Presentato per la prima volta durante lo scorso E3, Firewatch è un Adventure Game in prima persona sviluppato da Campo Santo, ovvero gli stessi di...niente.
Ci troviamo di fronte al primo titolo di un team indipendente con potenzialità tali da essere riusciti ad accaparrarsi un posto in una delle conferenze videoludiche più importanti al mondo, sotto il nome di una certa azienda che risponde al nome di Sony Computer Entertainment.
 

Varrà la pena avventurarsi nella foresta di Firewatch?

 
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Con premesse del genere da un lato e un team giovane dall’altro, non nascondo che la mia personale curiosità nei confronti di Firewatch, così come le aspettative, fossero discretamente alte.

 
TRAMA
 

Alcune righe di testo si susseguono raccontando diverse vicende della vita di Henry, il protagonista, il tutto intervallato da piccole fasi di viaggio verso quello che sarà il suo nuovo posto di lavoro.

Già durante questa introduzione, si potranno scorgere diversi degli elementi che caratterizzeranno la trama di Firewatch, ovvero un’incredibile naturalezza, per quanto riguarda lo svolgersi e l’evolversi delle vicende, accostata ad un realismo nudo e crudo che ne accentua, a seconda dei casi, i toni ironici o drammatici.
 
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Al termine dei flashback, saremo a conoscenza del motivo che ha spinto Henry ad accettare il lavoro di guardia forestale e ad immergersi nella tanto selvaggia quanto desolata foresta del Wyoming, lasciando la moglie per un’intera estate.

L’unico contatto umano che il nostro personaggio terrà durante la sua permanenza in loco, sarà con Delilah, una donna che lavora come supervisore e abita nella tenuta dall’altra parte del parco. La grande distanza che divide i due, nonché il lavoro che svolgono, non gli permette di vedersi o incontrarsi di persona, tuttavia si terranno compagnia a vicenda parlando attraverso la radio.

Man mano che il tempo passa, il rapporto fra i due si farà più saldo, al contempo però, una serie di avvenimenti bizzarri rovinerà i loro piani di godersi, in santa pace, un’estate in mezzo alla natura. Scendere più nei dettagli significherebbe rischiare di rovinare una storia ricca di misteri e colpi di scena, sorretta da momenti di divertimento e di tensione che fanno dell’atmosfera che ne scaturisce il proprio cavallo di battaglia.
 
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Oltre alla trama, comunque, ciò che renderà Firewatch davvero memorabile saranno i dialoghi fra i due protagonisti. Il modo in cui Henry e Delilah faranno amicizia riuscirà ad essere così credibile da risultare quasi nostalgico.
I ragazzi di Campo Santo non solo hanno reso alla perfezione il rapporto che due persone, sole ed isolate, potrebbero creare parlando ogni giorno, ma sono anche stati in grado di coinvolgere il giocatore stesso durante il processo.

 
GAMEPLAY


Il sistema di gioco risulta piuttosto semplice ed intuitivo, i comandi non si discostano troppo da quelli che si hanno in tutti i giochi in prima persona: gli analog per muoversi e gestire la telecamera, X per scavalcare gli ostacoli e R2 per interagire con gli oggetti.
Oltre a questi, con L2 si tirerà fuori il walkie-talkie per parlare con Delilah ogni qualvolta se ne presentasse l’occasione e le freccette direzionali per l’utilizzo di alcuni oggetti.
 
Ciò che caratterizza di più il sistema di gioco è la minimale, e spesso quasi totalmente assente, interfaccia. Tale decisione enfatizza la sensazione di abbandono in mezzo alla natura incontaminata e ciò risulta ancora più efficace nelle fasi di orientamento, punto fondamentale del gioco.
 

Con L1 si potrà zommare, sia per vedere lontano che per guardare meglio la cartina

 
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Firewatch infatti è un Adventure Game che, grazie al cielo, non ricorre a complessi indovinelli o rompicapi al limite dell'assurdo per risultare interessante, bensì si renderà piacevole spingendo il giocatore ad imparare ad orientarsi nella grande foresta che lo circonda, il tutto con il solo ausilio di punti di riferimento, una mappa della zona (che verrà aggiornata volta per volta a penna dallo stesso Henry) e di una bussola, proprio come una vera guardia forestale.

In un primo momento il giocatore potebbe sentirsi smarrito, ma in tempi sufficientemente brevi riuscirà a prendere confidenza con l’ambiente e a raggiungere le varie zone senza perdere troppo tempo; nel caso avesse comunque difficoltà, Delilah arriverà in suo soccorso con simpatici consigli ed indicazioni.
 
Girovagare per il parco non è solo divertente per la quantità di percorsi tracciabili, ma anche e soprattutto per i discorsi che i due protagonisti porteranno avanti strada facendo, spesso e volentieri prendendo spunto dagli elementi (oggetti smarriti, animali, alberi ecc… ) che ci si trova di fronte.
 
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Piccola nota, il gioco è interamente in inglese e chi non si sente particolarmente sicuro sulla propria conoscenza della lingua potrebbe non apprezzare a pieno i dialoghi (è prevista l'aggiunta di altre, ma l'italiano non rientra fra queste).

Il "problema" non risiede nel linguaggio usato, generalmente molto semplice ed informale (nonostante, in rare occasioni, si conceda termini poco noti agli stranieri), quanto nel fatto che le risposte via radio vadano fornite in un certo lasso di tempo. Quest'ultimo, in realtà, si è sempre rivelato più che abbondante, ma i giocatori più ansiosi e meno ferrati nella lingua potrebbero agitarsi e dare più peso al selezionare la frase piuttosto che al dialogo in sè o all'oggetto a cui si sta facendo riferimento.

 
GRAFICA & AUDIO


Come è possibile vedere dalle immagini, il gioco è interamente realizzato in un cell-shaded chiaro e pulito che ben si presta con il tipo di ambientazione rappresentata.
L'attenzione che Campo Santo ha dedicato alla cura per i dettagli è, inoltre, incredibilmente alta, non solo per quanto riguarda gli “incastri di trama”, ma anche per la realizzazione degli oggetti.

Si vedranno un altissimo numero di quest'ultimi (generalmente inutili ai fini del gioco in sé) che, allo stesso tempo, caratterizzeranno i personaggi in modo indiretto e daranno un tocco di vita e simpatia all'ambiente, tal volta sfiorando un poco la barriera della quarta dimensione.
Un buon esempio, per rendere l’idea della meticolosità riposta in tale aspetto, è ben rappresentato dalla moltitudine di libri in cui sarà possibile imbattersi, ognuno con un titolo diverso, copertina dedicata e un’accurata descrizione degna di quelle che si trovano in libreria.
 
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Volendo proprio trovare il pelo nell’uovo si potrebbe dire che alcune zone potevano essere realizzate meglio. I canyon in pieno giorno, ad esempio, sono di un giallo-arancio che personalmente ho trovato decisamente troppo acceso, al limite dell’accecante.
A conti fatti però, ogni zona ha le sue peculiarità ed esplorarle è un vero e proprio piacere per gli occhi, soprattutto quando si capita in zone rialzate durante i tramonti.

Il sonoro è quasi totalmente assente. Firewatch immerge il giocatore nel verde incontaminato e, proprio per questo, saranno i rumori della natura (e la voce di Henry e Delilah) a costituire la quasi totalità della colonna sonora.
Le poche tracce presenti, in ogni caso, ben enfatizzano le scene in cui sono proposte.
 
 
CONCLUSIONI
 
Firewatch è la dimostrazione che non serve viaggiare per terre magiche per provare un forte senso di avventura, non serve essere a capo di un esercito durante una qualche guerra per provare emozioni forti e non serve andare su altri pianeti per trovare zone incontaminate e gustarsi la tranquillità che ne deriva. Firewatch racconta una di quelle storie che ti scuotono senza bisogno di ricorrere ad espedienti fantastici, una di quelle storie che ti colpiscono nel profondo e che proprio non riesci a levarti dalla testa, anche dopo giorni e giorni che le hai concluse.

Quella di Henry e Delilah è, senza ombra di dubbio, una di quelle storie che meritano di essere giocate.