logo GamerClick.it

-

Qualcuno potrà definire questo voto irreale. Sarà che amo questa serie, sarà che anime di questo genere se ne vedono pochi, "Welcome to the N.H.K." è tra le opere che amo di più, anzi, forse quella che prediligo in assoluto. Chiuso questo sipario soggettivo, torniamo alla nostra recensione.

"Welcome to the N.H.K." è un anime tratto dall'omonimo manga, tratto a sua volta dal romanzo di Tatsuhiko Takimoto. Inoltre, forse, qualcuno non sa che la stessa opera è in parte autobiografica, in quanto lo stesso romanziere avrebbe trascorso un breve periodo della sua vita come un hikikomori.
Ho voluto fare questa precisazione perché, spesso, quando un prodotto audiovisivo è tratto da un romanzo, è sempre una spanna in su alla regia originale, senza tralasciare la componente autobiografica.

Tastuhiro Satou è un giovane che negli ultimi quattro anni vive confinato nel suo appartamento, evitando ogni forma di contatto sociale. In poche parole, un hikikomori. La sua vita: "All'epoca ero convinto che mantenere un atteggiamento cinico su tutto fosse fico. Cinico nello studio, nell'amore, nei rapporti con gli amici... ed ecco il risultato: sono un hikikomori."
Incastrato nelle sue abitudini e nelle sue convinzioni non riesce a reagire, ma un giorno si imbatte in una ragazza, Misaki. Lei sostiene di essere in grado di "curarlo", e così hanno inizio le vicissitudini del giovane Satou che, episodio dopo episodio, imparerà a percepire il mondo e capire che, anche se in contesti diversi, anche altri hanno problemi relazionali e "paralizzanti" come il suo.

"Welcome to the N.H.K." si presenta come una denuncia, o meglio critica, sociale, presentando differenti problematiche sotto la forma più cupa e intrigante. Ciò non toglie che in questa cruda drammaticità ci siano momenti divertenti ed emergano personalità interessanti e simpatiche.

"Welcome to the N.H.K." è quindi, senza ombra di dubbio, un must-see. Chiunque sia interessato nell'apprendere alcune delle realtà più tenebrose della cultura nipponica, questa è l'opera giusta.

Inquietante, deprimente ma illuminante.