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8.5/10
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È possibile produrre un anime sui lati più sordidi della mafia, fatto di soli protagonisti maschi, ma dedicato ad un target femminile anche di età giovanile?

"Banana Fish", che trae il suo titolo dall'omonima razza animale e da una citazione dello scrittore J.D Salinger, è un anime che parla di Ash Lynx: un teppista New Yorkese di 17 anni reduce da abusi continui della mafia americana che cerca di liberarsi degli inseguitori e, al contempo, di rifarsi una vita con i sottoposti della sua banda e un nuovo legame con Eiji Okumura: un ragazzo giapponese venuto negli Stati Uniti per un'intervista ad Ash, ma finisce inevitabilmente in un turbinio di pericoli e persecuzioni della malavita, di cui vengono esaminati alcuni degli aspetti più turpi e, spesso, emotivamente pesanti per qualunque tipo di pubblico.

Il concetto di anime shōjo (cioè dedicato a quel tipo di pubblico) viene dunque scomposto nei suoi minimi termini, privandosi dei suoi orpelli ottimisti e dolciastri, delicati, per essere un anime dove la fedeltà allo standard è "solo" nell'importanza dell'amore nella trama e nell'occhiolino erotico dei temi omosessuali con personaggi bellocci, che inevitabilmente sono pappa e ciccia per le ragazze e certi membri della comunità LGBTQ+.

L'ingegnosità di quest'anime è, però, di non auto-ghettizzarsi con topoi troppo ristretti a un pubblico specifico, che è un'operazione solitamente auto-sminuente non solo per gli shōjo, ma anche per gli shōnen. Come guardare un anime dove l'unico tema è il combattimento (persino anime come Dragon Ball parlano pure di altro -e un "altro" rilevante-) può essere noioso e tutt'altro che arricchente, lo stesso vale per una storia dove esiste solo l'amore.

Nel caso di "Banana Fish", non solo vi sono le differenze sovracitate con gli stereotipi, ma si tratta di una storia in cui la relazione d'amore (mai dichiarata veramente, ma facilmente desumibile dal contesto) viene posta in un contesto di prostituzione minorile e maschile, di manipolazione psicologica, dove in generale l'eros e l'omosessualità sono la cornice, espresse sul piano collettivo del conflitto mafioso e sul piano privato dell'amore, che si incrociano in più occasioni. Tutto è, quindi, una riflessione organica e a tratti tragica su come il sesso e i legami umani, sia sentiti che utilitaristici, muovano il mondo e l' autorealizzazione delle persone.

Per gli spettatori che non fanno parte di quel tipo di pubblico come me, è inevitabile porre l'accento sul fatto che il target sia solo una nicchia immaginaria a cui interfacciarsi nella scrittura per riuscire a comunicare e "vendere" quello che si vuole pubblicare, per fare capire come mai il sottoscritto abbia voluto vederlo e lo abbia tranquillamente apprezzato come chiunque altro.

Però un discorso del genere è importante anche a causa dei pregiudizi che ricorrono sugli anime con questo tipo di contenuti, ma, più in generale, sul presupposto superficiale di molti spettatori che ognuno debba guardare e apprezzare solo le opere d'arte dedicate al proprio target.

La bellezza di "Banana Fish" va, però, ben oltre i soliti discorsi di genere, perché questo respiro ampio viene applicato anche alla qualità dell'intreccio, alla rappresentazione della storia d'amore, alla caratura dei personaggi, quasi tutti ben caratterizzati e pieni di sfumature, che vengono trattati quasi tutti con grande rispetto. Anche gli esseri più schifosi tra i protagonisti non sono resi pura cattiveria su cui accanirsi per soddisfare la botta di dopamina dello spettatore con facili trattamenti vendicativi e che accentuano lo squallore di questi personaggi in oltranza per farci stare apposto con la coscienza, ma c'è invece una cura da fine scrutatore dell'animo umano, che solo con certi momenti bruschi (una morte avvenuta forse un po' troppo presto o certe scelte del cecchino negli ultimi episodi) perde qualcosa nella fluidità e nella profondità di introspezione.

Il personaggio di Ash è, per esempio, basato su tanti contrasti: l'essere intelligentissimo e l'essere visto come un oggetto che lo porta a sfruttare quella stessa percezione a suo favore, l'essere diventato maturo troppo in fretta e avere un lato infantile ancora presente ma da riportare alla luce come in un iceberg Freudiano, il rapporto ambiguo con il sesso: da un lato c'è una pace con i propri lati femminili, dall'altro un orgoglio a tratti machista che cozza con certi stereotipi sul tema. Avendo avuto una storia di prostituzione e violenze sessuali, un rapporto omosessuale sano è, dunque, da un lato, un modo di liberarsi in anticipo da possibili accuse di omofobia per averne mostrato solo lati pessimi, dall'altro è soprattutto un modo per riconciliare la propria sessualità con il genere che ha peggiorato la sua vita, alienandolo dal resto della società. In un caso come quello di "Banana Fish", la tematica è dunque narrativamente essenziale e non fine a sé stessa, in grado di offrire qualcosa in più e differenziarsi da temi come quelli della prostituzione femminile e del maschilismo in generale, già inflazionato rispetto ai temi di quest'anime, ma di cui comunque parla pure, in alcuni rari casi dove si parla della figura della donna (volontariamente trascurata per riflettere sulla figura dell'uomo, eterosessuale o LGBTQ+ che sia) in un contesto malavitoso.

Eiji è, invece, un personaggio che era stato originariamente concepito come una donna e che ha, infatti, un ruolo che tipicamente viene attribuito alle donne: quello del "punto debole" dell'uomo, della figura dolce, tranquilla, indifesa e brava nel prendersi cura della gente, ma è, ironicamente, anche colui che protegge l'amante in una maniera diversa, meno sanguigna e più emotiva e che inevitabilmente nel corso della serie imparerà ad affrontare i propri limiti.

Anche personaggi come Max, Sin, Golzine, Blanca e Yut-Lung sono tasselli fondamentali dell'affresco ed è straordinario come tutti questi personaggi siano stati valorizzati e mostrino ognuno una prospettiva diversa del tutto. Max che è l'amico per eccellenza ma anche un uomo normale costretto dalle avversità a rinunciare alla propria fedeltà, Sin che è un personaggio costretto a raccogliere l'onere della leadership nonostante i suoi problemi, il rapporto ambivalente di Golzine con il suo malato bisogno di prevaricazione e un senso di ammirazione/affetto paterno, l'ambigua umanità di un'assoldata macchina di morte come Blanca, la figura speculare ad Ash di Yut-Lung dal passato simile, ma con temperamento e valori differenti.

Tra le tante cose, è interessante anche il valore cosmopolita di "Banana Fish", a cui mi riferivo prima quando parlavo di universalità. Con la scusa delle gang, i creatori (l'autrice del manga è Akimi Yoshida, nell'anime se ne occupano Hiroko Utsumi come regista e Hiroshi Seko come sceneggiatore per lo studio MAPPA) hanno l'opportunità di essere l'affresco di un'America multietnica, con la gang nera di Harlem, il mafioso corso (Dino Golzine), le gang di Chinatown, i normali americani bianchi come Ash, infine Eiji e Ibe (quest'ultimo, che gli fa da accompagnatore è, purtroppo, stato un po' trascurato nonostante la sua massiccia presenza tra i vari episodi) che sono un po' la trasposizione patriottica (nel senso buono) dei giapponesi che hanno lavorato con l'anime e che sono il suo principale target, unica etnia che non ha chissà quali rapporti politici con gli Stati Uniti e che sono dunque gli unici veri e propri stranieri della serie, portatori di un confronto tra la società giapponese e la società americana con i loro diversi modi di esprimere emozioni, di mangiare, di gestire le armi, insomma tutte informazioni che chi mastica un po' di geografia culturale conosce già, ma che sicuramente danno quel giusto grado di riflessione sui pregi e i difetti della società americana se paragonata ad altre e che permettono, insieme ad altri aspetti, alla produzione di non rinunciare alla propria identità semplicemente per l'ambientazione.

Tutto questo dà quel tocco in più e dipinge un affresco impietoso, ma tristemente veritiero sugli Stati Uniti da un lato piena di opportunità, dall'altra come nazione piena di violenze nascoste, armi vendute come il latte, corruzione tra i piani alti e bassi delle forze dell'ordine, degli scienziati e dei politici; dunque una lettura critica che di solito solo uno straniero ha il coraggio e il desiderio di mostrare.

Se c'è un respiro cosmopolita che usa gli Stati Uniti come sineddoche di una qualsiasi società piena di divisioni, d'altra parte tutto questo viene, a tratti rappresentato con la tipica goffaggine degli anime, dove l'eccellente stile visivo che accentua l'eleganza estetica dei personaggi, finisce per non saper distinguere adeguatamente le etnie, venendo meno ad un certo realismo. Se certamente è sempre stata caratteristica giapponese quella di rappresentare chiunque come un bianco senza occhi a mandorla, buona parte degli anime ha una relativa uniformità etnica dei personaggi che ti fa abituare allo status quo senza fartici badare. Non è, però questo il caso perché ci sono personaggi di etnie completamente diverse tra di loro, ma con i neri che hanno tratti somatici molto sottili e sembrano quasi bianchi dipinti, peggio ancora gli asiatici si confondono spesso con i bianchi, differenziandosi per pochi dettagli spesso incoerenti e non sempre immediatamente percettibili.

Purtroppo, l'anime in maniera (involontariamente o meno) furba trascura gli afroamericani che nella vita reale sono ben più impattanti rispetto ai cinesi o i giapponesi nella società americana, probabilmente per mancanza di affinità culturale e iconica e insieme a tutti questi altri aspetti crea anche un piccolo manifesto di come i giapponesi probabilmente vedono la nazione più ammirata e criticata del mondo.
Questo pressapochismo in molti dettagli si vede anche nella reiterazione di certi stratagemmi narrativi e tira-molla continui dell' intreccio che tolgono talvolta il brivido dell'imprevedibilità, sebbene per fortuna non abbastanza da ledere la fluidità del ritmo e la qualità di certi colpi di scena.

In conclusione, "Banana Fish" è un gioiello dell'animazione anche se con dei difetti evidenti, ma che sono sicuramente sovrastati dai pregi di un anime che è in grado di toccare il cuore con il suo pathos romantico e le sue vicende umane e che rilegge e aggiorna in maniera adulta molte tradizioni: il dramma adolescenziale, il racconto d'amore omosessuale tipico dello shōjo, ma anche le storie di gangster viste dall'interno quotidiano a-la Scorsese e il racconto di formazione a-la Salinger che l'anime cita in più occasioni come nel termine "Banana Fish", che, in questo caso è un po' un'allegoria fantasiosa della prevaricazione e dell' alienazione degli oppressi in generale e che si lega saldamente a tutte le altre tematiche.