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FRANCESCO

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FRANCESCO

Episodi visti: 23/23 --- Voto 10
Avevo visto "L'invincibile Zambot 3" da bambino ma solo sporadicamente e non completamente, anche se ricordo sempre la vicenda celebre degli uomini bomba tra i suoi episodi. Ho avuto modo di rivederlo ora per intero e mi è sembrata una eccellente serie del genere robotico, migliore di diverse altre coeve per varie ragioni.

Innanzitutto, qui mi è sembrato di cogliere meno ingenuità narrative e una trama meglio condotta. Inoltre, trattandosi sempre di un tipo di anime basato sui combattimenti in ogni puntata, aggiungo che i mostri con cui Zambot combatte hanno una presenza scenica convincente e a mio avviso più efficace di quelli ad esempio di Combattler, Golion, Diapolon, Mechander, e forse riescono a reggere meglio il confronto con quelli nagaiani. Ancora, essendo la serie in sole ventitré puntate, e quindi più breve degli standard del genere dell’epoca, riesce ad avere una maggiore compattezza e scorrevolezza. Lo Zambot stesso è un robot esteticamente assai ben riuscito e la vicenda dei suoi eroi che tutti sono membri di una famiglia erede di alieni che si erano stabiliti sulla Terra un secolo prima è una trovata originale. Gli episodi poi danno costantemente anche l’idea degli effetti dei combattimenti sulla popolazione, aggiungendo un maggior realismo alla storia sempre drammatica e incalzante. Belle anche le musiche di accompagnamento e le sigle di apertura e chiusura, una ritmata, l’altra più meditativa. Il finale, lungo il crescendo delle ultime quattro puntate, è davvero epico, struggente e poetico, anche con spunti di riflessione: resta impresso e indimenticabile.

In definitiva, "L'invincibile Zambot 3" mi è parso migliore di quanto ricordassi ed è probabilmente uno degli anime robotici meglio invecchiati. Il mio voto è 10.


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kirk

Episodi visti: 23/23 --- Voto 7
Sappiamo che la Sunrise si è specializzata per un periodo nelle serie di robottoni, a partire dal 1976 con il bellissimo (almeno nei miei ricordi) “Combattler V”: l’anno dopo veniva alla luce “L’invincibile Zambot 3”, con Tomino alla regia e Yoshikazu “Yas” Yasuhiko al chara design.

Purtroppo la serie, pur potendo contare su codesti giganti, ha un andamento altalenante: si capisce benissimo che nel primo episodio strizza l’occhio ai bambini, con l’idea di mettere dei bambini al comando di un bel robot, un robot componibile sulla scia dell’idea nagaiana del Getter. Ma anche qui mette una tematica più adulta: i Terrestri non sono per niente grati allo Zambot e alla famiglia aliena dei Jin per difenderli, in quanto le battaglie fra robot portano distruzione e i Gaizok forse sono venuti per loro e non per distruggere la Terra. È colpa della famiglia aliena se i Terrestri devono scappare e rifugiarsi dove capita.
Comunque, dal sedicesimo episodio la struttura dell’anime cambia: i dati dell’Auditel sono pessimi, e solo con scelte drastiche si può tentare di risollevare il numero degli spettatori. Nasce così la seconda parte, capolavoro della serie, dove si trovano nuovi argomenti adulti: tutto procede verso un finale tragico con morti e sangue tra i protagonisti, gli eroi non sono più combattenti invincibili e immortali. Scopriremo nell’ultimo episodio che il comandante dei nemici non è tanto il sanguinario Killer the Butcher (Assassino il Macellaio), ma essi sono guidati da un’entità che vuole spazzare il male dall’universo, e i Terrestri sono una razza di malvagi.
Ma se il male si vuole ammantare di bene, il bene cosa può rispondere? Se i Terrestri sono destinati ad auto-distruggersi, perché anticipare i tempi?

Devo dire che avevo alte aspettative per quanto riguarda questo prodotto, colpevole una recensione degli anni ‘90 comparsa su Mangazine numero 37, e me lo immaginavo sin dall’inizio più drammatico e più cupo: solo il finale era così.

Voto: 7. Consigliato agli amanti del mecha e a coloro che sanno resistere prima di ‘droppare’ un prodotto.


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alex di gemini

Episodi visti: 23/23 --- Voto 7
Premessa: non avevo mai visto “Zambot 3” da bambino e solo adesso ho avuto modo di vederlo.
Dato che sulla storia si è detto di tutto, non mi sento di aggiungere altro.

Indubbiamente molte cose sono deludenti: la grafica che dopo il primo, splendido episodio cala a livelli di minimo sindacale; i ragazzini petulanti che comandano il robot e che spesso e volentieri si pestano i piedi per avere un ruolo più importante, invece che pensare a vincere; i primi sedici episodi che risultano noiosi e prevedibili, con i robot alieni sempre sconfitti e il moon attack che non regge minimamente il confronto con l’attacco solare; l’insopportabile Butcher che accoglie le sconfitte con sonore risate, come se tutto questo fosse divertente; per non parlare dell’ingenuità del cane che combatte sempre sul robot.
Ma poi, con l’invenzione delle bombe umane, si crolla come sulle montagne russe e la storia diventa crudele e violentissima, fino al terribile scontro finale. Un finale tragico, ma che non può non portarci a chiederci se lo sia realmente, dato che alla fine la speranza c’è. Un finale, poi, atipico, perché, mentre “Zambot 3” è una tragedia ma con un finale da commedia, ovvero con speranza, “Daitarn 3” è una commedia ma che finisce come tragedia, in quel terribile episodio conclusivo. Si può, alla fin fine, archiviare “Zambot 3” come un prodotto che ha fatto il suo tempo, un prodotto che all’epoca era all’avanguardia, ma ormai superato dai suoi stessi figli: “Gundam”, “Daitarn 3” e “Neon Genesis Evangelion”. O magari come qualcosa che abbia cose da dire più che da mostrare: sia cioè interessato a parlare del dolore dei superstiti e delle vittime di una guerra, elemento mostrato in tutte le salse. O della grettezza del cuore umano che vede la famiglia Jinn come un nemico alla stessa stregua dei Gizog, e che decide di considerarli, semplicemente, come la causa della guerra, poiché è stata la loro presenza ad attirare il nemico. Ragionamento, a ben vedere, senza senso oltre che disgustoso, perché, se una società è talmente feroce da inseguire l’unica famiglia superstite del pianeta che ha sterminato, allora, con tutta probabilità, è talmente feroce da non fare complimenti e uccidere anche i Terrestri. Sarebbero bastati i primi attacchi per capirlo. Per non parlare della domanda rivolta loro a fine serie, ovvero se abbia senso salvare la Terra, dato che nessuno verrà a ringraziarti. Domanda crudele e infantile, poiché non ha senso lasciar morire la Terra intera oppure no solo se si venga ringraziati o meno; e poi di Terrestri allineati con i Jinn ve ne erano. Anche il sacrificio finale con la nave da deviare appare un po' forzato, volto ad esagerare la tragedia, anche perché, con la nave tecnologica, non dispongono di un pilota computerizzato?

Detto questo, sembra che l’opera sia ormai superata, ma non si può non pensare alle possibili spiegazioni psicologiche e filosofiche contenute in questa serie. Oltre al succitato “non sarai ringraziato”, vi è la netta opposizione tra la crescita di Kappei e la filosofia Gaizok, secondo cui nessuno cambia, e chi è malvagio deve essere sterminato. O il fatto che credere nella giustizia possa portare a compiere le peggiori azioni. Ognuna delle parti dice di lottare per la giustizia: i Jinn per ovvie ragioni, i Gaizog perché vogliono distruggere le razze malvagie che rovinano l’armonia nell’universo. Non i classici malvagi che seguono solo i loro interessi, ma un male che si ammanta di bene. E che pretende di dare una dolce morte a una razza che si autodistruggerà ugualmente. Le domande filosofiche di “Zambot 3”, benché diverse da quelle di “Neon Genesis Evangelion”, non sono meno pericolose.

Grafica, regia, sigle meritano il sei sindacale e nulla più.
In conclusione, “Zambot 3” si rivela un’opera particolare che non è facile da digerire, a dispetto della durata ultra-striminzita per l’epoca. Una serie che merita ancora di essere guardata, ma solo da chi abbia stomaci forti, tanta pazienza e una buona predisposizione filosofica; diversamente, lasciatela a prender polvere nello scaffale.

Voto: 7


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Helena90

Episodi visti: 23/23 --- Voto 7
Mai vista una serie simile nella categoria mecha. Sono molto sorpresa, e in positivo.
La serie segue le vicende del giovanissimo Kappei Jin, la cui vita viene stravolta dall'arrivo dei Gaizok, che intendono eliminare ogni forma di vita per dominare l'universo. Dal fronte trama, niente di nuovo sotto il sole, ma è la crudeltà con cui tale piano viene attuato che colpisce.

Attenzione: la seguente parte contiene spoiler

Questi alieni, capitanati dall'imbarazzante quanto grottesco Killer the Butcher, impiantano delle bombe all'interno degli essere umani, per poi lasciarli liberi di esplodere dove possono mietere più vittime. Tra questi, vi sono anche gli amici del protagonista, tra cui la sua amata Aki, che muore nella meravigliosa puntata 18 e che costituisce il preludio alla battaglia finale tra la famiglia Jin e i Gaizok. Battaglia finale in cui muoiono praticamente tutti, persino il cane, ad esclusione del protagonista e della di lui madre.

Fine parte contenente spoiler

Il finale di questa serie è una vera perla dell'animazione giapponese.
L'inizio, che è così banale nonché ripetitivo, da annoiare lo spettatore, alla fine si trasforma in un momento nostalgico anche per lo spettatore che sente finire, insieme al protagonista, la vita spensierata che abbiamo imparato ad amare attraverso le ventitré puntate di cui è composta la serie.
Di buon livello anche la morale di fondo della serie. Ottime le sigle, la ending su tutte.
La grafica è mediocre, ma ricordiamo che siamo nel 1977 e, arrivati alla fine, il senso di vuoto è così grande che ti dimentichi di tutto il resto.


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micheles

Episodi visti: 23/23 --- Voto 7
Zambot 3 è un anime conosciuto tra i fan del genere robotico per il finale piuttosto drammatico. È anche conosciuto perché costituisce la prima vera prova autoriale del regista Yoshiyuki Tomino (le sue regie precedenti - "Toriton", "Raideen", "La Stella della Senna" - non sono particolarmente riconoscibili).
Sia detto per inciso, io giudico positivamente la capacità di adattarsi allo stile dominante del momento e i registri troppo invadenti mi risultano spesso anticipatici, specialmente quando lavorano su un soggetto altrui.
Sia come sia, è solo in Zambot che Tomino inizia a introdurre le tematiche che saranno poi tipiche della sua produzione. Comunque il regista è ancora in una fase di transizione tra tradizione e innovazione e Zambot 3 non si differenzia significativamente dalle altre produzioni dell'epoca, specialmente nella prima parte. Certo ci sono tematiche abbastanza importanti che prefigurano i lavori del Tomino più maturo: la difficoltà di comunicazione e di integrazione (i protagonisti vengono odiati e considerati responsabili dell'invasione), la spietatezza della guerra (in una sequenza di puntate gli alieni invasori impiantano bombe su prigionieri innocenti per usarli come armi) e anche varie considerazioni filosofiche sulla razza umana (si scopre che lo scopo dei Gaizok è quello di eliminare le razze intelligenti pericolose per l'universo). Tutte questi temi verranno trattati in maniera esemplare in produzioni successive, specialmente in Ideon ma anche in Gundam e Dunbine. Tuttavia, a mio avviso, in Zambot 3 Tomino non riesce a centrare il bersaglio e l'anime risulta inconsistente: protagonisti poco più che bambini accompagnati a un chara design, un mecha design e una trama infantili (pensiamo al ridicolo personaggio di Butcher) mal si sposano con le tematiche affrontate. Anche il finale, che mi era stato prospettato come di grandissimo impatto si è rivelato inferiore alle mie aspettative. Il livello di drammaticità non sorprende il conoscitore degli anime anni sessanta e settanta ed è ben altra cosa rispetto a quanto realizzerà lo stesso Tomino solo pochi anni dopo. Insomma, Zambot 3 non si eleva dal rango di anime robotico di seconda classe, pur presentando diverse idee interessanti. Il mio voto non può essere superiore ad un 7. Il mecha design è discreto, le sigle buone, il chara design abbastanza anonimo; si fanno notare le uniformi con le antenne da insetto, che si vedranno poi in Ideon e soprattutto in Dunbine, dove il tema "entomologico" sarà dominante.


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demone dell'oscurità

Episodi visti: 23/23 --- Voto 9
L'umanità diventa bella se ha sofferto, l'umanità diventa crudele perché vuole evitare ulteriormente di soffrire per follie di vario genere, uno dei messaggi più importanti che quest'opera vuole insegnarci.
L'umanità è forza, spirito di condivisione, voglia di aiutarsi, di sapersi arrangiare, quando le situazioni diventano estremamente difficoltose, estremamente difficili, dove non si ha alcuna difficoltà a chiamare fratello chi si dimostra amico e completamente e reciprocamente disponibile, sono gli scenari della carestia, della guerra, della penuria di ogni genere e da conseguenti crisi economiche da cui è difficile uscirne, dove una generale ripresa da tutto questo è una merce così rara e lontana. La sofferenza delle genti in preda a queste catastrofi è sempre palpabile, quante volte vediamo nei tg o leggiamo su giornali questo tipo di notizie, laddove il più delle volte nemmeno le parole riescono a colmare un dolore di dimensioni epiche, e di esempi se ne possono fare tantissimi. Ma davanti a tutto questo, prevale sempre un sentimento di amore e di amicizia, di voglia di vivere e cercare di salvarsi da un possibile disastro se c'è la possibilità, però l'umanità in poche occasioni riesce a comportarsi così.

Dall'altra parte esiste una radice d'odio che è pari se non superiore a questi sentimenti, il razzismo, la xenofobia, la lotta di classe e di salvare qualcosa solo per soddisfare i propri interessi e i propri istinti, lo sciacallaggio, i furti, i ratti di cose, di donne e bambini, tutto senza legge ed omertà continue, dove la guerra con le sue ombre, tende perfino a proteggere questa feccia di persone. E di qui aumentano sentimenti contrapposti, in un mondo che non conosce più la condivisione, l'equilibrio e la voglia di tornare a vivere, specie a chi è stato levato tutto, levare anche la dignità è un repentino trasformarsi in bestie assetate di sangue a volte anche ingeneroso, difatti la guerra provoca anche questo, e il più delle volte si è così ciechi da andare in bestia anche verso chi bisognerebbe essere riconoscenti di essere stato strappato dalle grinfie di una simile barbarie.

Tutto questo lo ritroviamo all'interno di questo anime, dove i protagonisti hanno a che fare con un nemico ancor più difficile e acerrimo degli avversari soliti da affrontare, l'umanità nel pieno del caos durante una guerra.
Solitamente quando si combatte contro un nemico che ha ideali certi, la guerra è sempre facile da vincere, ma chi invece è un continuo seminatore di discordie, è quasi affrontare un'apocalisse a mani nude, ed è quanto più orribile possa avvenire ai personaggi di quest'opera, la cui ricostruzione, a partire proprio dall'animo esasperato delle genti, sarà la cosa più difficile anche di un solo sacrificio umano.

Da qui la morale di quest'opera, ovvero che in una guerra non ci sarà mai un vinto né tanto meno un vincitore, per quanto le parole di alcuni di loro possano dire il contrario, questa è l'unica vittoria, cioè l'affermazione appena fatta, ci rimette sempre sia il fuggiasco che il reduce che il sottomesso, perché è da lui che nascerà una nuova era, da chi non è mai stato tutelato, e avrà il gravoso compito sulle sue spalle di gridare "mai più".
Ovviamente, se il fiato sarà sufficiente per far in modo che ciò accada, ma dopo una guerra non si ha mai la sicurezza di veder un minimo sorriso stampato su un volto qualsiasi, perché la lacrime continuano a cadere nonostante le bombe abbiano già smesso di farlo già da un bel po' di anni.

Biagio

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Biagio

Episodi visti: 26/23 --- Voto 10
Il dramma delle bombe uomo, i campi profughi, il sacrificio finale, le parole del nemico nell'ultima puntata. Lo sterminio (a tratti) sembra fare l'occhiolino all'insensatezza di Hitler o (alla fine) al Dio purificatore di Noè. Zambot 3 parte in sordina ma, puntata dopo puntata, cresce e sorprende lo spettatore. Diventa sconvolgente e perfino commovente. Nel descrivere in ogni sua parte la drammaticità della guerra, in alcuni episodi che lasciano senza fiato, in morti senza preavviso (e a volte forzate) in un eroe emarginato. Alla fine si vince, certo, ed esce il sole, ma non ci sono dubbi: non abbiamo scherzato, per la felicità bisogna lottare e sacrificarsi. A volte anche morire. Il tutti vissero felici e contenti, questa volta, non è così scontato. Perché, forse, si è combattuto invano? Grafica e disegni sono del 1977, ma la trama, l'idea e il tema sono quanto mai attuali. Bellissima la sigla finale. Gioiello.

simona

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simona

Episodi visti: 23/23 --- Voto 7
Questa serie è un classico esempio dell'animazione robotica giapponese che si distingue molto rispetto a tutti gli altri anime dello stesso genere per la trama più cruda e drammatica, e la rilevazione della cattiveria della razza umana lo dimostra pienamente. I protagonisti dovranno mettere a rischio la propria vita per sconfiggere i nemici. La serie è senz'altro innovativa per l'epoca ma non mi ha lasciato un buon ricordo proprio per i combattimenti e la crudeltà della gente che si divertiva a uccidere persone. Il character design e le animazioni sono discretamente accurate ma non riesco a dare più di 7.


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GuyverGigantic

Episodi visti: 39/23 --- Voto 8
Attenzione: la recensione contiene spoiler

Vidi l'anime per la prima volta parecchi anni fa in vhs e forse ero troppo piccolo per capire a pieno le tematiche quindi, grazie a questa nuova distribuzione da parte di DYNIT in DVD ho colto l'occasione e l'ho ricomprato!!! Parlando dell'edizione posso dire che sono presenti 2 tracce audio: DOPPIAGGIO STORICO/NUOVO DOPPIAGGIO veramente ottimo pure questo! In più ogni DVD contiene in allegato un booklet con approfondimenti sulla serie/interviste agli autori e anche sui vari modellini dedicati alla serie quindi un extra veramente interessante!
Zambot 3 è un anime che si divide in due parti! La prima parte [dal episodio 1 fino al 15/16 all'arrivo degli uomini bomba] è una serie molto lenta e alla lunga qualcuno potrebbe decidere di abbandonarla [non fate questo errore] perchè è fatta solo di combattimenti tra la famiglia Jin e il Mecha Bust di turno dove il dramma umano è solo di cornice!!! Per intenderci "Il cattivo di turno manda il mostro spaziale sulla terra il quale attacca una città giapponese e lo Zambot 3 esce e lo uccide"!
La seconda parte dell'anime invece è qualcosa di spettacolare ma allo stesso tempo triste, con l'arrivo della micidiale arma "uomini bomba" la tragedia prende il ruolo principale dove si vedono persone saltare in aria per uccidere loro cari e simili, il tutto poi sarà affiancato dalla resa dei conti tra la BANDOK e la famiglia di Kappei la quale dovrà essere pronta a tutto per salvare la terra!!!

Alla prima parte dell'anime do un 6 - alla seconda invece un bel 10!
VOTO FINALE 8 ^_^

God87

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God87

Episodi visti: 23/23 --- Voto 6
Gaizock è una malvagia entità aliena a capo di un regno militare galattico, bramoso di conquistare l'intero universo. Invia sulla Terra il subalterno Butcher per sterminarne gli abitanti, ma il mostruoso servitore e i suoi soldati devono fare i conti con la forte resistenza rappresentata dalla famiglia Jin, scampata alla distruzione del pianeta Beal, che risiede in Giappone fin dal medioevo e che ha le conoscenze tecnologiche necessarie per attivare il fortissimo robot Zambot 3...

Quarto lavoro registico di Yoshiyuki Tomino, ma primo da lui curato dal punto di vista del soggetto, Zambot 3, per quanto clamoroso tonfo commerciale all'epoca della trasmissione televisiva, per la sua originalità e i temi maturi si è guadagnato, nel tempo, uno stato di assoluto culto tra i robofan, enunciatore di diverse delle idee che si vedranno poi in Mobile Suit Gundam. Di Super robot tradizionalissimo si tratta, inutile aspettarsi di più di puntate uguali l'una all'altra in cui Kappei e la sua famiglia distruggono i colossi meccanici di turno del buffo e sanguinario Butcher, ma quello che Tomino ha il coraggio di mostrare all'epoca è e rimane avveniristico.

Tutte le conseguenze delle devastazioni e delle battaglie tra robottoni, irrilevanti in qualsiasi serie animata del periodo, assurgono a parte integrante della storia, con i flussi migratori di sopravissuti, scampati alle distruzioni delle loro case, che riversano il loro odio verso le razze aliene, compresa quella degli eroi. Si sono forse mai visti i terrestri ostili verso i loro difensori? Li si è mai visti tentare addirittura di ucciderli? Il merito storico di Zambot 3 è quello di parlare per la prima volta, in modo serio, dell'orrore della guerra: con una netta dicotomia, sì, tra buoni e cattivi (bisogna attendere Gundam per l'umanizzazione dei nemici), ma premendo sui suoi aspetti più truci e sanguinolenti, con massacri su larga scala di vecchi, donne e bambini secondo modalità simil-naziste. Tomino porta in scena, spietatamente, il concetto di Soluzione Finale, mostrandoci, con compiaciuto sadismo, la crudeltà del rozzo e infatile Butcher, divertito, in ogni puntata, a sperimentare nuove soluzioni per uccidere i terrestri. Si arriva al culmine delle atrocità verso metà serie, quando il regista esprime la sua poetica di morte, senza alcuna concessione al politicamente corretto (perfino tenere bambine di 12 anni non possono sperare di salvarsi), con l'inquietante idea degli uomini-bomba.


Da ricordare, ancora, che lo Zambot 3 protagonista, solito robottone scomponibile, tra le sue armi possiede un vero e proprio fucile che deve saltuariamente ricaricare (unico elemento di realismo, in mezzo a mille armi ninja, che anticipa il beam rifle del Gundam RX-78), ma sopratutto è indimenticabile il primo finale veramente "tominiano" del regista, una spaventosa strage nel quale perde la vita anche parte non irrilevante del cast. Mattanza che porta il pubblico di allora ad affibbiare a Tomino il nomignolo di minagoroshi (macellaio), titolo che sarà ribadito nei finali di opere successive. Tutti meriti storici doverosi da ricordare, ma dispetto al suo carisma giudicare Zambot 3 oggi, con canoni moderni, non è facile.

Inutile ribadirlo, lo schema tokusatsu è figlio del suo tempo e oggi è semplicemente insopportabile: guardare la prima metà di Zambot 3, quella di presentazione dei personaggi e dei poteri del mecha, vuol dire ritrovarsi più di una volta a fissare apatici lo schermo, tediati dalla ripetitività dello stesso canovaccio ripetuto ad nauseam in filler di tremenda fattura scritti negligentemente. Per arrivare all'anima della serie, dove si esprime il suo vero potenziale shock, si dove attendere l'arrivo, già citato, dell'intermezzo degli uomini-bomba, ma non dubito che più di qualcuno potrebbe non farcela. Ulteriori deterrenti alla visione sono l'insopportabile e giovanissimo cast di ragazzini petulanti, ognuno con una voce così squillante da portare a odio, ma sopratutto i mal resi disegni di un giovane Yoshikazu Yasuhiko, purtroppo non adibito anche a direttore dell'animazione: questo si vede nella resa mediocre del suo tratto, un chara tondeggiante e bambinesco in linea con le buffe atmosfere (vedere i siparietti comici del grosso e brufoloso Butcher) che frammentano gli intermezzi cupi. Di impatto assolutamente negativo, e probabile causa del flop di ascolti dell'epoca, è invece la realizzazione tecnica. Dimentichiamo le incredibili animazioni del primo episodio, puro specchietto per allodole: i restanti ventidue sono realizzati in modo mediocre, zeppi di ricicli di disegni e con le classiche inquadrature fisse e interminabili usate per raggiungere i fatidici 22 minuti a puntata, segno che Sunrise stessa non era sicura se investire molto in un'opera così avveniristica.

Tirando le conclusioni, Zambot 3 è indubbiamente un anime atipico per l'anno in cui è uscito. Flop tremendo quanto a share, rivisto oggi, alla luce delle opere successive del suo creatore, più che avere alte ambizioni (vista anche la sua estrema brevità, 23 episodi sono niente rispetto ai consueti 70/90 di qualsiasi robotico dell'epoca) sembra invece porsi come terreno di prova per scioccare il pubblico giapponese con una storia mai vista prima, che osa mostrare ciò che mai si era potuto far vedere. Non riesco a definire Zambot 3 un'opera completamente riuscita, tantomeno uno dei Tomino migliori, ma è indubbiamente interessante e con una sua personalità, che risalta nel momento topico in cui arriva alla parte veramente drammatica della storia. Stiamo in definitiva parlando di un'opera tutt'al più gradevole, ma per arrivare alla "parte che conta" e che ha fatto la Storia del genere bisogna reggere una quindicina di episodi particolarmente stucchevoli. Fate i vostri conti.

Nota: l'edizione italiana in dvd della Dynit, ottima, si compone di tre doppiaggi, dei quali il primo uscito in Italia nel 1981, pessimo oltre che molto approssimativo. Per usufruire decentemente dell'opera è consigliabile la visione o con la traccia sonora originale giapponese (da integrare con sottotitoli) o con il secondo doppiaggio, realizzato in tempi recenti e decisamente più fedele.

Lorenzo

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Lorenzo

Episodi visti: 23/23 --- Voto 8
Zambot 3, quasi una miniserie (23 episodi) del Maestro Tomino (1977), viene oggi ricordata soprattutto per il drammatico e commovente finale che contrasta in modo abbastanza deciso con il registro prevalente per gran parte della serie, che non si differenzia granchè da un qualsiasi altro anime, con presenza anzi di spunti e momenti brillanti. A partire però dal dramma delle bombe uomo (che da il titolo a uno degli episodi più sconvolgenti), la storia, che fino a quel momento si era mantenuta su binari mediamente "tranquilli" e in linea con gli standard cui eravamo abituati con altri robottoni, volge inaspettatamente e decisamente verso il cruento e il tragico, fino alla crudele conclusione che all'epoca fece piangere più di un bambino. Va detto che in questo Zambot 3 si differenzia comunque da un altro anime robotico del poco florido filone "triste", ossia Baldios, quello per antonomasia, sempre percorso in sottofondo da un'atmosfera di cupa tristezza (e l'oav ancora di più), che mai per un solo momento fa la minima concessione alla comicità o all'ironia, e che termina in modo ancora più pessimistico, senza lasciare praticamente alcuno spazio alla speranza. In Zambot invece qualche momento distensivo e sdrammatizzante é dato dai 3 giovanissimi cugini protagonisti e da altri personaggi a tratti un po' "macchietta". Per questo può sembrare a molti una tipica serie per i più piccoli, ma si smentisce clamorosamente e in modo alquanto spiazzante verso la fine, lasciando sconcertato l'ignaro spettatore.
Protagoniste di Zambot 3 sono tre famiglie terrestri di origine aliena impegnate a difendere la terra dall'invasione del malvagio Gaizok, odiate dalla gente nonostante i loro sforzi perchè ritenute la causa della guerra. Questo motivo di amarezza sempre presente sin dall'inizio sfocerà poi nel finale di cui sopra.
Zambot appartiene alla famiglia dei robot scomponibili di cui Getter Robot é il capostitipite, é guidato dai tre piloti ragazzini già citati e può formarsi in due diverse modalità, lo Zambot Ace, una specie di "stadio preparatorio", e lo Zambot 3 vero e proprio. Dopo un avvio un po' incerto e fiacco, come capita spesso, la serie non tarda a decollare diventando sempre più emozionante e coinvolgente, fino alla scioccante apoteosi finale. Notevole il "cattivo" principale, il viscido e perverso Killer The Butcher, fra i più indovinati di sempre a mio avviso.
Realizzata 30 anni fa prima del totalmente opposto Daitarn 3, questa serie ha una particolarità: é stata la prima ad arrivare in Italia con le sigle originali giapponesi. Rimasterizzata e (meglio) ridoppiata nel 1998, é uscita da poco anche su DVD. Da non perdere se siete veri amanti dell'animazione nipponica, da evitare se amate solo ed esclusivamente cartoni a lieto fine.

Zooropa

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Zooropa

Episodi visti: 23/23 --- Voto 7
Vidi questo anime nel 1980 (o '81, non ricordo tanto bene) quando arrivò insieme all'invasione di anime robotici. Beh... allora non mi piacque affatto. Anzi, lo detestavo. Non che questo mi abbia impedito di vederlo tutto fino al suo terrificante finale. In verità è tutta la serie ad essere permeata di quel senso di tragedia allucinante che si respira ad ogni fotogramma. Qualcuno ha dato la colpa ad una presunta depressione di cui Tomino soffriva all'epoca. Qualcun'altro ha dato la responsabilità alla cultura giapponese che dà alla morte (specie se tragica e truculenta) un senso di epicità eroica... Io non so chi avesse ragione ma vi assicuro che guardare Zambot 3 episodio dopo episodio era una punizione che mi autoinfliggevo praticamente al pari di quella che mi somministravo non perdendo un episodio de "l'ape magà". In pratica era l'opposto di Daitarn 3 (anch'esso di Tomino). Tanto era allegro, scanzonato, demenziale e "solare" Daitarn, tanto era cupo, oscuro, tragico e "lunare" Zambot. Entrambi erano "3" ed entrambi facevano riferimento ad un astro: il sole per Daitarn e la luna per Zambot.
Provo ancora un certo disagio nel ricordare alcuni passaggi davvero terribili in cui il protagonista viene emarginato da coloro che cerca di difendere perché visto come uno "straniero causa dei nostri mali" oppure la crudeltà inesorabile nell'uccidere le persone impiantando dentro di loro delle cariche esplosive in modo da trasformarli in "bombe umane". Intendiamoci, la serie è una "robbottonata" in linea con le produzioni dell'epoca. Per molti è un capitolo fondamentale, per me resta "uno dei tanti", solo che è molto più tragico dei suoi contemporanei.