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Capitano delle volte in cui ci si aspettano grandi cose da un anime, ma si finisce per rimanere delusi, altre in cui si inizia a visionare qualcosa quasi per caso trovandosi invece un piccolo gioiello davanti agli occhi.
Il caso di "Ranpo Kitan: Game of Laplace" appartiene, per quanto mi riguarda, alla prima categoria. Ma andiamo per gradi, tanto per giustificare in qualche modo un voto così basso.

"Ranpo Kitan" è una serie TV anime composta da undici episodi appartenente alla stagione estiva 2015, basata sulle opere di Ranpo Edogawa, scrittore giapponese di gialli. Il genere indicato, ovvero giallo/thriller, aveva subito attirato la mia attenzione, essendo io un grande estimatore di questo genere di prodotti. Sin dal primo episodio, però, ho notato subito che qualcosa non mi convinceva, a partire dal protagonista, Kobayashi, e dai personaggi di cui egli era accerchiato. Ho voluto comunque continuare a dar fiducia con la speranza di trovare qualcosa che mi piacesse, ma purtroppo non è andata così.
Unico pregio dell'opera, se pregio può essere definito, è la presenza di OST abbastanza interessanti. Il resto, a partire dai personaggi fino alle storie e alle loro rispettive risoluzioni, non mi ha per nulla convinto.

La trama si intreccia per undici episodi in cui il nostro tredicenne protagonista Kobayashi rimane impressionato dal detective Akechi e gli chiede di diventare suo assistente per risolvere numerosi casi di criminalità. A questo ragazzino piace invischiarsi nelle faccende e nei lavori della polizia senza avere nessun timore, senza mai mostrare emozioni di paura nonostante gli evidenti pericoli, ma soltanto un sorrisetto compiaciuto quasi stesse trascorrendo una giornata in gita. Cosa ancor più irrazionale è che è la stessa polizia ad accettare il suo servizio senza nemmeno pensarci su due volte.
L'amico di Kobayashi, Hashiba, palesemente preso dal protagonista, si oppone spesso all'idea che Kobayashi possa immischiarsi nelle investigazioni. Non che l'attrazione di Hashiba mi crei disturbo, affatto; il problema sta proprio nel carattere stesso di ogni personaggio, incapace di trasmettere emozioni positive. A tal proposito, uno dei personaggi più irritanti e fastidiosi, pur non essendo un personaggio principale, è la tizia in carcere. La cosiddetta "Lucertola Nera", una donna sadica che offre evitabilissime scene di discutibile volgarità.

I casi che ci vengono propinati li ho trovati insensati, non tanto per l'idea iniziale, quanto per la soluzione finale. Il primo forse è quello che ho trovato più assurdo e irreale. L'anime, infatti, si propone come un giallo, ma non riesce mai nel suo intento di mantenere viva la suspense, come dovrebbe fare un'opera di questo tipo.

Carino il design, ma niente di eccezionale, non mi è piaciuta nemmeno la scelta di adottare figure nere per i personaggi di contorno.
Anche il finale non mi ha entusiasmato, piuttosto mi ha soltanto creato maggiori dubbi. Dopo quell'episodio, cosa voleva davvero trasmettere l'autore? Per quanto mi riguarda, in ambito di messaggi o emozioni finali sono rimasto a bocca asciutta.

In conclusione, un totale disastro sia per i casi assurdi che ci vengono proposti assieme alle loro pessime risoluzioni sia per i personaggi che non solo non riescono ad emozionare positivamente, ma rendono soltanto la visione più pesante con i loro atteggiamenti poco realistici.
Bocciato e dunque sconsigliato.