Ormai è qualche anno che una certa freddezza tra Square Enix e Microsoft si è palesata anche agli occhi dei videogiocatori, soprattutto tra quelli che inutilmente continuano ad aspettare un porting per i titoli più interessanti della software house giapponese. Tra questi titoli rientrano senza dubbio tutti i Final Fantasy, il franchise JRPG (scusaci tanto Naoki Yoshida) per antonomasia, soprattutto in occidente, che oramai snobba completamente le piattaforme Xbox

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Ad esempio Final Fantasy VII Remake era stata annunciata come un'esclusiva temporale di Play Station, ma nonostante sia uscito su PC, non c'è alcun indizio del fatto che la stessa cosa possa avvenire su Series S|X o One che sia, lasciando i fan piuttosto interdetti. La stessa cosa molto probabilmente si ripeterà con l'atteso Final Fantasy XVI, con Final Fantasy 14 Realm Reborn e Dragon Quest XII ed è sicuramente già successa con la Final Fantasy Pixel Remaster Collection, che dal 19 aprile sarà disponibile praticamente ovunque, tranne che su console prodotte dalla casa di Redmond.

L'intero pacchetto dei Final Fantasy pre era 3D, dal capitolo 1 al sesto, potrà essere giocato su Nintendo Switch, PlayStation 4 e 5, su PC via Steam, su Android e iPad e persino sull'app store per tablet Fire di Amazon Steam. Questo rende Xbox letteralmente l'unica piattaforma su cui non è possibile apprezzare i primi successi dell'ex Squaresoft nella loro versione migliorata, con controlli di velocità, miglioramenti dell'interfaccia utente, opzioni di battaglia automatica e altro ancora. 

Ad oggi Square Enix ha offerto ad Xbox solo una selezione molto limitata di titoli dal suo catalogo, inclusi giochi come Stranger's Paradise e DioField Chronicle, nessuno dei quali è un grosso successo di critica e commerciale. Nonostante il lancio di Octopath Traveller su Xbox e persino su Xbox Game Pass, il sequel non si trova da nessuna parte e probabilmente non arriverà.

I fan si interrogano e sperano in una risoluzione di questi rapporti freddi tra le due società, mentre nel frattempo sono costretti a rinunciare o ad utilizzare altre piattaforme, per godere dei titoli che probabilmente hanno segnato la loro storia di videogiocatori.