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4.0/10
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Le premesse erano buone: disegni sul reale, una buona opening e una dose di speranza grande così. Me ne lavo subito le mani: non darò mai la sufficienza a un anime che non dà, non ha, non è nulla.
Un caos di avvenimenti: ci ritroviamo in compagnia di alcuni agenti i quali, lavorando, difendono la società da entità sovrannaturali, che hanno a che fare con la sfera dell'esoterismo e dello sconosciuto ai più. Dopo un primo episodio di sola azione mista a dialoghi confusi, apparentemente privi di senso, l'attenzione viene incentrata sulla futura antagonista della serie, per poi spostarsi in un flashback che avrà come unico fine quello di farti simpatizzare - non riuscendoci per nulla - con le due attuali protagoniste, mostrandoti il loro rapporto lasciando qua e là scene le quali dovrebbero essere emotive, coinvolgenti, ma che a lungo andare appariranno come patetici tentativi per commuovere. La situazione di stasi si sblocca solo dopo 7 episodi che navigano nella stessa prevedibilità, per poi concludersi con il finale più prevedibile, anch'esso pseudo strappalacrime; vengono oltretutto lasciate irrisolte alcune questioni poste nell'incipit.

Il reparto grafico, tuttavia, è chiaro e lineare come la trama stessa: poche imprecisioni, né anonimo né particolarmente originale, si avvicina alla realtà. I visi hanno tratti occidentali, eccetto gli occhi femminili tutti uguali, a mandorla. Le animazioni sono semplici, talvolta macchinose - quando c'è dell'impegno da parte dello studio, questo viene notato.
I personaggi non si evolvono, nonostante siano pochi non riescono a entrare in contatto con lo spettatore così come di consueto dovrebbe avvenire. Non è che siano poi così piatti, ma sono caratterizzati prendendo strade che si concludono con un vicolo cieco. Dead end.
Le musiche sanno distinguersi, forse, dal basso livello di tutti gli altri elementi. Non sono notevoli, ma riescono a dare quel pathos che, altrimenti, sarebbe inesistente. Un minimo di adrenalina scandita da musiche elettroniche sulla base di un ritmo incalzante, forte. Pochi i brani orchestrali.

In conclusione, "Ga-Rei: Zero" parla al pubblico tramite una sceneggiatura pazza, irregolare poiché troppo lineare, banale. Tale banalità comprende anche i personaggi, se non la morale dello stesso anime: un ragazzo dal bell'aspetto e dai lineamenti tetri che svolge la figura del tentatore, risvegliando un odio talvolta insensato nelle persone al fine di possederle. Il bene e il male, così, si affrontano, ci sono tradimenti, il bene vince il male.
Non riconosco la bellezza di quest'animazione che è arrivata alle mie orecchie da più voci: se non con "anime per ragazzini", potrei illustrarvi la mia considerazione su "Ga-Rei: Zero" descrivendovi la ricetta con cui è stato creato:
- appoggiarsi a un manga di una certa popolarità, cercando di garantirsi un numero minimo di spettatori;
- tentativo fallito nell'approcciarsi al pubblico secondo quegli elementi che, di base, dovrebbero piacere.
E che nessuno dimentichi l'ingrediente chiave: prevedibilità.