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5.0/10
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Proporsi di realizzare una serie in grado di rivoluzionare il genere robotico vuol dire lasciare la modestia fuori dallo studio di animazione e forse sopravvalutare un po' i propri mezzi; certo, i miracoli non sono impossibili e Gen Urobuchi – spacciato per sceneggiatore della serie, quando in realtà di suo ha messo la firma ai primi tre episodi – non è certo l'ultimo arrivato, ma “Aldnoah.Zero” si è prefissato un obbiettivo al di fuori della portata di molti. Ad ogni modo, con simili premesse, è lecito aspettarsi se non il miglior anime stagionale – perché quello, povero illuso, pensavo potesse essere “Zankyou no Terror” – almeno un prodotto buono. Ebbene, ancora una volta aspettative deluse. Sul comparto più prettamente tecnico non ho molto da criticare: Ei Aoki – già regista di “Fate/Zero” – mette in piedi una discreta regia, dinamica e coinvolgente durante i combattimenti, più tendente all'anonimato altrove, A-1 Pictures come al solito è sinonimo di qualità in campo di animazioni, fornendo addirittura una CGI non disturbante, character e mecha design non mi sono dispiaciuti (da amante delle serie di fantascienza ma non proprio ferrato in fatto di robottoni), mentre Hiroyuki Sawano e Kalafina svolgono davvero un ottimo lavoro per quanto riguarda l’OST. Quello che fa veramente scadere la serie e getta sconforto sullo spettatore sono intreccio e sceneggiatura. Ma andiamo con ordine.

Negli anni Settanta del XX secolo sulla terra si scatena una guerra violenta e senza precedenti, la stirpe di Vers, proveniente da Marte, attacca i terrestri con potenti navi spaziali e robot da combattimento alimentati dall'”Aldnoah”, una misteriosa e antica fonte di energia della quale la famiglia reale di Vers detiene il controllo. I Terrestri paiono quasi formiche schiacciate da uno stivale e nel cosiddetto “Heaven's fall”, per fornire una definitiva dimostrazione di forza e costringere gli avversari alla resa, i Marziani distruggono la luna. Firmato un armistizio, sembra che la tranquillità sia tornata sulla Terra, almeno fino a quando la principessa Asseylum Vers Allusia, figlia del re di Vers, giunge sulla terra con l'intento di condurre dei negoziati per una pace definitiva, viene uccisa da un attentato terroristico. Passano pochi minuti e i cavalieri di Vers che orbitavano attorno alla terra come scorta della principessa, attaccano il pianeta distruggendo città intere e sterminando indistintamente militari e civili.
In tutto ciò, Inaho Kaizuka è uno studente di sedici anni che frequenta un liceo un po' particolare: al posto del latino e della filosofia, infatti, gli studenti imparano a pilotare un tipo di robot gigante anti-marziano – detto Catafratto –, in vista di un futuro arruolamento nell'esercito regolare. Suoi insegnante sono la sorella Yuki e il sergente Marito, reduce dell'Heaven's fall, i quali, al momento dell'attacco nemico, conducono gli studenti in una base anti bombardamenti in attesa di ordini dall'esercito. Contemporaneamente Slaine, terrestre cresciuto su Marte alla corte reale di Vers e amico – o forse sarebbe meglio dire servo fidato – della principessa Asseylum, si precipita sulla terra col proprio velivolo per controllare di persona le situazione.

Proprio nella caratterizzazione dei personaggi e quindi, per via delle loro scelte e decisioni, nello sviluppo dell'intreccio, sono riscontrabili gli errori e le cadute di stile più grossolane. Partendo dal protagonista, Inaho pare essere un omuncolo appena uscito dai manga di Nihei (e non me ne voglia il buon Kiri, personaggio di gran lunga più di spessore dell'adolescente in questione) totalmente inespressivo e anaffettivo verso sorella e amici, basti pensare che nei primissimi episodi un suo compagno di classe muore letteralmente a due palmi dal suo naso e lui non fa una piega; più o meno un freddo calcolatore, se non per il fatto che spesso le sue azioni, così come il comportamento e i ragionamenti stessi, non sembrano seguire una logica precisa, ma si affidano spesso a un troppo clemente fato propizio che permette altrettanto spesso l'attuazione e il successo degli sconsiderati e incoscienti piani del ragazzo. In particolare nella seconda parte della serie, forte del suo occhio bionico, fa abbandonare definitivamente lo schermo alla logica e al ragionamento. Aggiungiamoci che il tutto viene realizzato alla guida di un robot d’addestramento e questo fa veramente pensare che sceneggiatore e regista abbiano lasciato a casa il buon senso prima di andare a lavoro, magari facendo prima una tappa al baretto; se si tiene poi conto che gli avversari in questa serie sono guerrieri scelti dal re in persona, insomma, la crème de la crème dell'esercito di Vers, alla guida di macchine da combattimento dotate di una tecnologia millenaria in grado di polverizzare la Luna in pochi attimi, allora non resta che ridere... per non piangere. La principessa Asseylum d'altra parte si dimostra fin troppo risoluta in alcuni casi e fragile in altri, pronta a puntare la pistola persino contro gli amici più cari, prima di scoppiare in lacrime, incapace di premere effettivamente il grilletto, il tutto condito con una buona dose di buonismo. Figura carente di coerenza, dunque. Slaine, infine, intelligente e scaltro all'apparenza, sembra non riuscire a vedere a due palmi dal proprio naso e di conseguenza compie azioni che più che salvare la sua amata principessa, ne aggravano la già precaria situazione, un tutt’uno nella seconda parte, che solo i più temerari sono arrivati o arriveranno a vedere.

Se il finale della prima parte non sfigura, chiudendo con un pizzico di cinismo verso i personaggi che, chi come me non teneva particolarmente in simpatia, ha potuto ben apprezzare, quello della seconda ricade ancora una volta nel buonismo più patetico; insomma, ancora un'occasione per esaltare i punti deboli della serie. “Aldonah.Zero” rappresenta per me una serie estremamente deludente, che con un buon budget e un altrettanto buon apparato tecnico a disposizione non riesce a esprimere delle potenzialità che, altrimenti sfruttate, avrebbero sicuramente potuto regalare al pubblico un prodotto quanto meno discreto. Se mesi fa assegnai una sufficienza generale all'opera, nella speranza che l'aria cambiasse nella seconda parte (e i presupposti c'erano, visto “quel” finale) quest'ultima si rivela meno che mediocre. Globalmente insufficiente, quindi sconsigliato.