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7.0/10
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Data l'estrema lunghezza della serie non è possibile a parer mio dare un giudizio globale sulla qualità dell'anime e dunque del lavoro compiuto dai suoi realizzatori, senza prendere in considerazione le varie tappe che l'hanno contraddistinto.
Premetto che la grande qualità di questa serie va ricercata nella fedeltà con il quale il suo character designer ha saputo riprodurre la particolarità e le caratteristiche dei disegni del geniale Eiichiro Oda, tuttavia c’è da dire che, dal 1999, anno della prima messa in onda di One Piece, l’anime ha subito un'evoluzione tecnica notevole che ha coinciso con il passaggio da una saga all'altra.
In particolare, dal punto di vista grafico e delle animazioni, è possibile individuare due “punti di svolta”. Il primo coincide con il passaggio dal mare orientale alla Rotta Maggiore e il secondo con il ritorno sulla terra (sul mare) dopo l’avventura di Skypiea.

Fino alla prima svolta infatti i disegni sono molto semplici e gli sfondi poco caratterizzati. Molto spesso gli ambienti vengono sfumati di bianco e di certo sono ben lontani da quelli che si vedranno durante la saga di Water7. Anche le animazioni sono altalenati anche se nel complesso risultano di buon livello. C’è inoltre un evidente ma gradevole utilizzo della CG in alcune inquadrature. Con la fine della prima stagione e l’inizio dell’avventura lungo la Rotta maggiore nell’anime c’è il primo grande salto di qualità. Le sfumature di cui si è detto scompaiono quasi del tutto. C’è molta più attenzione ai dettagli e le ambientazioni risultano molto più curate. Le animazioni migliorano e i combattimenti sembrano più dinamici. Veramente ben realizzati al riguardo gli scontri a più riprese fra Rufy e Mister Zero, così come quello con God Ener, senza dimenticare la sfida con effetto tridimensionale fra Sanji e Mister Two e quella cruenta fra Zoro e Mister One.
Con la fine della saga del cielo ci si avvia alla seconda svolta grafica di cui ho detto. Se infatti la saga di Alabasta e Skypiea da questo punto di vista sono sostanzialmente simili, è con l’inizio dei filler dell’isola G8 che è possibile notare l’ulteriore salto di qualità. Il character design migliora sensibilmente e per certi versi cambia del tutto rispetto a quanto si è visto fino a quel punto. I personaggi appaiono molto più slanciati, longilinei. Il tratto si fa meno marcato e più spigoloso, dunque più accattivante e funzionale alla dinamicità degli scontri fra la ciurma e il CP9 (straordinariamente reso quello fra Rufy e Blueno, ottimo quello con Lucci anche se troppo spezzettato). Nami, Robin e gli altri personaggi femminili diventano ancora più procaci. In generale tutti i protagonisti appaiono molto più adulti e maturi. Quest’ultimo aspetto forse, nell’anime, è molto più visibile rispetto al manga. Le grandi mani e gli occhioni che caratterizzavano i rotondi personaggi della prima serie ormai sono un lontano ricordo. Stesso discorso ovviamente vale per le ambientazioni, qui molto più curate e dettagliate.

L’ultima saga andata in onda in Giappone, quella di Thriller Bark, rappresenta un’ulteriore miglioramento del livello qualitativo raggiunto con Enies Lobby. Le atmosfere cupe e sinistre che pervadono la nave isola sono rese magnificamente. La fase degli scontri con Odr e Moria raggiungono, per stile e animazione, un livello stupefacente, quasi cinematografico.
Insomma, in generale è possibile affermare che, a differenza di molte serie lunghe dove tra una stagione e l’altra si assiste a palesi scadimenti (vedi le differenze fra Naruto e Naruto Shippudenn), One Piece grazie allo straordinario lavoro fatto dalla Toei migliora di volta in volta. Se Thriller Bark ha raggiunto picchi qualitativi così elevati non oso immaginare che cosa potremo vedere più avanti.

Altri aspetti che ovviamente non posso non tenere in considerazione nell’analisi di questo anime sono la regia, i filler, le musiche, il doppiaggio e l’adattamento Mediaset. Per quanto riguarda la prima c’è da dire che essa appare molto fedele alle scelte fatte da Oda nel manga. Ciò per molti può rappresentare un pregio, ma non sempre la scelta è azzeccata. A parer mio se la mano del regista fosse più visibile il prodotto ne guadagnerebbe in quanto aggiungerebbe qualche cosa di più alla storia (come dimostrato ad esempio dalla canzone di Sogeking).

I filler sono presenti come in ogni altro anime di questo genere ma, a differenza di altre serie, molto spesso sono ben realizzati e di solito si concludono nel giro di una decina di puntate. Devo dire che fra tutti quelli realizzati ho trovato brutti ed infantili soltanto quelli in cui perdono la memoria (prima della saga di Enies Lobby). Oltre ai vari tappabuchi presenti nell’anime ovviamente, come per ogni altra serie legata alla realizzazione del relativo manga, lo svolgimento della storia è soggetta a dilatazioni temporali che finiscono per spezzare eccessivamente il ritmo. Ciò è visibile soprattutto durante le vicende di Enies Lobby dove flash back continui, scontri o inseguimenti a volte infiniti finiscono per allungare palesemente la storia. Funzionali a questo obiettivo sono anche i fastidiosi riassunti delle puntate precedenti attraverso il quale gli autori sono riusciti a ricavare un bel po’ di puntate in più.

Per quanto riguarda le musiche, nulla da dire. Non sono un esperto ma credo che nessuno possa lamentarsi degli straordinarie ed epici motivi che scandiscono le tragedie, i misteri, gli scontri e i tanti momenti comici (qui eccellentemente riprodotti) presenti nell’anime. Stesso discorso per le numerose sigle: molto dinamiche e utili a far entrare lo spettatore nel clima della serie le opening di apertura e quasi tutte riflessive quelle di chiusura. L’ultima versione dell’accattivante sigla We are! (opening 9) è un vero e proprio elogio di questa magnifica ed epica storia, di ciò che è stato e di ciò che sarà.

Per quanto riguarda il doppiaggio non posso che fare un confronto fra quello giapponese ed italiano visto che vedo la serie sia subbata che su Mediaset. In generale pur non potendo comprendere le diverse sfumature delle voci giapponesi queste mi sembrano molto più convincenti come stile di recitazione anche se in generale preferisco quelle di casa nostra (salvo Novara su Rufy e Rovatti su Franky). Una nota di merito va a parer mio all’interpretazione di Patrizio Prata su Zoro, Luca Bottale su Usop ed Emanuela Pacotto su Nami. Unica nota negativa, oltre alla sostituzione di Luigi Rosa con Renato Novara, il cambiamento dei doppiatori di alcuni personaggi secondari.

Infine le note dolenti sul lavoro di adattamento compiuto da Mediaset. Al riguardo le interpretazioni sono differenti. C’è chi ritiene che sia stato compiuto uno scempio e chi pensa che fondamentalmente poteva andar peggio. A parer mio in effetti altre serie hanno avuto trattamenti peggiori tuttavia non si può far finta di niente davanti alle scene in bianco e nero, ai tagli, ai prolungamenti delle inquadrature, ai cambiamenti dei dialoghi (vedi Pauly con Nami sul Rocketman), dei nomi (frutti del mare, Renny Renny Chopper, Rubber, ecc.) e del titolo della storia (da One Piece a “All’arrembaggio” ce ne passa) che sommandosi a disattenzioni e superficialità varie (tipo il grossolano errore della taglia di Rufy durante il DBF con Foxy) finiscono per far scadere irreversibilmente il risultato finale.

In definitiva, l’anime One Piece merita a parer mio un 7 in quanto nonostante il problema della lentezza e delle lungaggini forzate è veramente ben realizzato e merita di essere considerato come uno dei migliori prodotti in circolazione, sicuramente una spanna sopra (ma anche due) a serie come Naruto e Bleach. Evito di esprimermi invece su “All’arrembaggio” in quanto sfiora a malapena la sufficienza.