Recensione
Hazbin Hotel
7.0/10
Recensione di Mirokusama
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Il fenomeno animato del web che ha caratterizzato almeno la prima parte del 2024 è stato sicuramente “Hazbin Hotel”, serie americana ideata da Vivienne Medrano con un episodio pilota, disponibile gratis su youtube per chi fosse interessato, nel 2019 e qui riproposta in un universo espanso e una scrittura organica per formare la prima, di un non meglio precisato numero, stagione di una serie classica resa disponibile in streaming da Amazon prime video.
La serie è una riscrittura del concetto di inferno e paradiso, condita da momenti musical in stile Disney ma con uno stile di scrittura dei dialoghi che allontana decisamente l’idea del target del prodotto medio creato dalla casa di Topolino. Protagonista della storia è Charlie Stella del Mattino, figlia del re degli inferi Lucifero e di conseguenza “principessa” del suo mondo, una figura abbastanza lontana dai canoni con cui ci si aspetterebbe di trovare un rappresentante dell’inferno; Charlie infatti è una ragazza allegra, solare e fortemente credente nella bontà d’animo di chiunque, anche delle anime peccatrici che abitano il suo regno, e che lei vuole aiutare a difendersi dal periodico massacro a cui sono sottoposte dalle schiere dei (ben poco) paradisiaci angeli che, dal paradiso appunto, calano annualmente allo scopo di sterminare più anime possibili per tenere sotto controllo la sovrapopolazione dell’inferno. Il suo obiettivo però non è rispondere alla violenza con la violenza, bensì gestire un “Hotel” in cui i peccatori possano redimersi e raggiungere il paradiso non venendo massacrati ma attraverso un percorso di miglioramento personale e redenzione dai peccati commessi. Peccato che sia l’unica abitante dell’inferno ad avere una visione così pura e ottimistica della situazione, ma nonostante ciò, grazie al supporto di diversi personaggi come la sua compagna Vaggie, il misterioso demone della radio Alastor o il porno attore Angel Dust, riesce ad aprire i battenti del suo Hazbin Hotel sperando di poter così perseguire il suo sogno.
Una commedia che prova a mescolare un po’ le carte insomma, che vuole mostrarci come non tutti siano cattivi nonostante siano all’inferno e non tutti siano per forza buoni pur stando nel paradiso, e devo dire che da questo punto di vista ci riesce appieno visto che, in alcuni momenti, si farebbe fatica a riconoscere chi meriterebbe di stare in un posto o viceversa. Nonostante un incipit curioso e interessante però devo dire che alla lunga la serie perde un po’ di verve e forse anche l’obiettivo iniziale visto che, negli episodi finali (indicativamente ovvio, si sa che la serie avrà almeno un’altra stagione), mi sono trovato davanti uno scenario che, almeno all’apparenza, sembrava tradire le intenzioni iniziali di Charlie. E’ troppo presto per dare un giudizio complessivo visto che la serie non ha un vero finale, ma confesso che l’evoluzione della trama, salvo qualche riuscito colpo di scena almeno, ha faticato davvero a convincermi. Come ha faticato la formula strabusata del musical che ha imposto la presenza di due canzoni minimo ad ogni episodio, e visto che sono solo otto in totale va da sé che i tanti momenti musicali funzionano a corrente alternata, alcuni (pochi onestamente) ti restano impressi, altri semplicemente non vedi l’ora che finiscano per andare avanti. Quello che ha funzionato davvero invece è la caratterizzazione dei personaggi, a mio modo di vedere il punto forte della serie, tutti improntati a dare una prima impressione prettamente comica ma ognuno con i suoi drammi e le sue esperienza da scoprire e rielaborare, personaggi carismatici capaci a turno di prendersi la scena da una simpatica ma invadente protagonista e arricchire così un quadro variopinto in tanti sensi, non solo quello estetico con cui si presenta.
Perché dal punto di vista tecnico “Hazbin Hotel” è una serie sicuramente ben fatta, grazie a un’animazione che sa bilanciarsi nei momenti comedy e, raramente, action, e con un design dei personaggi spigoloso nel tratteggio delle linee ma vivace e variegato come raramente capita di vedere e che si omologa leggermente solo nel dipingere le schiere angeliche del paradiso, mentre all’inferno esplode in piena libertà di forme e colori. I dialoghi caratterizzati da un abuso continuo del turpiloquio fanno il loro lavoro nel trasmettere l’idea di un mondo in cui non si va tanto per il sottile e restituiscono un contesto comico che, a primo impatto, sorprende ed estranea allo stesso modo, anche se col passare del tempo chiaramente ci si abitua perdendo un po’ quella freschezza iniziale. Curatissimo è il lato musicale ovviamente dato il gran numero di canzoni presenti, che a gusto personale trovo non funzionino sempre per carità ma sono comunque frutto di un lavoro di scrittura che non può lasciare indifferenti. E un plauso va fatto in questo aspetto all’eccezionale lavoro fatto in fase di adattamento e doppiaggio della versione italiana, non solo per le azzeccatissime voci dei personaggi (tra cui voglio citare a titolo esemplificativo Riccardo Suarez che interpreta Angel Dust e canta “Veleno”, la canzone che ho preferito tra tutte quelle proposte) ma anche per l’ottimo sforzo di riscrittura dei testi delle canzoni originali in italiano.
“Hazbin Hotel” è un buon lavoro insomma, una serie vivace, sboccata e divertente che, per la sua onnipresente componente musical, non incontra pienamente i miei gusti ma che comunque regala genuini momenti di distrazione, intrattenimento e in qualche caso riflessione. Mi ha un po’ deluso nel suo sviluppo e per questo mi riservo di non darle un giudizio molto lusinghiero ma, ripeto, resta sempre un giudizio parziale non essendo di fatto pienamente compiuta.
La serie è una riscrittura del concetto di inferno e paradiso, condita da momenti musical in stile Disney ma con uno stile di scrittura dei dialoghi che allontana decisamente l’idea del target del prodotto medio creato dalla casa di Topolino. Protagonista della storia è Charlie Stella del Mattino, figlia del re degli inferi Lucifero e di conseguenza “principessa” del suo mondo, una figura abbastanza lontana dai canoni con cui ci si aspetterebbe di trovare un rappresentante dell’inferno; Charlie infatti è una ragazza allegra, solare e fortemente credente nella bontà d’animo di chiunque, anche delle anime peccatrici che abitano il suo regno, e che lei vuole aiutare a difendersi dal periodico massacro a cui sono sottoposte dalle schiere dei (ben poco) paradisiaci angeli che, dal paradiso appunto, calano annualmente allo scopo di sterminare più anime possibili per tenere sotto controllo la sovrapopolazione dell’inferno. Il suo obiettivo però non è rispondere alla violenza con la violenza, bensì gestire un “Hotel” in cui i peccatori possano redimersi e raggiungere il paradiso non venendo massacrati ma attraverso un percorso di miglioramento personale e redenzione dai peccati commessi. Peccato che sia l’unica abitante dell’inferno ad avere una visione così pura e ottimistica della situazione, ma nonostante ciò, grazie al supporto di diversi personaggi come la sua compagna Vaggie, il misterioso demone della radio Alastor o il porno attore Angel Dust, riesce ad aprire i battenti del suo Hazbin Hotel sperando di poter così perseguire il suo sogno.
Una commedia che prova a mescolare un po’ le carte insomma, che vuole mostrarci come non tutti siano cattivi nonostante siano all’inferno e non tutti siano per forza buoni pur stando nel paradiso, e devo dire che da questo punto di vista ci riesce appieno visto che, in alcuni momenti, si farebbe fatica a riconoscere chi meriterebbe di stare in un posto o viceversa. Nonostante un incipit curioso e interessante però devo dire che alla lunga la serie perde un po’ di verve e forse anche l’obiettivo iniziale visto che, negli episodi finali (indicativamente ovvio, si sa che la serie avrà almeno un’altra stagione), mi sono trovato davanti uno scenario che, almeno all’apparenza, sembrava tradire le intenzioni iniziali di Charlie. E’ troppo presto per dare un giudizio complessivo visto che la serie non ha un vero finale, ma confesso che l’evoluzione della trama, salvo qualche riuscito colpo di scena almeno, ha faticato davvero a convincermi. Come ha faticato la formula strabusata del musical che ha imposto la presenza di due canzoni minimo ad ogni episodio, e visto che sono solo otto in totale va da sé che i tanti momenti musicali funzionano a corrente alternata, alcuni (pochi onestamente) ti restano impressi, altri semplicemente non vedi l’ora che finiscano per andare avanti. Quello che ha funzionato davvero invece è la caratterizzazione dei personaggi, a mio modo di vedere il punto forte della serie, tutti improntati a dare una prima impressione prettamente comica ma ognuno con i suoi drammi e le sue esperienza da scoprire e rielaborare, personaggi carismatici capaci a turno di prendersi la scena da una simpatica ma invadente protagonista e arricchire così un quadro variopinto in tanti sensi, non solo quello estetico con cui si presenta.
Perché dal punto di vista tecnico “Hazbin Hotel” è una serie sicuramente ben fatta, grazie a un’animazione che sa bilanciarsi nei momenti comedy e, raramente, action, e con un design dei personaggi spigoloso nel tratteggio delle linee ma vivace e variegato come raramente capita di vedere e che si omologa leggermente solo nel dipingere le schiere angeliche del paradiso, mentre all’inferno esplode in piena libertà di forme e colori. I dialoghi caratterizzati da un abuso continuo del turpiloquio fanno il loro lavoro nel trasmettere l’idea di un mondo in cui non si va tanto per il sottile e restituiscono un contesto comico che, a primo impatto, sorprende ed estranea allo stesso modo, anche se col passare del tempo chiaramente ci si abitua perdendo un po’ quella freschezza iniziale. Curatissimo è il lato musicale ovviamente dato il gran numero di canzoni presenti, che a gusto personale trovo non funzionino sempre per carità ma sono comunque frutto di un lavoro di scrittura che non può lasciare indifferenti. E un plauso va fatto in questo aspetto all’eccezionale lavoro fatto in fase di adattamento e doppiaggio della versione italiana, non solo per le azzeccatissime voci dei personaggi (tra cui voglio citare a titolo esemplificativo Riccardo Suarez che interpreta Angel Dust e canta “Veleno”, la canzone che ho preferito tra tutte quelle proposte) ma anche per l’ottimo sforzo di riscrittura dei testi delle canzoni originali in italiano.
“Hazbin Hotel” è un buon lavoro insomma, una serie vivace, sboccata e divertente che, per la sua onnipresente componente musical, non incontra pienamente i miei gusti ma che comunque regala genuini momenti di distrazione, intrattenimento e in qualche caso riflessione. Mi ha un po’ deluso nel suo sviluppo e per questo mi riservo di non darle un giudizio molto lusinghiero ma, ripeto, resta sempre un giudizio parziale non essendo di fatto pienamente compiuta.