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4.0/10
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C'era una volta, in un magico regno incantato chiamato Giappone, una principessa chiamata Rumiko Takahashi. Ella in effetti non aveva effettivi titoli nobiliari, ma era denominata in tale modo per la sua straordinaria capacità di creare commedie indicibilmente divertenti, riuscendo a mantenere l'interesse dei lettori più o meno intatto per uno spropositato numero di volumetti. Così aveva creato manga entrati letteralmente nella storia come Ranma 1/2, Lamù, Maison Ikkoku.
Poi non si sa che cavolo è successo, ma la Takahashi se ne è venuta fuori con Inuyasha. E l'incantesimo si è spezzato.

La Takahashi qui racconta la storia di questo mezzo demone Inuyasha che deve raccogliere i pezzi della Sfera degli Shikon che si è disintegrata in mille pezzi; alla sua ricerca si unirà Kagome, una petulante ragazzina che casca nel pozzo di casa sua e invece di spaccarsi l'osso del collo finisce nell'epoca Sengoku, Miroku, un monaco maniaco sessuale e Sango, una cacciademoni che non si sa per quale legge della fisica e del buon senso abbia come arma nel Medioevo giapponese un... boomerang. Mi verrebbe da dire che a meno che la cara Sango non avesse avuto una cugina maori su Facebook che le avesse spoilerato dell'esistenza di un continente chiamato Oceania 500 anni prima la sua scoperta, una giapponese non poteva avere un boomerang come arma, ma vabbè, io sono pignola scusate.
Comunque, la trama finisce qui, i restanti settordicimila volumetti sono semplicemente alberi rubati alla Foresta Amazzonica per farci la carta, punto e basta. Infatti le vicende degli episodi si articola svergognatamente sempre nello stesso modo:
- Un nuovo villaggio
- Toh! C'è un mostro con un frammento della Sfera (ma questa sfera è stata polverizzata o era grossa come un'anguria? Qua tra poco ne raccolgono le particelle subatomiche, altro che i frammenti)
- Bisogna ammazzare il mostro, ma all'inizio tutti non ce la fanno
- Si trova il modo di farlo fuori
- Inuyasha- Continua

Non riesco a trovare altra motivazione a questo manga se non il bisogno di liquidità nel conto in banca della Takahashi, perché è talmente pieno di luoghi comuni ed escamotage narrativi talmente triti e ritriti che in certi momenti penso che la nostra principessa dei manga abbia ingaggiato come editor il comando Copia Incolla di Word. Tutto è bolso, scontato, telefonatissimo: faccio uno spoiler se dico che fin dal primo numero ho capito che tra Kagome e Inuyasha c'è qualcosa ma questo qualcosa sarà minato dai tipici litigi in salsa Ranma & Akane, in modo da allungare il brodo sine die? Senza poi contare dell'elemento cardine che ha reso la Takahashi un mito del fumetto mondiale, ovvero il suo umorismo demenziale. Inuyasha ne è privo totalmente. O per dirla meglio, le scenette comiche ci sono visto che Inuyasha non è un manga horror come La Stirpe della Sirena, solo che che sono divertenti come una compilation di craniate contro il muro. Le gag infatti sono tutte incentrate sui battibecchi pseudo amorosi tra Inuyasha e Kagome. Aspetta, dove avrò già visto una situazione simile? Magari DAPPERTUTTO?

Insomma, Inuyasha è un ammasso svergognato di filler, ma questi filler sono così cretini che in confronto pure la serie più detestabile di Sailor Moon, la quarta, sembra sceneggiata da Tenessee Williams.
Spero vivamente che la prossima opera lunga di Rumiko Takahashi segni il ritorno prepotente delle sue migliori qualità. Parla di una caccia agli shinigami nel prossimo manga? Oddio Rumiko, se hai bisogno di soldi apri un ristorante, ci vengo a mangiare, lo giuro, ma basta boiate lunghe ventisettemila tankobon! Pietà!