Recensione
Brain Damage
7.5/10
Tra le tante opere di Kago, "Brain Damage" si presenta come un piccolo contenitore di appunti e variazioni sul tema: quattro racconti autoconclusivi che alternano scene di violenza estrema a trovate surreali e a momenti di humor nero, come sempre nella cornice della sua ferrea logica surreale. La struttura a racconti indipendenti purtroppo lascia con l'amaro in bocca, manca infatti quella connessione che di solito spinge il lettore delle opere di Kago a cercare motivi, legami e sotto trame a connettere i singoli personaggi.
"Brain Damage" non punta tanto a innovare il canone di Kago quanto a riprendere alcuni suoi tic tematici: la ripetizione maniacale, la deformazione del corpo, l’umorismo nero che sfocia nel disgusto, i sopravvissuti a incidenti disastrosi. In alcuni racconti la tensione narrativa è costruita con efficacia, in altri la sensazione è di idea buona ma sviluppo interrotto, il che rende la lettura frammentata (anche perché persino per me che sono abituato alle sue opere non è facile leggere di fila un volume così denso di violenza... spesso serve prendere aria!).
Rispetto ad alcune opere più brutali o radicali dell’autore, "Brain Damage" è meno spinto sul piano dell’orrore puro, pur mantenendo sequenze gore e immagini che non sono alla portata di tutti, lanciandosi verso un'idea di mistero che richieda una certa dose di pazienza per essere dipanato. In altre parole che mi dispiace scrivere: sembra una di quelle opere di maniera, fatte più per riempire un buco creativo che per rincorrere una vena creativa.
Concludendo: "Brain Damage" non è tra le opere imprescindibili di Kago e forse proprio per questo motivo è particolarmente adatta per chi volesse approcciare il suo lavoro da zero, con una piccola dose di Kago, che si potrà poi approfondire in seguito in opere come "Harem End" o "Dementia21" in cui le stesse tematiche di "Brain Damage" sono approfondite, anzi... sviscerate.
"Brain Damage" non punta tanto a innovare il canone di Kago quanto a riprendere alcuni suoi tic tematici: la ripetizione maniacale, la deformazione del corpo, l’umorismo nero che sfocia nel disgusto, i sopravvissuti a incidenti disastrosi. In alcuni racconti la tensione narrativa è costruita con efficacia, in altri la sensazione è di idea buona ma sviluppo interrotto, il che rende la lettura frammentata (anche perché persino per me che sono abituato alle sue opere non è facile leggere di fila un volume così denso di violenza... spesso serve prendere aria!).
Rispetto ad alcune opere più brutali o radicali dell’autore, "Brain Damage" è meno spinto sul piano dell’orrore puro, pur mantenendo sequenze gore e immagini che non sono alla portata di tutti, lanciandosi verso un'idea di mistero che richieda una certa dose di pazienza per essere dipanato. In altre parole che mi dispiace scrivere: sembra una di quelle opere di maniera, fatte più per riempire un buco creativo che per rincorrere una vena creativa.
Concludendo: "Brain Damage" non è tra le opere imprescindibili di Kago e forse proprio per questo motivo è particolarmente adatta per chi volesse approcciare il suo lavoro da zero, con una piccola dose di Kago, che si potrà poi approfondire in seguito in opere come "Harem End" o "Dementia21" in cui le stesse tematiche di "Brain Damage" sono approfondite, anzi... sviscerate.