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10.0/10
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Quando nel 1993 uscì per la Star Comics la prima edizione del manga (quella con gli albi a sottiletta e le famigerate pagine che si staccavano appena si sfogliavano) nel primo pagina del numero uno i Kappa Boys fecero una sorta di "editoriale" introduttivo all'opera in questione. Scrissero che sì, si rendevano conto perfettamente che Video Girl Ai non aveva alcuna serie televisiva a fare da traino, a differenza dell'altro manga che quasi in contemporanea fece allora capolino nelle fumetterie, Orange Road. Era quindi da parte loro un rischio enorme proporre un manga in quelle condizioni, considerando anche che all'epoca i fumetti giapponesi venivano sistemati nelle edicole tra i giornali porno. Quindi conclusero il loro editoriale scrivendo senza troppi giri di parole che se avevano deciso di pubblicare Video Girl Ai era semplicemente perché lo reputavano un manga meraviglioso.
Alla fine il pubblico diede loro ragione: Video Girl Ai fu forse il loro primo grande successo di pubblico, un autentico miracolo del passa parola. Successo che alla fine fu coronato quasi dieci anni dopo, nel 2000, con la ristampa integrale deluxe dell'opera, la seconda in assoluto fatta nella storia della casa editrice dopo quella di Dragon Ball, pubblicizzata a tutto spiano sugli altri albi all'epoca pubblicati con uno slogan a dir poco magniloquente: "il miglior manga che sia mai stato creato: Video Girl Ai".

Sicuramente per molti può essere risibile uno slogan del genere, ma a mio avviso non è per niente un caso che Masakazu Katsura sia entrato nell'olimpo dei grandissimi con questa serie. Nessuno ha infatti raccontato meglio di lui i turbamenti amorosi degli adolescenti. Non voglio però limitarmi alla sfera dei manga e degli anime: Video Girl Ai fa molto meglio anche di qualsiasi altra serie televisiva americana con lo stesso tipo di protagonisti.
La cosa paradossale e a tratti divertente è che Video Girl Ai non è nemmeno uno shoujo! Infatti è uno shounen, come si può evincere dalla massiccia presenza di inquadrature "emozionanti", inoltre ha un plot di base che vira all'inizio molto sul fantasy. Yota, il protagonista, infatti è il classico "loser" timido e impacciatissimo con le ragazze e con un chiodo fisso in testa: Moemi. Il problema è che lei considera Yota al massimo un amico, perché a sua volta è innamorata del migliore amico di Yota, Takashi. Al colmo della disperazione, vagando per le strade di Tokyo, Yota si accorge di una videoteca che non aveva mai visto prima: il Gokuraku. Lì noleggerà una cassetta, a prima vista dal contenuto erotico, sulla cui copertina c'è stampata la foto di una ragazza, Ai Amano e la scritta "Io ti consolerò". Messa la cassetta nel videoregistratore... Ai uscirà fuori dal video ed entrerà nella vita di Yota! Solo che c'è un problema: il videoregistratore era rotto al momento della riproduzione e quindi Ai è uscita fuori con due grossi difetti. Il primo è che... ha perso due taglie di reggiseno; il secondo è che lei adesso ha un'anima. Ciò implica di conseguenza che Ai e Yota scopriranno di essersi innamorati. Il creatore delle Video Girl, il misterioso Uomo con l'Impermeabile però non può tollerarlo: le sue creature non possono innamorarsi degli uomini che devono consolare e decreterà la morte di Ai.

La morale del manga è lapalissiana, magari un po' banalotta: se si vuole raggiungere il vero amore, bisogna affrontare tante prove dolorose e non accontentarsi mai pur di rifuggirle. Tuttavia, non è l'insegnamento di fondo che colpisce in questo manga, ma come questa morale viene dimostrata tramite l'intreccio. Come detto prima, nonostante le premesse fantasy, la storia assume ben presto toni molto più realistici, in quanto si incentrerà principalmente sul tentativo di Yota di rifarsi una vita sentimentale per cercare dimenticare Ai, vista la spada di Damocle che pende sulla testa della ragazza. E qui sta tutta la forza del manga: non c'è mai un cedimento ai facili cliché narrativi del melodramma, non c'è mai un momento in cui si scade nella soap opera, nonostante il rischio sia sempre dietro l'angolo viste le tematiche. La sceneggiatura è così solida e ben scritta che è impossibile non riconoscersi almeno una volta nelle vicende amorose dei personaggi. I dialoghi poi, elemento imprescindibile in una serie così introspettiva, sono un'ulteriore punta di diamante. Non ci sono lirismi di sorta nelle parole proferite o nei pensieri scanditi nei baloons, eppure sono a tal punto plausibili e veritieri da arrivare a chiedersi se Katsura non ce li abbia rubati di soppiatto dalle nostre vite.

Infine, la terza dimensione di questo manga: il disegno. Non è un caso se per Video Girl Ai si parla addirittura di "cinema su carta". La gamma di espressioni facciali e di sfumature delle stesse non ha eguali rispetto ad altri manga; il livello di dettaglio dell'aspetto dei personaggi è a dir poco maniacale, sia nei fisici che nei dettagli più esteriori (per esempio i costumi, per il cui disegno Katsura pare proprio avere una passione); infine i retini. L'autore fa un uso spropositato di "grigi", ma sono il tocco di classe finale, perché danno quella tridimensionalità e quel realismo tali da rendere questo fumetto (e se dico fumetto è perché non mi riferisco solo ai manga) la cosa più vicina ad un'esperienza cinematografica che io abbia mai visto.

Il risultato finale della somma tutti questi dettagli tecnici? Che alla fine è impossibile non emozionarsi per la dolcissima storia di Yota, Ai, Moemi, Natsuko... magari fino alle lacrime. Perché i loro turbamenti amorosi sono stati anche i nostri, a differenza di quelli dei vari Beverly Hills/Dawson's Creek/The O.C.
Un'opera immancabile sugli scaffali: da leggere e rileggere.