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Tra i tanti elementi che popolano la nostra vita di tutti i giorni, perlomeno per molti di noi, ci sarà sicuramente il condominio. Esatto, il condominio, il palazzo dove risiede il nostro appartamento, che vediamo tutti i giorni, consideriamo ormai una parte di noi visto che ci viviamo, alcuni ci passano gran parte delle giornate mentre altri ci si fermano solo per mangiare e dormire. Alcuni ci lavorano proprio, altri magari lo hanno lasciato da tempo per tirar su famiglia altrove e di tanto in tanto fanno una visitina ai genitori ormai anziani. Altri magari si lamentano del vicino troppo chiassoso, della vecchietta che tiene il televisore troppo alto sopra il nostro appartamento, il portone sempre aperto, i muri sgretolati e così via. Il condominio, perciò, è o è stato sicuramente una parte di noi, della nostra vita, un elemento imprescindibile della nostra esistenza.

Katsuhiro Otomo, visionario mangaka e regista, vicinissimo alla fantascienza e al mondo delle macchine, ha molti punti in comune con questa introduzione. Forte dell'elemento del quotidiano, della routine, Otomo ha dedicato un suo intero manga alle vicende di un semplice condominio, riuscendo però a renderlo assurdamente coinvolgente e originale sotto ogni aspetto. Detto questo è venuto il momento di parlare di Domu (in Italia Sogni di bambini, traduzione letterale), il primo successo dell'autore ad essere riconosciuto con un premio, il Science Fiction Grand Prix Award nel 1983, onoranza, tra l'altro mai avvenuta prima per un manga. Il titolo nasce nel 1980 e narra le vicende di un grande casato e dei vari abitanti che ne risiedono. Da qualche tempo avvengono inspiegabili suicidi che interessano i residenti della zona, senza che ci siano ragioni dietro a tale gesto. La polizia brancola nel buio, non riuscendo a capire se siano dei casi uniti a qualche elemento in comune o se siano semplicemente delle coincidenze, essere accaduti con così tanta vicinanza. Tuttavia però tra le famiglie inizia pian piano a crescere l'ansia e il timore, visto che le persone suicidate sono le più disparate e le più insospettabili. Il terrore perciò dilaga tra gli appartamenti, avendo sempre paura che chi esca per fare la spesa, comprarsi un pacchetto di sigarette e così via, possa non tornare mai più. Nonostante queste angosce, che naturalmente è difficile sopprimere, la gente cerca di andare avanti lo stesso, sperando che un giorno non se ne senta più parlare, di simili casi. In questo scenario, la vicenda pone l'attenzione su alcuni dei abitanti del palazzo, come la ragazzina Etsuko con i suoi amici, il gigante Yoshio tenuto a distanza perché affetto da ritardo psichico, l'alcolizzato Yoshikawa, la signora Tezuka alla quale è morto il figlio in grembo e che per questo ne è rimasta indelebilmente turbata e altri. Ovviamente tra loro si muove anche il detective Yamagawa con in suoi uomini, ingaggiato per risolvere l'arcano. Tra questi personaggi incuriosisce il solitario e tranquillo vecchietto di nome Cho, che inspiegabilmente suscita sempre l'attenzione della piccola Etsuko, come se i due fossero sempre in una sorta di sintonia mentale. Vorrà dire qualcosa? Da qui prende piede l'insolita vicenda che serberà dei colpi di scena assurdi per il contesto mostrato e che ne coinvolgerà, suo malgrado, le vite delle tranquille persone che ci vivono.

Katsuhiro Otomo, come detto sopra, fa del realismo il suo cavallo di battaglia. Mostrare vicende quotidiane per poi stravolgerle con elementi assurdi è stato sempre uno dei suoi elementi di rilievo. Detto questo non si può non notare la grande cura che ripone nel suo tratto, sempre attento nei dettagli per ogni minimo particolare, che può andare da una mattonella incrinata, un palo mezzo rugginoso, una panchina consumata dal tempo e tanti di quei particolari che nella nostra vita neanche ci facciamo caso, ma che per l'autore sono fonte di inscindibile cura e presenza.
Se la cura del tratto è così alta e pone il suo accento su una quasi perfetta rappresentazione dell'ambiente che ci circonda, così non può che non essere per i temi trattati, in questo caso i suicidi nel condominio. Nella prima parte del manga assisteremo alle incessanti indagini da parte della polizia per risalire ad una possibile soluzione, interrogando testimoni, parenti, amici delle vittime, tutti coloro che potrebbe contribuire a sciogliere il mistero apparentemente inspiegabile. Nonostante la vicenda lasci naturalmente un grande spazio per le indagini, di tanto in tanto il lettore troverà sparsi nel proseguo della storia degli elementi che lo porteranno a ipotizzare che tutto ciò che sta succedendo non avviene secondo una logica, che addirittura potrebbe essere il risultato di qualche forza sovrannaturale che agisce nella zona e che cattura, a caso, chiunque ci capiti in mezzo, suo malgrado.
Il ritmo narrativo di Domu, nella prima parte del manga è di discreto interesse, anche se in certi punti tende un po' a stagnarsi dietro le minuziose indagini della polizia ma nella seconda parte risale di spicco per le grandi concatenazioni di eventi (sorprendenti, anche) che saranno protagoniste della storia.
La caratterizzazione dei personaggi non spicca ma fa semplicemente il suo lavoro, ponendo maggiormente l'attenzione sui personaggi chiave, lasciando così marginali tutti quegli altri il cui contributo alla storia è minimo. Per altri, nonostante siano personaggi al centro della vicenda, si sanno solo che pochi accenni, per far sì che il velo di mistero che attanaglia la narrazione sia sempre presente.

Domu, visti i temi trattati e le particolarità che possiede, anticipa, anche se di poco ciò che poi verrà ampiamente narrato e sviluppato nell'opera magna dell'autore, Akira, dove in mezzo ad una megalopoli futuristica si muovono ragazzi con poteri ESP che loro malgrado causeranno esplosioni atomiche, grattacieli che crollano, strade spaccate a metà e che muteranno per sempre le vite di coloro che gli stanno attorno. Sebbene sia una storia totalmente diversa da quella raccontata in Akira, funge un po' da prototipo, presentando tutti quegli elementi tipici della narrativa di Otomo, primo tra tutti la cura per la vita di tutti i giorni, il suo improvviso mutamento, poteri cinetici, ESP e un grande amore per le scene dinamiche in stile cinematografico, che sono una vera e propria gioia per gli occhi. Anche qui saremo protagonisti di ampi scorci urbani, viste aeree suggestive, palazzi che crollano, gente lanciata nel vuoto, tutti elementi che Otomo riesce a rappresentare con un realismo senza pari.

Domu è approdato in Italia nel lontano 1994 per Comic Art, che ne ha pubblicato un'edizione in due volumi, dal titolo Sogni di bambini, oggi ormai introvabili a causa della datata pubblicazione e dell'uscita della casa dal mercato. Più tardi, a più di dieci anni di distanza, Repubblica, in collaborazione con Panini Comics, inserisce il manga nella collana I classici del Fumetto di Repubblica - Serie Oro nel 2005, col titolo Domu - Sogni di bambini.

Per la sua attenta cura nei particolari, la trama curiosa e originale e i suoi sorprendenti sviluppi, consiglio il titolo a chiunque vuole leggere una storia imprevedibile, dove apparentemente non c'è né capo e né coda(e forse è proprio così) e dove il tutto viene scombussolato in maniere assurde e decisamente improbabili. Tra l'altro i fan di Katsuhiro Otomo e di Akira la troveranno una lettura doverosa, per scoprire nuovamente di quali follie è capace l'autore in questione.