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Per entrare nel mondo di Jiro Taniguchi ci sono alcune tappe "obbligatorie" che il lettore deve attraversare per comprendere e godere appieno dell'arte di questo autore; ebbene, "L'uomo che cammina" è una di queste. Edito nel lontano 1990 in madrepatria, a livello puramente stilistico presenta una caratteristica diversa dai lavori di Taniguchi di quel periodo, cosa di cui ci si può rendere conto appena si prende in mano il volume, ossia la presenza di dialoghi è assai ridotta - e a suo tempo arriviamo a spiegarne il motivo. Lo stile di disegno è davvero eccellente, Taniguchi riesce a trasmettere, grazie a tavole rifinite in maniera quasi maniacale, l'atmosfera della città rappresentata e in questo modo a calare il lettore proprio in mezzo alla scena. La "trama" - se così si può chiamare - dell'opera si articola in diciassette mini episodi narranti altrettante avventure urbane di Yukichi Fukujima, l'uomo che cammina appunto; ciò che funge da filo conduttore di queste storie è l'unica attività che il protagonista sembra svolgere, cioè camminare. Ma non è un camminare frenetico o una sorta di sport, affatto! È ciò che Baudelaire in "Spleen di Parigi" ha definito "flânerie", ossia il camminare pacatamente per le vie della città, senza altro scopo che ammirare e contemplare la quotidianità e semplicità che la città può offrire. Da qui si può evincere il carattere puramente contemplativo e riflessivo che l'opera assume fin dalle prime pagine, e sempre qui si spiega la scelta del mangaka di ridurre all'osso i dialoghi e annullare le didascalie; il lettore deve godere degli stessi paesaggi e delle stesse vedute dell'uomo che cammina, sviluppando una muta empatia con il protagonista, grosso punto di forza del fumetto, a mio giudizio. Questa caratteristica si rivela però un'arma a doppio taglio, perché se da un lato certi capitoli riescono a far sbocciare nel lettore esattamente le sensazioni che Taniguchi vuole imprimere nelle proprie tavole, altri episodi della vita di Yukichi risultano come piatti, a tratti noiosi, o in ogni caso non emozionanti. Purtroppo "L'uomo che cammina" si rivela essere un'opera eterogenea da questo punto di vista, un momento ti fa sembrare di avere tra le mani un capolavoro e il momento dopo un'opera "solo" discreta, motivo per cui non riesco ad assegnare all'opera più di otto, sebbene gli stia un po' stretto. C'è anche da dire che non è un fumetto per tutti, ma se scontro e azione non sono per voi elementi fondamentali e siete disposti a rallentare un attimo e fermarvi a riflettere, allora potrete trovare in quest'opera qualcosa di pienamente godibile.