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7.5/10
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Il mondo è alla deriva. La Terra, che noi esseri umani facciamo finta di amare, tra qualche anno, probabilmente, non esisterà più. Per via dei cambiamenti che l’uomo ha imposto alla natura, stravolgendone i cicli vitali, tra qualche anno potremmo non avere una casa in cui vivere, da lasciare alle generazioni future. Questa è la realtà che ci circonda, vera e tangibile. E non serve leggere libri o articoli delle più famose testate giornalistiche, per capire ciò di cui sto parlando. Basta semplicemente osservare il modo in cui il clima sta cambiando, con estati sempre più calde e torride, e inverni che portano con sé piogge torrenziali, dannose per l’ambiente. Eppure, a noi, di tutto ciò, non frega nulla. Anzi, magari facciamo anche finta che ci interessi, re-postando su Instagram o Facebook il post di suddetta attivista, affinché il mondo riconosca il nostro impegno ed interessamento per una faccenda tanto seria. Poi, magari, due minuti dopo gettiamo un bicchiere di plastica nel cassonetto del vetro o una carta sporca per terra. Perché, fondamentalmente, non ce ne frega nulla. Non interessa agli adulti, che il loro, su questa Terra, pensano di averlo già fatto. Ma, ancor più grave, non interessa ai giovani, che su questo pianeta dovrebbero viverci ancora a lungo. E perché tutto questo?

La risposta alla domanda, non lo nego, è difficile da spiegare a parole. Più semplice, invece, per capire ciò di cui sto parlando, portare a termine la visione di “Fairfax”, questa irriverente commedia animata che, seguendo le vicende di quattro amici, cerca di spiegare come la vita si sia ridotta ad un’eterna lotta per apparire più cool possibile. Trend, che investe tanto i più giovani, quanto i più anziani. Perché, come ci vuole insegnare la serie, nel mondo odierno, l’importante è apparire, non essere.

Con la tipica ironia degli americani, che usano le parolacce come segni di interpunzione e fanno comparire, totalmente out of context, personaggi famosi ormai in uno stato di decadenza, come Joaquin Phoenix che si dà fuoco, o dei piccioni che se ne rollano una, ci viene raccontato di questa eccentrica amicizia che lega quattro ragazzi tutti con lo stesso sogno: diventare famosi sui social. Si posta ogni giorno, si cerca di stare dietro agli hashtag più di tendenza e si aspetta il momento in cui la fama verrà a bussare alla nostra porta. Mentre ciò accade, i genitori non sembrano in grado di porre un freno a queste stupide ambizioni e la scuola viene dipinta come semplice luogo di aggregazione, dove non si premiano i più studiosi, ma coloro che hanno più followers su Instagram. Di conseguenza, i giovani guardano alla cultura e allo studio con disprezzo, considerandoli una perdita di tempo. Tutta la propria vita, invece, è vissuta in attesa del drop della settimana, da parte della più popolare casa di moda del mondo, conosciuta come “Latrine”. Chi si accaparra il drop è uno tosto e potrà finalmente sfondare sui social, chi non ci riesce resterà un signor nessuno. Ecco, quindi, che in un mondo in cui i giovani sono alla costante ricerca della fama, non c’è spazio per questioni di vitale importanza come il cambiamento climatico e l’inquinamento. In un mondo del genere, è normale che il cantante più famoso sia un rapper di nome “Yung Polluter”, conosciuto per i suoi video musicali in cui inquina l’aria con rifiuti di ogni tipo, anche radioattivi. A tal proposito, annualmente, in quel di Fairfax viene organizzato il “Festival di Chernobyl”. Ma soprattutto, in un mondo del genere, sono poche le amicizie vere e, per fortuna, quella tra Dale, Derica, Benny e Truman, è una di quelle. Perché, nonostante i quattro siano alla costante e ardua ricerca del successo, non si sognerebbero mai di tradirsi e questo, ci insegna che c'è ancora del buono in questo mondo sudicio.

Insomma, come al solito, gli americani non brillano per inventiva, eppure, con la loro ironia, che ho sempre apprezzato, riescono a rendere gradevole ogni tipo di prodotto. Specialmente quelli come “Fairfax” che, dietro una maschera di stupidità, nascondono una certa profondità. D’altronde, lo sanno anche le pietre che l’apparenza inganna.