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5.0/10
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Quest’opera si può definire una versione moderna della fiaba “La sirenetta” di Hans Christian Andersen, rivista in un mondo distopico, con protagonisti Hibiki, campione di parkour, e Uta un essere di cui si sa poco quando compare e si capisce poco quando scompare: saremo solo noi però ad avere questi dubbi perché tutti i personaggi del film non ne hanno e sembrano capire tutto.
Quindi la trama arriva ad essere una versione illogica de “La sirenetta” ma serve al Wit studio e al regista semplicemente per far vedere splendide scene acrobatiche e fantastici sfondi.
Ciò che regna in questo film è il colore, fiori, palazzi, persone, bolle… tutto un mix colorato di grande impatto.
Si è tentato anche di mettere un po’ di profondità parlando di spirale, di eterno ritorno ma per quanto apprezzo questo genere di idee sono sempre stato dell’avviso che non solo conti cosa racconti, ma anche come lo fai e qui Gen Urobuchi (di cui mi era piaciuto il lavoro in Psychi-Pass) non si dimostra all’altezza… forse aveva bisogno di più minutaggio ma ci sono cose che capitano senza logica e mi sorprende che nonostante ciò quest’opera sia arrivata ad essere licenziata da uno studio così famoso e da un regista che ha diretto un’opera grandiosa come “L’attacco dei Giganti”, ma forse lì era tutto più facile perché bastava ispirarsi al manga.
Mi sento per le mancanze nella trama, che esiste solo come labile funzione per esibire appunto la bravura nelle scene movimentate in un ambiente strano degli assi del parkour che letteralmente volano in una bolla dove le regole della gravità funzionano in modo diverso e quindi riescono a fare salti mozzafiato, muovendosi rapidamente in un ambiente “strano”, dicevo a dare a quest’opera un cinque, che da un lato è poco ma d’altro è il voto giusto.