anche in modo furbo oltre che creativo, le nobili arti della musica e della rappresentazione grafica.
Parto da quest'ultima, sulla quale credo che si sia formato un consenso quasi unanime: l'opera è graficamente bella e a tratti stupefacente. Le scene di azione sono superlative e in generale le animazioni e il world building sono notevoli per l'accuratezza, e anche per la completezza e il realismo (anche le scene più cruente...)

Sulla musica, l'opening è piuttosto curata, al pari dell'intera colonna sonora, che viene cantata dalla protagonista Diva/Vivy.
E la musica viene inoltre utilizzata come messaggio universale di fondo: una sorta di esperanto che sia in grado di accomunare e unire in questo caso umani e IA al fine di superare la "barriera" della dipendenza dei robot dagli essere umani e renderli "uguali" per capacità, coscienza, sensibilità e autodeterminazione.
In fondo era un po' anche il messaggio di un anime completamente diverso ("Carole & Tuesday"), in cui la musica veniva utilizzata per accomunare gli umani terrestri e quelli marziani in perenne lotta per la supremazia reciproca e per rompere la dipendenza di quelli di Marte da quelli della Terra.
In Vivy si parte da un androide speciale che deve cantare per allietare il pubblico umano, e al termine riesce (non si sa come) a comporre in autonomia una melodia che verrà poi adottata dalle IA come "manifesto" per la ribellione contro gli umani... Il tutto inframmezzato dai vani tentativi di Vivy/Diva e da Matsumoto, venuto non si sa come dal futuro, di modificare il passato per prevenire lo scontro tra IA e umanità e la possibile estinzione di quest'ultima.

E così l'opera, sebbene utilizzi uno stratagemma tutto sommato "originale", non spiega bene la capacità di autodeterminazione delle IA, la coscienza di Diva/Vivy, le motivazioni delle IA ("The Archive") di portare all'estinzione la razza umana (solo per affrancarsi dalla solita umanità sfruttatrice? O per dominarla?).
Manca in apparenza la sostanza, facendo assomigliare quest'opera ad un'altra vista tempo fa ("Beatless") per il percorso che le IA seguono per dimostrare la loro autonomia e superiorità, ponendo l'accento solo sul "conflitto" esplicito e non sul rapporto più intimistico tra creatore e creato nel loro rapporto di (inter)dipendenza e servizio, tipico di opere del passato più complesse e controverse ("2001: Odissea nello spazio" e "Blade Runner", tanto per citare un paio di mostri sacri).

Tutto l'arrovellamento interiore delle coscienze delle IA qui non c'è, se non quello di Vivy/Diva e dell'Archive... eppure qualche bell'episodio anche da questo punto di vista è stato inserito: mi riferisco all'incidente dell'hotel in orbita, al "matrimonio" tra un umano e un androide, e soprattutto all'episodio in cui Diva/Vivy si trova nel museo e interagisce con Matsumoto umano e lo vede crescere da bambino ad adulto. Tutte occasioni poco sfruttate in favore di un mix più sbilanciato sull'azione e sul finale piuttosto prevedibile, in cui Vivy/Diva diventa l'IA che redime la "tecnologia ribelle" come nel sequel di "Terminator", compreso l'epilogo piuttosto commovente e molto "umano" per un androide.
A questo punto bastava far cantare a Vivy la canzone di un noto cantautore italiano: "Se bastasse una canzone"... e vivevano tutti felici e contenti.