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esseci

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Il film "Chihiro" è l'adattamento cinematografico del manga "Chihiro-san" di Hiroyuki Yasuda (9 volumi del 2013), prodotto dalla nota piattaforma mondiale di streaming e reso disponibile dal febbraio 2023. La regia è affidata a Rikiya Imaizumi (Just Only Love, Sister Game) e vedi come attori protagonisti Kasumi Arimura (Chihiro), Lily Franky (Utsumi), Hana Toyoshima (Kuniko) e Tetta Shimada (Makoto).

Premetto che si tratta di un film "slice of life" al 100% e tale caratteristica rende questa opera molto lenta e riflessiva il cui messaggio finale non risiede tanto nella storia narrata quanto nella particolare visione della vita di uno "spirito libero" (Chihiro) che è solo ed esclusivamente alla ricerca di quel "calore umano" nelle relazioni interpersonali che è poi alla base della sua (ma anche nostra) vita quotidiana.

Si tratta di un film dal ritmo lentissimo, momenti prolungati di silenzio, sguardi, comunicazione non verbale, azioni quotidiane quasi insignificanti se considerate separatamente dal contesto in cui sono inserite. "Chihiro" sembra quasi voler far apprezzare allo spettatore i momenti in cui si è soli con se stessi: le scene in cui la protagonista si trattiene nel parco giochi o resta per interminabili momenti con i piedi immersi nell'acqua di mare possono sembrare delle stravaganze del personaggio ma in realtà rappresentano un inno all'apprezzamento della solitudine da intendersi come momento in cui si resta soli immersi nei propri pensieri, lontano dalla routine quotidiana e dalle convenzioni sociali, per ritrovare e provare ad essere se stessi senza alcun compromesso ma anche senza arrecare disturbo ad alcuno...

La protagonista è una ex prostituta che si procura da vivere lavorando come commessa in un negozio che vende bento in una piccola e anonima città di mare della provincia giapponese. Il primo aspetto che colpisce è il modo in cui Chihiro non faccia nulla per nascondere il suo passato con chiunque si relazioni con lei: nel negozio sono al corrente del suo passato e gli avventori sono tutti consapevoli e si avvicinano a lei con una confidenza e un umorismo che altrimenti non si permetterebbero con una commessa.

Chihiro dimostra anche di avere una sensibilità e un cuore particolare verso coloro che vivono ai margini della società, che non sono considerati da nessuno fino al punto di portare un senzatetto a casa e offrirgli un bagno caldo e un pasto oppure prendersi cura di un bambino delle elementari che durante il giorno e fino a sera è costretto a badare a se stesso fino a quando la madre non torna dal lavoro oppure diventare il punto di riferimento di una ragazza delle scuole superiori che soffre l'ipocrisia e il perbenismo familiare tipico della società nipponica oppure riallacciare i rapporti con il suo responsabile della "casa chiusa" in cui lavorava o con un'amica prostituta ancora in attività...

I comportamenti di Chihiro sono ritenuti dai più "stravaganti" e "originali" e comunque "fuori dal coro". A lei non importa cosa possano pensare gli altri e non si crea alcun problema. I dialoghi sono ridotti all'essenziale e per i personaggi e, soprattutto, per la protagonista "parlano" soprattutto le azioni, le espressioni, la comunicazione non verbale, la contemplazione delle situazioni che i protagonisti del film vivono...

Il punto di forza del film è ovviamente la protagonista Chihiro: all'inizio del film il suo passato stride tantissimo con gli atteggiamenti quasi "infantili" delle prime scene in cui si diverte al parco giochi, come se fosse una "bambina/ragazza" cresciuta troppo in fretta... successivamente, man mano che la trama/gomitolo si dipana si riesce ad apprezzare meglio il personaggio che colpisce per la sua inquietudine di vivere in una società in cui non si inserisce "per scelta" e non "per incapacità".

Chihiro, il cui nome è, come si suol scrivere, "d'arte" e ispirato ad una persona che l'ha aiutata in passato non è altro che una persona "ai margini" fin da piccola che, come tale, sembra cresciuta con la capacità di ascoltare coloro che, in qualche modo, interagiscono con lei e che ritiene bisognosi di un aiuto, materiale o più psicologico.

L'attrice Kasumi Arimura riesce a rendere molto bene il personaggio, sia quando sembra "infantile", sia quando risulta essere più profonda e riflessiva nel dispensare senza richiesta il suo aiuto e conforto a coloro che non riescono a superare i loro problemi. E in questo senso fa agli altri ciò che vorrebbe fosse fatto a lei e che non sempre ha ricevuto... Utsumi (interpretato dal bravo Lily Franky e il c.d. ex datore di lavoro quando era una prostituta) la descrive come se le mancasse qualcosa dentro, una specie di simulacro solo in apparenza felice, perché la Arimura fa proprio un'ottima recitazione nel ritrarre un personaggio avulso dalla realtà che la circonda, colpendomi particolarmente quando è riuscita a recitare con la stessa "maschera" in situazioni ilari e leggere, sia quando seppelliva il cadavere del senzatetto che aveva aiutato.

Se potessi esagerare nel descrivere il film e il personaggio, la storia sembra una sorta di "estetica della solitudine" quotidiana, quella determinata dall'incapacità (forse anche voluta, per non soffrire più) di riuscire a sentirsi coinvolti da ciò che ci circonda, restando in una sorta di "atarassia" in cui Chihiro cerca solo di godere delle semplici situazioni che le accadono senza nutrire alcuna necessità di andare in profondità con cosa le accade e/o con chi interagisce... in fondo si ispira a "non posso aver paura di perdere ciò che non possiedo o che non anelo che sia mio"...

Il tema di fondo di questo film è proprio solitudine che Chihiro interpreta a suo modo non per cercare conforto e/o comprensione ma forse per conoscerla più a fondo attribuendole una sua interpretazione tutt'altro che banale, ispirata a "chi non ama la solitudine non ama neppure la libertà, perché si è liberi unicamente quando si è soli" (A. Schopenhauer).

E in effetti, Chihiro in fondo nel suo modo di essere e vivere vuole essere libera da tutto e tutti e riesce a farlo senza arrecare danno ad alcuno, anzi...

Il film così diventa una visione vivida e lucidissima della realtà, senza imbellettamenti ed edulcorazioni o false consolazioni nel tentativo di sublimare dolore e sofferenza. E dall'estetica della solitudine si passa a quella della esistenza e dei molti modi (e realtà) in cui le persone possano vivere come vogliono in un luogo in cui possano essere definitivamente se stesse.