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Sarà stato il "Detective" nel titolo ad aver attirato il sottoscritto, cresciuto a pane, Tenete Colombo e racconti di Agatha Christie, o anche il prezzo popolare, il basso numero di volumi, il sorriso solare e sempre contagioso della protagonista "Shōjosa" di turno, sulla cover, lo so che lo fanno apposta. E così alla fine mi ritrovo seppellito da manga cretini.
È possibile mescolare lo Shōjo adolescenziale, sbrilluccicoso e zuccheroso, con le detective stories? Ovviamente no, follia pura. E se aggiungessi un elemento magico? Se ne può discutere.

Lili è una studentessa con una innata capacità di prevedere il futuro, e questo la rende abbastanza nota in classe. Nulla di particolarmente eccitante se non fosse che, grazie ad un magico anello, riesce persino a risolvere casi di omicidio sotto mentite spoglie. Con tale oggetto Lili evoca gli spiriti astrali, dodici in totale ognuno rappresentante di un segno zodiacale, con le fattezze di teneri esserini in versione super deformed. Lili deve prima conoscere la data di nascita della vittima, per poi evocare lo spirito zodiacale corrispondente che darà alla protagonista un indizio un po' vago sotto forma di predizione e tramite esso risolvere così il caso.
Idea carina, gli spiritelli hanno ognuno un diverso carattere o una fissa particolare e questo non mancherà di divertire le giovani lettrici alle quali Natsumi Ando tenta di rivolgersi con questa componente majokko. Il problema sorge nelle ideazioni dei casi da risolvere, Ando chiaramente non è Gosho Aoyama e i casi di omicidio risultano abbastanza banali (e anche alquanto fantasiosi, ma questo non è mai stato un problema neppure per “Detective Conan”).

La serie è sorretta da un'esile trama: il ritrovamento della madre scomparsa di Lili, e ovviamente dall'immancabile storiella sentimentale tra la protagonista e il moro compagno di classe Hiromi; il tutto viene rappresentato con un tratto semplice ma funzionale, non originalissimo ma neppure invadente, di chiara scuola "Nakayoshi", rivista dalla quale proviene la mangaka. Immancabili anche qui come da tradizione Shōjo i "quarti di pagina", trafiletti laterali dove l'autrice racconta tutte le cretinate che le passano per la testa, a ciò si aggiungono pure diversi spazi di tipo "oroscopo" per conoscere meglio i segni zodiacali. 

Play Press Publishing ha pubblicato “Zodiac Detective” due volte, la seconda sulla collana "manga classics" in una scabrosa edizione con il volume 4 più grande dei primi due, a loro volta se messi di fianco risultano essere più alti del 3. Insomma un disastro, forse l'ultimo della casa editrice (siamo nel 2008). Mi auguro alle fiere circoli la prima edizione.

Arduo aggiungere altro su “Zodiac Detective”, un manga con evidenti difetti di sceneggiatura (ben poco viene svelato sulle origini dello Star Ring) ma essendo rivolto ad un pubblico giovane gli piazzo una sufficienza avendolo trovato a tratti carino e scorrevole, mi sarebbe piaciuto leggere l'opera più famosa di questa autrice, "Kitchen no Ohime-sama", di ben 10 volumi e premio Kodansha Manga Award, per constatare se c'è stata questa evoluzione nel suo modo di fare manga, ma alla fine è andata così.