Capitan Herlock - The Endless Odyssey
"Capitan Harlock" (o in questa serie Herlock) con il passare degli anni migliora: se la prima serie, quella storica, la seguivo solo per la canzone della sigla italiana, e poi mi annoiavo per venti minuti. Questa serie di solo tredici episodi l'ho trovata interessante. Diciamo la verità: di questa serie, di Matsumoto è rimasto solo il soggetto, la sceneggiatura è del bravo Nabuteru Yuuki e la regia del famoso Rin Taro, che ci ha messo del suo. Grazie a questi due, il capitano pirata rivive con maggior personalità rispetto alla vecchia serie. Mi sento di dire che questa serie merita di essere vista e, anche se non è una di quelle che ti scalda il cuore per sempre, è buona per essere vista un paio di volte, ma non diventerà mai una serie "fondamentale", di quelle che val la pena vedere a tutti i costi.
Ciao, sono nuovo da queste parti. L'anime in questione è il cult di sempre, per cui il mio giudizio è molto buono. Non riprendero' la trama di nuovo già citata in altre recensioni o l'aspetto tecnico di cui non ho competenze. Ma l'aspetto che mi preme è l'aspetto psicologico del finale, non affatto scontato. Leiji Matsumoto ci offre un finale aperto, ma questa è la mia interpretazione. Il finale simbolizza il patricidio simbolico, dove Takeshi uccide Herlock per conquistare una maturità e autonomia ("diventare vero uomo"). Difatti, all'inizio Takeshi è immaturo e egoista, alla fine è cambiato: ma serve un ulteriore passo deve uccidere il suo padre adottivo (simbolicamente Herlock). Quindi avviene ciò che la Filosofia Fenomenologica chiama "doppia riduzione". Prima il distacco radicale da proprio vero padre e poi dal proprio padre simbolico (il suo mentore Herlock), ciò per ottenere una visione della vita oggettiva e matura. Quindi una metafora azzeccata e profonda. Buona visione.
"Capitan Herlock - The Endless Odyssey" è una serie OAV di tredici episodi. Uscita in patria nel 2002, si situa cronologicamente dopo tutte le altre serie TV/OAV col pirata spaziale, anche se il creatore del personaggio (Leiji Matsumoto) non rinuncia al suo vezzo di mostrare per l'ennesima volta una nuova versione di eventi già noti ai fan. Bisognerebbe sapere anche in che misura ciò è dovuto all'intervento di Rin Taro, che nel pannello all'inizio di ogni episodio è in pratica accreditato come coautore, oltre che come regista.
Herlock (sic!) è invecchiato, e ci se ne accorge non solo per il volto più scavato, ma anche per un atteggiamento cinico come non mai. La ciurma dell'Arcadia si è in gran parte dispersa e solo pochi fedelissimi (tra cui l'irrinunciabile Yattaman) rimangono a governare la grande astronave. Tra questi non vi è Kei Yuki, che si è "messa in proprio" come piratessa spaziale e che viene catturata proprio all'inizio della serie.
Tra i nemici che il nostro eroe deve affrontare non vi sono esclusivamente le "solite" forze governative o i "soliti" alieni invasori, ma qualcosa di molto ma molto più spaventoso e malvagio, che un tempo dominava il caos primigenio e che un gruppo di scienziati partiti per una spedizione esplorativa ha risvegliato, venendone poi posseduti come zombi.
Dal punto di vista visivo, si tratta del prodotto con Capitan Harlock in animazione tradizionale più curato in assoluto, prima che fosse realizzato il recente film in computer grafica che peraltro gli è debitore per molti aspetti e dettagli. Si è lavorato molto sulle animazioni e sul character design; in particolare, risaltano molto gli occhioni blu di Yuki, mentre del nostro pirata non si potrà più cantare che "nel suo occhio c'è l'azzurro" se non quello del riflesso del cielo.
Yattaman è caratterizzato più approfonditamente che nelle altre serie che lo vedono presente: è sempre un fanatico del modellismo al punto di trascurare i suoi doveri di primo ufficiale dell'Arcadia, ma dimostra una genialità e una profondità di pensiero che non avrebbero nulla da invidiare a quelli di Tochiro. Questo avviene in occasione di alcune spiegazioni cosmologiche, se sebbene possano incantare i nerd con un minimo di preparazione fisico-matematica, rischiano però di annoiare o risultare astruse per altre categorie di spettatori.
Un peso maggiore è stato dato anche al personaggio di Takeshi, a cui è riservato un ruolo cruciale soprattutto nel finale che è lasciato all'interpretazione dello spettatore.
Herlock (sic!) è invecchiato, e ci se ne accorge non solo per il volto più scavato, ma anche per un atteggiamento cinico come non mai. La ciurma dell'Arcadia si è in gran parte dispersa e solo pochi fedelissimi (tra cui l'irrinunciabile Yattaman) rimangono a governare la grande astronave. Tra questi non vi è Kei Yuki, che si è "messa in proprio" come piratessa spaziale e che viene catturata proprio all'inizio della serie.
Tra i nemici che il nostro eroe deve affrontare non vi sono esclusivamente le "solite" forze governative o i "soliti" alieni invasori, ma qualcosa di molto ma molto più spaventoso e malvagio, che un tempo dominava il caos primigenio e che un gruppo di scienziati partiti per una spedizione esplorativa ha risvegliato, venendone poi posseduti come zombi.
Dal punto di vista visivo, si tratta del prodotto con Capitan Harlock in animazione tradizionale più curato in assoluto, prima che fosse realizzato il recente film in computer grafica che peraltro gli è debitore per molti aspetti e dettagli. Si è lavorato molto sulle animazioni e sul character design; in particolare, risaltano molto gli occhioni blu di Yuki, mentre del nostro pirata non si potrà più cantare che "nel suo occhio c'è l'azzurro" se non quello del riflesso del cielo.
Yattaman è caratterizzato più approfonditamente che nelle altre serie che lo vedono presente: è sempre un fanatico del modellismo al punto di trascurare i suoi doveri di primo ufficiale dell'Arcadia, ma dimostra una genialità e una profondità di pensiero che non avrebbero nulla da invidiare a quelli di Tochiro. Questo avviene in occasione di alcune spiegazioni cosmologiche, se sebbene possano incantare i nerd con un minimo di preparazione fisico-matematica, rischiano però di annoiare o risultare astruse per altre categorie di spettatori.
Un peso maggiore è stato dato anche al personaggio di Takeshi, a cui è riservato un ruolo cruciale soprattutto nel finale che è lasciato all'interpretazione dello spettatore.
Captain Herlock-The Endless Odyssey è una versione alternativa, uscita nel 2002, composta da 13 Oav, che presenta molte e piacevoli differenze con la serie originale del 1978. Naturalmente, dal punto di vista estetico è decisamente attuale e graficamente curata, ed ha l'indubbio merito, di restituire agli appassionati della serie, un Harlock, alle prese con nuovi nemici, ed un avventura del tutto nuova, nel puro rispetto del character originale di Matsumoto. La storia reinterpreta, in maniera diversa, non solo i nemici o la trama in se, ma anche il modo ed i luoghi in cui i protagonisti si riuniscono, per far ritorno sulla mitica Arkadia. Il nemico, questa volta, è decisamente più sinistro delle Mazoniane e la sua esistenza risale fino alle origini dell'universo, come entità malvagia ed infernale dal nome Noo. La curiosità dell'uomo porterà infatti ad un contatto, tramite una spedizione scientifica, con l'antico e letale manufatto di Noo, da parte di scienziati, della quale fa parte anche il padre di Tadaschi Daiba, che sarà l'unico sopravvissuto a poter far ritorno dalla spedizione, per tornare ai suoi studi. I 4 scienziati uccisi, vengono posseduti da Noo e iniziano ad attuare il loro piano di conquista oscura del cosmo, attraverso orrore e paura. Sono presenti infatti, alcune scene, davvero crude, in puro stile horror. La caratterizzazione dei personaggi dell'Arkadia è ottima, per quanto riguarda Harlock, Kei Yuki, Tadaschi Daiba e Yattaran, che qui è caratterizzato meglio che in passato, mentre il resto dell'equipaggio, un filino meno. L'anime ha inizio, con una splendida e delicatissima scena di nudo di Kei Yuki che fa la doccia; la scena, oltre ad essere elegante e dallo stile etereo, tipico di Matsumoto, riesce a donare un look decisamente più sexy e femminile a Kei Yuki, che tra le tante protagoniste femminili disegnate da Matsumoto, era quella, che aveva assolutamente bisogno di una maggior caratterizzazione fisica. Capitan Harlock in questa serie, è praticamente lo stesso uomo profondo e riflessivo, che tanto abbiamo apprezzato ai tempi della serie originale, merito anche del doppiatore italiano, che non fa affatto notare la differenza di timbro con quello storico. L'Arkadia, in questa serie, è di colore verde, (come in Ssx) ed infinitamente più dettagliata di quella della serie originale, mantenendo però, lo stile originale, con una rifinitura maniacale per il teschio sulla prua. Anche il computer principale è rimasto molto simile, ma è stato completamente aggiornato graficamente. Tutta la parte riguardante la grafica, risulta molto curata, ma non al top. Il character design, tranne che per Kei Yuki, è rimasto tipicamente anni '70, e questo, non sarebbe un problema, se fosse stato sviluppato con maggiori dettagli, specialmente per i riflessi dei capelli. Il mecha delle astronavi è anche quello retro, ma sviluppato abbastanza bene, mentre i pavimenti e le pareti interne, dovevano essere maggiormente curate. Le animazioni sono ottime e sempre fluide, regalando momenti d'animazione, estremamente curati e coinvolgenti. Le musiche, sono sempre dolci, malinconiche e sempre buone. L'unico difetto, purtroppo, è il finale, che è troppo breve e semplicistico, figlio anche di in numero di episodi troppo risicato per raccontare e chiudere bene, l'ottima trama. Captain Herlock-The Endless Odyssey è un ottima serie, molto adatta agli appassionati di Matsumoto, ma anche a quelli, di un tipo di fantascienza, meno tecnologica, ma più sognante.
Come piccola premessa, per restare in parallelismi “spaziali”, la condizione di Matsumoto mi sembra la stessa di quella di <i>Lucas</i>: le cose migliori nate dalle sue idee sono quelle in cui non ha messo mano. D’altronde la stessa postilla all’inizio di ogni episodio ribadisce che <i>The Endless Odyssey</i> è un Herlock versione Rintaro. E meno male. Con tutta la buona volontà di questo mondo, il primo Harlock degli anni ’70 sarà anche rimasto nella storia, e soprattutto nei ricordi nostalgici di coloro che, più o meno bambini allora, lo guardarono ai tempi delle trasmissioni italiane; ma a dargli un’occhiata oggigiorno risulta improponibile, sia ovviamente come aspetto grafico sia per molti dei suoi concetti.
Come sta messo l’<i>Endless Odyssey</i> del 2002? Be’, senza dubbio meglio. La fantascienza da barzelletta della serie storica qui lascia il posto a pesanti ingarbugliamenti astrofisici, tanto per dirne una. Il che vale alla nuova serie OAV ben più di un punto a favore, considerando che nello sci-fi, soprattutto in quello spaziale, un buon impianto scientifico conferisce solidità all’impianto narrativo. Certo, sono presenti sempre una buona dose d’immaginazione e molte licenze, tipo la bandiera svolazzante dell’Arcadia e il suo castello di poppa in legno, ma la coerenza di fondo e la “credibilità” della storia non ne risentono e nel tutto ogni pezzo s’assembla in maniera compiuta. Anzi, la serie garantisce pure una certa complessità nella comprensione in alcuni passaggi chiave, e molte teorie messe in mezzo possono risultare piuttosto affascinanti.
I temi trattati poi esulano dal pietismo, dal patetismo e da quella drammaticità stucchevole e didascalica cari al loro – dei fan – Leiji; nell’<i>Endless Odyssey</i>di posto per la pietà ce n’è ben poco, e in essa il pathos e il dramma, nonostante non siano a livelli considerevoli, vengono ricreati in modo più duro e anche “scomodo”. Gli assi portanti di tutto l’anime sono due: la paura e la volontà. La prima è un virus che s’insinua in ogni elemento gravitante entro il suo orizzonte. Ogni scheggia contagiata la propaga a sua volta in una spirale di terrore.
La volontà è l’unico scoglio su cui può impattare la paura. La volontà di cui è appunto personificazione Herlock. Un Herlock davvero cazzuto, cupo e spietato.
C’è da dire che senza Herlock come protagonista l’anime non sarebbe niente. Difatti i momenti in cui il Capitano non è in scena, e quegli episodi nei quali viene messo da parte per cause varie ed eventuali, non hanno un granché di appeal, e nemmeno molto senso. È Herlock che tiene su tutto il baraccone con il suo carisma e il suo magnetismo – grande parte in ciò ha la profondissima voce di D’Errico. Gli altri personaggi, su tutti Tadashi, Irita e Yattaran, sono sì ben caratterizzati, anche se in generale l’approfondimento psicologico non è stato tra le priorità di Rintaro, ma il gap della loro rispetto alla presenza scenica di Herlock è gigante. Comunque non ci sono personaggi sgradevoli o fastidiosi, almeno non come tratteggio comportamentale e tipologico.
Non si può dire tuttavia lo stesso per quanto riguarda l’aspetto fisico della maggior parte dei comprimari o delle comparse. Ok, quello è lo stile di Matsumoto, piacerà a lui e a chi gli va appresso. Ma nell’anime la maggior parte dei tizi somigliano a oranghi, altri paiono scimpanzé un po’ “impicassiti” o patate, e molti ancora sono macrocefali o riportano deformità da riempirci un catalogo degli orrori. Per farla breve, nell’anime i personaggi con un aspetto gradevole si contano sulle dita delle mani, tutti gli altri sono mostriciattoli con diversi gradi di ripugnanza. Così una domanda sorge spontanea: “Siccome la versione è di Rintaro, non si poteva fare qualcosa anche per il chara?”.
Ma sto divagando spinto dal disgusto del mio senso estetico. Tornando perciò alla serie, a proposito di estetica, l’<i>Endless Odyssey</i> si difende bene, anche se con qualche riserva, sotto la maggior parte degli aspetti tecnici. I disegni, dalla qualità medio-alta tenuta costante lungo tutto, o quasi, l’arco degli episodi, vengono mossi da animazioni sicure, forse a tratti un po’ parsimoniose, ma ben gestite. Notevole è l’effetto della parallasse prospettica differenziale: non si trova di certo in tutti gli anime, anzi.
Da parte loro, il mecha e soprattutto i fondali partono benissimo, ma poi perdono per strada parte dell’ispirazione iniziale. Gli scenari si fanno via via più spogli e “frettolosi” e mancano della ricchezza di dettagli e della potenza visiva di quelli delle prime puntate. Un piccolo colpo di coda lo dà il finale, con la visualizzazione dell’interno della Nebulosa Clessidra e della dimensione dagli spin invertiti. Stessa cosa vale per il mecha: tutto si gioca al principio, con l’Arcadia e la nave ammiraglia di Irita, entrambe monumentali, le quali restano, con le loro componenti, i vertici di un design che poi non ha avuto cose altrettanto notevoli da mostrare. Piuttosto curati e vari appaiono gli interni delle astronavi, tra cui quello della Fata Morgana, la nave degli zombie, spicca per l’originale fusione tra tecnologia e rovine. Colpiscono d’altra parte pure alcuni ambienti dell’Arcadia, i quali in certi frangenti sembrano fare propria la lezione dell’<i>Alien</i> di <i>Ridley Scott</i>.
Il comparto video dell’<i>Endless Odyssey</i> vanta un accompagnamento musicale di spessore. Le tracce spaziano dall’orchestrale al blues: esemplificative da tale punto di vista sono l’opening e l’ending, la prima solenne e di ampio respiro, la seconda dalle tonalità più languide e sensuali. Sulla stessa falsariga si muove tutta l’OST, la quale sottolinea bene tutti i passaggi e le sfumature emozionali delle azioni. Inquietanti poi sono alcuni effetti sonori, come la voce di Noo, che riecheggia primordiale e terrificante dal non luogo della paura profonda.
Così l’<i>Endless Odyssey</i> di Rintaro ci restituisce una visione molto più originale, matura e moderna dell’Harlock di Matsumoto. Una visione fantascientifica contaminata da grandi dosi di mistero esoterico e con chiare venature horror. Certo, la serie deve essere presa per quella che è: non ha pretese di “altezza” in senso lato, né è esente da difetti strutturali, tra i quali uno dei più pesanti è la farraginosità nei ritmi narrativi, alquanto discontinui e dall’organizzazione non proprio “pensata”. Però l’<i>Endless Odyssey</i> resta in ogni caso un titolo interessante che offre dei buoni spunti, una storia densa, un impianto scenico di buon livello e, oltre a dei comprimari ben tratteggiati, un Herlock che, da solo, vale bene il prezzo del biglietto.
Come sta messo l’<i>Endless Odyssey</i> del 2002? Be’, senza dubbio meglio. La fantascienza da barzelletta della serie storica qui lascia il posto a pesanti ingarbugliamenti astrofisici, tanto per dirne una. Il che vale alla nuova serie OAV ben più di un punto a favore, considerando che nello sci-fi, soprattutto in quello spaziale, un buon impianto scientifico conferisce solidità all’impianto narrativo. Certo, sono presenti sempre una buona dose d’immaginazione e molte licenze, tipo la bandiera svolazzante dell’Arcadia e il suo castello di poppa in legno, ma la coerenza di fondo e la “credibilità” della storia non ne risentono e nel tutto ogni pezzo s’assembla in maniera compiuta. Anzi, la serie garantisce pure una certa complessità nella comprensione in alcuni passaggi chiave, e molte teorie messe in mezzo possono risultare piuttosto affascinanti.
I temi trattati poi esulano dal pietismo, dal patetismo e da quella drammaticità stucchevole e didascalica cari al loro – dei fan – Leiji; nell’<i>Endless Odyssey</i>di posto per la pietà ce n’è ben poco, e in essa il pathos e il dramma, nonostante non siano a livelli considerevoli, vengono ricreati in modo più duro e anche “scomodo”. Gli assi portanti di tutto l’anime sono due: la paura e la volontà. La prima è un virus che s’insinua in ogni elemento gravitante entro il suo orizzonte. Ogni scheggia contagiata la propaga a sua volta in una spirale di terrore.
La volontà è l’unico scoglio su cui può impattare la paura. La volontà di cui è appunto personificazione Herlock. Un Herlock davvero cazzuto, cupo e spietato.
C’è da dire che senza Herlock come protagonista l’anime non sarebbe niente. Difatti i momenti in cui il Capitano non è in scena, e quegli episodi nei quali viene messo da parte per cause varie ed eventuali, non hanno un granché di appeal, e nemmeno molto senso. È Herlock che tiene su tutto il baraccone con il suo carisma e il suo magnetismo – grande parte in ciò ha la profondissima voce di D’Errico. Gli altri personaggi, su tutti Tadashi, Irita e Yattaran, sono sì ben caratterizzati, anche se in generale l’approfondimento psicologico non è stato tra le priorità di Rintaro, ma il gap della loro rispetto alla presenza scenica di Herlock è gigante. Comunque non ci sono personaggi sgradevoli o fastidiosi, almeno non come tratteggio comportamentale e tipologico.
Non si può dire tuttavia lo stesso per quanto riguarda l’aspetto fisico della maggior parte dei comprimari o delle comparse. Ok, quello è lo stile di Matsumoto, piacerà a lui e a chi gli va appresso. Ma nell’anime la maggior parte dei tizi somigliano a oranghi, altri paiono scimpanzé un po’ “impicassiti” o patate, e molti ancora sono macrocefali o riportano deformità da riempirci un catalogo degli orrori. Per farla breve, nell’anime i personaggi con un aspetto gradevole si contano sulle dita delle mani, tutti gli altri sono mostriciattoli con diversi gradi di ripugnanza. Così una domanda sorge spontanea: “Siccome la versione è di Rintaro, non si poteva fare qualcosa anche per il chara?”.
Ma sto divagando spinto dal disgusto del mio senso estetico. Tornando perciò alla serie, a proposito di estetica, l’<i>Endless Odyssey</i> si difende bene, anche se con qualche riserva, sotto la maggior parte degli aspetti tecnici. I disegni, dalla qualità medio-alta tenuta costante lungo tutto, o quasi, l’arco degli episodi, vengono mossi da animazioni sicure, forse a tratti un po’ parsimoniose, ma ben gestite. Notevole è l’effetto della parallasse prospettica differenziale: non si trova di certo in tutti gli anime, anzi.
Da parte loro, il mecha e soprattutto i fondali partono benissimo, ma poi perdono per strada parte dell’ispirazione iniziale. Gli scenari si fanno via via più spogli e “frettolosi” e mancano della ricchezza di dettagli e della potenza visiva di quelli delle prime puntate. Un piccolo colpo di coda lo dà il finale, con la visualizzazione dell’interno della Nebulosa Clessidra e della dimensione dagli spin invertiti. Stessa cosa vale per il mecha: tutto si gioca al principio, con l’Arcadia e la nave ammiraglia di Irita, entrambe monumentali, le quali restano, con le loro componenti, i vertici di un design che poi non ha avuto cose altrettanto notevoli da mostrare. Piuttosto curati e vari appaiono gli interni delle astronavi, tra cui quello della Fata Morgana, la nave degli zombie, spicca per l’originale fusione tra tecnologia e rovine. Colpiscono d’altra parte pure alcuni ambienti dell’Arcadia, i quali in certi frangenti sembrano fare propria la lezione dell’<i>Alien</i> di <i>Ridley Scott</i>.
Il comparto video dell’<i>Endless Odyssey</i> vanta un accompagnamento musicale di spessore. Le tracce spaziano dall’orchestrale al blues: esemplificative da tale punto di vista sono l’opening e l’ending, la prima solenne e di ampio respiro, la seconda dalle tonalità più languide e sensuali. Sulla stessa falsariga si muove tutta l’OST, la quale sottolinea bene tutti i passaggi e le sfumature emozionali delle azioni. Inquietanti poi sono alcuni effetti sonori, come la voce di Noo, che riecheggia primordiale e terrificante dal non luogo della paura profonda.
Così l’<i>Endless Odyssey</i> di Rintaro ci restituisce una visione molto più originale, matura e moderna dell’Harlock di Matsumoto. Una visione fantascientifica contaminata da grandi dosi di mistero esoterico e con chiare venature horror. Certo, la serie deve essere presa per quella che è: non ha pretese di “altezza” in senso lato, né è esente da difetti strutturali, tra i quali uno dei più pesanti è la farraginosità nei ritmi narrativi, alquanto discontinui e dall’organizzazione non proprio “pensata”. Però l’<i>Endless Odyssey</i> resta in ogni caso un titolo interessante che offre dei buoni spunti, una storia densa, un impianto scenico di buon livello e, oltre a dei comprimari ben tratteggiati, un Herlock che, da solo, vale bene il prezzo del biglietto.
Un grande ritorno: è il 2002, e RinTaro, il celebre regista della prima, classica, indimenticabile serie di Capitan Harlock torna all’azione con la propria concezione del popolarissimo personaggio creato da Leiji Matsumoto più di trent'anni prima.
Capitan Herlock adesso è il suo nome, nessuna variazione nella pronuncia, ma nella scrittura del nome, uno stacco rispetto alla grafia a cui eravamo abituati, un distacco nell’oscuro personaggio che Rintaro, con la collaborazione di Matsumoto, ci presenta in 13 densissimi OAV.
Un’odissea infinita è un'espressione che rende bene la vicenda che riguarda questa serie, che è riuscita a risvegliare la passione dei fan di Harlock e conquistarne di nuovi a Herlock. Una vicenda che vede la ricostituzione dell’ormai disperso equipaggio dell’Arcadia sotto la bandiera col teschio dell’oscuro pirata spaziale.
Le sue taglie ormai affollano le città dei vari pianeti assieme a quelle degli altri membri dispersi dell’equipaggio, ma la sua presenza non è ormai più certa da anni. La presenza di Herlock aleggia sull’universo, tutti tremano al sentir pronunciare il suo nome, tranne loro: coloro che dopo esser scesi da quella nave spaziale che li aveva fatti vivere davvero, adesso si trovano su un pianeta, il triste Cumulo di Rifiuti, nell’attesa che arrivi qualcosa a scuotere il torpore in cui sono cadute le loro vite, dopo aver perso le speranza di ritornare sulla Terra, ormai abitata da anziani e ammalati.
Ma il pirata dello spazio esiste ancora, la sua splendida Arcadia volteggia ancora nell’universo e lui, Herlock, si fa vivo proprio sul visionario pianeta Cumulo di Rifiuti. Un ragazzo impulsivo e arrabbiato con l’intero mondo è la causa del suo inaspettato ritorno: Tadashi Daiba, il Tadashi della prima serie, sì, ma un Tadashi che non ha mai conosciuto Herlock di presenza. L’uccisione del professor Daiba, padre del ragazzo, a causa di quattro esseri misteriosi collegati a un essere terribile, spingeranno Tadashi a imbarcarsi sull’Arcadia per vendicare il padre defunto.
Da qui inizierà l’odissea dell’Arcadia, che si aggirerà nell’universo fino a valicare i suoi confini, nel dialogo con testimonianze di civiltà antiche che fanno sentire la loro voce disperata contro un’entità misteriosa che è all’origine dello stesso Big Bang, e che si annida nel cuore di tutti gli uomini suscitando in loro paura e terrore, perché è da essa che anche la Terra e il resto dello spazio sono nati, è da essa che è nato l’intero genere umano.
Mitologie varie s'intrecciano con teorie cosmogoniche e visionarie, spiegate con saggi accenti scientifici, creando un vero e proprio racconto di fantascienza che tiene lo spettatore incollato allo schermo dal primo all’ultimo minuto di ogni OAV.
La bravura di Rintaro alla regia viene confermata ancora una volta dalla sua capacità di dare un tocco di profonda malinconia agli scenari dell’anime, una malinconia mescolata alla decadenza in cui è sprofondata la razza umana, ormai completamente dominata dai sentimenti dell’odio, della diffidenza e soprattutto della paura.
L’atmosfera che crea il regista è perfetta per collocare l’anime a metà genere tra l’horror e la fantascienza; il pianeta Cumulo di Rifiuti potrebbe anche essere la prossima ventura Terra: nome emblematico di ciò che essa potrebbe un giorno diventare. Rifiuti che comprendono inoltre le testimonianze archeologiche di un lontano passato che entrano in dialogo con chi si avvicina a esse.
L’universo sconfinato, in cui gli uomini si avventurano questa volta è dominato da una voce cupa e tenebrosa, più oscura delle sue profondità… il grido <i>“Noo”</i> evoca qualcosa nell’animo degli uomini, frammisto a terrore e a follia, una nave, che somiglia più a un rottame, vaga senza motori all’interno di questo spazio, un vascello fantasma che si addentra fino ai suoi confini, da cui quella voce sembra provenire.
Profonda caratterizzazione dei protagonisti: Yuki Kei, abbellita rispetto alle serie precedenti, ma migliorata anche nel carattere, mostra più decisione e spirito di sacrificio per l’amato capitano, un amore per lei impossibile, che però non la fa desistere dal seguirlo ad ogni costo; il primo ufficiale Yattaran che ci delizierà con la sua estrosità, ritornando a costruire i famosi modellini che qui avranno anche una certa utilità; Tadashi Daiba, impulsivo e testardo precisamente come nella serie classica: nella reinterpretazione dei personaggi è sicuramente quello rimasto più fedele all’originale; il comandante del dipartimento per la preservazione della difesa spaziale, Irita, uomo tormentato, ma di grande animo che ha un’unica colpa: quella di aver sbagliato la scelta della bandiera sotto cui schierarsi.
E infine lui: Herlock. Ancora più duro, ancora più spietato, ancora più deciso e determinato, sembra che ormai della Terra non abbia più il minimo interesse, e che combatta per seguire un unico ideale: il proprio. E’ un pirata diverso dalle prime produzioni di Matsumoto: sembra ancora più sfiduciato, attaccato agli ultimi valori della lealtà e dell’onore. Vero uomo, affascinante e accattivante, spesso compie azioni che lasciano di stucco lo spettatore: <i>“E’ mia abitudine vivere solo secondo la mia volontà”</i>. Accenti anarchici si nascondono nelle sue parole, la denuncia verso ogni forma d'imposizione dall’alto è intuibile, così come la volontà di permettere a Tadashi di compiere il proprio destino, costi quel che costi…
Accenti visionari sono presenti nell’opera di Rintaro: con la sua regia ci conduce su una Terra che appartiene più ai morti che ai vivi, su cui è ritornato il verde e in cui si sente il suono di un’ocarina nelle mani di una bambina sorridente, su cui splende il sole. I toni cupi del pianeta Cumulo di Rifiuti e delle immensità dello spazio si alternano a quelli luminosi degli ultimi episodi in cui le visioni si susseguono una dopo l’altra.
E infine un finale mozzafiato, il confronto tra due veri uomini, un finale che si può definire tutt’altro che scontato, che lascia lo spettatore con la bocca aperta e con mille domande, come nelle grandi opere.
Degno di nota anche il doppiaggio italiano della serie: non si possono di sicuro trascurare interpretazioni come quella di Alessandro D’Errico su Herlock, o quella di Debora Magnaghi su Yuki Kei.
Un grande ritorno come più da tempo non si sperava anche sul fronte propriamente tecnico: ottima ovviamente la regia, ottime le animazioni, ottimi i disegni, vicinissimi allo stile della serie classica, ma dotati di chiaroscuri più cupi e dalle espressioni più marcate, in quanto il terrore è l’espressione dominante della serie.
Le musiche regalano maestosità alla nuova partenza dell’Arcadia, alla nuova apparizione di Herlock, ai combattimenti, sanno alternarsi perfettamente tra suspense e ritmi convulsi. Da segnalare la bellezza dell’opening, ma soprattutto dell’ending, “Nameless Lonely Blues”, le cui note malinconiche accoppiate al genere blues accompagnano i personaggi mentre bevono al bar o discutono tra di loro, parlando dei sogni loro proibiti: titolo emblematico per la sorte del pirata spaziale, che ha saputo superare la paura del vuoto in voglia di allontanarsi da un ordine costituito e imposto da un’istituzione ormai fine a stessa, che si orna di vuota retorica: il governo terrestre.
I vecchi fan della serie di Herlock resteranno di sicuro contenti dalla visione di questa serie, tutte le loro aspettative verranno soddisfatte, è il modo più degno di salutare l’oscuro pirata dello spazio: -<i>“…e adesso, avrei proprio voglia di bere un po’ di sakè e restare a parlare con te fino all’alba, ma non c’è tempo…” -“…io so che arriverà il giorno in cui potremo farlo…”</i>
Capitan Herlock adesso è il suo nome, nessuna variazione nella pronuncia, ma nella scrittura del nome, uno stacco rispetto alla grafia a cui eravamo abituati, un distacco nell’oscuro personaggio che Rintaro, con la collaborazione di Matsumoto, ci presenta in 13 densissimi OAV.
Un’odissea infinita è un'espressione che rende bene la vicenda che riguarda questa serie, che è riuscita a risvegliare la passione dei fan di Harlock e conquistarne di nuovi a Herlock. Una vicenda che vede la ricostituzione dell’ormai disperso equipaggio dell’Arcadia sotto la bandiera col teschio dell’oscuro pirata spaziale.
Le sue taglie ormai affollano le città dei vari pianeti assieme a quelle degli altri membri dispersi dell’equipaggio, ma la sua presenza non è ormai più certa da anni. La presenza di Herlock aleggia sull’universo, tutti tremano al sentir pronunciare il suo nome, tranne loro: coloro che dopo esser scesi da quella nave spaziale che li aveva fatti vivere davvero, adesso si trovano su un pianeta, il triste Cumulo di Rifiuti, nell’attesa che arrivi qualcosa a scuotere il torpore in cui sono cadute le loro vite, dopo aver perso le speranza di ritornare sulla Terra, ormai abitata da anziani e ammalati.
Ma il pirata dello spazio esiste ancora, la sua splendida Arcadia volteggia ancora nell’universo e lui, Herlock, si fa vivo proprio sul visionario pianeta Cumulo di Rifiuti. Un ragazzo impulsivo e arrabbiato con l’intero mondo è la causa del suo inaspettato ritorno: Tadashi Daiba, il Tadashi della prima serie, sì, ma un Tadashi che non ha mai conosciuto Herlock di presenza. L’uccisione del professor Daiba, padre del ragazzo, a causa di quattro esseri misteriosi collegati a un essere terribile, spingeranno Tadashi a imbarcarsi sull’Arcadia per vendicare il padre defunto.
Da qui inizierà l’odissea dell’Arcadia, che si aggirerà nell’universo fino a valicare i suoi confini, nel dialogo con testimonianze di civiltà antiche che fanno sentire la loro voce disperata contro un’entità misteriosa che è all’origine dello stesso Big Bang, e che si annida nel cuore di tutti gli uomini suscitando in loro paura e terrore, perché è da essa che anche la Terra e il resto dello spazio sono nati, è da essa che è nato l’intero genere umano.
Mitologie varie s'intrecciano con teorie cosmogoniche e visionarie, spiegate con saggi accenti scientifici, creando un vero e proprio racconto di fantascienza che tiene lo spettatore incollato allo schermo dal primo all’ultimo minuto di ogni OAV.
La bravura di Rintaro alla regia viene confermata ancora una volta dalla sua capacità di dare un tocco di profonda malinconia agli scenari dell’anime, una malinconia mescolata alla decadenza in cui è sprofondata la razza umana, ormai completamente dominata dai sentimenti dell’odio, della diffidenza e soprattutto della paura.
L’atmosfera che crea il regista è perfetta per collocare l’anime a metà genere tra l’horror e la fantascienza; il pianeta Cumulo di Rifiuti potrebbe anche essere la prossima ventura Terra: nome emblematico di ciò che essa potrebbe un giorno diventare. Rifiuti che comprendono inoltre le testimonianze archeologiche di un lontano passato che entrano in dialogo con chi si avvicina a esse.
L’universo sconfinato, in cui gli uomini si avventurano questa volta è dominato da una voce cupa e tenebrosa, più oscura delle sue profondità… il grido <i>“Noo”</i> evoca qualcosa nell’animo degli uomini, frammisto a terrore e a follia, una nave, che somiglia più a un rottame, vaga senza motori all’interno di questo spazio, un vascello fantasma che si addentra fino ai suoi confini, da cui quella voce sembra provenire.
Profonda caratterizzazione dei protagonisti: Yuki Kei, abbellita rispetto alle serie precedenti, ma migliorata anche nel carattere, mostra più decisione e spirito di sacrificio per l’amato capitano, un amore per lei impossibile, che però non la fa desistere dal seguirlo ad ogni costo; il primo ufficiale Yattaran che ci delizierà con la sua estrosità, ritornando a costruire i famosi modellini che qui avranno anche una certa utilità; Tadashi Daiba, impulsivo e testardo precisamente come nella serie classica: nella reinterpretazione dei personaggi è sicuramente quello rimasto più fedele all’originale; il comandante del dipartimento per la preservazione della difesa spaziale, Irita, uomo tormentato, ma di grande animo che ha un’unica colpa: quella di aver sbagliato la scelta della bandiera sotto cui schierarsi.
E infine lui: Herlock. Ancora più duro, ancora più spietato, ancora più deciso e determinato, sembra che ormai della Terra non abbia più il minimo interesse, e che combatta per seguire un unico ideale: il proprio. E’ un pirata diverso dalle prime produzioni di Matsumoto: sembra ancora più sfiduciato, attaccato agli ultimi valori della lealtà e dell’onore. Vero uomo, affascinante e accattivante, spesso compie azioni che lasciano di stucco lo spettatore: <i>“E’ mia abitudine vivere solo secondo la mia volontà”</i>. Accenti anarchici si nascondono nelle sue parole, la denuncia verso ogni forma d'imposizione dall’alto è intuibile, così come la volontà di permettere a Tadashi di compiere il proprio destino, costi quel che costi…
Accenti visionari sono presenti nell’opera di Rintaro: con la sua regia ci conduce su una Terra che appartiene più ai morti che ai vivi, su cui è ritornato il verde e in cui si sente il suono di un’ocarina nelle mani di una bambina sorridente, su cui splende il sole. I toni cupi del pianeta Cumulo di Rifiuti e delle immensità dello spazio si alternano a quelli luminosi degli ultimi episodi in cui le visioni si susseguono una dopo l’altra.
E infine un finale mozzafiato, il confronto tra due veri uomini, un finale che si può definire tutt’altro che scontato, che lascia lo spettatore con la bocca aperta e con mille domande, come nelle grandi opere.
Degno di nota anche il doppiaggio italiano della serie: non si possono di sicuro trascurare interpretazioni come quella di Alessandro D’Errico su Herlock, o quella di Debora Magnaghi su Yuki Kei.
Un grande ritorno come più da tempo non si sperava anche sul fronte propriamente tecnico: ottima ovviamente la regia, ottime le animazioni, ottimi i disegni, vicinissimi allo stile della serie classica, ma dotati di chiaroscuri più cupi e dalle espressioni più marcate, in quanto il terrore è l’espressione dominante della serie.
Le musiche regalano maestosità alla nuova partenza dell’Arcadia, alla nuova apparizione di Herlock, ai combattimenti, sanno alternarsi perfettamente tra suspense e ritmi convulsi. Da segnalare la bellezza dell’opening, ma soprattutto dell’ending, “Nameless Lonely Blues”, le cui note malinconiche accoppiate al genere blues accompagnano i personaggi mentre bevono al bar o discutono tra di loro, parlando dei sogni loro proibiti: titolo emblematico per la sorte del pirata spaziale, che ha saputo superare la paura del vuoto in voglia di allontanarsi da un ordine costituito e imposto da un’istituzione ormai fine a stessa, che si orna di vuota retorica: il governo terrestre.
I vecchi fan della serie di Herlock resteranno di sicuro contenti dalla visione di questa serie, tutte le loro aspettative verranno soddisfatte, è il modo più degno di salutare l’oscuro pirata dello spazio: -<i>“…e adesso, avrei proprio voglia di bere un po’ di sakè e restare a parlare con te fino all’alba, ma non c’è tempo…” -“…io so che arriverà il giorno in cui potremo farlo…”</i>
Bellissimo vedere questo oav con le moderne tecniche di animazione che ci sono oggi, finalmente possiamo avere un'Arcadia animata stupendamente,la trama poi attira per la sua atmosfera cupa e misteriosa, e la caratterizzazione di Harlock è sempre affascinante. A tratti un po' lento ma comunque sempre interessante, forse il miglior Harlock degli ultimi 30 anni.
"Quando vago da sola in questo sconfinato spazio, vengo assalita da un'indescrivibile paura che il vuoto possa inghiottirmi interamente. Soltanto chi fuggì nello spazio rifiutando il sistema che è venuto a costituirsi la conosce. E' trascorso molto tempo ormai, e l'unico vero uomo in grado di sopportare un simile vuoto è ormai scomparso..." Sono i pensieri di Key Yuki, ex primo comandate dell'Arcadia e ultima fuorilegge rimasta in circolazione, che immersa in una vasca da bagno ricorda il Capitano Harlock. Così, comincia l'ultima avventura del pirata spaziale, che torna a rimettere insieme il suo equipaggio, per mantenere la promessa fatta all’amico Tochiro di difendere la terra da una temibile minaccia. "Il mio amico, vuole solcare lo spazio ancora una volta", dice alzando il calice. Nonostante siano passati molti anni, Harlock non perde minimamente il suo fasciano. In questa serie lo ritroviamo più maturo e determinato, rispetto alle precedenti, e più distaccato e spietato. La trama è molto coinvolgente, tanto da farti vedere i 13 episodi tutto d’un fiato. Si alternano momenti di alta tensione a quelli più drammatici, ma non mancano, anche se in piccolissima dose, quelli sentimentali: il forte legame di amicizia e lealtà che lega il capitano al suo grande amico Tochiro ormai morto e l’amore verso di lui mai dichiarato di Key. Se ne sarà accorto? Chi lo sa, lo sguardo che gli lancia al suo ritorno sull’Arcadia lascia spazio all’immaginazione. “Amico mio, Key si trova tra la vita e la morte, non c’è qualcosa che io posso fare? A me, è dato solamente... pregare.” E’ ciò che dirà alla nave in una delle sue conversazioni con il suo amico quando nel tentativo di proteggere Tadashi resterà ferita gravemente. Meglio non anticipare altro di questa bellissima serie dove le personalità dei protagonisti sono ben delineate, e si scava nella psicologia umana della paura. I disegni dei paesaggi spaziali e delle astronavi sono belli e ben curati come pure quelli dei personaggi. Tra tutti spiccano il Capitano Harlock con la lunga cicatrice che segna il volto e la mitica benda nera sull’occhio e la bella Key che in questo anime è molto sexy. Bellissima anche la colonna sonora iniziale e il pezzo blues che accompagna tutta la serie.
Impossibile comprimere una trama del genere in 13 episodi senza renderla sconclusionata e piena di buchi di sceneggiatura da tutte le parti. Inoltre indulge fin troppo all'horror in stile nipponico. Sostanzialmente deve tutto alla rendita garantita da un personaggio amato come Harlock, ma sinceramente lascia molto insoddisfatti.
L'era dei pirati spaziali è finita da molti anni e la Terra è solo un pianeta di vecchi e bambini. Herlock è ormai solo una leggenda e il suo equipaggio diviso, tra fumosi locali a ravvivare i malinconici sogni dei tempi dell’avventura, o rinchiuso in un penitenziario spaziale. Ma la caccia al più temibile dei pirati non è conclusa. L'Arcadia sta per risorgere dalle antiche rovine in cui ha trovato rifugio in questi anni, pronta a riprendere la sua rotta verso il confine ultimo dell'Universo, e Noo, il signore del Caos, prepara la propria rivalsa dall'attimo del Big Bang. Ma a Herlock questo non importa, finché il luogo dell'antica promessa che lo lega all'eterno amico Tochiro, la Terra, non scompare nel nulla, e tutto l'Universo trema con essa…
<b>Endless Odyssey</b> è dichiarato dagli autori come seguito diretto, dopo ben trent’anni, della prima serie televisiva, tuttavia un seguito alternativo, considerando le numerose incongruenze. Lo stesso autore del manga, <b>Leiji Matsumoto</b>, parla di universi alternativi e di un arco di storie che, una volta concluso, completerà il lungo ciclo di Harlock mostrando ben sette versioni dell'Arcadia. Tra le storie alternative, ambientate in epoche diverse, anche <i><a href="http://animeclick.lycos.it/anime.php?titolo=Gun+Frontier">Gun Frontier</a></i>, collocato nel Far West e, per ora, dice l’autore, accantonato. Insomma, questo per motivare le numerose variazioni presenti nell'Universo matsumotiano, ma sarebbe meglio dire negli universi.
Endless Odyssey mostra un capitano dei pirati più adulto, ombroso e spietato. E io, che non sono mai stato un grande fan di Captain Harlock, l'ho trovato molto interessante sotto vari aspetti, non ultimo il character design di <b>Nobuteru Yuuki</b>, che ammette di aver tenuto la base dell'originale di <i>Kazuo Komatsubara</i>. Harlock non è mai stato disegnato e animato così bene, anche grazie all’operato dello studio <b>Madhouse</b>. La regia della miniserie OAV di 13 episodi (del 2002) è di <b>Rin Taro</b> (<i>Metropolis, Harmagedon, Captain Harlock</i> serie Tv). Proprio per distinguere la sua personale versione dall'opera di Matsumoto, il regista ha scelto di trascrivere ufficialmente il nome del protagonista come “Herlock” (quindi non un errore di traduzione), quasi a prendere le distanze da Harlock. Si tratta solo di un piccolo vezzo, in quanto la pronuncia del nome in giapponese non cambia.
Accennavo al mio non essere fan del pirata spaziale. Cosa mi ha spinto verso l'edizione curata da <b>Shin Vision/ EXA Cinema</b>, dunque? A parte la buona realizzazione tecnica della serie, come detto, il tema d'apertura e il doppiaggio italiano. Dopo aver ascoltato su <b>YouTube</b> i promo di Shin Vision ho deciso che avrei voluto averla nella mia collezione. Per me il doppiaggio è molto importante e, in certi casi, può essere determinante. Dopo averlo ascoltato per intero nei DVD, però, devo ammettere un po’ di delusione. La voce di Herlock, interpretato da <i>Alessandro D’Errico</i>, è grandiosa. Assieme a D’Errico eccellono anche <i>Leonardo Graziano</i> su Tadashi e <i>Deborah Magnaghi</i> su Kei Yuki. Tutte le altre voci sono quelle di bravissimi professionisti del doppiaggio italiano, ma spesso l'abbinamento a molti personaggi è un po’ forzato, voci inadeguate per l'età o il carattere dimostrato, ad esempio, da alcuni membri dell’equipaggio di Herlock. Anche il bravo <i>Marco Balzarotti</i> su Irita, l’instancabile inseguitore di Herlock, è poco adatto. Ogni tanto sarebbe bello sentire qualche voce nuova.
Ma vediamo nel dettaglio i pregi e i difetti di questa <b>Deluxe Edition da ben 99,99 euro</b>. Pregi e difetti, sì, perché nonostante il prezzo molto elevato, questa edizione non è assolutamente impeccabile, a partire dalla qualità del video.
Come si può notare dagli <i>screenshots</i> nella gallery in fondo a <a href="http://animeclick.lycos.it/notizia.php?id=18553">questa pagina</a>, estratti con Power DVD, il video appare leggermente sfuocato, poco nitido (confrontare ad esempio una schermata dell’anime con quella del menù, l’ultima della serie). Oltre a questo difetto, percettibile in minor misura anche su un comune televisore (sullo schermo del computer il problema solitamente si accentua), l’<i>encoding</i> video non è perfetto, e si possono notare talvolta dei piccoli artefatti di compressione in particolare sul rosso e nelle zone scure.
Molto buono l’audio, che nella deluxe è presente in italiano DD EX 6.1, italiano DTS ES 6.1 e giapponese DD 5.1. Sottotitoli e cartelli sono presenti solo in italiano.
A questo proposito ho riscontrato alcuni problemi occasionali con i menù dei DVD, caricando il disco nel lettore da tavolo, un <b>LG</b>:
- Selezionando i sottotitoli italiani con l’audio in italiano questi non vengono visualizzati. Per attivarli devo ricorrere al tasto apposito sul telecomando del DVD Player. Selezionando l’audio giapponese e attivandoli dal menù del DVD allora vengono mostrati regolarmente. Questo vale per tutti e quattro i dischi della serie.
- Sul mio lettore per PC, sempre LG, invece, questi problemi non si sono mai verificati, quindi non sono certo che possano ripetersi in qualunque altro lettore da tavolo. Ho voluto ugualmente segnalare la stranezza.
- Errore di <i>authoring</i> nel secondo disco: sono state scambiate le piste audio giapponese e DTS italiano, pertanto per selezionare la prima occorre cliccare sulla seconda e viceversa.
A parte questo, la grafica dei menù, privi di animazioni, è ben curata. Molto interessanti le note di approfondimento sugli episodi presenti tra gli extra di ogni DVD. E parlando di extra, questa edizione ne contiene un disco completamente dedicato. Si tratta perlopiù di materiale testuale di approfondimento, come le biografie dei realizzatori, le filmografie, la mitologia, l’astronomia, la scienza di Matsumoto ecc. che però avrebbe trovato una collocazione migliore stampato su carta, in un <i>booklet</i> dedicato, in quanto risulta faticoso da seguire a video. La lettura è infatti lunga e i caratteri fitti. Sempre in questo quinto disco che completa l’edizione deluxe troviamo quattro interviste <b>doppiate in italiano</b> (cosa rara) a Matsumoto, Rin Taro, Nobuteru Yuuki e <i>Sadayuki Murai</i> (sceneggiatore). Le interviste sono a cura della <a href="http://www.dybex.com/index2.cfm">Dybex</a>, e certamente interessanti. Altro materiale extra comprende le schede dei personaggi, gallery, storyboard ecc.
All’interno della bella confezione di cartone molto robusta, un po’ ingombrante a dire il vero, sono compresi oltre ai tre <i>amaray</i> che si dividono i DVD, quattordici cartoline con le illustrazioni originali dell’edizione giapponese, un grosso libretto con immagini degli sfondi dell’anime, e una grande bandiera in stoffa, ovviamente nera col teschio. Materiale superfluo che avrebbe fatto risparmiare in costi di produzione e rendere meno dispendioso l’acquisto di una deluxe comunque ben ricca di importanti extra – <b>non presenti nella standard</b> – all’appassionato più esigente. La deluxe dava anche la possibilità di partecipare all’estrazione di un modellino dell’Arcadia, compilando e spedendo un tagliando allegato alla confezione (concorso ormai chiuso). Altra iniziativa che ha sicuramente inciso sull’alto prezzo di vendita.
In definitiva, 7 alla serie animata, 7 alle musiche (molto belle la <i>opening</i> e la <i>ending</i>), 7 al doppiaggio e 7 all’edizione deluxe.
<b>Endless Odyssey</b> è dichiarato dagli autori come seguito diretto, dopo ben trent’anni, della prima serie televisiva, tuttavia un seguito alternativo, considerando le numerose incongruenze. Lo stesso autore del manga, <b>Leiji Matsumoto</b>, parla di universi alternativi e di un arco di storie che, una volta concluso, completerà il lungo ciclo di Harlock mostrando ben sette versioni dell'Arcadia. Tra le storie alternative, ambientate in epoche diverse, anche <i><a href="http://animeclick.lycos.it/anime.php?titolo=Gun+Frontier">Gun Frontier</a></i>, collocato nel Far West e, per ora, dice l’autore, accantonato. Insomma, questo per motivare le numerose variazioni presenti nell'Universo matsumotiano, ma sarebbe meglio dire negli universi.
Endless Odyssey mostra un capitano dei pirati più adulto, ombroso e spietato. E io, che non sono mai stato un grande fan di Captain Harlock, l'ho trovato molto interessante sotto vari aspetti, non ultimo il character design di <b>Nobuteru Yuuki</b>, che ammette di aver tenuto la base dell'originale di <i>Kazuo Komatsubara</i>. Harlock non è mai stato disegnato e animato così bene, anche grazie all’operato dello studio <b>Madhouse</b>. La regia della miniserie OAV di 13 episodi (del 2002) è di <b>Rin Taro</b> (<i>Metropolis, Harmagedon, Captain Harlock</i> serie Tv). Proprio per distinguere la sua personale versione dall'opera di Matsumoto, il regista ha scelto di trascrivere ufficialmente il nome del protagonista come “Herlock” (quindi non un errore di traduzione), quasi a prendere le distanze da Harlock. Si tratta solo di un piccolo vezzo, in quanto la pronuncia del nome in giapponese non cambia.
Accennavo al mio non essere fan del pirata spaziale. Cosa mi ha spinto verso l'edizione curata da <b>Shin Vision/ EXA Cinema</b>, dunque? A parte la buona realizzazione tecnica della serie, come detto, il tema d'apertura e il doppiaggio italiano. Dopo aver ascoltato su <b>YouTube</b> i promo di Shin Vision ho deciso che avrei voluto averla nella mia collezione. Per me il doppiaggio è molto importante e, in certi casi, può essere determinante. Dopo averlo ascoltato per intero nei DVD, però, devo ammettere un po’ di delusione. La voce di Herlock, interpretato da <i>Alessandro D’Errico</i>, è grandiosa. Assieme a D’Errico eccellono anche <i>Leonardo Graziano</i> su Tadashi e <i>Deborah Magnaghi</i> su Kei Yuki. Tutte le altre voci sono quelle di bravissimi professionisti del doppiaggio italiano, ma spesso l'abbinamento a molti personaggi è un po’ forzato, voci inadeguate per l'età o il carattere dimostrato, ad esempio, da alcuni membri dell’equipaggio di Herlock. Anche il bravo <i>Marco Balzarotti</i> su Irita, l’instancabile inseguitore di Herlock, è poco adatto. Ogni tanto sarebbe bello sentire qualche voce nuova.
Ma vediamo nel dettaglio i pregi e i difetti di questa <b>Deluxe Edition da ben 99,99 euro</b>. Pregi e difetti, sì, perché nonostante il prezzo molto elevato, questa edizione non è assolutamente impeccabile, a partire dalla qualità del video.
Come si può notare dagli <i>screenshots</i> nella gallery in fondo a <a href="http://animeclick.lycos.it/notizia.php?id=18553">questa pagina</a>, estratti con Power DVD, il video appare leggermente sfuocato, poco nitido (confrontare ad esempio una schermata dell’anime con quella del menù, l’ultima della serie). Oltre a questo difetto, percettibile in minor misura anche su un comune televisore (sullo schermo del computer il problema solitamente si accentua), l’<i>encoding</i> video non è perfetto, e si possono notare talvolta dei piccoli artefatti di compressione in particolare sul rosso e nelle zone scure.
Molto buono l’audio, che nella deluxe è presente in italiano DD EX 6.1, italiano DTS ES 6.1 e giapponese DD 5.1. Sottotitoli e cartelli sono presenti solo in italiano.
A questo proposito ho riscontrato alcuni problemi occasionali con i menù dei DVD, caricando il disco nel lettore da tavolo, un <b>LG</b>:
- Selezionando i sottotitoli italiani con l’audio in italiano questi non vengono visualizzati. Per attivarli devo ricorrere al tasto apposito sul telecomando del DVD Player. Selezionando l’audio giapponese e attivandoli dal menù del DVD allora vengono mostrati regolarmente. Questo vale per tutti e quattro i dischi della serie.
- Sul mio lettore per PC, sempre LG, invece, questi problemi non si sono mai verificati, quindi non sono certo che possano ripetersi in qualunque altro lettore da tavolo. Ho voluto ugualmente segnalare la stranezza.
- Errore di <i>authoring</i> nel secondo disco: sono state scambiate le piste audio giapponese e DTS italiano, pertanto per selezionare la prima occorre cliccare sulla seconda e viceversa.
A parte questo, la grafica dei menù, privi di animazioni, è ben curata. Molto interessanti le note di approfondimento sugli episodi presenti tra gli extra di ogni DVD. E parlando di extra, questa edizione ne contiene un disco completamente dedicato. Si tratta perlopiù di materiale testuale di approfondimento, come le biografie dei realizzatori, le filmografie, la mitologia, l’astronomia, la scienza di Matsumoto ecc. che però avrebbe trovato una collocazione migliore stampato su carta, in un <i>booklet</i> dedicato, in quanto risulta faticoso da seguire a video. La lettura è infatti lunga e i caratteri fitti. Sempre in questo quinto disco che completa l’edizione deluxe troviamo quattro interviste <b>doppiate in italiano</b> (cosa rara) a Matsumoto, Rin Taro, Nobuteru Yuuki e <i>Sadayuki Murai</i> (sceneggiatore). Le interviste sono a cura della <a href="http://www.dybex.com/index2.cfm">Dybex</a>, e certamente interessanti. Altro materiale extra comprende le schede dei personaggi, gallery, storyboard ecc.
All’interno della bella confezione di cartone molto robusta, un po’ ingombrante a dire il vero, sono compresi oltre ai tre <i>amaray</i> che si dividono i DVD, quattordici cartoline con le illustrazioni originali dell’edizione giapponese, un grosso libretto con immagini degli sfondi dell’anime, e una grande bandiera in stoffa, ovviamente nera col teschio. Materiale superfluo che avrebbe fatto risparmiare in costi di produzione e rendere meno dispendioso l’acquisto di una deluxe comunque ben ricca di importanti extra – <b>non presenti nella standard</b> – all’appassionato più esigente. La deluxe dava anche la possibilità di partecipare all’estrazione di un modellino dell’Arcadia, compilando e spedendo un tagliando allegato alla confezione (concorso ormai chiuso). Altra iniziativa che ha sicuramente inciso sull’alto prezzo di vendita.
In definitiva, 7 alla serie animata, 7 alle musiche (molto belle la <i>opening</i> e la <i>ending</i>), 7 al doppiaggio e 7 all’edizione deluxe.
Storia interessante e originale, degna di attenzione. Lo scavo psicologico nel sentimento della paura è davvero notevole. La colonna sonora è assolutamente fantastica, la sigla iniziale assurge alle vette più late. Bello questo Harlock più serio e maturo, peccato per quei movimenti piuttosto legnosi. Chi lo amato trent'anni fa non può dimenticarlo e ogni nuova serie è sempre gradita. Spero di invecchiare con lui.
Finalmente è tornato per farci vivere una nuova avventura che mi sono riguardata più volte! Doppiaggio buono, bellissimi i disegni e la colonna sonora. Devo dire che questo Harlock è più adulto, taciturno e misterioso dei precedenti, sembra quasi vivere assorto nei suoi pensieri, più duro, quasi freddo e distaccato. Molto sensuale Kei Yuki, anche lei cresciuta e con un chiaro "debole" per il Capitano sin dalle prime scene quando, immersa nella vasca da bagno pensa a lui come unico vero uomo capace di resistere al vuoto dello spazio e quando, catturata dalle forze dell'ordine spaziali, il capo delle stesse le dice che presto le farà incontrare l'uomo che tanto ama così potrà giustiziarli insieme. Ma la scintilla tra i due non scocca nemmeno in questa serie.... aspetto con ansia la prossima!
Cupo, tetro e noir, ecco gli appellativi per questa serie. Ideologico sequel della serie classica del 78, ma sembra più una sorta di remake fatto per legare meglio tutte le altre serie. Matsumoto si è discostato dal regista dicendo che questo è un anime di Rin Taro, perché modifica alcuni status quo ormai diventati classici. Tadashi Daiba è per la terza volta salito a bordo dell'Arcadia come fosse la terza volta. E ogni volta perde il padre ucciso dai cattivi di turno...
L'Arcadia è stata modificata con un rostro in prua come lo era la vecchia classica blu, e sinceramente non ne vedevo il bisogno, il teschio di prua è abbastanza possente da sfondare qualunque nave aliena. Negli ultimi episodi Rin Taro inserisce un personaggio che mancava nella serie classica portandolo a un nuovo stato e reintroduce Mayu...
Attualmente sto attendendo il cofanetto in inglese, e un giorno non lontano spero in una seria edizione italiana.
L'Arcadia è stata modificata con un rostro in prua come lo era la vecchia classica blu, e sinceramente non ne vedevo il bisogno, il teschio di prua è abbastanza possente da sfondare qualunque nave aliena. Negli ultimi episodi Rin Taro inserisce un personaggio che mancava nella serie classica portandolo a un nuovo stato e reintroduce Mayu...
Attualmente sto attendendo il cofanetto in inglese, e un giorno non lontano spero in una seria edizione italiana.
Lascia senza fiato. Torna l'uomo che molti noi trentenni abbiamo preso a modello, e torna sotto una veste più cupa e matura. Sembra quasi che ci segua nell'età e che voglia seguirci nel nostro cammino di vita. Endless Odissey è un piccolo capolavoro, è un piccolo gioiello, e come tale deve essere considerato sotto diversi punti di vista. è una storia di fantascienza alla Matsumoto : navi spaziali e combattimenti, venti ed esplosioni siderali. Il tutto, come da copione, permeato della filosofica ricerca del senso della vita. C'è però un aspetto nuovo : l'horror. Il regista ha creato un mondo di ansia e di angoscia PERFETTO, calibrando magistralmente le inquadrature, i colori e le luci. La tensione ti entra dentro e al grdio di "NOO", trema la nostra anima. in preda al panico, tu spoettatore puoi resistere solo chiedendoti "il capitano, cosa farebbe in questa situazione?".
PS spero che non venga mai doppiato. Perchè anche dal punto di vista recitativo è una perla.
PS spero che non venga mai doppiato. Perchè anche dal punto di vista recitativo è una perla.
Lo confesso, non ho mai amato la fantascienza di Matsumoto...troppo "fanta" e poco "scienza" x i miei gusti. Al personaggio di harlock mi legano antichi ricordi d'infanzia così ho voluto dare un'occhiata a questa serie dopo la delusione della "Saga". Bello il disegno, solo discrete le animazioni. La regia non mi ha affascinato più di tanto e la trama, come al solito, si dipana lenta e noiosa. Vale comunque la pena dargli un'okkiata..