Recensione
Troppo Cattivi
6.5/10
Recensione di Fabbrizio_on_the_Road
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Il 2022 può essere considerato l’anno del riscatto di DreamWorks. Dopo anni di film tremendamente infantili o decisamente poco ispirati, il celebre studio di animazione è riuscito a risollevarsi grazie a due pellicole decisamente più interessanti di quelle uscite nel suo recente passato, ovvero “Troppo Cattivi” e “Il Gatto con gli Stivali 2”. Se è vero che il secondo si è rivelato un film convincente a tutto tondo, ma pur sempre la rivisitazione di un personaggio già noto, il primo, seppur con i suoi limiti, ha rappresentato una vera novità dopo anni caratterizzati da valanghe di sequel e spin-off.
Nonostante “Troppo Cattivi” sia sommariamente un film discreto, la mediocrità generale delle ultime produzioni dello studio rischia comunque di farlo sembrare più brillante e coraggioso di quanto non sia in realtà. Si tratta infatti di un’opera piuttosto altalenante, caratterizzata da punti di forza e di debolezza molto netti. Partendo dagli aspetti maggiormente apprezzabili, non si può non citare un buon lato tecnico, caratterizzato da animazioni di qualità, una notevole espressività dei personaggi e una regia convincente, che eccelle soprattutto nelle scene d’azione (notevole a mio avviso il combattimento nella prigione). I colori e le ambientazioni molto solari potrebbero non piacere a tutti, ma personalmente li ho trovati azzeccati per il tipo di storia. Molto riuscita la caratterizzazione di due personaggi su tutti, il protagonista Mr. Wolf e la volpe Diane. Se il primo funziona soprattutto in virtù del suo percorso di crescita e redenzione, la seconda è una vera femme fatale in grado di rompere gli equilibri della narrazione e portare lo sviluppo degli eventi su altri piani. Chiudendo la lista dei pregi, sottolineerei il fatto che il film, nonostante qualche ingenuità, riesce sempre a intrattenere, offrendo una visione divertente ed entusiasmante, anche grazie al buon mix di azione, avventura e confronto tra i personaggi che rendono la pellicola piuttosto coinvolgente nel suo insieme.
Sebbene il risultato finale sia abbastanza buono, il film lascia perplessi in più occasioni a causa di alcune sbavature evidenti. In primis, la duplice natura della storia, che soffre di palesi velleità moralistiche e che al tempo stesso cade nella tentazione di voler lasciar perdere ogni possibile insegnamento per offrire solo intrattenimento spicciolo. Quest’indecisione su quale spessore morale dare agli eventi del film finisce per esaltare un continuo cambio di rotta che mi ha dato l’impressione di una pellicola che prima vuole fare una lezioncina, anche piuttosto banale e didascalica, e poi vuole fregarsene di tutto attraverso un cinismo all’acqua di rose. Insomma, mi sarebbe piaciuto maggiormente un film più equilibrato nelle intenzioni, che sapesse tenere in piedi sia il lato più impegnato che quello più scanzonato della storia.
Anche volendo trovare del buono nella componente più seria della narrazione, quella che cerca di evidenziare la pericolosità dei pregiudizi o la bontà di un certo tipo di redenzione, si rimane comunque insoddisfatti dell’inconsistenza delle argomentazioni. Abbiamo buoni e cattivi, ma cosa fa nascere questa disparità di comportamenti? Tutto sembra determinato da questioni individuali. Zero riflessioni sul ruolo della società, del contesto in cui si cresce, delle persone che si incontrano e via dicendo. Insomma, se ci fosse stato il coraggio di alzare l’asticella degli argomenti, si sarebbe entrati nel campo della politica, e forse sarebbe stato giusto, ma è evidente che qualcuno ha pensato che fosse meglio evitare discussioni troppo impegnative e potenzialmente divisive, e ci si limita quindi a dare pochi, scadenti, messaggi che si presuppone possano piacere sia a destra che a sinistra.
Incapace di sviluppare un serio discorso sul rapporto individuo-società, che anzi viene proprio ignorato, nullificando quindi ogni discussione sulla bontà o malignità delle persone che da premesse doveva essere invece il tema cardine, il film fallisce su un altro aspetto: i personaggi secondari.
A differenza del lupo e della volpe che godono di un’ottima caratterizzazione, quasi tutti gli altri personaggi non spiccano sotto nessun aspetto. Si salva forse il serpente, che risulta quantomeno funzionale ai fini della trama. Ben poco interessante invece l’antagonista principale, mentre gli altri membri della banda sono semplicemente insopportabili. Personaggi perlopiù inutili e a tratti irritanti, così com’è occasionalmente irritante il lato comico della pellicola, ancorato a una dimensione volgare e infantile da cui lo studio fatica proprio a liberarsi.
Nonostante gli evidenti limiti e i problemi di scrittura, “Troppo Cattivi” è un film discreto, che offre una visione appassionante, grazie a una coppia di protagonisti valida e a un lato tecnico di buon livello. Benché conservi un lato infantile che si nota di tanto in tanto, la pellicola si distingue per essere un incoraggiante tentativo dello studio di uscire dalla dimensione di film per soli bambini a cui si era relegato negli anni precedenti. Operazione che verrà compiuta meglio dal successivo “Gatto con gli stivali 2”. Considerando il vizio di DreamWorks di fare sequel per ogni produzione, mi auguro che perlomeno un possibile “Troppo Cattivi 2” possa dare sfogo a un lato riflessivo meglio costruito e con un cast di personaggi interessante nella sua totalità.
Nonostante “Troppo Cattivi” sia sommariamente un film discreto, la mediocrità generale delle ultime produzioni dello studio rischia comunque di farlo sembrare più brillante e coraggioso di quanto non sia in realtà. Si tratta infatti di un’opera piuttosto altalenante, caratterizzata da punti di forza e di debolezza molto netti. Partendo dagli aspetti maggiormente apprezzabili, non si può non citare un buon lato tecnico, caratterizzato da animazioni di qualità, una notevole espressività dei personaggi e una regia convincente, che eccelle soprattutto nelle scene d’azione (notevole a mio avviso il combattimento nella prigione). I colori e le ambientazioni molto solari potrebbero non piacere a tutti, ma personalmente li ho trovati azzeccati per il tipo di storia. Molto riuscita la caratterizzazione di due personaggi su tutti, il protagonista Mr. Wolf e la volpe Diane. Se il primo funziona soprattutto in virtù del suo percorso di crescita e redenzione, la seconda è una vera femme fatale in grado di rompere gli equilibri della narrazione e portare lo sviluppo degli eventi su altri piani. Chiudendo la lista dei pregi, sottolineerei il fatto che il film, nonostante qualche ingenuità, riesce sempre a intrattenere, offrendo una visione divertente ed entusiasmante, anche grazie al buon mix di azione, avventura e confronto tra i personaggi che rendono la pellicola piuttosto coinvolgente nel suo insieme.
Sebbene il risultato finale sia abbastanza buono, il film lascia perplessi in più occasioni a causa di alcune sbavature evidenti. In primis, la duplice natura della storia, che soffre di palesi velleità moralistiche e che al tempo stesso cade nella tentazione di voler lasciar perdere ogni possibile insegnamento per offrire solo intrattenimento spicciolo. Quest’indecisione su quale spessore morale dare agli eventi del film finisce per esaltare un continuo cambio di rotta che mi ha dato l’impressione di una pellicola che prima vuole fare una lezioncina, anche piuttosto banale e didascalica, e poi vuole fregarsene di tutto attraverso un cinismo all’acqua di rose. Insomma, mi sarebbe piaciuto maggiormente un film più equilibrato nelle intenzioni, che sapesse tenere in piedi sia il lato più impegnato che quello più scanzonato della storia.
Anche volendo trovare del buono nella componente più seria della narrazione, quella che cerca di evidenziare la pericolosità dei pregiudizi o la bontà di un certo tipo di redenzione, si rimane comunque insoddisfatti dell’inconsistenza delle argomentazioni. Abbiamo buoni e cattivi, ma cosa fa nascere questa disparità di comportamenti? Tutto sembra determinato da questioni individuali. Zero riflessioni sul ruolo della società, del contesto in cui si cresce, delle persone che si incontrano e via dicendo. Insomma, se ci fosse stato il coraggio di alzare l’asticella degli argomenti, si sarebbe entrati nel campo della politica, e forse sarebbe stato giusto, ma è evidente che qualcuno ha pensato che fosse meglio evitare discussioni troppo impegnative e potenzialmente divisive, e ci si limita quindi a dare pochi, scadenti, messaggi che si presuppone possano piacere sia a destra che a sinistra.
Incapace di sviluppare un serio discorso sul rapporto individuo-società, che anzi viene proprio ignorato, nullificando quindi ogni discussione sulla bontà o malignità delle persone che da premesse doveva essere invece il tema cardine, il film fallisce su un altro aspetto: i personaggi secondari.
A differenza del lupo e della volpe che godono di un’ottima caratterizzazione, quasi tutti gli altri personaggi non spiccano sotto nessun aspetto. Si salva forse il serpente, che risulta quantomeno funzionale ai fini della trama. Ben poco interessante invece l’antagonista principale, mentre gli altri membri della banda sono semplicemente insopportabili. Personaggi perlopiù inutili e a tratti irritanti, così com’è occasionalmente irritante il lato comico della pellicola, ancorato a una dimensione volgare e infantile da cui lo studio fatica proprio a liberarsi.
Nonostante gli evidenti limiti e i problemi di scrittura, “Troppo Cattivi” è un film discreto, che offre una visione appassionante, grazie a una coppia di protagonisti valida e a un lato tecnico di buon livello. Benché conservi un lato infantile che si nota di tanto in tanto, la pellicola si distingue per essere un incoraggiante tentativo dello studio di uscire dalla dimensione di film per soli bambini a cui si era relegato negli anni precedenti. Operazione che verrà compiuta meglio dal successivo “Gatto con gli stivali 2”. Considerando il vizio di DreamWorks di fare sequel per ogni produzione, mi auguro che perlomeno un possibile “Troppo Cattivi 2” possa dare sfogo a un lato riflessivo meglio costruito e con un cast di personaggi interessante nella sua totalità.