"La guerra non cambia mai" diceva l'incipit di un altro titolo, frase che calzerebbe a pennello anche nell'ultimo lavoro di Ubisoft, For Honor. Un titolo in cui le tre fazioni, Cavalieri, Vichinghi e Samurai, combattono battaglie quotidiane per conquistare il dominio di un territorio.
 
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La campagna single player, non presente nella versione beta, cerca di dare una parvenza di motivazione a questa guerra, senza grossi risultati ma senza neanche impegnarcisi troppo. Il vero obiettivo dei 18 capitoli che compongono la storia (6 per ogni fazione) è quello di abituarci al sistema di combattimento facendoci affrontare bot con una buona IA (consiglio di giocarla a difficile, per godersi almeno un po' la profondità degli scontri) ed obbligandoci ad usare diversi guerrieri, in modo da avere un'infarinatura per la scelta del nostro preferito in multiplayer.


Nel corso dei vari episodi, ci ritroveremo in ambienti molto ben caratterizzati, venendo catapultati nel mezzo di battaglie di dimensioni imponenti assaltando fortezze inespugnabili, in guerre di logoramento tra boschi o anche in infiltrazioni "quasi" stealth per esplorare o aggirare il nemico. L'epicità non manca, il divertimento a maciullare avversari su avversari neanche, ma l'impressione generale è che si sarebbe potuto osare un po' di più, il materiale c'era e c'è (non si escludono aggiunte future), i combattimenti sono validi anche offline, sarebbe bastato un po' di coraggio (o di volontà) in più ed il gioco sarebbe stato una pietra miliare del genere anche solo per la campagna, che ricordiamo è affrontabile anche in co-op con un amico.
 
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E' evidente che tutta la "ciccia" di For Honor è concentrata nel multiplayer, al punto da sconsigliarne caldamente l'acquisto a chiunque non gradisca i titoli competitivi online, per altro con una curva di apprendimento neanche banale. A quanto già presente nelle versioni di prova, si sono aggiunti un guerriero per fazione, Shugoki, Valchiria e Lawbringer che portano a 12 il roster complessivo, con combattenti per tutti i gusti. Le classi presenti sono 4 per ogni fazione, avanguardia, pesante, assassino e ibridi e per ognuna di queste vi sono appunto 3 combattenti, molto diversi tra loro anche se appartenenti alla stessa tipologia. E' praticamente impossibile non trovarne uno adatto alla nostra filosofia di gioco, dato che disponiamo di personaggi di ogni tipo: sia che si preferisca una approccio ultra difensivo, con scudo e contrattacco come fiore all'occhiello, sia che si opti per colossali macchine da guerra insensibili ai colpi avversari, lenti ma molto dolorosi, sia infine per guerrieri veloci come le valchirie e le pacificatrici, molto abili nelle schivate, nell'eludere e colpire velocemente. Ogni personaggio ha una curva di apprendimento diversa, ben esplicitata al momento della scelta da un giudizio che va da facile a difficile, che si riferisce soprattutto al tempo da dedicare in battaglie contro bot dalla buona IA per padroneggiarne bene ogni mossa. Infatti il tutorial, anche quello avanzato, offre solo un primo approccio generale, ma non approfondisce nel dettaglio nessun personaggio, aspetto che in un titolo tecnico come questo sembra un po' lacunoso.
 
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Passiamo adesso ad esaminare il combat system, ciò che a lungo andare farà la differenza nel successo e nella longevità di For Honor. L'arte della guerra, così come Ubisoft l'ha definita, parte da delle basi solide e piuttosto semplici, costituite da una posizione di guardia a destra, sinistra o in alto, che corrisponderà alla direzione dei nostri attacchi (leggeri e pesanti) e delle nostre parate. Da qui si diramano tutta una serie di scelte strategiche, ovviamente calibrate sul guerriero che stiamo manovrando, che hanno l'obiettivo di "fregare" il nostro avversario e spingerlo o costringerlo a scoprirsi: combo, finte, schivate con attacchi rapidi, parate sbilancianti, contrattacchi, colpi velenosi. A tutto questo si aggiungono l'utile abilità di "guard break" per contrastare le tattiche a testuggine (ci sono personaggi che possono ripararsi dietro lo scudo difendendosi da ogni direzione) e soprattutto le proiezioni: grazie ad esse potremo infatti spingere i poveri malcapitati verso i pericoli ambientali delle arene, che vanno da spuntoni e falò, fino a letali cadute da precipizi e torrioni. Diventa quindi fondamentale studiare il terreno di scontro (ricordate gli insegnamenti di Ras Al Ghul in Batman Begins?), per non trovarsi in situazioni di serio pericolo dove anche un colpo parato può spingerci verso una fine ingloriosa. Ogni azione consuma energia e ritrovarsi senza ci metterà in enorme difficoltà: il nostro avatar col fiatone accuserà lentezza, impossibilità a schivare e predisposizione ad essere buttato a terra. Perciò meglio tenere sempre la stamina sotto controllo (grazie Dark Souls per i crudeli insegnamenti). La fisicità e la pesantezza tipica dei combattimenti all'arma bianca sono rese alla perfezione e, come si sarà intuito, gli scontri non sono assolutamente adatti a chi pensa di cavarsela pigiando tasti a caso.
L'unico aspetto che toglie verosimiglianza alle battaglie è la modalità vendetta, nata con lo scopo di provare a sfangarla negli scontri in inferiorità numerica (in pratica la maggioranza delle volte in 2vs2 e 4vs4), ma che risulta sbilanciata nei duelli in singolar tenzone. Dopo aver subito un numero sufficiente di colpi, alla pressione del tasto Y (o triangolo), si beneficerà di preziosi secondi di invincibilità e di stamina infinita. Roba da capovolgere le sorti di uno scontro ben condotto in un paio di colpi.

Ogni battaglia, anche quelle con i bot, contribuirà a portare punti alla fazione vincente ed alla fine della stagione da 10 settimane ci si dividerà il bottino (e vi saranno modifiche territoriali) in base alla classifica. E' importante sottolineare che tutti gli utenti, anche tra piattaforme diferse, concorrono alla stessa classifica pur non potendosi scontrare tra loro (il matchmaking è ovviamente previsto tra chi utilizza la stessa console). Tutto questo da l'impressione di rendere le gesta personali un po' troppo poco influenti, ma al contempo fa sentire parte di un qualcosa di più grande, come avviene in una vera battaglia.
 
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Meno felice è la gestione del crafting. Nulla da dire sul sistema di raccolta oggetti in seguito alle battaglie affrontate, molto sugli acquisti in game; utili per Ubisoft, lo sono molto meno per il divertimento complessivo del titolo, rischiando di agevolare in maniera troppo evidente chi è predisposto al pay-to-win. Per fortuna nelle modalità 1vs1 e 2vs2 vengono totalmente disabilitati i miglioramenti provenienti dall'equipaggio, che diventano efficaci solo nelle schermaglie ad 8 partecipanti inclusi i bot. Ciò non toglie che a lungo andare la natura competitiva del gioco (in questo simile ai classici picchiaduro), potrebbe essere minata da questa scelta.

Dal punto di vista tecnico For Honor è molto buono. Guardando all'aspetto grafico, i 30 fps stabili anche nelle situazioni più concitate, le animazioni molto varie e le ambientazioni finemente caratterizzate, contribuiscono ad una immersività totale nel mondo di gioco. Eccellente il comparto audio, con il tintinnio delle spade e degli effetti speciali di battaglia riprodotto alla perfezione.

Il difetto più importante di questo titolo è ad oggi il poco stimolo a giocarci per molto tempo, che non sia la voglia di padroneggiare molti combattenti o di raccogliere più equipaggiamento raro possibile. Come accaduto con The Division il rischio è che passate le fasi iniziali, il titolo perda di mordente e di giocatori, che sono in assoluto le due cose per cui vale la pena entrare in battaglia. Ci auguriamo che Ubisoft non trascuri aggiornamenti costanti e nuovi contenuti (magari non a pagamento, data la presenza degli acquisti in game) in grado di mantenere alta l'attenzione. Il matchmaking online invece, dopo le prime empasse al lancio, ci è sembrato decisamente migliorato.
 
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Conclusioni
 
For Honor è un titolo convincente, a patto che lo si prenda per quello che è: un multiplayer competitivo, ad alto tasso tecnico, non per tutti ma sicuramente molto divertente per chi accetta di mettersi in gioco. Ubisoft a parer nostro è riuscita nell'intento di lanciare nel mercato videoludico un titolo che mancava, con meccaniche di combattimento molto ben calibrate, pochi e migliorabili difetti ed un ottimo comparto audio e video. La presenza di aggiornamenti costanti e di un endgame più fornito, farà la differenza nella longevità di questo titolo quando sarà passato il clamore iniziale. Nel frattempo buttiamoci nella mischia, l'onore si guadagna solo sul campo.