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Attenzione: la recensione contiene spoiler

L’autunno è arrivato. L’estate tristemente ci saluta, preparandosi già per il prossimo anno, che sarà di certo quello con le temperature più alte degli ultimi duecento secoli, e con essa se ne vanno anche gli anime di stagione. Tra quelli che mi hanno deluso, una menzione d’onore va a “Classroom of the Elite 2”, il sequel della prima stagione, pubblicata nel lontano 2017 e che avevo discretamente apprezzato.

La storia si svolge nel liceo Kōdo Ikusei, una scuola di élite dotata di attrezzature all'avanguardia per i propri studenti, i quali, dopo un lungo e faticoso apprendistato, riescono ad accedere all'università o a trovare lavoro facilmente. Tutti gli studenti possono indossare l'abbigliamento che preferiscono e portare i propri effetti personali a scuola, dove vivono e dormono per l’intera durata dell’anno scolastico. All’interno della struttura non mancano, di fatto, minimarket, negozi di abbigliamento e “game stop”. Insomma, il paradiso in terra. Ma, come mi piace spesso ripetere, non è tutto oro quel che luccica, infatti la verità è che solo gli studenti più meritevoli, ovvero quelli delle classi A e B, ricevono un trattamento di favore. Il nostro protagonista, Kiyotaka Ayanokōji, frequenta la classe D, quella che raccoglie gli studenti peggiori, dopo aver stranamente preso un voto basso all'esame di ammissione. La sua situazione cambierà radicalmente dopo l'incontro con due studentesse, Suzune Horikita e Kikyō Kushida.

Attenzione: la recensione contiene spoiler e, cosa ancor più importante, palesa tutto il mio disprezzo per questo anime. Motivo per il quale, la recensione sarà condita da una certa vena satirica e ironica. Quindi, se non volete sentire me che parlo male della vostra serie preferita, vi prego di cambiare canale.

Andiamo con ordine schematico.

Per ogni serie che si rispetti, il biglietto da visita è rappresentato dall’opening, anche se, almeno in questo caso, non è così, ma ci torneremo dopo. “Dance in The Game” di ZAQ è veramente una bella canzone, con delle sonorità stupende. Rovinata però dalle immagini di sottofondo. Come per ogni anime psicologico degno di nota, che abbia una trama più articolata del solito, l’immagine chiave ricorrente è quella della maschera, che anche il mio caro Pirandello nella bara si è scocciato di vedere usata a sproposito. E ad infastidirmi, onestamente, non è neanche l’allusione che se ne fa nel corso della serie, perché tutto sommato il protagonista è un bastardo senza cuore, che fa di tutto per non svelare la propria identità. A darmi fastidio, invece, è il modo in cui te lo spiattellano in faccia, come se non fosse già evidente dopo mezza puntata quale sia la sostanza dell’anime. Rimarcare l’ovvio è stupido e irritante.

All’opening segue la puntata, nel nostro caso ben tredici. Sebbene la storia sia ambientata in un istituto d’élite, l’illegalità è all’ordine del giorno e coloro che dovrebbero porre un freno a tutto ciò si nascondono nell’ombra, come probabilmente farà Di Maio dopo il flop totale alle elezioni. Gli alunni si picchiano manco fossimo in “Fight Club”, minacciano i membri di altre classi come i mafiosi e, dulcis in fundo, torturano le persone, come i galeotti in carcere. A ciò, si aggiungono gli immancabili atti di bullismo che, nonostante non sia raro vedere in anime di questo tipo, hanno iniziato a stancarmi, soprattutto quando privi di contesto. “Bullizzata perché sì, perché a noi serve così”. Le uniche cose legali che avvengono all’interno dell’istituto sono gli, inutilmente complicati, sia da spiegare sia da capire, esami di inizio e fine trimestre. Tanto impegno, per delle cose così semplici, ma rese così artificiose. Il risultato è che, alla fine, non mi sono neanche più applicato per capire il loro svolgimento. Come chi annuisce a una persona, che sta palesemente mentendo. “Si, completamente d’accordo con te.”

Un istituto che si rispetti come il liceo Ikusei, però, non sarebbe nulla senza i suoi carcer... ehm, studenti. Tutti quanti, chi più e chi meno, soffrono di qualche patologia. Roba o da manicomio o da psicanalista bravo, perché altra scelta non c’è. Kushida è una megalomane, con crisi d’identità. Suzune, non si sa per quale motivo, prova un notevole complesso di inferiorità nei confronti del fratello, da cui si fa(rebbe) picchiare senza problemi. Ryuen, il mafioso della situazione, che ha chiaramente confuso questo anime con “Gomorra”, crede di essere il padrone del mondo, tanto da girare con la scorta. Egocentrico come pochi. Ma la punta di diamante è il protagonista, Kiyotaka Ayanokoji. Lui, il fulcro dell’opera, il burattinaio, manca di tutte le qualità che dovrebbe avere un personaggio come lui. Essere amorfo, con lo sguardo costantemente perso nel vuoto e privo di emozioni. A quanto pare, in passato è stato costretto a terribili esperimenti che lo hanno reso così, anche se la situazione non è ancora ben definita. La sua aria distaccata e la capacità di prevedere ogni situazione lo rendono, per molti, il protagonista perfetto. Tanto che, alcuni, vorrebbero addirittura essere come lui. Eppure, io non credevo che essere dei bastardi manipolatori, senza un briciolo di empatia verso il prossimo, fosse cool. Forse, dovrei aggiornarmi sulle mode. Sostanzialmente, e questo è stato il mio pensiero fin dalla prima stagione, con questo protagonista hanno voluto ricreare Hachiman Hikigaya e, con la serie tutta, hanno tentato di replicare un capolavoro come “Oregairu”. Risultato: fallimento totale, come da mia previsione.

In conclusione, dato che l’inizio è la fine, e la fine è l’inizio, torniamo all’apertura di puntata. Come dicevo, ogni puntata, di ogni anime sulla faccia della Terra, si apre con l’opening. Questo è un fatto. In “Classroom of the Elite 2”, però, la suddetta opening è preceduta da una frase filosofica a caso, presa dai grandi capolavori dei più grandi filosofi di tutti i tempi. Ora, io apprezzerei anche la scelta, d’altronde studio le materie umanistiche, ma questa, come tante altre cose all’interno della serie, è totalmente fuori contesto. Per esempio: non puoi mettere questa celebre locuzione di Orazio, “La forza, senza la saggezza, crolla sotto il suo stesso peso”, come appendice di un episodio dove ci si scambiano solo mazzate. Sono forse l’unico a pensare che non c’entri nulla? Ecco, quindi, che arrivo al concetto fondamentale, il vero motivo per cui non potrò mai apprezzare questa serie: il suo essere falsamente cervellotica. La finta aria di superiorità che cerca di darsi sin dal primo episodio della prima stagione, cela, in realtà, una totale mancanza di inventiva, che si spiega con le scelte banali prese nel corso della stagione.

Quindi, io potrei anche sconsigliarvi la visione di “Classroom of the Elite 2”, ma il presupposto a tutto ciò è che voi abbiate già visto la prima stagione che, non essendo del tutto da buttare, vi invoglia a continuare la storia. Se questa sia o meno la scelta sbagliata, sta a voi deciderlo. Io, da parte mia, non posso che sperare in un miglioramento, perché scrivere cattiverie potrà anche soddisfarmi, ma preferisco di gran lunga vedere anime belli, che mi migliorano la giornata, piuttosto che vedere anime brutti, che me la peggiorano. Però, detto onestamente, con questi presupposti la vedo nera, anzi nerissima.