Sampei
Sampei è un ragazzo che vive in un piccolo villaggio di pescatori con il nonno. È appassionato di pesca e sogna di diventare un pescatore professionista. La serie segue le sue avventure mentre impara nuove tecniche di pesca e viaggia in diversi luoghi del Giappone, per pescare pesci giganti e fuori dal comune che nessun altro pescatore riesce a pescare.
Questo vecchio anime io lo guardavo spesso quando veniva trasmesso, verso la fine degli anni '90, su un canale regionale, quindi si può dire che è un anime della mia infanzia.
Probabilmente le nuove generazioni non conosceranno quest'anime, poiché sono almeno vent'anni che non viene più trasmesso in TV.
La serie è ricca di storie di pesca avvincenti che appassionano soprattutto i bambini. Le avventure di Sampei sono divertenti e a volte anche istruttive, c'è una marcata vena naturalista e ecologista in questo anime.
Sampei è un protagonista tenace che conquista il cuore del pubblico, e anche i personaggi secondari come il nonno di Sampei o il suo amico pescatore cieco di un occhio Gyoshin sono bei personaggi.
L'animazione cattura perfettamente la bellezza del Giappone rurale, anche se graficamente è un prodotto vecchio e non regge il confronto con gli anime moderni.
La musica è orecchiabile e si adatta perfettamente alle diverse scene.
La serie presenta alcuni stereotipi e alcune scene sono poco realistiche che tendono ad esagerare in maniera irrealistica le capacità di pescatore di Sampei, inoltre l'anime non conclude tutta la storia, poiché il manga va più avanti, mentre l'anime si ferma molto prima del finale del manga.
Consiglio quest'anime agli appassionati di pesca e di vecchi anime giapponesi ben realizzati; se non siete però degli appassionati di prodotti vecchi, allora forse è meglio lasciare stare, questo è un anime abbastanza vecchio, vintage, lo si capisce subito sia dal tono delle storie che dalla grafica retrò. Voto: 6
Questo vecchio anime io lo guardavo spesso quando veniva trasmesso, verso la fine degli anni '90, su un canale regionale, quindi si può dire che è un anime della mia infanzia.
Probabilmente le nuove generazioni non conosceranno quest'anime, poiché sono almeno vent'anni che non viene più trasmesso in TV.
La serie è ricca di storie di pesca avvincenti che appassionano soprattutto i bambini. Le avventure di Sampei sono divertenti e a volte anche istruttive, c'è una marcata vena naturalista e ecologista in questo anime.
Sampei è un protagonista tenace che conquista il cuore del pubblico, e anche i personaggi secondari come il nonno di Sampei o il suo amico pescatore cieco di un occhio Gyoshin sono bei personaggi.
L'animazione cattura perfettamente la bellezza del Giappone rurale, anche se graficamente è un prodotto vecchio e non regge il confronto con gli anime moderni.
La musica è orecchiabile e si adatta perfettamente alle diverse scene.
La serie presenta alcuni stereotipi e alcune scene sono poco realistiche che tendono ad esagerare in maniera irrealistica le capacità di pescatore di Sampei, inoltre l'anime non conclude tutta la storia, poiché il manga va più avanti, mentre l'anime si ferma molto prima del finale del manga.
Consiglio quest'anime agli appassionati di pesca e di vecchi anime giapponesi ben realizzati; se non siete però degli appassionati di prodotti vecchi, allora forse è meglio lasciare stare, questo è un anime abbastanza vecchio, vintage, lo si capisce subito sia dal tono delle storie che dalla grafica retrò. Voto: 6
C'era un tempo in cui si guardava alla Natura con timore reverenziale e con senso di riscatto, non solo con odio. Una riflessione leopardiana ci riporta all'epoca in cui i vegani abitavano una stella lontana, e l'Uomo viveva ancora il suo ambiente come una frontiera da conquistare. In fede a questo contesto anche gli shonen e gli spokon si nutrivano del modello io vs rivale, laddove il rivale è l'altro indefinito da battere; sia un animale cui dare la caccia o una montagna da scalare... la Natura nella sua vastità come avversario, ma non come un nemico. Un'opera che rientra in questo schema è "Sampei".
Tratto dal manga di Takao Yaguchi (che vi inserì elementi autobiografici) del 1973, "Sanpei" (come vorrebbe la corretta forma) è la storia di un ragazzino che vive con suo nonno nel Giappone di provincia, lontano dalle metropoli futuristiche, dove la tradizione lascia un segno più forte sulla modernità. Secondo il topos narrativo dei giovani protagonisti manga/anime del secondo Dopoguerra, rigorosamente orfano, il giovane trova una sua identità, il suo riscatto, nell'attività che risulta virtuosismo, nonché modus vivendi: la pesca. Come gioco, come sport, come lavoro, come stile di vita, per il ragazzo tutti questi aspetti si riassumono e si sommano. In fede a questo, Sampei Nihira è l'enfant prodige di turno che fa del passatempo un'arte. Forte degli insegnamenti, dei trucchi e della "saggezza dei vecchi" del nonno, il protagonista vive la sua infanzia in un'eterna scoperta del Mondo, attraverso l'idillio di una nuova avventura dietro l'angolo. Quell'avventura che vive nell'eterno bambino che è in tutti noi, quella sete di orizzonti che Hemingway sentiva dalle colline dell'Africa richiamarlo alle imprese di Huckleberry Finn. Come lui, Sampei è chiamato a conoscere, ad esplorare, a vivere nuove esperienze, viaggiando, come Ulisse, per soddisfare quella parte di noi che non vuole trovare mai sosta. E anche per conoscere sé stesso, trasformando alla fine l'avventura nella ricerca del padre scomparso, chiudendo così, novello Telemaco, il ciclo omerico.
La sua crescita si espleta in un continuo confronto. Con i suoi amici; la coetanea Yurin e la spalla Shoji. Con i suoi mentori; il nonno Ippei in primis ma soprattutto Gyoshin, pescatore professionista, figura solitaria e ombrosa, nonché padre surrogato per il protagonista. Con i suoi rivali; tutte maschere che ad ogni puntata propongono una loro narrazione, alternativa, estranea, da studiare e da assimilare secondo la logica della sfida sportiva. E naturalmente il confronto per eccellenza, quello con la Natura, con gli elementi, con gli animali, forieri di esperienze e insegnamenti tanto quanto gli esseri umani.
Una narrazione, quella di "Sampei", che vive nel solco del romanzo di formazione, inteso anche come strumento educativo per lo spettatore, che viene istruito con gli occhi del protagonista attraverso digressioni, commenti, parentesi narrative che si adattano perfettamente alla trama. Trucchi, accorgimenti, dettagli tecnici, strategie, informazioni storiche e di costume sono la norma nelle puntate dell'anime. Il senso didattico non ha però particolari pretese, se non quelle di fornire allo spettatore una coscienza che cominciava allora per la prima volta a definirsi ecologica. Chiara è in tal senso la posizione degli autori: l'Uomo deve riconsiderare il suo posto nell'ambiente e trovare un suo equilibrio, pena la rottura di quell'armonia che dai tempi antichi permette la sopravvivenza di tutti. Un'armonia che nel mondo agreste, nella tipica contrapposizione con la Civitas, è intesa come una sorta di Pax deorum, che vede nelle leggi naturali un ordine divino. Emblematica in tal senso la figura del nonno Ippei, che, portavoce delle antiche tradizioni giapponesi, shintoiste e buddiste, veglia e consiglia tutti sull'importanza di tale sacro equilibrio. Il progressismo militante e ignorante corrisponde alla rottura di quell'equilibrio. Il messaggio ecologista di "Sampei" non risulta mai pedante o forzato, perché inserito in un contesto narrativo che ha una sua architettura.
La perizia con cui è realizzato l'anime permette di cogliere tutti i dettagli del disegno, rispettando lo stile del mangaka. Gli accorgimenti tecnici esaltano tanto gli sfondi (che suggeriscono la tecnica a stampa e l'acquerello) quanto le animazioni e i personaggi, campiti da un tratto netto ma sinuoso, e nervoso nelle scene d'azione, dando agli slanci e agli effetti visivi una forza espressiva che ricorda le opere di Sanpei Shirato. L'animazione è resa ancor più efficace dalla regia che col sapiente uso della trama riesce a mantenere alto il livello della tensione. Tensione magistralmente sostenuta dalle musiche di Hiroyuki Yamamoto e Komei Sone che usano con astuzia le note, dando ad ogni scena la sua collocazione emotiva, per poi esplodere in un crescendo, con effetti sonori che hanno sapore cinematografico.
Il regista Yoshikata Nitta ha infatti confezionato un piccolo gioiello che ha la sua forza nelle scene d'azione. Lo spokon giapponese medio, infatti, può godere di un'enfasi, figlia dello stile teatrale, che lo trasforma in una sorta di poema epico dove le emozioni, le percezioni e soprattutto l'azione sembrano avere vita propria, sciogliendosi completamente dalle esigenze della logica e ritagliandosi un quadro personale, come le illustrazioni di un libro o la splash page di un fumetto. E in "Sampei" questo stile potrebbe fare scuola. La forza assoluta dell'opera è resa tutta in quel climax, che in ogni puntata blocca la trama (spesso con fermi immagine o effetto rallenty) in quel nodo (narrativo o scenico) che focalizza tutta l'attenzione. Il risultato è tale, che l'anime trova un valore aggiunto. Il richiamo a temi come l'ecologia non impedisce di condire il tutto anche con sfumature avventurose o addirittura, grazie al richiamo delle tradizioni antiche, con toni da folklore tendenti al mistery, al soprannaturale e all'horror. Quello di "Sampei" dunque diventa un incontro/confronto con realtà che non possono essere completamente dominate dall'Uomo. Il cacciatore/pescatore deve sottomettere la sua cerca a leggi più grandi di lui. Il tema dello scontro con la Natura conferisce così all'opera maggiore spessore, svincolandola dai rigidi schemi di genere avventura, sport, ecc. I temi, il ritmo, l'azione permettono a "Sampei" di essere un po' "Lo Squalo", un po' "Il Vecchio e il Mare", un po' "Capitani Coraggiosi", un po' "Moby Dick". Uscendo dai soliti canoni, risulta così un'opera completa, che soddisfa più interessi, godibile anche per chi non sa o non vuol sapere nulla della pesca.
Uno scorcio di passato prossimo (quando erano meno comuni buonismi e ambiguità) nel quale erano però già in nuce tutte le complicazioni del presente, annidate sotto la superficie dell'acqua, pronte a guizzare fuori e a tirare la lenza con la forza che trascina via i tempi in cui bastava "un cappello giallo in testa, sotto il sole e sotto la tempesta".
Tratto dal manga di Takao Yaguchi (che vi inserì elementi autobiografici) del 1973, "Sanpei" (come vorrebbe la corretta forma) è la storia di un ragazzino che vive con suo nonno nel Giappone di provincia, lontano dalle metropoli futuristiche, dove la tradizione lascia un segno più forte sulla modernità. Secondo il topos narrativo dei giovani protagonisti manga/anime del secondo Dopoguerra, rigorosamente orfano, il giovane trova una sua identità, il suo riscatto, nell'attività che risulta virtuosismo, nonché modus vivendi: la pesca. Come gioco, come sport, come lavoro, come stile di vita, per il ragazzo tutti questi aspetti si riassumono e si sommano. In fede a questo, Sampei Nihira è l'enfant prodige di turno che fa del passatempo un'arte. Forte degli insegnamenti, dei trucchi e della "saggezza dei vecchi" del nonno, il protagonista vive la sua infanzia in un'eterna scoperta del Mondo, attraverso l'idillio di una nuova avventura dietro l'angolo. Quell'avventura che vive nell'eterno bambino che è in tutti noi, quella sete di orizzonti che Hemingway sentiva dalle colline dell'Africa richiamarlo alle imprese di Huckleberry Finn. Come lui, Sampei è chiamato a conoscere, ad esplorare, a vivere nuove esperienze, viaggiando, come Ulisse, per soddisfare quella parte di noi che non vuole trovare mai sosta. E anche per conoscere sé stesso, trasformando alla fine l'avventura nella ricerca del padre scomparso, chiudendo così, novello Telemaco, il ciclo omerico.
La sua crescita si espleta in un continuo confronto. Con i suoi amici; la coetanea Yurin e la spalla Shoji. Con i suoi mentori; il nonno Ippei in primis ma soprattutto Gyoshin, pescatore professionista, figura solitaria e ombrosa, nonché padre surrogato per il protagonista. Con i suoi rivali; tutte maschere che ad ogni puntata propongono una loro narrazione, alternativa, estranea, da studiare e da assimilare secondo la logica della sfida sportiva. E naturalmente il confronto per eccellenza, quello con la Natura, con gli elementi, con gli animali, forieri di esperienze e insegnamenti tanto quanto gli esseri umani.
Una narrazione, quella di "Sampei", che vive nel solco del romanzo di formazione, inteso anche come strumento educativo per lo spettatore, che viene istruito con gli occhi del protagonista attraverso digressioni, commenti, parentesi narrative che si adattano perfettamente alla trama. Trucchi, accorgimenti, dettagli tecnici, strategie, informazioni storiche e di costume sono la norma nelle puntate dell'anime. Il senso didattico non ha però particolari pretese, se non quelle di fornire allo spettatore una coscienza che cominciava allora per la prima volta a definirsi ecologica. Chiara è in tal senso la posizione degli autori: l'Uomo deve riconsiderare il suo posto nell'ambiente e trovare un suo equilibrio, pena la rottura di quell'armonia che dai tempi antichi permette la sopravvivenza di tutti. Un'armonia che nel mondo agreste, nella tipica contrapposizione con la Civitas, è intesa come una sorta di Pax deorum, che vede nelle leggi naturali un ordine divino. Emblematica in tal senso la figura del nonno Ippei, che, portavoce delle antiche tradizioni giapponesi, shintoiste e buddiste, veglia e consiglia tutti sull'importanza di tale sacro equilibrio. Il progressismo militante e ignorante corrisponde alla rottura di quell'equilibrio. Il messaggio ecologista di "Sampei" non risulta mai pedante o forzato, perché inserito in un contesto narrativo che ha una sua architettura.
La perizia con cui è realizzato l'anime permette di cogliere tutti i dettagli del disegno, rispettando lo stile del mangaka. Gli accorgimenti tecnici esaltano tanto gli sfondi (che suggeriscono la tecnica a stampa e l'acquerello) quanto le animazioni e i personaggi, campiti da un tratto netto ma sinuoso, e nervoso nelle scene d'azione, dando agli slanci e agli effetti visivi una forza espressiva che ricorda le opere di Sanpei Shirato. L'animazione è resa ancor più efficace dalla regia che col sapiente uso della trama riesce a mantenere alto il livello della tensione. Tensione magistralmente sostenuta dalle musiche di Hiroyuki Yamamoto e Komei Sone che usano con astuzia le note, dando ad ogni scena la sua collocazione emotiva, per poi esplodere in un crescendo, con effetti sonori che hanno sapore cinematografico.
Il regista Yoshikata Nitta ha infatti confezionato un piccolo gioiello che ha la sua forza nelle scene d'azione. Lo spokon giapponese medio, infatti, può godere di un'enfasi, figlia dello stile teatrale, che lo trasforma in una sorta di poema epico dove le emozioni, le percezioni e soprattutto l'azione sembrano avere vita propria, sciogliendosi completamente dalle esigenze della logica e ritagliandosi un quadro personale, come le illustrazioni di un libro o la splash page di un fumetto. E in "Sampei" questo stile potrebbe fare scuola. La forza assoluta dell'opera è resa tutta in quel climax, che in ogni puntata blocca la trama (spesso con fermi immagine o effetto rallenty) in quel nodo (narrativo o scenico) che focalizza tutta l'attenzione. Il risultato è tale, che l'anime trova un valore aggiunto. Il richiamo a temi come l'ecologia non impedisce di condire il tutto anche con sfumature avventurose o addirittura, grazie al richiamo delle tradizioni antiche, con toni da folklore tendenti al mistery, al soprannaturale e all'horror. Quello di "Sampei" dunque diventa un incontro/confronto con realtà che non possono essere completamente dominate dall'Uomo. Il cacciatore/pescatore deve sottomettere la sua cerca a leggi più grandi di lui. Il tema dello scontro con la Natura conferisce così all'opera maggiore spessore, svincolandola dai rigidi schemi di genere avventura, sport, ecc. I temi, il ritmo, l'azione permettono a "Sampei" di essere un po' "Lo Squalo", un po' "Il Vecchio e il Mare", un po' "Capitani Coraggiosi", un po' "Moby Dick". Uscendo dai soliti canoni, risulta così un'opera completa, che soddisfa più interessi, godibile anche per chi non sa o non vuol sapere nulla della pesca.
Uno scorcio di passato prossimo (quando erano meno comuni buonismi e ambiguità) nel quale erano però già in nuce tutte le complicazioni del presente, annidate sotto la superficie dell'acqua, pronte a guizzare fuori e a tirare la lenza con la forza che trascina via i tempi in cui bastava "un cappello giallo in testa, sotto il sole e sotto la tempesta".
No, non ci siamo proprio. Adoravo questo anime da bambino e, per la nostalgia che mi dava l'idea, ho voluto rivederlo in questa estate 2014. Mi spiace dirlo, ma secondo me è invecchiato malissimo. Per prima cosa ha un ritmo di una lentezza estenuante. Le puntate 49 e la 50 le ho viste selezionando come velocità di riproduzione 2x e, contrariamente a quello che succede con gli altri anime, riuscivo a seguire i dialoghi senza problemi: sono quei rari casi in cui una puntata di venti-ventidue minuti sembra durare un'ora.
Parliamo della storia: la trama incentrata sul ritrovare il padre di Sampei è lasciata in sospeso e si preferisce fare puntate autoconclusive dove o Sampei deve pescare un super-pesce mostruoso e pericoloso (a cui talvolta è legata anche una maledizione), e ce la fa sempre, o deve gareggiare con altri pescatori, e in questo caso non sempre vince (vedi le tre puntate sui Matsugoro). Guardate le prime dieci puntate. Gli schemi narrativi si ripetono ancora, ancora e ancora. Ma non voglio far trasparire solo rabbia da questo mio commento, "Sampei" ha anche dei lati positivi: parla di pesca, tecniche di pesca e pesci in maniera affascinante, nei primi cinque minuti di ogni puntata. E si parla di usi e costumi giapponesi che ormai sono spariti, perciò è utile come ricostruzione storica di un Giappone che era e di cui probabilmente si conserva solo qualche traccia. Ma le storie del ragazzo che pesca pesci che pesano più di lui e che incontra appassionati di pesca ovunque non sono poi così interessanti, se si ha più di diciotto anni.
Parliamo della storia: la trama incentrata sul ritrovare il padre di Sampei è lasciata in sospeso e si preferisce fare puntate autoconclusive dove o Sampei deve pescare un super-pesce mostruoso e pericoloso (a cui talvolta è legata anche una maledizione), e ce la fa sempre, o deve gareggiare con altri pescatori, e in questo caso non sempre vince (vedi le tre puntate sui Matsugoro). Guardate le prime dieci puntate. Gli schemi narrativi si ripetono ancora, ancora e ancora. Ma non voglio far trasparire solo rabbia da questo mio commento, "Sampei" ha anche dei lati positivi: parla di pesca, tecniche di pesca e pesci in maniera affascinante, nei primi cinque minuti di ogni puntata. E si parla di usi e costumi giapponesi che ormai sono spariti, perciò è utile come ricostruzione storica di un Giappone che era e di cui probabilmente si conserva solo qualche traccia. Ma le storie del ragazzo che pesca pesci che pesano più di lui e che incontra appassionati di pesca ovunque non sono poi così interessanti, se si ha più di diciotto anni.
Sono abbastanza sicuro di aver visto quasi tutti gli episodi di quest'anime, se non tutti e 109 ci sono sicuramente arrivato vicino molto vicino.
Premettendo che nel mondo nipponico c'è sicuramente di meglio, non posso fare a meno di consigliare questo anime, semplice e divertente, sicuramente senza grandi pretese ma godibile.
La trama gira intorno a Sampei Nihira, un ragazzino appassionato di pesca che spesso si trova ad dover affrontare pesci particolarmente "tosti" (anche troppo ma vabbè! È pur sempre un'opera di finzione.). Vive con il saggio nonno, Ippei Nihira, e i suoi amici Pyoshin (altro grande pescatore), Yuri e altri.
Tutti questi personaggi hanno una passione che li unisce: la pesca, ma anche l'amore per la natura. L'amore per la natura è infatti un elemento fondamentale all'interno dell'anime.
Purtroppo la serie ha varie pecche, innanzitutto la scomparsa del padre di Sampei non avrà mai una spiegazione, il protagonista infatti ha sempre vissuto con il nonno e non si sa nulla di suo padre, Pyoshin decide di cercarlo mentre viaggia insieme al giovane pescatore per il mondo (dove il ragazzo vincerà un mucchio di sfide riguardanti la pesca) ma alla fine non si arriva mai a una conclusione.
Altra pecca sono i disegni, come ha già detto qualcuno, sembrano tutti dei bambolotti.
Nonostante ciò gli episodi sono sempre belli da vedere, ci parlano di rispetto della natura, di determinazione ad arrivare ai propri scopi. Nessuno di questi episodi è inutile, l'unica vera differenza è che alcuni sono autoconclusivi mentre la maggior parte sono trame che si sviluppano per 3,4 o 5 episodi ma assolutamente, ripeto, mai inutili.
Le BGM sono qualcosa di superlativo. A tratti inquietanti ma godibili, danno un'atmosfera un po' thriller, alcuni episodi sono anche abbastanza paurosi, per esempio quando il nonno racconta a Sampei qualche vecchia leggenda sui pesci o i pescatori (alcune sono veramente terribili).
Tranquilli però! Non è affatto un anime pauroso, ci mancherebbe! Credo che abbiano messo delle musiche e dei momenti inquietanti semplicemente per non rendere l'anime troppo banale e scontato, anche perché se no Sampei sarebbe solo un allegro ragazzino che pesca i suoi pesciolini e tutto sarebbe felice e zuccheroso. Credo che questa tonalità vagamente horror renda l'anime un ottimo prodotto, capace di non annoiare né adulti né bambini.
Piccola osservazione finale: quest'anime è la conferma che non è assolutamente vero che i cartoni animati giapponesi (se non censurati, si intende) non sono per bambini, ci sono sicuramente anime per ragazzi e per adulti ma Sampei è la prova che ci sono molti anime che vanno benissimo per i bambini, rimanendo comunque godibilissimi anche per i grandi. Non fatevi ingannare da quello che ho scritto sopra, le atmosfere sono solo a tratti inquietanti, rimane comunque un'anime adatto a tutto. Peccato che in Italia sia stato trasmesso solo sulle reti locali, perché questo è uno di quelli anime che si potrebbe trasmettere su mediaset senza alcun problema.
Premettendo che nel mondo nipponico c'è sicuramente di meglio, non posso fare a meno di consigliare questo anime, semplice e divertente, sicuramente senza grandi pretese ma godibile.
La trama gira intorno a Sampei Nihira, un ragazzino appassionato di pesca che spesso si trova ad dover affrontare pesci particolarmente "tosti" (anche troppo ma vabbè! È pur sempre un'opera di finzione.). Vive con il saggio nonno, Ippei Nihira, e i suoi amici Pyoshin (altro grande pescatore), Yuri e altri.
Tutti questi personaggi hanno una passione che li unisce: la pesca, ma anche l'amore per la natura. L'amore per la natura è infatti un elemento fondamentale all'interno dell'anime.
Purtroppo la serie ha varie pecche, innanzitutto la scomparsa del padre di Sampei non avrà mai una spiegazione, il protagonista infatti ha sempre vissuto con il nonno e non si sa nulla di suo padre, Pyoshin decide di cercarlo mentre viaggia insieme al giovane pescatore per il mondo (dove il ragazzo vincerà un mucchio di sfide riguardanti la pesca) ma alla fine non si arriva mai a una conclusione.
Altra pecca sono i disegni, come ha già detto qualcuno, sembrano tutti dei bambolotti.
Nonostante ciò gli episodi sono sempre belli da vedere, ci parlano di rispetto della natura, di determinazione ad arrivare ai propri scopi. Nessuno di questi episodi è inutile, l'unica vera differenza è che alcuni sono autoconclusivi mentre la maggior parte sono trame che si sviluppano per 3,4 o 5 episodi ma assolutamente, ripeto, mai inutili.
Le BGM sono qualcosa di superlativo. A tratti inquietanti ma godibili, danno un'atmosfera un po' thriller, alcuni episodi sono anche abbastanza paurosi, per esempio quando il nonno racconta a Sampei qualche vecchia leggenda sui pesci o i pescatori (alcune sono veramente terribili).
Tranquilli però! Non è affatto un anime pauroso, ci mancherebbe! Credo che abbiano messo delle musiche e dei momenti inquietanti semplicemente per non rendere l'anime troppo banale e scontato, anche perché se no Sampei sarebbe solo un allegro ragazzino che pesca i suoi pesciolini e tutto sarebbe felice e zuccheroso. Credo che questa tonalità vagamente horror renda l'anime un ottimo prodotto, capace di non annoiare né adulti né bambini.
Piccola osservazione finale: quest'anime è la conferma che non è assolutamente vero che i cartoni animati giapponesi (se non censurati, si intende) non sono per bambini, ci sono sicuramente anime per ragazzi e per adulti ma Sampei è la prova che ci sono molti anime che vanno benissimo per i bambini, rimanendo comunque godibilissimi anche per i grandi. Non fatevi ingannare da quello che ho scritto sopra, le atmosfere sono solo a tratti inquietanti, rimane comunque un'anime adatto a tutto. Peccato che in Italia sia stato trasmesso solo sulle reti locali, perché questo è uno di quelli anime che si potrebbe trasmettere su mediaset senza alcun problema.
Sampei, adattamento animato dell'omonimo manga, che per me è una grandiosa opera, è un anime unico nel suo genere: narra delle avventure di un ragazzo, Sampei, un abile pescatore che utilizza le canne da pesca costruite dal nonno, noto costruttore di canne da pesca nel paese.
Nonostante la mancanza di una trama ben delineata e di una struttura fortemente episodica, quest'anime si rivela una visione alquanto piacevole. Infatti si assiste a catture grandiose di Sampei e ad interessanti tornei di pesca a cui egli partecipa; numerosissime e ben descritte sono anche le tecniche di pesca illustrate in questo anime.
In sintesi, mi sento di consigliare questo bellissimo anime senza tempo, ad amanti della pesca e non.
Nonostante la mancanza di una trama ben delineata e di una struttura fortemente episodica, quest'anime si rivela una visione alquanto piacevole. Infatti si assiste a catture grandiose di Sampei e ad interessanti tornei di pesca a cui egli partecipa; numerosissime e ben descritte sono anche le tecniche di pesca illustrate in questo anime.
In sintesi, mi sento di consigliare questo bellissimo anime senza tempo, ad amanti della pesca e non.
È l'anime che ci ha fatto appassionare alla pesca, un bellissimo mix di musiche e scenari, un anime che non dimentica mai in nessuna puntata di insegnarci aspetti importanti della vita e delle persone, devo dire che riguardandolo da adulto fa un effetto diverso, forse riesci a capire molti aspetti che da piccolo ti sfuggivano.
Forse l'aspetto più bello di Sanpei è come nella sua semplicità e nella non violenza riesca ugualmente ad essere un anime appassionante e ricco di suspance, tra l'altro le ambientazioni sono magnifiche, una rappresentazione fedelissima del Giappone di una volta.
Forse l'aspetto più bello di Sanpei è come nella sua semplicità e nella non violenza riesca ugualmente ad essere un anime appassionante e ricco di suspance, tra l'altro le ambientazioni sono magnifiche, una rappresentazione fedelissima del Giappone di una volta.
Sampei è un'opera che si presta a mille significati, è un'opera che sembra concepita da un team di innumerevoli cervelli, per le varie conclusioni a cui questa serie porta, e sono talmente tante che sarebbe difficile riassumerle in una sola recensione.
La storia sviluppa temi importantissimi, addirittura superiori a tutto il significato portante dell'opera che come ben sappiamo, è la pesca.
La figura di Ippei Nihira, nonno del protagonista, è forse la più importante di tutte.
Come accade nei Cavalieri dello Zodiaco col Maestro dei Cinque Picchi, che è l'ago della bilancia (manco a dirlo) di tutte le serie concepite su Saint Seiya, anche in quest'opera il ruolo degli anziani è importantissimo, specie del personaggio citato qui in Sampei.
Il nonno del protagonista è sinonimo di grande abilità, di saggezza, di aiuto nei momenti più difficili della trama, di voglia di non arrendersi, nemmeno davanti allo scorrere degli anni, e dove il sorriso del nipote arriva come completamento di antichi desideri del vecchio mai sopiti nella passione che li lega.
Ma il nonno è maestro di vita, sempre pronto a dare una mano a chi cerca riscatto nella vita stessa, a chi cerca di riparare ad un male commesso in passato, ha sempre una soluzione ed una buona parola per tutti, nessuno è un esempio da seguire, ma un ottimo uomo con cui competere sicuramente sì, per tutto quello che fa e che dice.
Ma il nipote non è da meno, simbolo di pulizia, di felicità e di rispetto, forse la caratteristica che manca più a suo nonno, legato a trascorsi che il più delle volte tenta di non ricordare.
Ci sono anche fattori come il rispetto della natura, cardine per una serie insolita come questa, insolita perché altri anime si interessano di altri sport, ma della pesca in genere non mi risulta che ci siano opere di grande fattura come questa, almeno a livello di trama e dei vari significati che la medesima riesce a dare agli spettatori.
Ho messo 8 perché la grande pecca di questa serie sono il disegno delle labbra e degli occhi, mi sembrano tutti dei bambolotti intontiti, come dei cicciobello insomma, ma è un particolare che scende davvero di secondo piano considerata l'importanza narrativa enorme di cui l'opera è dotata.
Comunque l'autore manda un messaggio chiaro e preciso, l'uomo è armato di spirito sportivo, non dovuto tanto all'acceso agonismo o alla competizione che si fa sempre più serrata, elementi che possiamo prendere anche in "tutti in campo con Lotti", ma quanto alla voglia di stupire con semplicità.
Non potete neanche immaginare quanto sia stupefacente il rispetto reciproco: in tempi come questi dove si tende a socializzare sempre meno per colpa di social network e mp3 sparati in solitudine alle orecchie è sempre importante confrontarsi col prossimo educatamente, aiuta a sapere il nostro grado di maturità in qualsiasi momento, ed è il motivo principale per cui, a mio avviso, questa serie va assolutamente seguita.
La storia sviluppa temi importantissimi, addirittura superiori a tutto il significato portante dell'opera che come ben sappiamo, è la pesca.
La figura di Ippei Nihira, nonno del protagonista, è forse la più importante di tutte.
Come accade nei Cavalieri dello Zodiaco col Maestro dei Cinque Picchi, che è l'ago della bilancia (manco a dirlo) di tutte le serie concepite su Saint Seiya, anche in quest'opera il ruolo degli anziani è importantissimo, specie del personaggio citato qui in Sampei.
Il nonno del protagonista è sinonimo di grande abilità, di saggezza, di aiuto nei momenti più difficili della trama, di voglia di non arrendersi, nemmeno davanti allo scorrere degli anni, e dove il sorriso del nipote arriva come completamento di antichi desideri del vecchio mai sopiti nella passione che li lega.
Ma il nonno è maestro di vita, sempre pronto a dare una mano a chi cerca riscatto nella vita stessa, a chi cerca di riparare ad un male commesso in passato, ha sempre una soluzione ed una buona parola per tutti, nessuno è un esempio da seguire, ma un ottimo uomo con cui competere sicuramente sì, per tutto quello che fa e che dice.
Ma il nipote non è da meno, simbolo di pulizia, di felicità e di rispetto, forse la caratteristica che manca più a suo nonno, legato a trascorsi che il più delle volte tenta di non ricordare.
Ci sono anche fattori come il rispetto della natura, cardine per una serie insolita come questa, insolita perché altri anime si interessano di altri sport, ma della pesca in genere non mi risulta che ci siano opere di grande fattura come questa, almeno a livello di trama e dei vari significati che la medesima riesce a dare agli spettatori.
Ho messo 8 perché la grande pecca di questa serie sono il disegno delle labbra e degli occhi, mi sembrano tutti dei bambolotti intontiti, come dei cicciobello insomma, ma è un particolare che scende davvero di secondo piano considerata l'importanza narrativa enorme di cui l'opera è dotata.
Comunque l'autore manda un messaggio chiaro e preciso, l'uomo è armato di spirito sportivo, non dovuto tanto all'acceso agonismo o alla competizione che si fa sempre più serrata, elementi che possiamo prendere anche in "tutti in campo con Lotti", ma quanto alla voglia di stupire con semplicità.
Non potete neanche immaginare quanto sia stupefacente il rispetto reciproco: in tempi come questi dove si tende a socializzare sempre meno per colpa di social network e mp3 sparati in solitudine alle orecchie è sempre importante confrontarsi col prossimo educatamente, aiuta a sapere il nostro grado di maturità in qualsiasi momento, ed è il motivo principale per cui, a mio avviso, questa serie va assolutamente seguita.
Autentica leggenda agli inizi degli anni Ottanta, questa è una serie entrata a far parte dei cult animati di tutti i tempi.
La sorpresa più grande sta nell’argomento scelto dagli autori: niente armi laser, mecha mastodontici, maghette in perfetto stile majokko di quel periodo o lottatori impavidi e nerboruti, bensì un ragazzo semplice, dal cappello di paglia (il primo, vero, autentico cappello di paglia dell’animazione nipponica) e amante della pesca e della natura.
Sampei è la storia dell’omonimo ragazzo che, grazie anche alla presenza e all'istruzione del nonno, acquisisce una sviscerata e profonda passione per la pesca, proponendo numerosissimi episodi in cui più o meno rinomati pescatori si contendono lo scettro del “più grande” in una sequela di competizioni e duelli, con tanto di premi e contorno di leggende che riguardano le creature di cui vanno a caccia (sempiterne e misteriose storie di “mostri marini”, storie con un fondo di verità, adottate in questa trama tramite sapienti scelte).
È questo il caso di dire, senz’ombra di dubbio, che le frottole del pescatore non sono mai state così realistiche per quanto riguarda dimensioni delle sue prede: Sampei e avversari non si sfidano semplicemente in gare di pesca, ma man mano che l’anime prosegue gli obbiettivi del suo amo si fanno sempre più rari e impegnativi, passando da trote di dimensioni spaventose, a creature marine assolutamente irreali, ma che donano all’anime un tocco quasi magico e fantastico.
Forse leggermente ripetitivo, fu però per l’epoca qualcosa di assolutamente rivoluzionario ed innovativo (un anime sulla pesca in mezzo a Mazinga e Goldrake, per capirci, non poteva sembrare inizialmente un’idea così brillante).
Sul versante tecnico realizzato discretamente, dai disegni particolari che seppur discutibili donavano al prodotto ancor più originalità e carisma, fu un prodotto che si distinse quasi subito dalla massa.
Bellissima la sigla italiana, altrettanto quella originale, doppiaggi all’altezza e scene divertenti alternate a quelle mozzafiato; animazioni più o meno in linea con la caratura del prodotto e personaggi in generale simpaticissimi e divertenti.
Un anime più che discreto, sicuramente accessibile a tutti. Potremmo definirlo, in terminologia manga, uno shonen “per tutti”, che ha fatto scuola negli anni Ottanta.
La sorpresa più grande sta nell’argomento scelto dagli autori: niente armi laser, mecha mastodontici, maghette in perfetto stile majokko di quel periodo o lottatori impavidi e nerboruti, bensì un ragazzo semplice, dal cappello di paglia (il primo, vero, autentico cappello di paglia dell’animazione nipponica) e amante della pesca e della natura.
Sampei è la storia dell’omonimo ragazzo che, grazie anche alla presenza e all'istruzione del nonno, acquisisce una sviscerata e profonda passione per la pesca, proponendo numerosissimi episodi in cui più o meno rinomati pescatori si contendono lo scettro del “più grande” in una sequela di competizioni e duelli, con tanto di premi e contorno di leggende che riguardano le creature di cui vanno a caccia (sempiterne e misteriose storie di “mostri marini”, storie con un fondo di verità, adottate in questa trama tramite sapienti scelte).
È questo il caso di dire, senz’ombra di dubbio, che le frottole del pescatore non sono mai state così realistiche per quanto riguarda dimensioni delle sue prede: Sampei e avversari non si sfidano semplicemente in gare di pesca, ma man mano che l’anime prosegue gli obbiettivi del suo amo si fanno sempre più rari e impegnativi, passando da trote di dimensioni spaventose, a creature marine assolutamente irreali, ma che donano all’anime un tocco quasi magico e fantastico.
Forse leggermente ripetitivo, fu però per l’epoca qualcosa di assolutamente rivoluzionario ed innovativo (un anime sulla pesca in mezzo a Mazinga e Goldrake, per capirci, non poteva sembrare inizialmente un’idea così brillante).
Sul versante tecnico realizzato discretamente, dai disegni particolari che seppur discutibili donavano al prodotto ancor più originalità e carisma, fu un prodotto che si distinse quasi subito dalla massa.
Bellissima la sigla italiana, altrettanto quella originale, doppiaggi all’altezza e scene divertenti alternate a quelle mozzafiato; animazioni più o meno in linea con la caratura del prodotto e personaggi in generale simpaticissimi e divertenti.
Un anime più che discreto, sicuramente accessibile a tutti. Potremmo definirlo, in terminologia manga, uno shonen “per tutti”, che ha fatto scuola negli anni Ottanta.
Per effetto nostalgia darei anche 10 a questa serie che rientra tra quelle indimenticabili. L'ho rivista a distanza di anni in dvd e devo dire che è invecchiato piuttosto bene. Si fa riguardare molto volentieri. E' davvero piacevole rivedere le avventure di Sanpei, le tecniche di pesca messe in atto per catturate trote, salmoni etc... Quello che colpisce è sicuramente il rapporto con la natura (i pesci vengono spesso rilasciati dopo essere stati catturati) e personalmente mi piace molto la descrizione del Giappone rurale, i fiumi e laghetti dove si svolgono gran parte delle puntate. Un peccato che la trama della ricerca del padre con l'aiuto del mitico Pyoshin, abbozzata qua e là, venga lasciata in sospeso. Sampei resta comunque un anime storico, molto particolare rispetto agli altri di quel periodo (e non solo), che merita ampiamente un bel voto.
Dato l'argomento, la pesca, ci si potrebbe aspettare un anime dai ritmi lenti, invece la serie procede spedita, gli episodi sono vari e tutti molto curati, sai nelle descrizioni naturalistiche che nei dettagli tecnici: buona animazione, attenzione ai fondali, character design molto personale e inconfondibile: molto valido anche il commento musicale.
I personaggi non sono molto approfonditi, ma risultano tutti simpatici e immediati.
Nonostante sia una serie sportiva, l'attenzione all'elemento agonistico è decisamente relegata in secondo piano e il vero messaggio dell'anime riguarda il rapporto dell'uomo con la natura, approfondito con particolare delicatezza ed efficacia.
Una serie che non ha subito alcun danno dal tempo che passa che risulta ancora godibile e divertente.
Ottima la versione italiana che si avvale di validi doppiatori e della splendida sigla dei Rockin' Horse.
I personaggi non sono molto approfonditi, ma risultano tutti simpatici e immediati.
Nonostante sia una serie sportiva, l'attenzione all'elemento agonistico è decisamente relegata in secondo piano e il vero messaggio dell'anime riguarda il rapporto dell'uomo con la natura, approfondito con particolare delicatezza ed efficacia.
Una serie che non ha subito alcun danno dal tempo che passa che risulta ancora godibile e divertente.
Ottima la versione italiana che si avvale di validi doppiatori e della splendida sigla dei Rockin' Horse.
Questa serie sicuramente ha fatto storia, ma personalmente non è mai riuscita ad entusiasmarmi più di tanto, un po' perchè era una serie troppo lunga, e poi perchè spesso ripetitiva. Il protagonista Sampei vive con il nonno che inculca al nipote l'amore per la pesca. L'anime in sè per sè è abbastanza avvincente e godibile, ma pecca molto per certe scene un po' surreali, come quella di certi pesci che non riuscivano mai a scappare. Comunque tutto sommato un cartone molto innovativo per l'epoca, ma non riesco a dargli più di 7.
Ciò che mi è sempre piaciuto di questo anime è la semplicità con cui è stato realizzato e con la quale riesce ad appassionare grandi e piccini. Secondo me Sampei è un buon anime, che anche se incentrato su un argomento difficile da digerire per tutti (la pesca), riesce comunque ad appassionare molte persone. Da un lato abbiamo la storia del ragazzo pescatore, un genio della pesca che gareggia con ragazzi e adulti e riesce quasi sempre a spuntarla anche grazie all'aiuto di suoi amici,mentre dall'altro lato troviamo come sottofondo la storia della ricerca del padre di Sampei ,che lo ha lasciato da piccolo. Nell'anime troviamo una moltitudine di personaggi che caratterizzano ogni episodio. Inoltre per gli appassionati l' anime è una piccola enciclopedia sulla pesca,sulle specie di pesci e su una moltitudine di modi per pescare in ogni posto. Un'avventura consigliata a tutti per tralasciare per qualche momento qualcosa di più impegnativo. Anche la colonna sonora è discreta e merita qualche attenzione, la grafica è adeguata per l'anno di creazione e mette in vista molti bei paesaggi giapponesi incentrati sulla natura. Guardate questo titolo e potrete vedere qualcosa sulla tradizione giapponese che secondo me è molto interessante.
Un cartone splendido che mi ha appassionato quando ero un ragazzino ma che, quando posso cerco di vedere ancora oggi; sempre rammaricato di non aver potuto leggerne il manga, a parte alcune storie particolari; un anime sulla pesca che non annoia mai anzi trovavo ogni puntata molto interessante e particolare; le musiche mi sono sempre piaciute e i disegni sono veramente grandiosi (e qui mi arrabbio di non aver mai trovato il manga per vedere i disegni del cartone su carta); manca di una trama specifica, ed infatti le storia sono in pratica quasi indipendenti tra di loro, salvo pochissime eccezioni. Infine i personaggi seppur pochi sono ben caratterizzati e riproposti molto bene. Mi sarebbe sempre piaciuto vedere se alla fine ritrovano il padre di Sampei, ma questa ormai è una cosa che credo non saprò mai.
In definitiva un cartone d'altri tempi ma che emoziona ancora
In definitiva un cartone d'altri tempi ma che emoziona ancora
Sampei fa parte dei primi cartoni che ho avuto il piacere di vedere (allora ero piccolo e non sapevo si chiamassero anime), sulle emittenti televisive locali. L’ideatore di quest’opera è Takao Yaguchi, il quale a mio avviso ha creato un vero e proprio “personaggio”, in cui il bambino che lo guarda si immedesima fortemente; personalmente Sampei ha un posto speciale nella mia memoria. Ma veniamo all’opera in se, Sampei è un ragazzino di 13 anni che vive in compagnia del nonno, il quale è un artigiano molto bravo che si diletta nel creare canne da pesca con il bambù, e che trasmette al nipotino l’amore e la passione per la pesca. Apparte Sampei e il nonno Hipei i personaggi che compaiono nelle varie puntate sono “occasionali”, ovvero non si rincontrano col proseguire delle puntate, unica eccezione è Pyoshin il quale diventa amico di Sampei e gli insegna a pescare all’occidentale (con la lenza e il mulinello), suscitando il dispiacere del nonno che vorrebbe che il ragazzo restasse fedele alle tradizioni. Sicuramente Sampei è un anime che parla di pesca e di come il protagonista riesca sempre a pescare i l pesce più grosso, più grande o quello leggendario che nessuno era mai riuscito a pescare; però sono forti i caratteri che insegnano il rispetto per la natura (difficilmente vengono rappresentati spazi differenti dalla natura). Tramite gli insegnamenti di Hipei, Sampei diventa un ometto leale dai principi saldi e dai valori di onestà e rispetto. Considerando il periodo in cui è stato prodotto, si merita pienamente un bellissimo 8!
Quando vidi questo anime per la prima volta ero un bambino che guardava i cartoni animati nelle TV locali. Da allora a lui riservo un posto speciale nella mia memoria.
Il maestro mangaka Takao Yaguchi è il padre di quest'opera che ha impegnato un buon ventennio della sua vita. Inedito in Italia come manga, è stato trasmesso come anime in versione tagliuzzata non da forbici censorie ma dal mancato acquisto delle emittenti italiane dei diritti su alcune puntate. La serie italiana risulta quindi incompleta.
Ma di cosa parla Sampei e cosa vuole trasmetterci il suo autore? Sampei è un ragazzino tredicenne giapponese che vive in campagna col nonno, il quale è un abile artigiano che fabbrica canne da pesca in bambù. Ed è con queste che il ragazzo inizia ad appassionarsi alla pesca nei ruscelli montani giapponesi. Maturo, audace, rispettoso, incarna uno stereotipo di "ragazzo per bene" a tratti stucchevole a tratti dolce e tenero. In sostanza, un ometto. A parte Sampei e il nonno Hipei gli altri personaggi sono appena di contorno, unica eccezione Pyoshin, l'uomo che insegnerà al ragazzo l'arte della pesca all'occidentale (con mulinello e lenza in nylon), entrando così in contrasto aperto con il nonno che vorrebbe mantenere le tradizioni. Dunque Sampei è solo questo? Un anime che parla di pesca? Niente affatto. Il valore pedagogico dell'opera è grande e sempre presente. Vi si insegnano l'amore e il rispetto per l'ambiente, la lealtà, l'obbedienza ai superiori e ai propri familiari, insomma più che un anime un documentario di educazione civica a volte!
Il tutto è fortemente influenzato dal legame shintoista che i giapponesi hanno con la natura che li circonda. Nell'anime compaiono raramente le città e si preferisce dare molto spazio ai territori vergini delle montagne e delle coste nipponiche (attualmente piuttosto rari al contrario di quello che l'opera illustra).
Il disegno, parlando dell'anno in cui è realizzato (1974 il manga, 1980 l'anime), è ben curato sia per i personaggi che per gli sfondi e i paesaggi, alcuni davvero suggestivi.
La trama si sviluppa lentamente, proprio come se si stesse attendendo che qualcosa abbocchi alla lenza dello sceneggiatore. Si, perchè la pazienza e la calma sono un perno centrale sul quale ruotano spesso gli episodi (autoconclusivi) dell'intera produzione. A insegnare questi valori è sempre il nonno Hipei, che cerca di trasmettere al nipote tutte le sue conoscenze, non solo di pescatore ma anche di uomo.
Insomma, bello, davvero bello. Per dargli un voto però bisogna paragonarlo alle produzioni sue contemporanee e non certo a quelle attuali. In un periodo come gli anni'70 in cui in Giappone impazzavano i robot e le astronavi, Takao Yaguchi sfodera audacemente un opera che tratta temi cari al Giappone tradizionalista e all'amore per la natura insito nel popolo del sol levante. Nove, meritatissimo.
Il maestro mangaka Takao Yaguchi è il padre di quest'opera che ha impegnato un buon ventennio della sua vita. Inedito in Italia come manga, è stato trasmesso come anime in versione tagliuzzata non da forbici censorie ma dal mancato acquisto delle emittenti italiane dei diritti su alcune puntate. La serie italiana risulta quindi incompleta.
Ma di cosa parla Sampei e cosa vuole trasmetterci il suo autore? Sampei è un ragazzino tredicenne giapponese che vive in campagna col nonno, il quale è un abile artigiano che fabbrica canne da pesca in bambù. Ed è con queste che il ragazzo inizia ad appassionarsi alla pesca nei ruscelli montani giapponesi. Maturo, audace, rispettoso, incarna uno stereotipo di "ragazzo per bene" a tratti stucchevole a tratti dolce e tenero. In sostanza, un ometto. A parte Sampei e il nonno Hipei gli altri personaggi sono appena di contorno, unica eccezione Pyoshin, l'uomo che insegnerà al ragazzo l'arte della pesca all'occidentale (con mulinello e lenza in nylon), entrando così in contrasto aperto con il nonno che vorrebbe mantenere le tradizioni. Dunque Sampei è solo questo? Un anime che parla di pesca? Niente affatto. Il valore pedagogico dell'opera è grande e sempre presente. Vi si insegnano l'amore e il rispetto per l'ambiente, la lealtà, l'obbedienza ai superiori e ai propri familiari, insomma più che un anime un documentario di educazione civica a volte!
Il tutto è fortemente influenzato dal legame shintoista che i giapponesi hanno con la natura che li circonda. Nell'anime compaiono raramente le città e si preferisce dare molto spazio ai territori vergini delle montagne e delle coste nipponiche (attualmente piuttosto rari al contrario di quello che l'opera illustra).
Il disegno, parlando dell'anno in cui è realizzato (1974 il manga, 1980 l'anime), è ben curato sia per i personaggi che per gli sfondi e i paesaggi, alcuni davvero suggestivi.
La trama si sviluppa lentamente, proprio come se si stesse attendendo che qualcosa abbocchi alla lenza dello sceneggiatore. Si, perchè la pazienza e la calma sono un perno centrale sul quale ruotano spesso gli episodi (autoconclusivi) dell'intera produzione. A insegnare questi valori è sempre il nonno Hipei, che cerca di trasmettere al nipote tutte le sue conoscenze, non solo di pescatore ma anche di uomo.
Insomma, bello, davvero bello. Per dargli un voto però bisogna paragonarlo alle produzioni sue contemporanee e non certo a quelle attuali. In un periodo come gli anni'70 in cui in Giappone impazzavano i robot e le astronavi, Takao Yaguchi sfodera audacemente un opera che tratta temi cari al Giappone tradizionalista e all'amore per la natura insito nel popolo del sol levante. Nove, meritatissimo.
Quelli della mia generazione che lo hanno visto da bambini e adolescenti, che amano la pesca e la natura, non possano non dare 10 a questo fantastico anime. Ho rivisto recentemente tutte le puntate e, anche se un po' datato, è sempre godibilissimo. Sarà il fattore nostalgia, ma alcuni episodi e personaggi come Pyoshin restano indimenticabili. Da far vedere ai bambini per il messaggio ecologista e magari avviarli alla passione della pesca.
L'unica pecca è il tempo che passa e che relega questa serie tra quelle "datate", ma tutto il resto è di grandissimo livello. Un anime sulla pesca che non annoia, avvince, esalta... se avesse avuto un character design più curato e un'animazione recente sarebbe di certo tra i migliori in assoluto. Solo il tentativo di staccare Sanpei dalla quotidianità mi ha sempre lasciato perplesso... mi sarebbe piaciuto vederlo saltare la scuola per andare a pescare, o prendere un brutto voto per aver dedicato troppo tempo ad altro, l'avrebbe reso più umano e più alla portata dei suoi 13 anni
Ragazzino tredicenne pescatore, col grosso cappellone di paglia. Va nei posti più ameni del Giappone per pescare pesci leggendari.
L'amico Pyoshin porta Sampei in giro per il mondo con la scusa di fargli provare nuovi tipi di pesca, ma con la vera intenzione di ritrovare il padre di Sampei, scomparso da molto tempo.
In questa serie il Giappone viene mostrato come un meraviglioso paradiso terrestre, e le città non si vedono quasi mai. Una serie bellissima, fuori dal tempo, che rimarrà sempre attuale anche negli anni a venire. dal manga di Takao Yaguchi.
In una puntata riesce a convincere un mafioso yakuza a non distruggere un allevamento di trote. In un'altra pesca centinaia di matsugoro, simil-pesci che vivono nel fango. Beh, esistono realmente: sono stati visti in TV su Quark.
Il più grande pesce che Sampei ha pescato è il pesce spada Marlin Blu, preso a Konna, nelle Hawaii : 2.000 libbre. Il più piccolo, il ciprino giapponese (3-6 cm.). I più bizzarri, il carassino blu del lago Kainuma, il salumerino con un occhio di Otarundani, e la carpa dorata della montagna di Ou. Nel lago Fulunuma poi, ha pescato un alligatore brasiliano. Una volta ha addirittura pescato con le sole mani un' enorme carpa blu tuffandosi in acqua e rimanendoci per svariati minuti!!! Tutti i pesci che compaiono nella serie sono realmente esistenti. Yaguchi considera i waraji (i sandali che porta Sampei) un portafortuna, e nello zaino, quando va a pescare, ne porta un paio che gli ha fatto suo nonno.
Il manga originale di Tsurikichi Sanpei (Takao Yaguchi, Kodansha) era composto da 37 volumi di lusso più alcuni numeri speciali pubblicati successivamente. Nell'ultimo numero, mentre sta preparando una nuova canna da pesca per il nipote Sanpei, il nonno muore, lasciando così l'antica tradizione della pesca alle nuove generazioni. Dopo il funerale, al quale partecipano tutti i personaggi della serie, Sanpei e gli altri si dirigono verso Tokyo e il futuro, sotto il sole che tramonta. Nonostante il cartone segua fedelmente il manga per tutta la serie, la scena non è stata riportata. Può essere che si sia persa nell'edizione italiana?
Sampei è ispirato allo stesso mangaka Takao Yaguchi. Il vero nome di Yaguchi è Takao Takahashi ed il suo nome d'arte glielo ha dato Ikki Kajiwara ("Tiger Mask", "Tommy la stella dei Giants", "Arrivano i Superboys") ed ha ispirato la figura di Sampei a se stesso, quella di Ippei a suo nonno, di Yurippe a sua moglie e di Pyoshin ad un suo amico, che ha conosciuto lavorando in banca, e che gli ha insegnato varie cose sul carassino blu.
Ottimo lavoro!
L'amico Pyoshin porta Sampei in giro per il mondo con la scusa di fargli provare nuovi tipi di pesca, ma con la vera intenzione di ritrovare il padre di Sampei, scomparso da molto tempo.
In questa serie il Giappone viene mostrato come un meraviglioso paradiso terrestre, e le città non si vedono quasi mai. Una serie bellissima, fuori dal tempo, che rimarrà sempre attuale anche negli anni a venire. dal manga di Takao Yaguchi.
In una puntata riesce a convincere un mafioso yakuza a non distruggere un allevamento di trote. In un'altra pesca centinaia di matsugoro, simil-pesci che vivono nel fango. Beh, esistono realmente: sono stati visti in TV su Quark.
Il più grande pesce che Sampei ha pescato è il pesce spada Marlin Blu, preso a Konna, nelle Hawaii : 2.000 libbre. Il più piccolo, il ciprino giapponese (3-6 cm.). I più bizzarri, il carassino blu del lago Kainuma, il salumerino con un occhio di Otarundani, e la carpa dorata della montagna di Ou. Nel lago Fulunuma poi, ha pescato un alligatore brasiliano. Una volta ha addirittura pescato con le sole mani un' enorme carpa blu tuffandosi in acqua e rimanendoci per svariati minuti!!! Tutti i pesci che compaiono nella serie sono realmente esistenti. Yaguchi considera i waraji (i sandali che porta Sampei) un portafortuna, e nello zaino, quando va a pescare, ne porta un paio che gli ha fatto suo nonno.
Il manga originale di Tsurikichi Sanpei (Takao Yaguchi, Kodansha) era composto da 37 volumi di lusso più alcuni numeri speciali pubblicati successivamente. Nell'ultimo numero, mentre sta preparando una nuova canna da pesca per il nipote Sanpei, il nonno muore, lasciando così l'antica tradizione della pesca alle nuove generazioni. Dopo il funerale, al quale partecipano tutti i personaggi della serie, Sanpei e gli altri si dirigono verso Tokyo e il futuro, sotto il sole che tramonta. Nonostante il cartone segua fedelmente il manga per tutta la serie, la scena non è stata riportata. Può essere che si sia persa nell'edizione italiana?
Sampei è ispirato allo stesso mangaka Takao Yaguchi. Il vero nome di Yaguchi è Takao Takahashi ed il suo nome d'arte glielo ha dato Ikki Kajiwara ("Tiger Mask", "Tommy la stella dei Giants", "Arrivano i Superboys") ed ha ispirato la figura di Sampei a se stesso, quella di Ippei a suo nonno, di Yurippe a sua moglie e di Pyoshin ad un suo amico, che ha conosciuto lavorando in banca, e che gli ha insegnato varie cose sul carassino blu.
Ottimo lavoro!
Una fantastica icona della nostra infanzia, i personaggi sono tutti simpatici e nonostante il tema della pesca non offrisse molti spunti sono riusciti a creare un'anime per nulla noioso. Purtroppo i momenti di approfondimento dei personaggi sono pochissimi, le indagini sul padre di Sampei sono inconcludenti e rare, bellissimo invece l'incontro tra Pioshin e i suoi di genitori, la storia di come si è fatto la cicatrice poi è uno dei miei pezzi preferiti. Insomma Sampei non si dimentica, la sigla è molto carina e in definitiva non ci sono molti anime incentrati sulla pesca, in quanto non è un tema commerciale e nemmeno facile da trattare per bene. Quindi Sampei nonostante la sua veneranda età rimane uno dei più originali anime giapponesi. 8,5
Un anime della mia infanzia a mio avviso fantastico e molto espressivo per gli amanti della pesca come me. Personaggi divertenti e simpatici. La storia bellissima con delle situazioni divertenti,anche se spesso ripetitive e un pò "esagerate" per la cattura di "pesci" sempre particolari e mai riusciti a scappare. Comunque con questa recensione sono tornato indietro nel tempo e nei ricordi della mia immensa passione che ho per gli Anime e i Manga. Grazie ANIME CLICK
Anime popolarissimo in Italia negli anni '80 anche se non so se sia mai arrivato completo di tutti gli episodi. Mi sono sempre domandato come mai li trovasse tutti lui dei pesci d'acqua dolce grandi e feroci come gli squali bianchi! Ogni volta che partiva per pescare qualche trota leggendaria, l'atmosfera si faceva cupa e le musiche drammatiche e tese quasi come se fosse un thriller...ma alla fine tutto andava sempre bene. Personaggi abbastanza stereotipati (il nonno saggio, l'amico esperto, l'amica segretamente innamorata etc. etc.). Merita una menzione la sigla simpaticissima dei Superrobots di Douglas Meakin cantata con quell'accento "ammerecano".